LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 10 luglio 2022, XV Domenica T. O. - Anno C
É prossimo chiunque ha bisognoDeuteronomio 30, 10-14 . Salmo 18 . Colossesi 1, 15-20 . Luca 10, 25-37
LetturaDopo aver inviato i Settantadue in missione, con degli obiettivi e delle strumentazioni ben determinate, Gesù loda il Padre perché il mistero della redenzione e della salvezza procedono nella storia dell'umanità non secondo sapienza ed intelligenza umane, ma con sapienza divina. Questa consiste nella rivelazione che Dio fa di sé a coloro che, anche se ignoranti, sono disponibili a camminare con lui. La pericope odierna aiuta a capire come si deve vivere per essere degni della rivelazione divina.
Lc 10, 25-3725Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: "Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?". 26Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?". 27Costui rispose: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso". 28Gli disse: "Hai risposto bene; fa' questo e vivrai".29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è mio prossimo?". 30Gesù riprese: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: "Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno". 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?". 37Quello rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va' e anche tu fa' così".CommentoIl racconto inizia presentando l'intervento di un dottore della legge, il quale chiede a Gesù che cosa deve fare "per ereditare la vita eterna". Il testo dice anche che la domanda tende a "mettere alla prova Gesù". Egli non risponde e richiede al suo interlocutore di risolvere lui stesso il quesito posto, in base a quanto conosceva della legge. Il dottore della legge cita a questo punto il doppio comandamento dell'amore: "Amerai il Signore Dio tuo... e il prossimo tuo come te stesso". Il duplice comandamento è considerato da Gesù come un riassunto dell'antica legge, per questo se uno lo mette in pratica ha la vita. Emerge però tra le righe, tenendo conto anche di altri passi lucani, che il doppio comandamento non è qualcosa di caratteristico di Gesù. Egli infatti ha insegnato l'amore che deve arrivare fino all'estrema conseguenza di accogliere anche il nemico. Da un'altra domanda posta a Gesù dal dottore, il quale voleva giustificarsi perché non aveva messo in pratica la legge, emerge l'interesse particolare dell'evangelista Luca, che vuole determinare chi sia il prossimo. Secondo il doppio precetto dell'amore, prossimo è il connazionale che appartiene allo stesso popolo di Dio e che va amato come se stesso. La risposta di Gesù sulla questione del prossimo va oltre la tradizione religiosa ebraica e dà una sua indicazione specifica. La parabola di Gesù presenta un uomo che, tornando dal tempio di Gerusalemme, viene aggredito dai briganti. Per la stessa strada passano anche due connazionali, prossimi per eccellenza: un sacerdote ed un levita. Costoro, pur vedendo lo sfortunato pellegrino, passano oltre perché le leggi di purità impediscono loro di avvicinarsi ad un ferito. Il samaritano, straniero e a volte ostile agli ebrei (poco prima i samaritani avevano rifiutato l'ingresso di Gesù in un loro villaggio proprio perché era ebreo), ha compassione dello sventurato e lo soccorre con grande generosità. L'ultima domanda di Gesù e la risposta data dal dottore della legge fanno capire chi è il prossimo per Gesù. Prossimo è colui che è nella necessità e nei confronti del quale si prova compassione nel senso di partecipazione piena alla sua situazione. Anche Gesù, davanti all'uomo bisognoso, prova sempre compassione. Infine la pericope liturgica si chiude con le parole di Gesù che invitano a passare rapidamente alla fase operativa: "va e anche tu fa lo stesso".
Conclusione. Gesù invita con una parabola a completare l'idea di amore per il prossimo presente nei suoi interlocutori. Poiché prossimo per Gesù non sono soltanto i connazionali ma tutte le persone che sono nel bisogno, anche gli stranieri e gli avversari, l'amore evangelico per il prossimo è quello che viene offerto indistintamente a tutti. La compassione o solidarietà per chi versa nella necessità non chiede ai cristiani soltanto delle disquisizioni accademiche, ma invita ad acquisire celermente una prassi adeguata.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl testo del Deuteronomio, della prima lettura, invita ad obbedire alla voce del Signore, Dio d'Israele. Chi mette in pratica la legge approda necessariamente alla conversione di tutto se stesso al Signore Dio. Il comando dato dal Signore interseca l'esistenza del pio israelita al punto tale da essere nella sua bocca e nel suo cuore, perché egli lo metta in pratica. Gesù, nel vangelo, chiede ai suoi discepoli di superare la legge dell'amore al prossimo, inteso come connazionale, per essere disponibili ad amare tutti coloro che sono nella necessità. Questa situazione fa le persone prossimi e suscita solidarietà autentica. É Gesù Cristo, dice Paolo, "immagine del Dio invisibile e generato prima di ogni creatura", il fondamento di ogni comunione. Le diversità tra gli individui esistono ed i conflitti spesso sono inevitabili. Soltanto per mezzo di Gesù Cristo si può sperimentare di far parte dello stesso corpo pur nella diversità, si arriva alla riconciliazione vera anche se con posizioni o vedute diverse, si è capaci di solidarietà e di amore generoso per tutti.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 3 luglio 2022, XIV Domenica T. O. - Anno C
Tutti i discepoli sono degli evangelizzatoriIsaia 66, 10-14 . Salmo 65 . Galati 6, 14-18 . Luca 10, 1-12.17-20
LetturaAll'inizio del viaggio di Gesù verso Gerusalemme, Luca, unico tra gli evangelisti, inserisce il racconto di invio in missione dei Settantadue discepoli. Occorre premettere che in 9, 1-6 il testo ha già presentato Gesù che associa alla sua missione i dodici. Essi, mandati dal maestro e da lui assistiti, anticipano un'esperienza che li qualificherà dopo la Pasqua. Vediamo ora da vicino il testo di Luca.
Lc 10, 1-12.17-201Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: "La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio". 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11"Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino". 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città...17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome". 18Egli disse loro: "Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli".CommentoIl racconto inizia presentando Gesù che solennemente sceglie e manda Settantadue discepoli. Chi sono questi Settantadue? e perché un nuovo invio? Si è pensato che l'invio dei Settantadue sia una prefigurazione della missione universale a tutte le genti, mentre l'invio dei Dodici, presentato precedentemente (Lc 9,1-6), rappresenterebbe l'incarico per la missione verso Israele. Sicuramente il numero dei Dodici rimanda a quello delle dodici tribù e quello dei Settantadue ricorda i settanta anziani che, con Nadab ed Abiu, sono presenti accanto a Mosé nel momento della fondazione del popolo d'Israele (Es 24,1.9). Di conseguenza, allora, i settantadue inviati da Gesù, come i dodici, sono mandati anch'essi a Israele, il quale è, durante il viaggio, oggetto particolare dell'attenzione del maestro. Infine la nuova missione sottolinea che tutti i discepoli devono sentirsi degli evangelizzatori. Li manda "a due a due" perché così possono facilmente difendersi da eventuali pericoli e soprattutto le loro parole hanno un valore più decisivo, in quanto convalidate dalla testimonianza dell'altro discepolo. Il loro compito sarà di preparare la venuta del Signore, cioè del regno di Dio. Ma come va realizzato tutto questo? Prima di affidare ad essi le adeguate istruzioni per la missione Gesù fa due considerazioni preliminari: gli operai sono pochi, rispetto alla messe abbondante, e gli inviati si presentano come agnelli in mezzo ai lupi. Il numero degli evangelizzatori è sempre esiguo rispetto alla moltitudine dei destinatari a cui sono mandati. Tale coscienza li fa crescere in un atteggiamento di umiltà e di dipendenza dal maestro. Infatti continuamente devono chiedere che il Signore mandi altri evangelizzatori. Essi vanno anche inadeguati, rispetto al compito da svolgere e sono disorientati ed impauriti come agnelli tra i lupi. Anche ciò li porta a confidare non nei propri mezzi o possibilità, ma nella potenza del Signore. Le istruzioni per il viaggio date da Gesù sono conseguenti alle premesse fatte. All'evangelizzatore è vietato portare l'equipaggiamento per il viaggio (borsa, bisaccia e sandali) e per la strada non deve fermarsi a salutare nessuno. Queste prime indicazioni sottolineano la completa dipendenza del missionario cristiano non dai mezzi, ma dalla missione stessa e dal Signore, e l'urgenza dell'annuncio del Regno, per il quale nulla deve distrarre. L'ingresso in una casa o in una città, deve avvenire con estrema semplicità e naturalezza: si mangi, si predichi, si guarisca senza sfruttare la situazione. Quando non si è accolti, il comportamento sia ugualmente naturale e semplice: senza irrigidirsi ci si allontani da quei luoghi denunciando la gravità della loro scelta. Il gesto di scuotere la polvere dai calzari richiama quello dell'israelita che, di ritorno da terre pagane, si purifica prima di rimettere piede sulla terra santa. Quando i Settantadue ritornano dalla missione, la gioia che li caratterizza è il segno che le indicazioni ricevute da Gesù hanno funzionato. Infine la missione di Gesù e quella degli evangelizzatori è finalizzata all'annientamento definitivo di satana, affinché i nomi di tutti siano scritti nei cieli. Chi partecipa alla missione dell'evangelizzazione, non deve temere perché nulla lo danneggerà.
Tutti i discepoli di Gesù sono invitati ad essere degli evangelizzatori. La loro forza non sta nei mezzi materiali ma in una fiducia incondizionata nel maestro. Chi con umiltà si colloca in tale dinamica sperimenta la gioia e l'efficacia della missione evangelizzatrice, non subisce danni e contribuisce efficacemente alla salvezza di tutti.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa missione di evangelizzare gli uomini è presente con diverse prospettive nelle letture di questa domenica. Gesù manda i discepoli ad evangelizzare e tale esperienza è parte costitutiva dell'identità del cristiano. Paolo, nella seconda lettura, sottolinea che la radice, il fondamento, la vitalità dell'annuncio sta "nella croce del Signore nostro Gesù Cristo". É la croce che fa nuove creature, che trasforma il mondo, che rende liberi dalle tradizioni. La croce abbracciata dall'evangelizzatore produce le stigmate, cioè i segni fisici riscontrabili come conseguenza delle difficoltà e delle fatiche vissute nella missione. La prima lettura indica l'atteggiamento con cui va vissuta l'evangelizzazione. Come una madre, occorre offrire a tutti la ricchezza dei doni ricevuti affinché si delizino di tale abbondanza. É necessario investire senza misura nell'annuncio e tale opera dovrebbe essere come un fiume che scorre copioso di acque. Dio infatti si è comportato così e la sua mano sarà con i suoi servi che seminano con abbondanza.
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Goito 26 giugno 2022, XIII Domenica T. O. - Anno C
La vocazione va realizzata con decisione1Re 19,16b.19-21 . Salmo 15 . Galati 5, 1.13-18 . Luca 9, 51-62
LetturaCon Lc 9,51 inizia la parte centrale della narrazione lucana, chiamata la sezione del viaggio verso Gerusalemme. L'evangelista presenta così Gesù che, in modo deciso, va verso il compimento della sua missione. Durante questo itinerario egli è impegnato particolarmente ad istruire i suoi ascoltatori e tra questi occupano un posto privilegiato i discepoli.
Lc 9,51-6251Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l'ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?". 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio. 57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada". 58E Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". 59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre". 60Gli replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio". 61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia". 62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio".CommentoIl brano si apre richiamando la prospettiva del compimento: "mentre stavano compiendosi i giorni...". Per Gesù sta compiendosi la vicenda storica, che è indicata nel testo con l'espressione "sarebbe stato elevato in alto". Il significato del termine greco è proprio nella linea di "assunzione". Gesù allora sta portando a compimento la sua vicenda storica, la quale però si prolunga, attraverso il mistero pasquale, culminando nella risurrezione e nell'ascensione in cielo presso il Padre. Egli parte con un atteggiamento molto determinato che è descritto dalla espressione: "egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme". Ancora una volta la traduzione liturgica, usando l'espressione "prese la ferma decisione", riduce la plasticità ed il significato del termine originale; esso è da rendere invece con: "rese dura la sua faccia". Gesù, intravedendo il compimento della sua missione, che si sarebbe realizzata a Gerusalemme, secondo le modalità dette precedentemente, intraprende il suo viaggio con l'atteggiamento indicato da Isaia: facendo dura la sua faccia come pietra (Is 50,7). Il primo episodio raccontato è il rifiuto di Gesù da parte di un villaggio di samaritani. Costoro sono considerati degli stranieri e, quando sanno che Gesù è diretto verso Gerusalemme, gli impediscono di passare dal loro territorio. Come a Nazaret, Gesù viene rifiutato dai suoi concittadini, così ora non è accolto anche dagli stranieri. Ma la reazione di Gesù non è di rinuncia e, come a Nazaret, insiste nuovamente sulla sua missione, avviandosi "verso un altro villaggio". Colpisce la reazione di Giacomo e Giovanni. Essi suggeriscono a Gesù un atteggiamento che evoca quello di Elia (2Re 1,2-17). Il rimprovero di Gesù, mentre sta camminando precedendoli, sottolinea l'inadeguatezza del loro intervento e la diversità dei suoi atteggiamenti rispetto a quelli assunti dagli antichi profeti. Il racconto continua presentando situazioni di vocazione e detti di Gesù sul discepolato. Chi segue Gesù "non ha dove posare il capo", cioè incontra sicuramente difficoltà e procede senza sicurezze materiali. Ai discepoli è anche chiesto di porre all'apice di tutto la necessità e l'urgenza dell'annuncio del regno di Dio. Questo prevale su tutto, anche sulle necessità derivanti dai rapporti affettivi e sulle regole di carattere religioso.
Gesù, sostenuto dalla tradizione biblica, va risoluto verso Gerusalemme, dove si compie per lui la missione nella passione, morte, resurrezione e ascensione. Chi incontra Gesù, o lo segue o lo rifiuta. Coloro che lo rifiutano per il momento non vengono giudicati né condannati, ma per chi lo segue si impone con urgenza la necessità di mettere in conto le prove e la mancanza di qualsiasi sicurezza, e di collocare il servizio al regno di Dio all'apice di tutto.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl tema del discepolato interseca le tre letture odierne. Gesù nel brano evangelico non solo diventa modello del discepolo, che tra le difficoltà procede deciso verso la meta della usa vocazione, ma da anche istruzioni per vivere adeguatamente il discepolato. Chi vive in questo modo sperimenta la libertà descritta da Paolo nel passo della lettera ai Galati. Tutti i cristiani sono chiamati a libertà. Questa si raggiunge nella misura in cui si cammina secondo lo Spirito, il quale porta a realizzare la vocazione di ciascuno. La ricerca di sicurezza, di protezione affettiva, di esoneri dalle prove, fanno parte dei desideri della carne e quindi sono da evitare. Questa è stata l'esperienza di Eliseo, come leggiamo nella prima lettura. Egli, chiamato ad essere profeta attraverso il gesto simbolico compiuto da Elia che gli getta addosso il suo mantello, lascia tutto e segue con decisione la sua vocazione.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 19 giugno 2022, Corpus Domini - Anno C
Eucaristia: il corpo ed il sangue di Cristo per tuttiGenesi 14, 18-20 . Salmo 109 . 1 Corinzi 11, 23-26 . Luca 9, 11b-17
LetturaI dodici, che fino a questo punto hanno accompagnato Gesù nel suo ministro, ora ricevono da lui il suo stesso potere e sono mandati a proclamare il Regno di Dio (9,1-6). Al ritorno dalla loro missione gli apostoli raccontano a Gesù tutto ciò che avevano fatto. Essendosi ritirati a Betzaida, sono subito raggiunti dalla folla, che Gesù accoglie, parlando del regno di Dio e sanando "quanti avevano bisogno di cure". Così siamo introdotti nel brano di questa domenica.
Lc 9, 11b-1710Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. 11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta". 13Gesù disse loro: "Voi stessi date loro da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente". 14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: "Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa". 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.CommentoIl racconto inizia presentando il giorno che declina ed i dodici indaffarati a convincere Gesù perché congedi la folla che deve cercarsi viveri ed alloggio nelle borgate vicine. L'iniziativa presa dai dodici risulta notevolmente ingenua, se confrontata col numero dei presenti: "circa cinquecento uomini". Nessuna località infatti avrebbe potuto ospitare tutta quella gente. La proposta diventa però emblematica della risposta che spesso è data dai dodici e dai discepoli ai bisogni concreti delle persone in cammino con Gesù. A questo punto il maestro interviene sconvolgendo le prospettive ed i progetti: "voi stessi date loro da mangiare". I discepoli più vicini a Gesù, restano sconcertati da queste parole, cercano di capirne il senso e balbettano in risposta qualche frase: "non abbiamo che cinque pani e due pesci" e "andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente". Evidentemente non avevano colto il significato specifico delle parole di Gesù e lui è quindi costretto a prendere direttamente l'iniziativa: "disse ai discepoli: «fateli sedere per gruppi di cinquanta circa»". I discepoli fanno eseguire le indicazioni date dal maestro. Il racconto è al suo culmine e Gesù, come ogni capofamiglia, compie quanto è prescritto prima del pasto: ringrazia Dio con la benedizione, spezza i pani ed i pesci e li distribuisce ai commensali. É evidente che il v. 16 non è soltanto la memoria di quanto Gesù attuò quella sera in Palestina, ma per la Chiesa esso anticipa e richiama la prassi liturgica della cena eucaristica. I gesti di Gesù, che prende il pane, alza lo sguardo al cielo, per esprimere la comunione col Padre, pronuncia la benedizione sui pani e sui pesci e spezza i doni, rimandano al contesto eucaristico. Ancora una volta Gesù coinvolge direttamente i discepoli. Dopo aver spezzato i pani "li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla". I temi della sazietà e dell'abbondanza, con i quali si chiude il racconto, sono segni dei tempi messianici e della realizzazione piena delle promesse divine.
Il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci si può leggere ad un triplice livello. Gesù interviene direttamente per soccorrere le necessità concrete delle folle, alle quali i discepoli non riuscirono a provvedere. Questo gesto del Signore è stato visto subito come prefigurazione dell'istituzione eucaristica e della sua celebrazione nella Chiesa. La Chiesa, quando celebra l'Eucaristia, invita i discepoli a rivivere la comunione con Gesù, a nutrirsi alla mensa della parola e del pane spezzato per trovare le energie che aiutino a continuare il cammino, ad essere attivi e protagonisti nei confronti dei problemi e delle necessità concrete della gente.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREL'Eucaristia collega le tre letture della solennità odierna. Nella prima lettura leggiamo l'episodio di Melchisedek. Egli, sacerdote del Dio altissimo, offre pane e vino benedicendo Abramo, perché ha vinto sui re d'oriente. L'offerta di pane e vino è sempre stata vista in relazione con l'Eucaristia neotestamentaria. Anche il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, compiuto da Gesù, è sempre stato letto in chiave eucaristica. Infine Paolo, nella lettera ai Corinzi, consegna l'antica formula celebrativa ricevuta dalla sua comunità. Il testo paolino sottolinea che il sacramento del corpo e del sangue è offerto da Gesù "nella notte in cui veniva tradito". L'Eucaristia è il dono per eccellenza lasciato dal Risorto ai suoi discepoli, ma è anche il sacramento che richiama la povertà di coloro che seguono il Signore e la crisi a cui il discepolato è soggetto nell'itinerario cristiano. Da qui ne consegue la necessità di una continua verifica e conversione dei singoli e delle comunità per partecipare degnamente all'Eucaristia. Il pane che mangiamo ed il calice che beviamo sono anche annuncio della Pasqua del Signore, "finché egli venga". Il corpo ed il sangue del Signore, di cui ci nutriamo, orientano e preparano decisamente all'incontro definitivo con lui.
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L'Adorazione Eucaristica nel giorno di giovedì è SOSPESA per tutto il periodo estivo.