LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 16 ottobre 2022, XXIX Domenica T. O. - Anno C
Dio è sempre fedele!Esodo 17, 8-13 . Salmo 120 . 2 Timoteo 3, 14-4,2 . Luca 18, 1-8
LetturaCon la domanda, rivolta a Gesù dai farisei in Lc 17, 20: "Quando verrà il Regno di Dio?", inizia una raccolta di parole del maestro detta anche "piccola apocalisse" (nel senso di rivelazione). Infatti dopo aver considerato la presenza del Regno di Dio, l'argomento sviluppato in seguito concerne la futura venuta del Figlio dell'uomo (Lc 17, 22-37). Gesù, dopo aver parlato di sé come Figlio dell'uomo, anticipa che la sua venuta sarà gloriosa, ma prima soffrirà molto. Egli corregge anche le intemperanze circa la venuta finale del Figlio dell'uomo ed invita non a cercare i segni premonitori, ma ad essere sempre pronti a tale incontro. Questo si concretizza positivamente se ci si libera dai beni materiali e ci si lascia trasformare dalla vita nuova portata da Gesù. La parabola che segue completa adeguatamente il quadro.
Lc 18, 1-81Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2"In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: "Fammi giustizia contro il mio avversario". 4Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi". 6E il Signore soggiunse: "Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".CommentoIl racconto parabolico si apre con un orientamento interpretativo dato da Gesù stesso (v. 1) "sulla necessità di pregare sempre". In questo modo l'evangelista indirizza il lettore sul significato da attribuire alla parabola. Essa illustra il caso di una vedova che ha bisogno di giustizia da parte di un giudice. La presentazione di quest'ultimo, fatta da Gesù, non lascia ben sperare in quanto "non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno". Figurarsi se si interessa adeguatamente della richiesta di una povera vedova. Infatti per un certo tempo il giudice non ascolta la richiesta della vedova di aver giustizia contro il suo avversario. La donna però, talmente pressata dal suo bisogno, non si lascia scoraggiare e continua a rivendicare i suoi diritti. La sua insistenza, che molesta continuamente il giudice, il quale non teme Dio e non rispetta nessuno, produce il risultato di ottenere da lui la giustizia dovuta. La costanza della vedova riesce a rompere l'indifferenza ed il comportamento scorretto del giudice, detto "disonesto". Molto probabilmente quell'uomo ha continuato poi a comportarsi secondo il suo stile, ma almeno in quell'occasione, dietro l'insistenza della donna, ha agito con giustizia. La conclusione ricavata da Gesù al termine della parabola, fa molto pensare. Se un giudice disonesto, a causa dell'insistenza di una donna vedova, cambia comportamento e le presta attenzione, sicuramente Dio fa attenzione "ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui". Quest'ultima sottolineatura sembra alludere ad una situazione di sofferenza continua in cui versano i credenti, fino al punto da dover chiedere a Dio, gridando, il suo aiuto risolutivo. La sofferenza e le prove, che scaturiscono proprio dall'essere credenti, sono una realtà nella vita. Il racconto accentua però l'attenzione di Dio nei confronti dei suoi eletti e sottolinea la giustizia divina, che è applicata "prontamente", cioè con tempestività. Diventa questo un grande messaggio di speranza per i credenti i quali devono sempre aver presente di non essere mai tentati oltre le proprie forze. L'ultima domanda di Gesù è estremamente provocatoria e mette a nudo la questione di fondo: "ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". Nella storia dei singoli cristiani e delle comunità non è mai in discussione la fedeltà di Dio. Il suo intervento è sempre sicuro nei confronti degli eletti. È la fede degli uomini che è incerta, inadeguata, traballante ed instabile. Dio è fedele, ma l'uomo riuscirà a mantenere la fede?
Di fronte alle prove e alle difficoltà della vita, spesso il credente ha la sensazione di essere abbandonato da Dio. Questo non accade mai, perché Dio è fedele. La preghiera perseverante ed assidua permette di sperimentare la fedeltà di Dio, di presentare a lui le necessità personali e comunitarie ed impedisce alla fede di affievolirsi o di venir meno.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl tema di fondo delle letture è la costanza nella preghiera, in particolare nei momenti in cui la prova si prolunga. Nella prima lettura, attraverso il racconto dell'Esodo, si sottolinea che la preghiera deve acquisire sempre più la dimensione comunitaria. La vittoria di Israele su Amalek è il risultato della preghiera di tutti i fratelli, rappresentati da Mosé, Aronne e Cur. Se nel vangelo la preghiera è indicata come via indispensabile ad ogni credente per giungere a sperimentare la fedeltà di Dio e per poter perseverare nella fede, ora la prospettiva si allarga ed emerge una solidarietà necessaria tra fratelli nel cammino di fede. Tale solidarietà si esprime nel sentirsi coinvolti vitalmente dalle prove sperimentate dai fratelli e nel chiedere con loro, attraverso la preghiera, aiuto, conforto, sostegno e liberazione. Paolo lo afferma con autorevolezza scrivendo a Timoteo. Il ministero della Parola deve insistere "in ogni occasione opportuna e non opportuna", affinché tutti conoscano la Scrittura, da essa siano formati, "perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona". Nella liturgia della Parola odierna l'opera buona si concretizza nella preghiera assidua e perseverante, vissuta con speranza.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 9 ottobre 2022, XXVIII Domenica T. O. - Anno C
Riconoscenti per la salvezza ricevuta2 Re 5, 14-17 . Salmo 97 . 2 Timoteo 2, 8-13 . Luca 17, 11-19
LetturaLa pericope odierna, richiamando esplicitamente il viaggio di Gesù verso Gerusalemme, da una parte prosegue gli insegnamenti dati precedentemente, ed in particolare quello sulla fede, dall'altra forse segna una nuova tappa del cammino verso la città santa.
Lc 17, 11-1911Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. 12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza 13e dissero ad alta voce: "Gesù, maestro, abbi pietà di noi!". 14Appena li vide, Gesù disse loro: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono purificati. 15Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, 16e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. 17Ma Gesù osservò: "Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". 19E gli disse: "Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!".CommentoIl brano inizia con una nota di carattere geografico: "Gesù attraversava la Samaria e la Galilea". Probabilmente Luca non vuole qui descrivere l'itinerario preciso percorso da Gesù per arrivare a Gerusalemme (esso sarebbe stato Galilea, Samaria e Giudea), ma è interessato a sottolineare che si é ancora fuori dalla regione della Giudea, dove sorge Gerusalemme e dove le leggi di purità sono portate alle estreme conseguenze; egli vuole anche indicare che in queste regioni il popolo è composto da ebrei - galilei e da samaritani. In un villaggio non identificato, dieci lebbrosi, stando a distanza regolamentare come prescrive la normativa civile e religiosa (cfr. Levitico 13, 45), alzano la voce e chiedono aiuto: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Essi non solo riconoscono in lui la guida autorevole, ma vedono realizzarsi anche in Gesù l'opera misericordiosa di Dio verso l'umanità bisognosa. Alla loro vista Gesù ordina, sempre da lontano, di andare a presentarsi ai sacerdoti. Il sacerdote aveva nella comunità ebraica antica anche il compito, dopo aver esaminato il caso, di dichiarare impuro il lebbroso, e quindi escluso da ogni forma di vita sociale, ed il dovere di dichiararlo puro, dopo la eventuale guarigione, reintegrandolo così nella comunità civile e religiosa. Mandandoli dai sacerdoti, prima di essere stati guariti, Gesù richiede a loro conferma ulteriore della fede che avevano espresso nella invocazione iniziale. Il testo, molto sobriamente, dice che "mentre essi andavano, furono purificati". È evidente l'insegnamento che viene dato: l'obbedienza alle parole di Gesù ottiene l'esaudimento delle richieste dei lebbrosi; così chiunque invoca l'aiuto del Signore sarà esaudito se ascolta le sue parole. A questo punto il racconto segna una svolta, uno dei lebbrosi, scoprendosi guarito, si ferma, torna indietro, loda "Dio a gran voce" e si getta ai piedi di Gesù per ringraziarlo. L'uomo sanato riconosce l'opera potente di Dio in quanto gli è capitato per mezzo di Gesù. A Dio, che si lascia incontrare in Gesù, il credente deve continuamente la lode ed il rendimento di grazie. L'evangelista annota rapidamente: "era un samaritano". Colui che era ritenuto comunemente un pagano ed uno straniero diventa modello di comportamento umano e religioso più dei nove ebrei (presumibilmente) che invece non sono tornati. Le parole conclusive di Gesù, rivolte al samaritano, non solo ratificano la fede presente nell'uomo che, obbedendo alle parole di Gesù trova la salvezza e loda e ringrazia Dio per i doni ricevuti, ma lo mandano ad essere testimone della salvezza avuta: "alzati e va; la tua fede ti ha salvato".
L'esecuzione con fiducia dei comandi dati dal Signore rafforza la fede, dona la salvezza e permette di lodare e ringraziare autenticamente Dio. La parola del Signore accolta nella fede dà anche la forza e le motivazioni necessarie per annunciare in modo significativo il vangelo. Solo così tutti possono essere missionari, dove la Provvidenza li ha posti a vivere la manciata di anni della propria storia personale.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURENella prima lettura, tratta dal secondo Libro dei re, è presentato l'episodio di Naaman il Siro che, ammalato di lebbra, è guarito dal Signore. Anch'egli, straniero, ottiene la guarigione quando esegue i comandi che gli sono stati dati "dall'uomo di Dio": il profeta Eliseo. È interessante notare che Naaman giunge alla fede nel Dio di Israele e si impegna solennemente a lodare e a offrire sacrifici "solo al Signore". Questo atteggiamento di riconoscenza è presente anche nel brano evangelico assieme col tema della fede e dell'accoglienza obbediente della parola del Signore. La seconda lettura richiama la fedeltà di Dio anche se l'uomo credente è irriconoscente nei confronti della sua opera: "se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele". La fedeltà di Dio, arriva a noi per mezzo di Gesù Cristo e spinge i credenti, come Paolo, ad essere missionari e testimoni del vangelo fino all'estreme conseguenze: "a causa del vangelo io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata. Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù".
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 2 ottobre 2022, XXVII Domenica T. O. - Anno C
Discepoli pieni di fede nel SignoreAbacuc 1, 2-3.2,2-4 . Salmo 94 . 2 Timoteo 1, 6-8.13-14 . Luca 17, 5-10
LetturaDopo gli insegnamenti del capitolo precedente, prima di riprendere il tema del viaggio verso Gerusalemme, Luca raccoglie una serie di istruzioni di Gesù su alcuni temi basilari della vita cristiana. Il testo liturgico tralascia la questione dello scandalo (Lc 17, 1-3a) e la necessità di perdonare sempre al fratelli (Lc 17, 3b-4) per soffermarsi sul tema della fede.
Lc 17, 5-105Gli apostoli dissero al Signore: 6"Accresci in noi la fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "Sràdicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe.7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: "Vieni subito e mettiti a tavola"? 8Non gli dirà piuttosto: "Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu"? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"".CommentoIl brano si apre con una invocazione degli apostoli che chiedono al Signore: "accresci la nostra fede!". Le proposte radicali indicate da Gesù, non sempre realizzabili nella vita, e le difficoltà incontrate nella proclamazione del vangelo nel suo nome, spingono gli apostoli a chiedere un aiuto straordinario al Signore. Essi si sentono inadeguati alla vocazione ricevuta ed incapaci di attuare le consegne a loro affidate da Gesù in quanto non vedono risultati concreti sui diversi fronti del loro impegno. Da qui allora la conclusione che la loro fede è poca. Gesù risponde alla domanda degli apostoli prima citando un detto sapienziale e poi raccontando una parabola. Attraverso il detto sulla fede grande come un granello di senapa, Gesù sposta la questione dalla quantità alla qualità della fede. Questa è un atteggiamento di fondo nella vita dell'uomo, difficilmente misurabile o quantificabile, ma quando è presente produce sicuramente risultati impensati e grandi, che però spesso non sono verificabili dal soggetto. Per tale ragione allora Gesù racconta la parabola. Questa presenta la figura del servo (da intendersi come schiavo), che non ha contratti sindacali a suo vantaggio. Egli dipende completamente dal padrone e dalla sua volontà, non ha possibilità di rivendicare alcun diritto e non può organizzare il lavoro come a lui piace. Il padrone, da parte sua, non ha alcun obbligo verso il servo. Gesù infine applica direttamente la parabola agli apostoli: "così anche voi...". I discepoli, resi da Gesù anche apostoli (mandati ad annunciare il vangelo), sia nel loro cammino vocazionale di sequela del Signore sia nel loro servizio ecclesiale, hanno il compito primario di fare "tutto quello che è stato ordinato" loro. Tutto ciò è irrealizzabile senza l'atteggiamento fondamentale di vera fede che sposta l'attenzione da sé per porre la piena fiducia nel Signore che parla. In questo senso i discepoli ed evangelizzatori sono invitati a ritenersi dei "servi inutili". Essi sono tali non perché insignificanti o senza peso, ma perché a loro non spetta conoscere né il progetto complessivo nel quale lavorano, né i risultati della loro opera. Tutto questo è del Signore, da lui conosciuto e da lui gestito, così come a lui è da affidare la fatica insita nel cammino tracciato per tutti i suoi discepoli.
La fede non può mai essere misurata sui presunti risultati ottenuti o quantificati. Essa è l'atteggiamento fondamentale col quale si accolgono con libertà gli insegnamenti del Signore e si attuano nella vita. Camminando con piena fiducia in lui, al di là dei successi o dei fallimenti o della verificabilità dei risultati, e senza diritti o privilegi da rivendicare, il Signore ci rende collaboratori preziosi della salvezza e partecipi delle grandi opere che Dio realizza per il bene dell'umanità.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREAnche la prima lettura si chiude richiamando la fede. Si legge infatti che chi non ha l'animo retto soccomberà nelle prove, "mentre il giusto vivrà per la sua fede". Il profeta, all'inizio del suo libro, registra una situazione di sofferenza in cui versa il popolo a causa di rapina, violenza, liti e contese, e una certa indifferenza del Signore davanti a tutto ciò. Al profeta il Signore risponde che il male avrà un termine e questo sarà non secondo i desideri o i progetti degli uomini, ma secondo il volere di Dio. Così è necessario sempre più entrare nella logica dei tempi di Dio, dell'attesa fiduciosa "perché certo verrà e non tarderà". A quanto già detto, commentando il vangelo secondo Luca, si può aggiungere che la fede diventa anche certezza della salvezza realizzata per tutti. La lettera di Paolo si collega con le altre due letture. L'apostolo invita Timoteo a ravvivare, di fronte alle difficoltà, "il dono di Dio che è in lui per l'imposizione delle mani". Gli rammenta pure di aver ricevuto non uno spirito di timidezza, ma di forza e di saggezza per essere capace di testimoniare con coraggio il Signore. La sofferenza per il vangelo, a cui allude Paolo, è sicuramente la prova data dalle incomprensioni o dalle difficoltà esteriori, ma è anche l'incapacità del discepolo di realizzare appieno i comandi del Signore. Anche Paolo, come Gesù nel vangelo, invita a trovare il proprio equilibrio prendendo "come modello le sacre parole" udite da lui e custodendo "il buon deposito", "con l'aiuto dello Spirito Santo", cioè restando fedeli agli insegnamenti che vengono dal Signore.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 25 settembre 2022, XXVI Domenica T. O. - Anno C
Le Sante Scritture cambiano la vitaAmos 6, 1a.4-7 . Salmo 145 . 1 Timoteo 6, 11-16 . Luca 16, 19-31
LetturaQuanto Gesù dice ai suoi discepoli è udito anche dai farisei, che pure lo seguono, ma con intenti diversi. Per collocare adeguatamente il brano di oggi è necessario leggere Lc 16, 14: "I farisei che erano attaccati al denaro (letteralmente: amanti del denaro) ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui". Gesù dopo aver pronunciato alcuni detti sulla legge, propone la nostra parabola come risposta agli atteggiamenti dei farisei e di tutti coloro che si comportano alla loro stregua.
Lc 16, 19-3119C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma". 25Ma Abramo rispose: "Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi". 27E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". 29Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". 30E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". 31Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti""CommentoIl discorso di Gesù inizia con due scene tra loro contrapposte. La prima presenta la situazione terrena dell'"uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente", e del "povero, di nome Lazzaro... bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco". La seconda descrive la loro situazione dopo la morte. Lazzaro è "portato dagli angeli accanto ad Abramo", mentre del ricco si dice soltanto che "fu sepolto". Confrontando le due scene emergono già delle indicazioni importanti. La situazione terrena, consolidata ed avvallata da qualsivoglia tradizione, non è detto che rispecchi realmente il progetto di Dio, per cui occorre sempre valutarla con discernimento e confrontarla col dettame evangelico; i ricchi ingiusti e crapuloni davanti a Dio non hanno identità alcuna, mentre i poveri hanno per Dio sempre un nome e sono destinatari, in modo personale, del suo amore. Il racconto continua con una descrizione singolare dell'oltretomba e con un dialogo tra il ricco, che sta all'inferno, ed Abramo. Al ricco che grida, perché Abramo abbia pietà della sua situazione e mandi Lazzaro a lenire le sue sofferenze, viene risposto dapprima che lui in vita ha già avuto i suoi beni, mentre Lazzaro ha sperimentato i suoi mali, e poi in modo categorico è ribadito che tra loro esiste "un grande abisso" e non è più possibile alcuna comunicazione. Infatti la situazione dopo la morte, preparata e creata dagli uomini quando sono in vita attraverso le loro scelte, è definitiva ed irreversibile. Vista sfumare la possibilità di essere aiutato da Abramo, l'uomo ricco chiede che Lazzaro sia almeno mandato dai suoi cinque fratelli, "li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in quel luogo di tormenti", a causa della loro esistenza condotta senza amore e solidarietà verso i poveri. Anche a questa domanda Abramo risponde negativamente, perché in vita i fratelli hanno già dei riferimenti e dei richiami sufficienti nelle Sacre Scritture ("Mosé ed i Profeti"), capaci di innescare il cammino di conversione. Le Scritture, se accolte in tutto il loro spessore, sono un dono lasciato da Dio all'uomo capace di farlo ritornare a lui, di rivelargli il suo immenso amore e di guidarlo alla vera solidarietà col prossimo. Il ricco dall'inferno insiste nuovamente perché uno dai morti vada ad invitare i suoi familiari al ravvedimento. Abramo risponde che la risurrezione di uno dai morti non sostituisce la forza intrinseca nelle Scritture. Sembra anche di poter intravedere, contenuto nell'ultima parte del testo, che la resurrezione di Cristo non può essere capita, riconosciuta ed accolta se non ci si lascia convertire e plasmare dalla forza delle Scritture Sante. Non è lo straordinario che cambia la vita e la modella evangelicamente, ma la compagnia feriale con Gesù che ci educa pazientemente con la sua parola.
La felicità eterna non é data dai beni materiali. Essa si costruisce giorno per giorno attraverso le scelte compiute in coerenza con la vocazione ricevuta di amare generosamente Dio ed il prossimo. Questo cammino è percorribile attraverso la guida sistematica delle Sante Scritture. Esse non solo cambiano gradualmente la nostra vita e la modellano, ma permettono anche di realizzare un incontro vero ed autentico col Cristo Risorto.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURENella prima lettura il profeta Amos contesta gli "spensierati di Sion", cioè la gente del regno del sud, e anche quella del regno del nord ("quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria") perché adagiati nel loro benessere, non vedono "la rovina di Giuseppe", cioè le sacche di miseria presenti in mezzo al popolo, e di essa si disinteressano. Tale situazione degenererà fino a giungere alla deportazione. É la stessa situazione presentata nella parabola di Gesù attraverso l'uomo ricco ed il povero Lazzaro. Anche Paolo come Gesù, scrivendo a Timoteo, sottolinea la necessità di restare fedeli alle Scritture per "raggiungere la vita eterna". Egli scrive: "ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento". Tale fedeltà costruisce l'uomo di Dio e permette di tendere "alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza". Solo così il cristiano può combattere realmente "la buona battaglia della fede".
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 18 settembre 2022, XXV Domenica T. O. - Anno C
Discepoli scaltri e creativiAmos 8, 4-7 . Salmo 112 . 1 Timoteo 2, 1-8 . Luca 16, 1-13
LetturaContinua idealmente il viaggio di Gesù verso Gerusalemme iniziato da Lc 9,51. Egli persevera nell'istruire i suoi discepoli che lo stanno seguendo. Nel capitolo precedente la questione dominante era il rapporto con i peccatori. Con la pericope odierna Gesù inizia ad aprire gli occhi ai suoi sui problemi che si presentano in relazione alla proprietà e ai beni materiali.
Lc 16, 1-131Diceva anche ai discepoli: "Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: "Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare". 3L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua". 5Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi al mio padrone?". 6Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". 7Poi disse a un altro: "Tu quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta". 8Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 9Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.10Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza".CommentoIl testo si compone di due parti: la parabola dell'amministratore disonesto (16, 1-8a) e le sue diverse applicazioni fatte da Gesù (16, 8b-13). La parabola con cui si apre il brano è complessa e difficile e chiede al lettore un impegno particolare di comprensione. Nel racconto parabolico possiamo distinguere due parti, entrambi formate da tre scene. La prima parte (16, 1-3) ha all'inizio la presentazione dei due personaggi ("c'era un uomo ricco che aveva un amministratore") e la constatazione dell'accusa di sperperare gli averi rivolta all'amministratore. Nella seconda scena il padrone decide che l'accusato renda conto del suo operato prima di essere licenziato ("non puoi più essere amministratore"). La terza scena presenta le riflessioni dell'amministratore ed i suoi progetti futuri per uscire con delle prospettive da quella situazione che ormai sta precipitando ("so io cosa fare perché... ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua"). La seconda parte della parabola presenta prima due comportamenti concreti assunti dall'amministratore nei confronti dei debitori del padrone (sconta ad un debitore la metà dei barili di olio che doveva al padrone e ad un altro stralcia venti misure di grano sulle cento che doveva dare) e poi il comportamento sorprendente del padrone. Egli elogia l'amministratore perché agendo con scaltrezza, questa volta lo ha proprio imbrogliato per raggiungere i suoi scopi. Anche se restano aperti tanti interrogativi sulla sorte dell'amministratore, la conclusione della parabola è veramente paradossale: l'amministratore è elogiato proprio per il suo comportamento disonesto. Nella lode del padrone si ha la prima interpretazione della parabola. L'amministratore non viene indicato come modello nel suo comportamento disonesto verso il padrone, ma per la scaltrezza con cui gestisce la situazione e per la capacità di saltarcene fuori. Seguono nel brano le altre applicazioni della parabola fatte da Gesù. Il contrasto tra figli di questo mondo e figli della luce, mette in evidenza la situazione discepoli che rischiano spesso di essere incapaci di prendere decisioni giuste e risolutive nella situazione presente. Il corretto discernimento è sempre correlato ad interventi adeguati capaci di risolvere le situazioni che non sono evangeliche. Le altre indicazioni riguardano il rapporto del discepolo con le ricchezze materiali. Queste devono servire per creare relazioni interpersonali positive e sono un banco di prova da cui emerge la fedeltà o l'infedeltà di un individuo. Chi non sa gestire adeguatamente, con scelte evangeliche, il suo rapporto con le ricchezze, non sarà nemmeno capace di accogliere e di amministrare i doni della salvezza. Infine Gesù mette in guardia i suoi sottolineando l'impossibilità di servire contemporaneamente due padroni: Dio e mammona (le ricchezze).
Conclusione. Il discepolo che segue Gesù é invitato a vivere nella storia con scaltrezza e creatività. Queste attitudini risultano indispensabili per prendere decisioni adeguate nella vita e soprattutto per avere un rapporto corretto con i beni materiali.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa prospettiva di fondo in cui collocare le letture odierne è quella indicata da Paolo nella seconda lettura: "Dio... vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità". Per raggiungere tale obiettivo i discepoli sono invitati a seguire Cristo Gesù, "che ha dato se stesso in riscatto per tutti". La sequela comporta l'attuazione degli insegnamenti dati da Gesù e che quest'oggi, come si legge nel vangelo, si focalizzano sull'uso adeguato e corretto delle ricchezze. Chi, a causa dei beni materiali, come dice il profeta Amos nella prima lettura, imbroglia il prossimo o lo sfrutta ignominiosamente, non potrà sfuggire al giudizio di Dio. Per questo allora il cristiano è invitato da Paolo a pregare incessantemente, perché la sua vita sia sempre in sintonia col vangelo e la sua testimonianza sia vera e credibile.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)