PARROCCHIA DI SAN PIETRO APOSTOLO in GOITO La cittadina di Goito è collocata all'area dell'alto mantovano, a sud delle estreme propaggini dell'anfiteatro morenico del Garda. Il suo territorio comprende buona parte del corso del Mincio e il nucleo del Parco naturale del Mincio. |
Chiesa della Beata Vergine Maria dei Miracoli
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Chiesa di San Lorenzo diacono e martire
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Chiesa di Santa Rita da Cascia
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MASSIMBONA Chiesa di San Pietro in vincoli
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Chiesa della Divina Misericordia
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Chiesa di San Giorgio Martire La parrocchia di Cerlongo, intitolata a San Giorgio martire, è compresa nel territorio di Goito La chiesa parrocchiale è stata costruita nel 1753 su una precedente molto più antica. Le si affianca nella devozione popolare locale la chiesa dell'Angelo Custode, costruita secondo la tradizione per invocare la protezione per uomini e animali da una delle frequenti pestilenze che hanno colpito il mantovano. Risale anch'essa al XVIII secolo. |
Chiesa di Santa Margherita Vergine e Martire La parrocchia di Solarolo è dedicata a Santa Margherita vergine e martire. E' ubicata nel territorio del comune di Goito, ed in parte nei comuni di Rodigo e Ceresara. La morfologia del territorio è pianeggiante e solcata da numerosi corsi d'acqua perenni. La zona è sempre stata abitata fin dal secondo millennio prima di Cristo; si hanno notizie di una comunità cristiana a partire dal Mille d.C. La chiesa parrocchiale di gusto neoclassico, fu costruita, in poco più di sei mesi, dal 13 aprile al 1 novembre 1817; è a una sola navata con addossate sul fianco destro il campanile, la sagrestia e una cappella dedicata a Sant'Antonio. |
Chiesa di San Bartolomeo Apostolo Ad ovest di Goito, sede del comune, si trova il territorio di Vasto. Zona agricola dal territorio fertile e di allevamento di mucche da latte, suddivisa in due borghi: Vasto di Sopra e Vasto di Sotto. La mancanza di una storiografia sempre attendibile dà adito a una storia del villaggio legata al nome. Infatti, prima del 1600, i documenti riportano il nome di "Guasto". Alcuni attribuiscono tale denominazione al fatto che la zona era paludosa e malsana; la bonifica avviene probabilmente con l'insediamento dei Certosini alla "Corte Grande" (in essa costruirono una cappella dedicata a San Bruno). E "guasto" è stato anche il rapporto fra il convento dei Certosini e la parrocchia a motivo di contese per i diritti spirituali e territoriali. Altri ritengono che il nome sia la conseguenza delle continue distruzioni, dei saccheggi e degli atti vandalici dei barbari; in particolare dei Lanzichenecchi (portatori della peste di manzoniana memoria, che sembra abbia costretto gli abitanti a distruggere con un incendio le vecchie case di legno infette ubicate attorno alla chiesa; ciò spiegherebbe la presenza isolata della parrocchiale rispetto ai due borghi). Inoltre, nel 1707, la zona fu il quartiere generale degli Usseri che saccheggiarono anche Goito. A completare l'opera furono gli austriaci che nel 1811 spogliarono la chiesa e la canonica. La denominazione "Vasto" sembra ad altri da attribuirsi alla dislocazione dei pochi abitanti su un "vasto" territorio oppure alle numerose elargizioni dei campi alla parrocchia come beneficio. I registri canonici iniziano dal 1500. Da memorie dell'archivio parrocchiale risulterebbe che la chiesa e l'attiguo cimitero siano stati consacrati nel 1470. Nel 1621 fu costruito il campanile, il quale ebbe poi gravi danni nel 1685 e agli inizi del 1700 per le guerre. Su progetto dell'architetto Giovanni Maria Borsotti, nel 1720 si diede inizio alla ricostruzione della chiesa parrocchiale dedicata a San Bartolomeo apostolo, il cui martirio è raffigurato nella pala d'altare, sotto la quale si trova il coro in legno di noce. L'interno è suggestivo, armonioso, riccamente decorato con stucchi dai mantovani Giuseppe Canino e Giacomo Galli nel 1729; di quest'ultimo è anche l'altare laterale destro che presenta, tra due lesene, una bella pala cinquecentesca raffigurante la Madonna con Bambino, S. Giovanni e San Bruno. Impreziosiscono le pareti statue in stucco, dipinti a olio su tela (fra i quali San Giuseppe, San Marco, San Luca e San Giovanni, opere di Giuseppe Bazzani dei primi decenni del 1700; attualmente sono conservate nel Museo diocesano di Mantova e sostituite con fotocopie), 14 acqueforti della via Crucis realizzate nel 1800. |