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Lectio divina XXII domenica T.O. - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 28 agosto 2022, XXII Domenica T. O. - Anno C

Autoeducarsi evangelicamente
Siracide 3, 17-18.20.28-29 . Salmo 67 . Ebrei 12, 18-19.22-24c . Luca 14, 1.7-14

Lettura
Col capitolo quattordici inizia una serie di insegnamenti di Gesù rivolti agli scribi, ai farisei e alla folla. Egli tiene i discorsi mentre è seduto a tavola con varie persone. Il fatto che dà origine alla conversazione sostenuta da Gesù, è la guarigione da lui compiuta di sabato, mentre è a mensa in casa di uno dei capi dei farisei, e la gente lo guarda. Le prime parole di Gesù riguardano la legittimità di operare una guarigione di sabato. Segue poi il passo liturgico odierno.

Lc 14, 1.7-14
1Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. (2Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. 3Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: "È lecito o no guarire di sabato?". 4Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. 5Poi disse loro: "Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?". 6E non potevano rispondere nulla a queste parole) .
7Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: 8"Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: "Cedigli il posto!". Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. 10Invece, quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: "Amico, vieni più avanti!". Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato".
12Disse poi a colui che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti".

Commento
Dopo l'introduzione al v. 7, il brano è composto da due parti: la parabola degli invitati a nozze (vv. 8-11) e le esortazioni sulla ospitalità fatte al padrone di casa (vv. 12-14). Invitato a pranzo a casa di uno dei capi dei farisei, Gesù è colpito dal fatto che tutti i chiamati a partecipare al banchetto cercano di collocarsi ai primi posti. Da tale osservazione prende le mosse la prima esortazione di Gesù: "quando sei invitato alle nozze... non metterti al primo posto". È una questione di buon comportamento da tener presente per evitare di creare situazioni spiacevoli per sé e per gli altri. Gesù dà poi una seconda esortazione: "quando sei invitato va a metterti all'ultimo posto". Sembra quasi che voglia indicare un metodo efficace per ottenere promozioni o posti eminenti davanti agli uomini, ma non è così. La sentenza sapienziale conclusiva - "chiunque si esalterà sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato" - dà la prospettiva giusta in cui va letto l'insegnamento di Gesù. Una regola di comportamento conviviale viene proposta come critica ai comportamenti sociali e religiosi assunti dagli ascoltatori di Gesù e diventa provocazione nei confronti dei valori posti a fondamento della propria esistenza. In una società dove contano successo e carriera, Gesù propone umiltà e modestia come atteggiamenti fondamentali da assumere. La pericope si chiude con le esortazioni date a colui che ospita Gesù: i pranzi e le cene non vanno offerti a chi poi a diverso titolo può ricambiare; occorre ospitare coloro da cui non si ricava alcun vantaggio. Gesù sottolinea il disinteresse e la generosità come atteggiamenti fruttuosi in vista della "ricompensa alla risurrezione dei giusti".

Di fronte ad un comportamento scorretto, osservato da Gesù nei suoi interlocutori, egli prende spunto per insegnare degli atteggiamenti fondamentali che qualificano la vita cristiana: umiltà, disinteresse e generosità. Questi sono importanti non solo nella relazione dei discepoli col loro maestro, ma diventano indispensabili per raggiungere la comunione eterna col Signore. A tali atteggiamenti occorre autoeducarsi per tutta la vita.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
La lettera agli Ebrei invita a considerare che tutta l'esperienza religiosa vissuta nel cristianesimo è un incontro continuo col "Dio vivente", così come Israele lo incontrò sul monte Sinai. In quella occasione, coloro che udirono la parola di Dio, lo scongiurarono di non rivolgersi più a loro, perché avevano paura. Anche se il Mediatore della nuova Alleanza ha reso l'incontro con Dio un'adunanza festosa, che coinvolge il cielo e la terra, occorre vigilare per non fare del rapporto con Dio una delle tante relazioni e per non trattare Dio come gli dei pagani che erano brutte copie degli uomini. Per questo, come dice Siracide, occorre coltivare la modestia e l'umiltà. Queste crescono in chi "medita le parole" e generosamente fa l'elemosina. Anche Gesù nel vangelo insegna atteggiamenti importanti per il discepolo. La comunità cristiana, radunata attorno al banchetto eucaristico nel giorno del Signore, è chiamata a verificare in che misura le dimensioni della modestia, dell'umiltà, della generosità gratuita, dell'accoglienza dei poveri strutturano la sua identità e caratterizzano i suoi membri.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina XXI domenica T.O. - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 21 agosto 2022, XXI Domenica T. O. - Anno C

RIGOROSA FEDELTA' AL VANGELO
Isaia 66, 18-21 . Salmo 116 . Ebrei 12, 5-7.11 – 13 . Luca 13, 22-30

Lettura
Continua la lettura degli insegnamenti di Gesù rivolti alla folla mentre va verso Gerusalemme. La liturgia tralascia i vv. 28 - 29 del capitolo dodicesimo di Luca, contenenti il detto sulla necessità di accordarsi con l'avversario e altri brani del capitolo tredicesimo sulla conversione.

Lc 13, 22-30
22Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". Disse loro: 24"Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici!". Ma egli vi risponderà: "Non so di dove siete". 26Allora comincerete a dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". 27Ma egli vi dichiarerà: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!". 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi".

Commento
Il racconto si apre con la ripresa dell'immagine di Gesù in cammino nel pieno esercizio della sua missione: "Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme". La domanda rivolta al maestro: "Signore sono pochi quelli che si salvano?", è l'occasione per introdurre il discorso successivo. Gesù non risponde direttamente alla domanda, ma fa un discorso generale sulla necessità di entrare nel Regno dei cieli passando attraverso l'impegno fedele di osservanza delle parole da lui date. Di conseguenza chi vuole entrare nel Regno senza sottomettersi alle regole stabilite non può accedervi. Poi, attraverso l'immagine del padrone di casa che si alza e chiude la porta, Gesù sottolinea la necessità di decidere con urgenza di entrare a far parte del regno di Dio. L'abitudine umana, che porta a tergiversare e a rimandare le scelte importanti e decisive della vita, è estremamente pericolosa. Il rischio è di rimanere fuori. Chi non ha aderito al regno di Dio per negligenza, per pigrizia o per calcoli egoistici non può avere alcuna giustificazione e non può portare a suo favore né la tradizione, nella quale più o meno si sente inserito, né esperienze saltuarie o occasionali vissute: "egli dichiarerà: vi dico che non so di dove siete". La pericope si chiude presentando la prospettiva universale della salvezza portata da Gesù. Anche i pagani potranno far parte del regno di Dio. Di conseguenza è necessario stare molto attenti nello stabilire i criteri di appartenenza al regno dei cieli e alla comunità cristiana, perché "vi sono ultimi che saranno primi e vi sono primi che saranno ultimi".

Davanti a Gesù Cristo non serve chiedersi chi e quanti si salveranno, ma è necessario prendere sul serio i suoi insegnamenti e viverli. Questa è la condizione necessaria per entrare nel Regno, per partecipare alla salvezza e alla sua comunità di oggi. Occorre anche stare bene attenti perché una decisione non presa o rimandata può escludere dai doni offerti da Gesù Cristo. In questo caso non potranno assolutamente servire discorsi di tradizione cristiana o di conoscenze influenti. Se le persone scelte da Gesù e chiamati alla sua sequela non aderiranno al suo invito, altre, considerate ultime o scartate, lo ascolteranno e faranno parte a pieno titolo del suo Regno oggi e per l'eternità.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
La salvezza offerta a tutti da Dio, anche attraverso la testimonianza dei discepoli del vangelo, è il tema delle letture di questa domenica.
Il testo di Isaia, nella prima lettura, annuncia una salvezza per tutti: "Io verrò a radunare tutti i popoli e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gioia". Questo obiettivo si realizzerà se il popolo, segno di Dio, diventa missionario, annunciando la gloria del Signore alle nazioni lontane. I popoli pagani, da parte loro, dovranno accogliere il messaggio di salvezza portato da Israele. La salvezza è per tutti, ma a condizione che tutti obbediscano al comando del Signore. Anche nel vangelo questi temi si intrecciano tra loro. Coloro che Dio sceglie devono passare per la porta stretta della fedeltà agli insegnamenti del suo Figlio. Questa è condizione di salvezza non solo per sé, ma anche per gli altri. Per questo motivo allora, proclama la lettera agli ebrei, "il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce suo figlio". Gli interventi educativi del Signore, a favore della sua comunità, sono sempre per un bene maggiore, che spesso non è visto immediatamente. Risultano così molto forti e attuali le parole dell'autore sacro: "rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite e raddrizzate le vie storte per i vostri passi", affinché ciascuno riprenda con decisione il cammino della sua vocazione.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
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- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
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Solennità dell'Assunta - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 15 agosto 2022, Solennità dell'Assunta - Anno C

Maria, primizia della Chiesa gloriosa
Apocalisse 11, 19a; 12, 1-6a. 10ab . Salmo 44 . 1 Corinzi 15, 20-26 . Luca 1, 39-56

Lettura
L'evangelista s. Luca, dopo il prologo, nel primo capitolo del vangelo narra dapprima l'inizio dell'esistenza di Giovanni Battista e poi l'annuncio a Maria della nascita di Gesù. A coronamento del dittico precedente, troviamo il brano presentato dalla Solennità odierna, che si articola attorno alla figura delle due madri.

Lc 1, 39-56
39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto".
46Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore 47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 48perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; 50di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. 51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. 54Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, 55come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre". 56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Commento
Il racconto inizia con una cornice introduttiva che riporta la notizia del viaggio di Maria verso la città di Giuda, del suo ingresso nella casa di Zaccaria e del saluto rivolto alla cugina Elisabetta. Col v.41 si apre la prima parte della pericope che è dominata dall'esperienza e dalle parole di Elisabetta. All'inizio si afferma che "il bambino le sussultò nel grembo" dopo aver "udito il saluto di Maria". Poi il racconto continua rilevando il dono dello Spirito Santo concesso ad Elisabetta: "fu piena di Spirito Santo". Infine ella, sotto ispirazione, comincia a parlare profeticamente: benedice Maria per la sua maternità ("Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo"), la manifesta madre del Signore, in virtù dell'esperienza vissuta nell'incontro con lei, proclama "beata colei che ha creduto all'adempimento delle parole del Signore". Col v.46 inizia la seconda parte che vede in scena Maria, la quale canta a Dio il "Magnificat". Questo è un cantico tratto dalla preghiera tradizionale ebraica. Con genere letterario diverso, Maria riprende le parole di Elisabetta pronunciate poco prima, collocandole profondamente nel mistero di Dio suo Salvatore. Maria si fa interprete di tutti i poveri della terra e con riconoscenza canta le grandi opere compiute da Dio, suo Signore e salvatore. Dio manifesta le sue azioni grandi in chi è umile e semplice, donando a loro la sua misericordia. Il Signore è sempre fedele alle sue promesse: "Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre".

L'incontro delle due madri narrato da Luca, le quali a titolo diverso stanno vivendo un particolare rapporto col mistero di Dio, suggerisce alcune importanti indicazioni. Prima di tutto Maria trova nel dialogo con Elisabetta la conferma del progetto in cui il mistero di Dio l'aveva inserita. Poi Maria esercita, nei confronti della cugina, un ministero di mediazione in ordine al dono dello Spirito Santo. Infatti, Elisabetta lo riceve dopo aver udito la voce della madre del Signore. Infine Elisabetta, ricevuto lo Spirito, è da lui guidata e riesce così a percepire il mistero che si sta compiendo nella cugina. In conclusione si può affermare che nell'incontro interpersonale, vissuto nella volontà di Dio e nella comunione ecclesiale, non solo si chiarisce e si comprende la propria vocazione, ma si ha pure il dono sovrabbondante dello Spirito che permette una lucida e penetrante comprensione del mistero di Dio. Il dono dello Spirito è anche anticipazione e garanzia della vita eterna. Il dono dello Spirito rende consapevoli dell'opera di Dio, della sua fedeltà e della sua misericordia, ed orienta verso il Regno eterno, meta definitiva della vita.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
La salvezza donata da Dio a tutta l'umanità è il tema che collega le letture della solennità odierna. Nella prima lettura si legge: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza ed il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo". Questo dono offerto a tutti è presentato ancora nell'Apocalisse con immagini simboliche: l'arca dell'alleanza nel santuario, la donna vestita di sole, il figlio maschio partorito dalla donna. Le promesse di Dio si sono realizzate in Maria e tramite lei. Maria è la madre del Signore, colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore, la donna nella quale l'Onnipotente ha compiuto grandi cose. Maria è anche la prima a godere dei frutti della redenzione attuata da Cristo. Così si esprime Paolo nella seconda lettura: "tutti riceveranno la vita in Cristo". Chi è di Cristo partecipa alla sua gloria e non deve temere alcun nemico: "bisogna che egli regni finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte".

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Lectio divina XX domenica T.O. - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 14 agosto 2022, XX Domenica T. O. - Anno C

SALVATI E PROVATI
Geremia 38, 4-6.8-10 . Salmo 39 . Ebrei 12, 1-4 . Luca 12, 49-57

Lettura
La liturgia della Parola continua a presentare gli insegnamenti di Gesù ai discepoli e alla folla. Egli li ha comunicati mentre si reca in modo decisivo verso Gerusalemme. Nella città santa egli avrebbe portato a compimento la sua missione di morte e risurrezione per la salvezza dell'umanità. Questo fatto, che sarebbe accaduto abbastanza presto nella vita di Gesù, carica di particolare significato gli insegnamenti del maestro di Galilea.

Lc 12, 49-57
49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera".
54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: "Arriva la pioggia", e così accade. 55E quando soffia lo scirocco, dite: "Farà caldo", e così accade. 56Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? 57E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?

Commento
Il brano risulta una raccolta di discorsi di Gesù molto diversi tra loro. Il testo si apre con una parola sul fuoco e sul battesimo (vv. 49 – 50).
Il fuoco è evidentemente collegato col battesimo. Gesù è venuto a portare il giudizio in questo mondo (simboleggiato dal fuoco), affinché il bene sia nettamente separato dal male ed abbia sempre il sopravvento su quest'ultimo. Perché tutto ciò si realizzi, è necessario che Gesù passi attraverso il battesimo della passione – morte – risurrezione e che ogni cristiano partecipi a questo avvenimento attraverso il battesimo ecclesiale. Segue la presentazione di uno scompiglio tra le persone a causa di Gesù (vv. 51 – 53). Chi lo accoglie e cerca di restare fedele ai suoi insegnamenti inevitabilmente ha la vita difficile con gli altri. Così succede che una persona, che è discepolo di Gesù, si trova praticamente divisa dagli altri e specialmente da coloro che le vivono attorno, perché le sue scelte vanno contro corrente: "pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione".
Poi cambiano gli interlocutori. Al posto dei discepoli ora Gesù si rivolge alle folle (vv. 54 – 57). Ad esse rivolge l'invito accorato di giudicare "ciò che è giusto". Tale discorso è supportato da una constatazione che parte dalla loro esperienza: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Arriva la pioggia, e così accade . . . !". Così Gesù attacca e critica gli uditori: "Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?".

La venuta del Signore è decisiva per tutti perché attraverso la sua morte e risurrezione il male è smascherato e vinto ed il bene viene riconosciuto e diffuso. Anche le donne e gli uomini di ogni tempo possono partecipare a questo dono attraverso il battesimo della Chiesa. È necessario però essere accorti. Occorre saper leggere bene i segni della salvezza che viene e accoglierla con disponibilità. È anche opportuno non spaventarsi se la sequela di Cristo produce divisioni con le persone che vivono con noi. Questo fa parte della logica del discepolato.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Il tema della adesione decisa e senza compromessi a Gesù Cristo e al suo vangelo collega la tre letture. Tale decisione provocherà inevitabilmente per i discepoli delle incomprensioni e delle divisioni. Nella prima lettura è presentata una scena della vita di Geremia. Egli, profeta pacifico per eccellenza ed amante della concordia, mandato dal Signore ad annunciare la sua parola, viene visto come fonte di scoraggiamento per il popolo e grande nemico. Per questo i capi, con l'autorizzazione regale, "gettarono Geremia nella cisterna di Malchia, la quale si trovava nell'atrio della prigione". Ma l'opera di Dio non può essere ostacolata e l'inviato del Signore non soccombe davanti ai nemici. Così Geremia viene liberato dal re attraverso l'intercessione di Ebed-Melech l'Etiope. Anche i discepoli di Gesù Cristo sono invitati ad aderire generosamente a lui perché egli solo dona a tutti salvezza attraverso la sua passione – morte – risurrezione. Chi segue tale maestro deve però mettere in conto la persecuzione. Questo fa parte dell'esperienza del discepolo. Le parole della lettera agli Ebrei risuonano allora con particolare attualità nell'assemblea cristiana. I credenti, abbandonato in Cristo ogni peccato, sono invitati a correre con decisione verso di lui. Anch'essi devono portare la croce, sopportando ogni ostilità che deriva dalla scelta di fede. In fine l'autore invita a guardare con speranza a Cristo, per non stancarsi e perdersi d'animo: "non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato".

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina XiX domenica T.O. - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 7 agosto 2022, XIX Domenica T. O. - Anno C

ATTENDERE IL SIGNORE CON VIGILANZA
Sapienza 18, 3.6-9 . Salmo 32 . Ebrei 11, 1-2,8-19 . Luca 12, 32-48

Lettura
Continuano le istruzioni che Gesù rivolge ai suoi discepoli mentre è in viaggio verso Gerusalemme. Dopo il discorso di domenica scorsa, la tematica è approfondita ulteriormente anche attraverso le immagini simboliche e poetiche degli uccelli del cielo e dei gigli del campo. Il brano odierno chiude quel discorso.

Lc 12, 32-48
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
33Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?". 42Il Signore rispose: "Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire" e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Commento
I primi versetti concludono il tema sulla cupidigia dei beni terreni iniziato in 12, 15 (12, 32-34). Il brano inizia con l'invito a non temere, rivolto da Gesù ai suoi, anche se sono un piccolo gruppo. La loro forza infatti sta nel partecipare al regno di Dio attraverso Gesù Cristo. Tale consapevolezza dovrebbe essere sufficiente a rendere i discepoli liberi dai beni terreni. Per questo, se necessario sono invitati a vendere ciò che hanno ed il ricavato darlo in elemosina, per farsi "un tesoro sicuro nei cieli". Perché dov'è il tesoro di una persona là vi è anche il suo cuore. Se i discepoli hanno il loro tesoro in Dio, là sarà anche il loro cuore. Il passo evangelico continua con interventi diversi sul tema del giudizio (12, 35-48). Il discepolo, libero dai beni materiali, attende la venuta del suo Signore: "beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli".
L'atteggiamento della vigilanza deve sempre più qualificare la vita del cristiano. Egli è invitato ad essere pronto ad accogliere il Signore quando viene. Alla domanda di Pietro, che cerca di capire chi siano i destinatari delle parole di Gesù ("Signore questa parabola la dici per noi o anche per tutti?"), egli risponde con un'altra parabola. Di fatto invita così i suoi a lavorare al servizio del Signore: "beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro". Il brano si chiude con delle sentenze destinate ai discepoli. Costoro, che conoscono "la volontà del padrone", sono caldamente invitati a vivere di conseguenza per ottenere giustizia e salvezza. Chi invece vive ignorando gli insegnamenti ricevuti dal Signore, "riceverà molte percosse". L'invito finale riguarda la necessità di avere consapevolezza dei doni ricevuti: "a chi fu dato molto, molto sarà richiesto; a chi fu affidato molto, sarà chiesto molto di più".

Il discepolo è invitato da Gesù ad essere libero dai beni materiali per essere pienamente disponibile per Dio. Gli affari, i beni, le ricchezze fanno dimenticare che esistiamo per dono del Signore e a lui dobbiamo tornare. E' quindi necessario vigilare per non essere travolti dalle cose e per essere sempre pronti ad incontrare il Signore, quando egli verrà. La consapevolezza dei doni ricevuti e l'esercizio zelante della vocazione affidataci aiutano a preparare l'incontro definitivo col Signore che verrà.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
La vita intesa come attesa e speranza collega le letture di questa domenica. Dal libro della Sapienza si legge la vicenda degli israeliti che escono dall'Egitto. Essi, che anelano la terra promessa, partono di notte guidati da una colonna di fuoco. Inizia così per il popolo un lungo cammino di attesa della realizzazione delle promesse. Anche nel vangelo Gesù invita a vigilare per attendere il Signore che viene. Tale incontro si realizzerà sicuramente e la speranza di partecipare al banchetto, preparato dallo sposo che viene, spinge il credente a non attardarsi fermandosi nelle maglie delle cose materiali. Anche la lettera agli Ebrei invita a sperare nelle promesse fatte da Dio, perché così si realizzeranno. Tutto questo richiede però la fede che è "fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono". L'autore sacro presenta Abramo come modello del credente che spera nel Signore e attende che si realizzino le promesse da lui fatte: "per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava".

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

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