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Lectio divina sul libro dell'Apocalisse- 8

APOCALISSE
Ottava Lettura

Lettura
Nel terzo capitolo continuano le lettere mandate alle sette chiese. Gesù alla maniera di un capo di comunità da indicazioni concrete per la vita della gente. Sono indicazioni pastorali. Le lettere hanno una forma letteraria identica. Esse però non fanno parte del genere epistolare classico. Oggi vediamo l'ultima delle sette lettere.

Ap 3, 14-22
14All'angelo della Chiesa che è a Laodicèa scrivi:
"Così parla l'Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio. 15Conosco le tue opere: tu non sei né freddocaldo. Magari tu fossi freddo o caldo! 16Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. 17Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. 18Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità, e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista. 19Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti. 20Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. 21Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. 22Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese".

Commento
La settima ed ultima lettera è indirizzata alla Chiesa di Laodicea, prospera città a oriente di Efeso nella valle del fiume Licos, sulla strada dei commerci con i paesi d'Oriente. Il nome è stato dato in onore della moglie del fondatore, il re siro-ellenistico Antioco II (260-247 a.C.). Era una città ricca nella quale c'era molta vivacità e il divertimento dilagava. Anche la comunità cristiana era stata contaminata da questo clima e Cristo, presentato come "l'Amen" e "Testimone fedele e veritiero, il Principio della creazione di Dio", sferza un violento attacco ai cristiani. Gesù presentandosi come l'Amen, concentra su di sé le fedeltà di Dio alle sue promesse verso l'uomo e verso il creato. Teniamo presente che siamo in un contesto liturgico e a questo gruppo il Risorto si presenta come Amen e l'assemblea a sua volta risponde amen. Gesù risorto-amen sarebbe la realizzazione piena delle promesse di Dio a cui la comunità ecclesiale risponde con amen e cosi si crea una relazione profonda tra Gesù e la comunità. Il Testimone... ancora nella linea di Amen, cioè Gesù è la concretizzazione delle promesse in quanto la sua testimonianza è la concretizzazione fedele della Parola di Dio. Principio della creazione... Gesù risorto è il principio dell'azione creativa di Dio (cfr. Gv 1,1ss). Come è stato l'inizio del creato così lo è della comunità nuova e ne è anche la fine (alfa e omega 1,8). Gesù chiede di essere capito e riscoperto per portare a compimento la realizzazione della sua Parola nella comunità, che realizzerà unita a lui l'azione creatrice di Dio. Nella civiltà del benessere Dio non è combattuto ma ignorato, il male ed il bene si confondono, il peccato non è considerato nella sua gravità ed è accolto con superficialità. Questa situazione rende tiepida ed indifferente la coscienza . Con una immagine veramente forte è presentata la nausea alla bocca di Cristo ed il rigetto delle situazioni di questo genere, perché egli non tollera il compromesso, l'ambiguità, la banalità, la superficialità ed il vuoto interiore. La Chiesa di Laodicea viene di conseguenza vomitata, respinta, rigettata lontano nel silenzio e nelle tenebre. Laodicea era una città ricca piena di commercio e attività finanziarie, con banche e centri commerciali. Anche la Chiesa si era lasciata tentare dalla ricchezza convincendosi di essere autosufficiente. Il benessere crea la coscienza ottusa; l'orgoglio di ogni genere (spirituale, intellettuale, economico) acceca la mente; le tante cose possedute portano ad autogiustificarsi: "Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla". Le parole di Cristo smascherano le povertà che le ricchezze procurano. La lettera nella conclusione presenta l'atteggiamento educativo di Gesù Cristo, l'invito alla conversione e una descrizione della dinamica della salvezza: v. 20. Infine lo Spirito annuncia ai cristiani (i vincitori e fedeli), che se restano uniti a Cristo, l'intronizzazione con lui nella gloria (v. 21).

Anche noi viviamo in una società ricca ed opulenta piena di rischi e di divinità pagane. Abbiamo delle divinità pagane nella nostra vita?
Davanti a Cristo manifestazione massima del Padre rischiamo l'indifferenza, la superficialità, la relativizzazione.
Uniti a Gesù si evita questo pericolo, però è necessario conoscerlo e vivere i suoi insegnamenti. Facciamo questo?
Si è uniti a Gesù se si ascolta la sua Parolo, se si apre la nostra vita perché lui entri.
Uniti a Gesù partecipiamo già ora alla sua gloria, e cioè alla vittoria sul male e sulla morte, e poi per sempre nell'eternità

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?

Lectio divina II domenica T.O. - A

LETTURA COMMENTO VITA
UNITÀ PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
15 gennaio 2023 – II Domenica del T. O.

Gesù libera il mondo dal peccato
Is 49,3.5-6 – Sal 39 - 1 Cor 1,1-3 – Gv 1,29-34

Lettura
Dopo il prologo (Gv 1,1-18), che la liturgia ci ha proposto nella celebrazione di Natale e della seconda domenica dopo Natale, il vangelo di Giovanni riporta la testimonianza del Battista. Costui, di fronte agli inviati dei sacerdoti e dei leviti, presenta la sua identità e la sua missione (Gv 1,19-28). Quando poi vede Gesù avvicinarsi, egli parla del Messia. È questo il contenuto del passo della domenica odierna.

Giovanni 1,29-34
29 Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30 Egli è colui del quale ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me". 31 Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele". 32 Giovanni testimoniò dicendo: "Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33 Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo". 34 E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio".

Commento
La pericope liturgica può essere divisa in due parti. Nella prima (vv. 29-31) Giovanni Battista presenta Gesù «agnello di Dio» che era prima di lui. Nella seconda (vv. 32-34) il profeta del deserto dichiara la stretta relazione esistente tra Gesù e lo Spirito Santo. Analizziamo meglio le due parti. Vedendo Gesù che viene verso di lui il Battista dichiara: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!". L'immagine dell'agnello rimanda ai molti contesti biblici nei quali ricorre l'agnello: i sacrifici al tempio, l'agnello pasquale, il servo del Signore, che come agnello è condannato a morte violenta ed ingiusta. Tutte queste sono però metafore e nessuna di esse è collegata direttamente al perdono dei peccati. Per capire bene l'immagine dell'«agnello di Dio» occorre rifarsi all'agnello di cui si parla nel dialogo tra Abramo ed il figlio Isacco, quando stanno salendo sul monte del sacrificio (Gn 22). Alla domanda del figlio: "dov'è l'agnello per l'olocausto?", Abramo risponde: "Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio". Sullo sfondo di questa immagine del sacrificio di Isacco si comprende il senso delle parole del Battista. Gesù è l'agnello, che Dio ha inviato per essere immolato al posto di tutta l'umanità e per togliere definitivamente il peccato del mondo. È evidente a questo punto il rimando diretto alla passione - morte - resurrezione del Signore. Giovanni Batista completa la sua testimonianza su Gesù dicendo che dopo di lui viene uno più grande, perché esiste da prima, e tutto il suo ministero, caratterizzato dal battesimo con acqua, serve a far conoscere Gesù a Israele. La seconda parte della pericope ruota attorno alla visione della discesa e della permanenza dello Spirito su Gesù. È lo Spirito che fa conoscere al Battista Gesù, il figlio di Dio, ed è attraverso lo Spirito che Gesù dona il nuovo battesimo. Infatti col dono dello Spirito Santo, dato ai discepoli la sera di Pasqua (Gv 20,22-23), essi partecipano alla sua morte e resurrezione, ricevendo la remissione dei peccati.

All'inizio del ministero di Gesù, attraverso la testimonianza del Battista, l'evangelista delinea la finalità della venuta del Signore. Il figlio di Dio viene nella storia per liberare l'umanità dal peccato e per rendere tutti figli di Dio. Questo dono può essere riconosciuto ed accolto nella misura in cui ci si lascia guidare dallo Spirito Santo. È poi lo Spirito che spinge a rendere testimonianza a Gesù Cristo dappertutto.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo, che mi è ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina sul libro dell'Apocalisse- 7

APOCALISSE
Settima Lettura

Lettura
Nel terzo capitolo continuano le lettere mandate alle sette chiese. Gesù alla maniera di un capo di comunità da indicazioni concrete per la vita della gente. Sono indicazioni pastorali. Le lettere hanno una forma letteraria identica. Esse però non fanno parte del genere epistolare classico.

Ap 3, 1-13
1All'angelo della Chiesa che è a Sardi scrivi:
"Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle. Conosco le tue opere; ti si crede vivo, e sei morto. 2Sii vigilante, rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato perfette le tue opere davanti al mio Dio. 3Ricorda dunque come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e convèrtiti perché, se non sarai vigilante, verrò come un ladro, senza che tu sappia a che ora io verrò da te. 4Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni. 5Il vincitore sarà vestito di bianche vesti; non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. 6Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese".
7All'angelo della Chiesa che è a Filadèlfia scrivi:
"Così parla il Santo, il Veritiero, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre. 8Conosco le tue opere. Ecco, ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Per quanto tu abbia poca forza, hai però custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. 9Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di Satana, che dicono di essere Giudei, ma mentiscono, perché non lo sono: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato. 10Poiché hai custodito il mio invito alla perseveranza, anch'io ti custodirò nell'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. 11Vengo presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona. 12Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mio Dio, insieme al mio nome nuovo. 13Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese".

Commento
La quinta lettera è destinata alla Chiesa della città di Sardi. Sorgeva a 60 Km a sud-est di Tiàtira ed un tempo era una metropoli ricca. Fu poi tormentata da guerre e da un terribile terremoto che la rase al suolo nel 17 d.C., ridimensionandola per sempre. Cristo si presenta davanti a questa nella pienezza dello Spirito divino (i "sette spiriti" cfr. 1,4) e nella sua signoria sulle Chiese (le "sette sorelle"). Durissimo è il suo giudizio che piomba come un maglio sulla comunità che si illude di essere viva, mentre in realtà è in agonia. Stà infatti sprofondando nel sonno della morte spirituale, dell'indifferenza, della freddezza. Cristo però può irrompere all'improvviso al suo interno, come il ladro che si fa strada senza preavviso nella notte (cfr. Lc 12,39); egli vuole scuotere questa Chiesa moribonda prima di condannarla. Ecco allora l'appello caloroso ai cristiani di quella città a svegliarsi, a ritornare vigilanti, a rianimarsi così da non essere intorpiditi quando il Signore "verrà nell'ora che non immaginate" (Mt 24,44). C'è infatti ancora un seme vivo a Sardi; sono quei "pochi nomi" (v.4) che rappresentano il nucleo fedele e generoso dei cristiani, come nell'Antico Testamento c'era un "resto" di giusti che seguivano i precetti del Signore. A costoro è riservata una parola di speranza attraverso il simbolo delle vesti candide, segno di gloria divina, di luce eterna, di vita immortale, di elezione per il Regno di Dio. Era questa la divisa battesimale che per otto giorni veniva indossata dai cristiani dopo i sacramenti ricevuti nella notte di Pasqua. La veste candida non doveva essere macchiata dalla colpa. Alle vesti è associata l'iscrizione dei giusti nel "libro della vita" (13,8; 17,8; 20,12.15; 21,27), cioè in quel codice grande e misterioso in cui Dio segna tutte le vicende dell'umanità, anche le più segrete e oscure, ma soprattutto il bene compiuto degli uomini e dalle donne ed i nomi degli eletti (cfr. Sal 69,29; Es 32,32-33; Is 4,3). Costoro saranno riconosciuti da Cristo nel giorno del giudizio e presentati al Padre come suoi fedeli testimoni secondo quanto egli aveva promesso: "Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio" (Mt 10,32). La tenebra che avvolge la chiesa di Sardi è squarciata dal candore delle vesti candide di coloro che sono rimasti fedeli. Essi scortano Cristo e con lui si avviano verso la gloria, certi che "in quel tempo sarà salvato chiunque del tuo popolo si troverà scritto nel libro della vita" (Didachè 12,1).
La sesta lettera è destinata alla Chiesa della città di Filadelfia. Fondata nel 140 a.C. da Attalo II Filadelfo, re di Pergamo dal quale prese il nome. Oggi la città è Alasehir, ed era una modesta città a 60 km a sud-est di Sardi. Le immagini iniziali sono la porta e la chiave. Cristo è definito con una espressione del libro di Isaia: "la chiave di Davide", era un ministro del re di Giuda che reggeva la chiave segno del suo potere a corte, per cui "se egli apre nessuno chiuderà e se egli chiude nessuno aprirà" (Is 22,22). Cristo ha dunque la chiave che apre la porta del Regno di Dio; egli è il mediatore tra Dio e l'umanità. L'immagine della porta viene riferita alla Chiesa di Filadelfia, una comunità piccola e indifesa ma salda nella sua testimonianza di fede. Infatti Cristo le annuncia l'apertura di un'altra porta in modo definitivo: forse si vuole indicare l'attività missionaria che questa comunità svolgerà. Subito dopo dalla "Sinagoga di Satana", cioè dagli ebrei infedeli alla loro chiamata (cfr. 2,9) alcuni vengono verso la chiesa. Essi si prostrano ai piedi dei cristiani, ne riconoscono il primato ed entrano nella comunità che prima avevano combattuto. L'orizzonte poi si allarga al mondo intero, a tutta l'umanità, al giudizio divino che semina terrore contro i peccatori. La comunità di Filadelfia dovrà conservare la sua fedeltà perseverante per essere salvata nel giorno della prova. Nel v. 10 si nota il gioco di parole sul verbo greco terèin: conservare, custodire, osservare. Come i cristiani di questa città hanno saputo "conservare" fedelmente la Parola di Dio osservandola in mezzo a mille tentazioni, così Cristo li conserverà sotto la sua protezione. Poi c'è un nuovo simbolo: la colonna del tempio, anticipazione della città celeste, dove i fedeli saranno come le colonne del nuovo santuario. Un altro simbolo si inserisce, che già abbiamo visto, il nome inciso su chi è rimasto fedele (cfr. 2,17). Sono tre i nomi: il nome di Dio, il nome della città santa, il nome di Gesù. Imporre il nome nel linguaggio biblico significa creare una relazione di appartenenza che nulla e nessuno spezzerà mai.

Alcune domande provocazioni
- La persona e le comunità muoiono se le opere non sono sostenute e alimentate dalla Parola che va custodita e da essa portati alla conversione.
- La Parola rende vincitori da la vita e crea comunione col Padre.
- La Parola lega in modo inscindibile a Dio, alla comunità e a Gesù Cristo.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?

Lectio divina Battesimo del Signore - A

LETTURA COMMENTO VITA
UNITÀ PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
8 gennaio 2023 – Battesimo del Signore

Lettura
Il passo del vangelo di Matteo, che narra il battesimo di Gesù, è collocato all'inizio della sua attività pubblica ed è in stretto collegamento con la predicazione penitenziale di Giovanni Battista. Si può dire che la vicenda costituisce un apice narrativo nel quale vengono presentati compiutamente i due personaggi e la loro missione, ricevuta da Dio. Analizziamo più dettagliatamente il brano.

Mt 3, 13-17
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Commento
Il testo di Matteo si può suddividere in tre parti. All'inizio troviamo l'introduzione narrativa (3,13) dove si presenta Gesù che, provenendo dalla Galilea, giunge al Giordano per essere battezzato da Giovanni. Al centro del racconto (3,14-15) si ha la novità di Matteo, rispetto agli altri evangelisti sinottici, cioè un dialogo tra Giovanni e Gesù che serve a definire lo scopo del battesimo di Gesù. Giovanni, infatti, coerente con i suoi insegnamenti, non vuole dare a Gesù il battesimo penitenziale, perché il Messia è più forte di lui ed egli non è degno nemmeno di portargli i sandali. Per questo afferma: "io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?". La risposta di Gesù rivolta a Giovanni è di lasciare fare "per ora", in quanto è necessario adempiere o portare a compimento pieno ogni giustizia. Nella tradizione biblica il significato di giustizia è la volontà di Dio per la salvezza degli uomini. Così Gesù esprime la sua totale disponibilità ad aderire alla volontà di Dio Padre per la salvezza, che egli vuole realizzare in mezzo agli uomini. Questo progetto salvifico si inaugura col battesimo al Giordano. Allora come Gesù acconsente di compiere la volontà del Padre, che lo vuole solidale con gli uomini per la loro salvezza, così anche Giovanni acconsente di battezzare Gesù nel Giordano. Il racconto si chiude con la scena di rivelazione (3,16-17), che conferma quanto detto sopra. Mentre Gesù esce dall'acqua i cieli si aprono, come segno di comunicazione efficace tra Dio e gli uomini, ed egli vede "lo Spirito di Dio scendere su di lui" e la voce dal cielo rivela la sua identità e la sua missione. La discesa dello Spirito e la voce dal cielo costituiscono Gesù come figlio di Dio; egli, compiendo pienamente la volontà del Padre, non solo la rivela ma la condivide anche con tutti gli uomini per la loro salvezza.

In conclusione al fiume Giordano, attraverso un gesto penitenziale, al quale Giovanni invitava gli israeliti per la conversione, Gesù manifesta la sua disponibilità totale a compiere pienamente la volontà del Padre per la salvezza degli uomini. Attraverso un segno umile e nascosto egli prende coscienza della sua identità e della sua missione.

La vita
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- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo, che mi è ispirato dal vangelo letto e meditato?
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