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Lectio divina XXVII domenica T.O. - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 2 ottobre 2022, XXVII Domenica T. O. - Anno C

Discepoli pieni di fede nel Signore
Abacuc 1, 2-3.2,2-4 . Salmo 94 . 2 Timoteo 1, 6-8.13-14 . Luca 17, 5-10

Lettura
Dopo gli insegnamenti del capitolo precedente, prima di riprendere il tema del viaggio verso Gerusalemme, Luca raccoglie una serie di istruzioni di Gesù su alcuni temi basilari della vita cristiana. Il testo liturgico tralascia la questione dello scandalo (Lc 17, 1-3a) e la necessità di perdonare sempre al fratelli (Lc 17, 3b-4) per soffermarsi sul tema della fede.

Lc 17, 5-10
5Gli apostoli dissero al Signore: 6"Accresci in noi la fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "Sràdicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe.
7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: "Vieni subito e mettiti a tavola"? 8Non gli dirà piuttosto: "Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu"? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"".

Commento
Il brano si apre con una invocazione degli apostoli che chiedono al Signore: "accresci la nostra fede!". Le proposte radicali indicate da Gesù, non sempre realizzabili nella vita, e le difficoltà incontrate nella proclamazione del vangelo nel suo nome, spingono gli apostoli a chiedere un aiuto straordinario al Signore. Essi si sentono inadeguati alla vocazione ricevuta ed incapaci di attuare le consegne a loro affidate da Gesù in quanto non vedono risultati concreti sui diversi fronti del loro impegno. Da qui allora la conclusione che la loro fede è poca. Gesù risponde alla domanda degli apostoli prima citando un detto sapienziale e poi raccontando una parabola. Attraverso il detto sulla fede grande come un granello di senapa, Gesù sposta la questione dalla quantità alla qualità della fede. Questa è un atteggiamento di fondo nella vita dell'uomo, difficilmente misurabile o quantificabile, ma quando è presente produce sicuramente risultati impensati e grandi, che però spesso non sono verificabili dal soggetto. Per tale ragione allora Gesù racconta la parabola. Questa presenta la figura del servo (da intendersi come schiavo), che non ha contratti sindacali a suo vantaggio. Egli dipende completamente dal padrone e dalla sua volontà, non ha possibilità di rivendicare alcun diritto e non può organizzare il lavoro come a lui piace. Il padrone, da parte sua, non ha alcun obbligo verso il servo. Gesù infine applica direttamente la parabola agli apostoli: "così anche voi...". I discepoli, resi da Gesù anche apostoli (mandati ad annunciare il vangelo), sia nel loro cammino vocazionale di sequela del Signore sia nel loro servizio ecclesiale, hanno il compito primario di fare "tutto quello che è stato ordinato" loro. Tutto ciò è irrealizzabile senza l'atteggiamento fondamentale di vera fede che sposta l'attenzione da sé per porre la piena fiducia nel Signore che parla. In questo senso i discepoli ed evangelizzatori sono invitati a ritenersi dei "servi inutili". Essi sono tali non perché insignificanti o senza peso, ma perché a loro non spetta conoscere né il progetto complessivo nel quale lavorano, né i risultati della loro opera. Tutto questo è del Signore, da lui conosciuto e da lui gestito, così come a lui è da affidare la fatica insita nel cammino tracciato per tutti i suoi discepoli.

La fede non può mai essere misurata sui presunti risultati ottenuti o quantificati. Essa è l'atteggiamento fondamentale col quale si accolgono con libertà gli insegnamenti del Signore e si attuano nella vita. Camminando con piena fiducia in lui, al di là dei successi o dei fallimenti o della verificabilità dei risultati, e senza diritti o privilegi da rivendicare, il Signore ci rende collaboratori preziosi della salvezza e partecipi delle grandi opere che Dio realizza per il bene dell'umanità.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Anche la prima lettura si chiude richiamando la fede. Si legge infatti che chi non ha l'animo retto soccomberà nelle prove, "mentre il giusto vivrà per la sua fede". Il profeta, all'inizio del suo libro, registra una situazione di sofferenza in cui versa il popolo a causa di rapina, violenza, liti e contese, e una certa indifferenza del Signore davanti a tutto ciò. Al profeta il Signore risponde che il male avrà un termine e questo sarà non secondo i desideri o i progetti degli uomini, ma secondo il volere di Dio. Così è necessario sempre più entrare nella logica dei tempi di Dio, dell'attesa fiduciosa "perché certo verrà e non tarderà". A quanto già detto, commentando il vangelo secondo Luca, si può aggiungere che la fede diventa anche certezza della salvezza realizzata per tutti. La lettera di Paolo si collega con le altre due letture. L'apostolo invita Timoteo a ravvivare, di fronte alle difficoltà, "il dono di Dio che è in lui per l'imposizione delle mani". Gli rammenta pure di aver ricevuto non uno spirito di timidezza, ma di forza e di saggezza per essere capace di testimoniare con coraggio il Signore. La sofferenza per il vangelo, a cui allude Paolo, è sicuramente la prova data dalle incomprensioni o dalle difficoltà esteriori, ma è anche l'incapacità del discepolo di realizzare appieno i comandi del Signore. Anche Paolo, come Gesù nel vangelo, invita a trovare il proprio equilibrio prendendo "come modello le sacre parole" udite da lui e custodendo "il buon deposito", "con l'aiuto dello Spirito Santo", cioè restando fedeli agli insegnamenti che vengono dal Signore.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina XXVI domenica T.O. - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 25 settembre 2022, XXVI Domenica T. O. - Anno C

Le Sante Scritture cambiano la vita
Amos 6, 1a.4-7 . Salmo 145 . 1 Timoteo 6, 11-16 . Luca 16, 19-31

Lettura
Quanto Gesù dice ai suoi discepoli è udito anche dai farisei, che pure lo seguono, ma con intenti diversi. Per collocare adeguatamente il brano di oggi è necessario leggere Lc 16, 14: "I farisei che erano attaccati al denaro (letteralmente: amanti del denaro) ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui". Gesù dopo aver pronunciato alcuni detti sulla legge, propone la nostra parabola come risposta agli atteggiamenti dei farisei e di tutti coloro che si comportano alla loro stregua.

Lc 16, 19-31
19C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma". 25Ma Abramo rispose: "Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi". 27E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". 29Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". 30E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". 31Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti""

Commento
Il discorso di Gesù inizia con due scene tra loro contrapposte. La prima presenta la situazione terrena dell'"uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente", e del "povero, di nome Lazzaro... bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco". La seconda descrive la loro situazione dopo la morte. Lazzaro è "portato dagli angeli accanto ad Abramo", mentre del ricco si dice soltanto che "fu sepolto". Confrontando le due scene emergono già delle indicazioni importanti. La situazione terrena, consolidata ed avvallata da qualsivoglia tradizione, non è detto che rispecchi realmente il progetto di Dio, per cui occorre sempre valutarla con discernimento e confrontarla col dettame evangelico; i ricchi ingiusti e crapuloni davanti a Dio non hanno identità alcuna, mentre i poveri hanno per Dio sempre un nome e sono destinatari, in modo personale, del suo amore. Il racconto continua con una descrizione singolare dell'oltretomba e con un dialogo tra il ricco, che sta all'inferno, ed Abramo. Al ricco che grida, perché Abramo abbia pietà della sua situazione e mandi Lazzaro a lenire le sue sofferenze, viene risposto dapprima che lui in vita ha già avuto i suoi beni, mentre Lazzaro ha sperimentato i suoi mali, e poi in modo categorico è ribadito che tra loro esiste "un grande abisso" e non è più possibile alcuna comunicazione. Infatti la situazione dopo la morte, preparata e creata dagli uomini quando sono in vita attraverso le loro scelte, è definitiva ed irreversibile. Vista sfumare la possibilità di essere aiutato da Abramo, l'uomo ricco chiede che Lazzaro sia almeno mandato dai suoi cinque fratelli, "li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in quel luogo di tormenti", a causa della loro esistenza condotta senza amore e solidarietà verso i poveri. Anche a questa domanda Abramo risponde negativamente, perché in vita i fratelli hanno già dei riferimenti e dei richiami sufficienti nelle Sacre Scritture ("Mosé ed i Profeti"), capaci di innescare il cammino di conversione. Le Scritture, se accolte in tutto il loro spessore, sono un dono lasciato da Dio all'uomo capace di farlo ritornare a lui, di rivelargli il suo immenso amore e di guidarlo alla vera solidarietà col prossimo. Il ricco dall'inferno insiste nuovamente perché uno dai morti vada ad invitare i suoi familiari al ravvedimento. Abramo risponde che la risurrezione di uno dai morti non sostituisce la forza intrinseca nelle Scritture. Sembra anche di poter intravedere, contenuto nell'ultima parte del testo, che la resurrezione di Cristo non può essere capita, riconosciuta ed accolta se non ci si lascia convertire e plasmare dalla forza delle Scritture Sante. Non è lo straordinario che cambia la vita e la modella evangelicamente, ma la compagnia feriale con Gesù che ci educa pazientemente con la sua parola.

La felicità eterna non é data dai beni materiali. Essa si costruisce giorno per giorno attraverso le scelte compiute in coerenza con la vocazione ricevuta di amare generosamente Dio ed il prossimo. Questo cammino è percorribile attraverso la guida sistematica delle Sante Scritture. Esse non solo cambiano gradualmente la nostra vita e la modellano, ma permettono anche di realizzare un incontro vero ed autentico col Cristo Risorto.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Nella prima lettura il profeta Amos contesta gli "spensierati di Sion", cioè la gente del regno del sud, e anche quella del regno del nord ("quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria") perché adagiati nel loro benessere, non vedono "la rovina di Giuseppe", cioè le sacche di miseria presenti in mezzo al popolo, e di essa si disinteressano. Tale situazione degenererà fino a giungere alla deportazione. É la stessa situazione presentata nella parabola di Gesù attraverso l'uomo ricco ed il povero Lazzaro. Anche Paolo come Gesù, scrivendo a Timoteo, sottolinea la necessità di restare fedeli alle Scritture per "raggiungere la vita eterna". Egli scrive: "ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento". Tale fedeltà costruisce l'uomo di Dio e permette di tendere "alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza". Solo così il cristiano può combattere realmente "la buona battaglia della fede".

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
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Lectio divina XXV domenica T.O. - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 18 settembre 2022, XXV Domenica T. O. - Anno C

Discepoli scaltri e creativi
Amos 8, 4-7 . Salmo 112 . 1 Timoteo 2, 1-8 . Luca 16, 1-13

Lettura
Continua idealmente il viaggio di Gesù verso Gerusalemme iniziato da Lc 9,51. Egli persevera nell'istruire i suoi discepoli che lo stanno seguendo. Nel capitolo precedente la questione dominante era il rapporto con i peccatori. Con la pericope odierna Gesù inizia ad aprire gli occhi ai suoi sui problemi che si presentano in relazione alla proprietà e ai beni materiali.

Lc 16, 1-13
1Diceva anche ai discepoli: "Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: "Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare". 3L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua". 5Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi al mio padrone?". 6Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". 7Poi disse a un altro: "Tu quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta". 8Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 9Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
10Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza".

Commento
Il testo si compone di due parti: la parabola dell'amministratore disonesto (16, 1-8a) e le sue diverse applicazioni fatte da Gesù (16, 8b-13). La parabola con cui si apre il brano è complessa e difficile e chiede al lettore un impegno particolare di comprensione. Nel racconto parabolico possiamo distinguere due parti, entrambi formate da tre scene. La prima parte (16, 1-3) ha all'inizio la presentazione dei due personaggi ("c'era un uomo ricco che aveva un amministratore") e la constatazione dell'accusa di sperperare gli averi rivolta all'amministratore. Nella seconda scena il padrone decide che l'accusato renda conto del suo operato prima di essere licenziato ("non puoi più essere amministratore"). La terza scena presenta le riflessioni dell'amministratore ed i suoi progetti futuri per uscire con delle prospettive da quella situazione che ormai sta precipitando ("so io cosa fare perché... ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua"). La seconda parte della parabola presenta prima due comportamenti concreti assunti dall'amministratore nei confronti dei debitori del padrone (sconta ad un debitore la metà dei barili di olio che doveva al padrone e ad un altro stralcia venti misure di grano sulle cento che doveva dare) e poi il comportamento sorprendente del padrone. Egli elogia l'amministratore perché agendo con scaltrezza, questa volta lo ha proprio imbrogliato per raggiungere i suoi scopi. Anche se restano aperti tanti interrogativi sulla sorte dell'amministratore, la conclusione della parabola è veramente paradossale: l'amministratore è elogiato proprio per il suo comportamento disonesto. Nella lode del padrone si ha la prima interpretazione della parabola. L'amministratore non viene indicato come modello nel suo comportamento disonesto verso il padrone, ma per la scaltrezza con cui gestisce la situazione e per la capacità di saltarcene fuori. Seguono nel brano le altre applicazioni della parabola fatte da Gesù. Il contrasto tra figli di questo mondo e figli della luce, mette in evidenza la situazione discepoli che rischiano spesso di essere incapaci di prendere decisioni giuste e risolutive nella situazione presente. Il corretto discernimento è sempre correlato ad interventi adeguati capaci di risolvere le situazioni che non sono evangeliche. Le altre indicazioni riguardano il rapporto del discepolo con le ricchezze materiali. Queste devono servire per creare relazioni interpersonali positive e sono un banco di prova da cui emerge la fedeltà o l'infedeltà di un individuo. Chi non sa gestire adeguatamente, con scelte evangeliche, il suo rapporto con le ricchezze, non sarà nemmeno capace di accogliere e di amministrare i doni della salvezza. Infine Gesù mette in guardia i suoi sottolineando l'impossibilità di servire contemporaneamente due padroni: Dio e mammona (le ricchezze).

Conclusione. Il discepolo che segue Gesù é invitato a vivere nella storia con scaltrezza e creatività. Queste attitudini risultano indispensabili per prendere decisioni adeguate nella vita e soprattutto per avere un rapporto corretto con i beni materiali.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
La prospettiva di fondo in cui collocare le letture odierne è quella indicata da Paolo nella seconda lettura: "Dio... vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità". Per raggiungere tale obiettivo i discepoli sono invitati a seguire Cristo Gesù, "che ha dato se stesso in riscatto per tutti". La sequela comporta l'attuazione degli insegnamenti dati da Gesù e che quest'oggi, come si legge nel vangelo, si focalizzano sull'uso adeguato e corretto delle ricchezze. Chi, a causa dei beni materiali, come dice il profeta Amos nella prima lettura, imbroglia il prossimo o lo sfrutta ignominiosamente, non potrà sfuggire al giudizio di Dio. Per questo allora il cristiano è invitato da Paolo a pregare incessantemente, perché la sua vita sia sempre in sintonia col vangelo e la sua testimonianza sia vera e credibile.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina XXIV domenica T.O. - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 11 settembre 2022, XXIV Domenica T. O. - Anno C

Dio cerca sempre tutti con amore
Esodo 32, 7-11.13-14 . Salmo 50 . 1 Timoteo 1, 12-17 . Luca 15, 1-32

Lettura
Siamo al centro della sezione che presenta il viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Qualcuno definisce il capitolo quindici: "cuore del terzo vangelo". Qui, come nel capitolo precedente, la scena del pasto, che viene consumato da Gesù con altre persone, fa da sfondo. Ora però i commensali non sono più gli scribi ed i farisei ma i peccatori. Proprio perché Gesù va a cercare costoro, sorge un conflitto tra lui ed i rappresentanti ufficiali della religione ebraica. In questo quadro si collocano le tre parabole dette della "misericordia": la pecora perduta (15, 3-7), la moneta d'argento perduta (15, 8-10) e la parabola del padre con i suoi due figli (15, 11-32). La liturgia quaresimale nella IV domenica ha già proposto la terza.

Lc 15, 1-32
1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro". 3Ed egli disse loro questa parabola:
4"Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto". 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte".
11Disse ancora: "Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". 20Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". 22Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa.
25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". 31Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"".

Commento
Il brano si apre con una introduzione (vv. 1-3) che presenta i pubblicani ed i peccatori particolarmente vicini a Gesù "per ascoltarlo". I farisei e gli scribi invece mormorano a causa del comportamento poco ortodosso tenuto da Gesù. Infatti gli ebrei osservanti devono assolutamente evitare di avere rapporti di qualsiasi genere con i peccatori. Seguono le prime due parabole che sono una risposta diretta alle accuse rivolte a Gesù. Al pastore di cento pecore non basta sapere di averne ancora novantanove, egli lascia queste "nel deserto e va cercare quella perduta, finché non la ritrova". Così la donna che possiede dieci monete d'argento (dramme) non si accontenta delle nove rimaste in suo possesso, ma "accende la lucerna, spazza la casa" e scruta attentamente tra il pavimento sconnesso finché non ritrova la moneta persa. La prima parte delle parabole sottolinea la ricerca compiuta da Dio nei confronti di coloro che si sono perduti e la conseguente missione universale di Gesù, il quale è mandato a tutti ed in particolare a quelli fuori dal coro. La parte conclusiva dei racconti sottolinea fortemente la gioia di chi ha finalmente trovato ciò che ha perso: "Rallegratevi con me ...". Dopo aver narrato le parabole, Gesù collega direttamente le vicende illustrate con quanto accade in cielo. Nel caso del pastore il paragone è con un peccatore che si converte. Per lui in cielo esplode la gioia, perché Dio lo ha pazientemente ricercato, inseguito e finalmente portato a casa. Questo non capita mai a coloro che si ritengono giusti; questi infatti si chiudono all'amore misericordioso di Dio, che pazientemente viene a cercarli. Infatti nessuno è pienamente giusto e tutti si ha bisogno di conversione e di ritorno al Padre. La gioia della donna che ritrova la moneta rimanda alla "gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte". Per l'approfondimento della terza parabola si rimanda al commento della IV domenica di quaresima.

Di fronte al rischio di creare delle chiesuole riservate ai soli bravi, Gesù propone ai discepoli come modello la sua missione, affidatagli dal Padre. Egli è venuto per tutti, perché tutti sono chiamati a partecipare al banchetto, e tutti hanno continuamente bisogno di essere portati sulle sue spalle per tornare a casa. Chi si ritiene giusto è sempre troppo concentrato su sé e perde la possibilità di partecipare alla festa che scaturisce dall'incontro con l'amore misericordioso del Padre.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Le tre letture presentano la salvezza data agli uomini da Dio che va continuamente a cercarli quando si perdono. Il popolo d'Israele, uscito ormai dall'Egitto, si é pervertito, allontanandosi dalla via a lui indicata da Dio, facendosi un vitello di metallo fuso e prostrandovisi dinanzi. Allora Dio manda ancora una volta Mosé a salvarlo. Anche se il popolo è di dura cervice e merita il castigo di Dio, l'intercessione di Mosé spinge il Signore ad abbandonare "il proposito di nuocere al suo popolo" e a rivelare il suo volto misericordioso. É Gesù che nella pienezza dei tempi, manifesta la misericordia di Dio Padre, il quale per mezzo suo va in cerca di tutti gli uomini per portarli salvati a partecipare alla festa che si tiene nella casa del Padre. Paolo, nella seconda lettura, diventa il prototipo dei peccatori salvati da Cristo Gesù e mostra cosa capita nella vita di chi si lascia toccare dalla misericordia di Dio.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina XXIII domenica T.O. - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 4 settembre 2022, XXIII Domenica T. O. - Anno C

Seguire il Signore senza distrazioni
Sapienza 9,13-18 . Salmo 89 . Filemone 9-10.12-17 . Luca 14,25-33

Lettura
La scena della cena in casa di uno dei capi dei farisei si chiude con la parabola del banchetto a cui gli invitati non partecipano. Allora il padrone riempie la sua casa di poveri, storpi, ciechi e zoppi, perché così nessuno dei primi invitati può gustare la sua cena. A questo punto la narrazione segna una svolta ed appaiono le folle, che sono destinatarie dei discorsi del brano odierno.

Lc 14, 25-33
25Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: 26"Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: "Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro". 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Commento
Il brano si apre con due parole di Gesù rivolte a "una folla numerosa", che andava con lui. Egli, voltandosi, idealmente si rivolge a tutti coloro che si sentono suoi discepoli e lo stanno seguendo. Ad essi dapprima indica un elenco di cosa sia necessario "odiare". Il verbo odiare è da intendere nel senso di posporre. Chi segue Gesù non può collocare la madre, il padre, la moglie, i figli... e perfino la propria vita al primo posto come oggetto principale d'amore. Il rapporto con Gesù, e per mezzo suo col Padre, ha la preminenza su tutte le altre relazioni. Non a caso sono sette le relazioni da collocare in seconda posizione. Il numero sette sta ad indicare la totalità di se stessi e delle relazioni interpersonali. Coloro che intendono seguire Gesù e non si orientano in tale direzione, non possono essere suoi discepoli. La scelta di seguire Cristo deve caratterizzare tutta l'esistenza del cristiano ed esige la prontezza a posporre i legami familiari e la propria vita per essere veramente e durevolmente suoi discepoli. Gesù dice poi ai suoi, che sono paragonabili ai condannati a morte ("chi non porta la propria croce..."), i quali non hanno più la vita nelle loro mani perché la sentenza capitale è già stata pronunciata e stanno incamminandosi verso il patibolo. La parola di Gesù approfondisce ulteriormente con l'immagine del condannato, che porta la croce, cosa significhi odiare "perfino la propria vita". Il discepolo deve vivere sapendo di non poter più disporre della propria vita, perché è stata messa completamente nelle mani del Signore. Seguono due parabole che presentano la necessità di prendere nella vita cristiana decisioni adeguate e concrete in base alle situazioni e alle proprie possibilità. L'esperienza del discepolato va costruita pazientemente, giungendo fino alla sua completezza; essa è anche come una battaglia da sostenere con energia e forza per non soccombere di fronte alle prove e alle difficoltà. Il brano si chiude con una terza parola di Gesù. Egli invita i discepoli a staccarsi anche da tutti gli averi, da tutti i beni materiali. Questi non possono mai essere collocati all'apice degli interessi e degli affetti; devono sempre essere messi in gioco e diventare relativi fino a rinunciarli, se necessario, per portare a termine la scelta di essere discepoli del Signore.

Conclusione. Intraprendere il cammino di discepoli del Signore è un affare serio e totalizzante per la persona. In esso occorre procedere con saggezza, investendo con razionalità, realismo, e determinazione, lottando ed aggredendo i problemi che si incontrano. Per camminare speditamente e stare realmente al passo col Signore, è necessario qualificare sempre più la relazione con lui, mettendo in secondo piano i rapporti con gli altri, con se stessi e con i beni che si possiedono.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
L'esperienza del discepolato non può essere condotta secondo le categorie e le conoscenze umane. La prima lettura al riguardo afferma che a stento l'uomo riesce a raffigurarsi le cose terrene e a fatica conosce quelle a portata di mano. La riflessione dell'uomo è sempre molto fragile a causa dei limiti imposti dal corpo: "la tenda d'argilla grava la mente dai molti pensieri". Se questo vale per le realtà terrene, a maggior ragione accade per tutto quanto riguarda Dio. Il pensiero di Dio può essere intuito soltanto per mezzo del dono dello "Spirito Santo dall'alto". Egli, unito alla sapienza, permette di avere la salvezza, che si concretizza nel seguire fedelmente Gesù Cristo. Se Gesù nel vangelo relativizza persone, beni materiali e se stessi in vista del rapporto con lui, la seconda lettura fa intravedere un modo nuovo di vivere da cristiani le relazioni umane. Queste diventano fondamentali ed importanti se collocate nel Signore. Ogni individuo diventa un dono che viene dal Signore e quindi un aiuto per seguire lui.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

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