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Lectio divina III Domenica di Avvento - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 12 dicembre 2021 – III Domenica di Avvento Anno C - Gaudete

Battezzati in Spirito Santo
Sofonia 3, 14-18a . Salmo: Isaia 12, 2-6 . Filippesi 4, 4-7 . Luca 3, 10-18

Lettura
Nel terzo capitolo di Luca si incontra la predicazione penitenziale del Battista (vv.7-9), dopo che era stato presentato ed era stata indicata la sua missione (vv.1-6). Segue il nostro brano: vv.10-17. La sezione si chiude con la notizia della incarcerazione di Giovanni Battista (vv.18-20).

Lc 3,10-18
10Le folle lo interrogavano: "Che cosa dobbiamo fare?". 11Rispondeva loro: "Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto". 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: "Maestro, che cosa dobbiamo fare?". 13Ed egli disse loro: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: "E noi, che cosa dobbiamo fare?". Rispose loro: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe".
15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile".
18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Commento
Il testo inizia presentando, sotto forma di domanda, le reazioni degli uditori della predicazione di Giovanni: "che cosa dobbiamo fare?". Le tre categorie di persone reagenti ("le folle", "i pubblicani" e "alcuni soldati") stanno ad indicare che idealmente tutti sono destinatari dell'insegnamento del Battista. Costui dà ai suoi interlocutori risposte diverse. Alle folle indica la condivisione dei beni: "chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha...". Ai pubblicani, che avevano in concessione la riscossione delle imposte romane, chiede di non approfittare della loro professione e di attenersi a quanto era stato stabilito: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". Ai soldati dice di non usare la violenza e la forza, accontentandosi del reddito legato al loro lavoro: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, accontentatevi delle vostre paghe". La conversione legata al battesimo, amministrato da Giovanni, è per tutti e, per essere vera, deve produrre frutti concreti da vedersi nelle diverse situazioni di vita. A questo punto la narrazione introduce la questione del Messia. Costui era atteso dal popolo ("il popolo era in attesa") e la figura di Giovanni, col suo ministero, faceva pensare e tutti si domandavano "se non fosse lui il Cristo", cioè l'unto e l'inviato di Dio. Egli fuga ogni equivoco dichiarando che "viene colui che è più forte di me", al quale "non sono degno di slegare i lacci dei sandali". Costui, quando giungerà, battezzerà non più con l'acqua, ma "in Spirito Santo e fuoco". La potenza dirompente dello Spirito è come un vento impetuoso che trasforma e cambia radicalmente la realtà della persona, eliminando, come fa il fuoco, tutte le impurità, le negatività e ciò che è inutile. Il ministero esercitato dal "più forte", sarà decisivo e definitivo. Chi incontra Gesù Cristo, prendendo posizione a suo favore o schierandosi contro di lui, ipoteca per sempre il suo futuro o per la salvezza o per la condanna eterna.

La predicazione del Battista porta alla conversione. Quando essa si realizza coinvolge sempre gli aspetti più concreti dell'esistenza. La predicazione e la conversione sono indispensabili per attendere ed incontrare autenticamente "il più forte" che viene. Costui completerà il battesimo di acqua con quello in Spirito Santo e fuoco, per rendere partecipi della salvezza di Dio coloro che a lui aderiscono.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Nella prima lettura, il profeta Sofonia proclama ad un popolo tentato dallo scoraggiamento e dalla tristezza: "Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente". La presenza di Dio produce di conseguenza gioia ("rallegrati... con tutto il cuore") e fiducia nel suo perdono ("ha revocato la tua condanna"), perché egli rinnova "col suo amore". Questa promessa profetica si realizza in Cristo preannunciato da Giovanni: "viene colui che é più forte di me... vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". La presenza del Signore, in mezzo al popolo che lo attende, chiede di produrre nella vita dei segni concreti di conversione, che testimonino la relazione con lui. Oltre alla gioia, auspicata da Sofonia, e alle indicazioni date da Giovanni Battista, sono importanti le istruzioni di Paolo presentate nella seconda lettura. L'apostolo, dopo aver invitato alla gioia, chiede ai cristiani di Filippi di rafforzare la loro affabilità, di non angustiarsi e di vivere nella pace. La pace di Dio ed il dono dello Spirito permetteranno la fedeltà in Cristo.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina II Domenica di Avvento C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 5 dicembre 2021– II Domenica di Avvento Anno C

Camminare con la Parola e con lo Spirito di Dio
Baruc 5, 1-9 . Salmo 125 . Filippesi 1, 4-6.8-11 . Luca 3, 1-6

Lettura
Dopo i primi due capitoli denominati "Vangelo dell'infanzia", l'evangelista Luca riserva all'inizio del terzo una sezione dedicata al Battista. I primi versetti riguardano la manifestazione di Giovanni e costituiscono la pericope evangelica odierna.

Lc 3,1-6
1Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri! 5Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate. 6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Commento
Il brano si apre con una accurata cronologia, strutturata dall'elenco minuzioso dei detentori del potere politico e delle guide spirituali del mondo ebraico del tempo. Tutta la solenne introduzione porta al v.2b: "la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria". In questo modo il Battista viene presentato profeta e solennemente investito da Dio per tale missione. Questa sarà esercitata in un contesto storico ben determinato, che anticipa la storicità di colui il quale verrà dopo: Gesù. Poi si parla del profeta in movimento per "tutta la regione del Giordano", dove predica "un battesimo di conversione per il perdono dei peccati". Qui Luca, con una frase estremamente sintetica ed incisiva, indica la dinamica della conversione. La potenza dell'annuncio porta sempre ad un segno concreto (in questo caso il battesimo penitenziale di Giovanni) che conferma la conversione in atto e l'accoglienza della remissione dei peccati per iniziativa di Dio. Infine il ministero di Giovanni è indicato da Luca come compimento e realizzazione della profezia di Isaia 40,3-5. L'evangelista, ampliando la citazione rispetto a Marco, riporta il testo isaiano fino a: "Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!". È evidente il marcato interesse di sottolineare l'universalità della salvezza. Questo tema ritornerà continuamente nel Vangelo e negli Atti. La salvezza però va preparata ed il deserto è il luogo ideale dove non solo appare Giovanni, ma anche dove il popolo può veramente diventare di Dio.

La venuta del Salvatore è storicamente sempre preparata da chi è guidato dalla Parola e dallo Spirito di Dio. In questo caso è Giovanni Battista colui che ha avuto il compito di preparare il popolo alla venuta del Figlio dell'uomo. Tutti gli uomini sono chiamati a questo incontro ed esso sarà decisivo se si cambia vita e se si pongono dei segni concreti che evidenzino la disponibilità ad accogliere il perdono di Dio. Chi accoglie la Parola ed il perdono di Dio diventa anche lui capace di fare incontrare le persone con Gesù Cristo.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Un tema forte delle letture della seconda domenica di avvento è la presenza di Dio nel cammino del suo popolo. Esso appare con forza nel testo di Baruc. Qui si parla di Dio che col suo intervento trasforma radicalmente la situazione vissuta da Israele: "Perché Dio condurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria". Infatti il popolo dall'esilio ritorna a Gerusalemme. Per questa ragione occorre deporre "la veste del lutto e dell'afflizione" e rivestirsi "dello splendore della gloria che viene da Dio per sempre". Anche nel testo di Isaia, citato in Luca, troviamo presentata l'azione della presenza di Dio: "Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio". È Dio che riconduce i deportati e costituisce il popolo che vedrà la sua salvezza. Nella lettera ai Filippesi la presenza di Dio è intesa come l'opera di Cristo presente in noi ("colui il quale ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento..."); egli rende capaci di frutti di giustizia: "ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottene per mezzo di Gesù Cristo". La nostra preparazione al giorno del Signore è veramente un'attesa dell'intervento di Dio. Essa non è infatti segnata primariamente dal nostro fare, ma dal lasciare che la presenza di Cristo in noi fruttifichi "a gloria e lode di Dio".

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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Lectio divina I Domenica di Avvento C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 28 novembre 2021– I Domenica di Avvento Anno C

Vigilare e pregare con speranza operosa
Geremia 33, 14-16 - Salmo 24 - 1Tessalonicesi 3, 12-4,2 - Luca 21, 25-28.34-36

Lettura
Il brano ci porta al discorso apocalittico di Gesù riportato dall'evangelista Luca. Ispirandosi al modello di Marco, il terzo evangelista ripropone l'attesa della venuta del Figlio dell'uomo. Egli però sottolinea pure che ogni tempo sta sotto il segno della fine e quindi occorre vivere sempre con attenzione e vigilanza perché non si conosce quando sarà il momento. In quest'ottica è da leggere il passo odierno.

Lc 21,25-28.34-36
25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina"...
34State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; 35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo".

Commento
Nel testo liturgico si distinguono facilmente tre parti: i segnali dell'approssimarsi della fine (vv. 25-26), l'annuncio della venuta del Figlio dell'uomo ed il suo significato positivo (vv. 27-28), l'esortazione accorata alla vigilanza (vv. 34-36). Non vengono ripresi la parabola del fico, la sua spiegazione ed i detti seguenti (vv. 29-33). I segnali, riguardanti la fine imminente, sono indicati con immagini tipiche del linguaggio apocalittico; il cosmo, il creato, i popoli e gli uomini saranno coinvolti in tale avvenimento. Il quadro della descrizione si presenta a prima vista inquietante e suscita angoscia, perché le cose sembrano peggiorare: "per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra". In realtà lo scenario terribile fin qui delineato non è fine a se stesso, ma di fatto introduce la visione del Figlio dell'uomo, che viene "su una nube con grande potenza e gloria". Questo avvenimento, quando si realizzerà, sarà non per la morte, ma per la salvezza: "risollevatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione (salvezza) è vicina". Da ultimo vengono indicati alcuni atteggiamenti fondamentali propri del tempo dell'attesa. Il cuore non deve appesantirsi a causa di "dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita". Occorre mantenere una certa agilità, data da un impegno interiore vigilante, che permetta di non essere travolti passivamente dal laccio che "si abbatterà sopra tutti...". Infine si presentano la veglia e la preghiera, vissute "in ogni momento", come esperienze indispensabili per non essere travolti da "tutto ciò che sta per accadere" e per stare dignitosamente "davanti al Figlio dell'uomo".

La narrazione della fine del cosmo, del creato e dell'uomo prepara la visione del Figlio dell'uomo che viene. Egli ritornerà per donare definitivamente la salvezza a tutti. A tale appuntamento occorre prepararsi con un continuo impegno di distacco dalle realtà materiali, di vigilanza operosa e di preghiera assidua.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
La parola di Dio di questa domenica è un invito pressante rivolto ai credenti perché la loro speranza non si spenga. Nella prima lettura, tratta dal profeta Geremia, abbiamo l'annuncio del germoglio di giustizia, che orienta l'avvento fin dall'inizio, come preparazione alla memoria della nascita di Gesù: "farò germogliare per Davide un germoglio giusto". È lui che eserciterà la giustizia ed il giudizio sulla terra e salverà Giuda: "In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla". Nella seconda lettura e nel vangelo vengono date delle esortazioni specifiche in vista della venuta del Figlio dell'uomo: "il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell'amore vicendevole e verso tutti... comportatevi in modo da piacere a Dio". Così l'avvento diventa il tempo della speranza nel quale consapevolmente si vive, con operosità concreta, l'attesa del ritorno del Signore. Lo Spirito Santo anima la speranza e spinge i credenti ad essere fedeli allo specifico della loro chiamata.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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ANNO LITURGICO C

Inizia con la prima domenica di Avvento il nuovo anno liturgico in cui viene letto il Vangelo di Luca.


Luca è l'autore sia del Vangelo che del Libro degli Atti degli Apostoli. È nato probabilmente ad Antiochia di Siria e successivamente si è trasferito nella regione di Efeso e Filippi. Efeso era una città importante dell'Asia Minore, famosa per il porto e con un intenso commercio, per la presenza di molte razze diverse e per il culto alla dea Artemide (At 19, 35). Filippi era un'antica colonia romana, con un distaccamento dell'esercito romano, localizzata sulla strada che collega la Grecia all'Asia Minore. Luca vive in questo contesto del mondo greco-romano, dominato dalla mentalità della cultura greca, dove la vita religiosa è organizzata d'accordo con il culto alle varie divinità, c'è poi una fusione tra divinità greche e romane. L'Impero romano ci guadagnava e favoriva tutte quelle religioni, aiutava anche nella costruzione di templi, a condizione che si limitassero a celebrare culti senza creargli dei problemi, sostenendo un conformismo e rassegnazione. Gesù invece stona con il suo agire: Lui si preoccupava dei corpi, soprattutto dei corpi sofferenti e feriti degli ammalati, degli emarginati ed esclusi, e questo nuovo modo di agire, risvegliava desideri e sogni di cambiamenti nella gente oppressa.
Luca proviene da una famiglia benestante e questo gli permette di realizzare molti viaggi e di dedicarsi allo studio e alla ricerca. Portato dal desiderio di rispondere ai desideri più profondi della vita, si dedica molto allo studio delle Sacre Scritture e viene attratto dalla bellezza e grandezza di Dio-YHWH, rivelato nelle Sacre Scritture.
Non essendo giudeo, e non abitando in Palestina, Luca non ha la fortuna di conoscere personalmente Gesù e nemmeno i primi apostoli. Inizia però a frequentare la sinagoga come proselita, così erano chiamati gli adoratori di Dio-YHWH, che però non erano giudei di nascita. Luca viene affascinato da un Dio consolatore, sublime e misericordioso, liberatore dei poveri, un Dio completamente diverso dalle divinità pagane; così si converte al Vangelo e diventa un seguace di Gesù. La sua conversione significa per lui una conversione radicale al mondo degli esclusi, perché Gesù e gli esclusi sono inseparabili.
Essendo un cristiano di seconda/terza generazione, ha la possibilità di conoscere alcuni discepoli dei primi apostoli e sente parlare molto di Paolo, l'infaticabile missionario del Vangelo di Gesù Cristo e fondatore di varie comunità. Luca nel Libro degli Atti mostra di avere scarsa dimestichezza con la teologia di Paolo e di non conoscerne le lettere, pare che la sua associazione con lui riguardasse solo un periodo iniziale, prima che Paolo sviluppasse in pieno la sua teologia e si impegnasse a scrivere importanti lettere alle sue comunità, e prima del "Concilio" di Gerusalemme.
È in un clima di condivisione dell'esperienza di fede e delle tradizioni su Gesù di Nazaret, che Luca si sente spinto dalla comunità a scrivere qualcosa su Gesù, in un modo più articolato, organizzato. Gesù era conosciuto, amato e seguito nella comunità e Luca si è interessato di fare ricerche su tutto quello che si diceva o che era stato scritto su Lui, per verificare la solidità degli insegnamenti ricevuti. Luca inizia a mettere insieme testi scritti, tradizioni orali, informazioni raccolte qui e là privilegiando le informazioni di coloro che erano stati testimoni oculari di Gesù e dei missionari e missionarie del Vangelo, degni di tale fiducia.

In quale contesto? Perché e per chi scrive Luca?
Contesto: Come ogni altro evangelista (come Marco, Matteo, Giovanni), Luca narra l'esperienza che la sua comunità cristiana ha fatto e fa della persona di Gesù: concretamente il significato dei suoi gesti, delle sue parole, delle sue azioni e lo riporta al contesto, al luogo e momento storico attuale. Cosa c'entra Gesù, le sue scelte, il suo modo di relazionarsi, il suo progetto; con le domande, le difficoltà, le problematiche, le gioie, le speranze, con la fede, con gli intenti di una vita alternativa che questa comunità stava cercando di vivere? Dove era andato a finire il Sogno di Dio narrato da Gesù? Quanto i cristiani lo avevano fatto proprio? Come aveva cambiato il loro stile di vita, di relazione con gli altri, di porsi davanti alla mentalità imperiale?
Luca scrive per verificare e confermare la consistenza della fede dei suoi destinatari (1, 1-4). Inizia il suo vangelo con il tema della fedeltà del Dio di Gesù, narra come le promesse si siano realizzate nella nascita di Gesù; chiude il vangelo con questo stesso tema quando narra come Dio abbia mantenuto le sue promesse risuscitando Gesù dai morti. Questo Dio, che non permise che il Santo di Dio vedesse la corruzione (At 2,27), sicuramente sarà fedele alle promesse fatte ai seguaci di Gesù che vengono da tutti gli angoli della terra per prendere posto al banchetto celeste con Abramo, Isacco e Giacobbe.

Per chi? Luca scrive per i Cristiani provenienti dal paganesimo che avevano dubbi su Gesù. Loro volevano capire, chiarire dubbi sulla vita di Gesù di Nazaret. Teofilo (nome greco che significa Amico di Dio) è icona di questa categoria di persone. Luca, mentre scrive, ha in mente le persone e comunità situate nelle grandi città, dove c'erano forti contrasti sociali, con una minoranza di privilegiati e una maggioranza di esclusi ed emarginati. Scrive per persone di provenienze culturali diverse con molte barriere e pregiudizi reciproci, che rendevano difficile la convivenza. Le donne non erano riconosciute nella loro dignità. La fame di pane e di relazioni sociali più giuste sicuramente era molto sentita. Scrive per una comunità che conosce dubbi, crisi, scoraggiamento, che si sentiva minoranza insignificante di fronte all'immensità dell'Impero.
L'attenzione data da Luca agli incontri di Gesù con i Samaritani va vista in ottica missionaria: la missione nei loro confronti costituisce l'inizio della missione fra i non-giudei e fa parte del piano di Dio.
Non ci sono preclusioni: con Gesù il tempo della salvezza è arrivato per tutti, compresi quelli che venivano disprezzati. Va notato, però, che in Luca il superamento delle esclusioni e la prospettiva universale si accompagnano ad un suo netto atteggiamento positivo verso il popolo giudeo, la sua religione e cultura. La missione è universale, ma parte da Gerusalemme.

Quando e dove scrive?
Anche se non è semplice stabilire una data esatta, si può arrivare per approssimazione considerando molti altri avvenimenti storici ad ampio raggio. Luca usa come una delle sue fonti il Vangelo di Marco, che fu scritto poco prima della guerra giudaica del 66-70. Lc 21, 5-38 presuppone che la distruzione di Gerusalemme sia già avvenuta; quindi, si impone una data dopo il 70. Luca negli Atti non riflette una conoscenza della dura persecuzione avvenuta nell'ultimo periodo dell'Impero di Domiziano (81-96), né riflette l'aspra controversia che oppose la chiesa e la sinagoga dopo la ricostruzione del giudaismo a Iamnia (85-90 d.C) Da queste considerazioni si può concludere, per la composizione di Lc-At, ad una data tra l'80 e l'85. Altri studiosi suggeriscono 80-90. Il luogo esatto dove fu scritto non è possibile definirlo, ma certamente deve essere stato qualche città dell'Impero Romano, e probabilmente Antiochia di Sira, Efeso, o Filippi che sono i luoghi ben conosciuti da lui.

Temi importanti per Luca:
Città: Gesù si dirige alle città (4,43) e fu alle città che Gesù mandò i suoi 72 discepoli (10,1). Persone di tute le città andavano da Gesù (8,4). Gesù guarisce un lebbroso dentro una città, fatto strano perché i lebbrosi non potevano restare in città. È in città che abitano i detentori del potere oppressore (2, 1-2;3,1-2). Fu verso la città di Gerusalemme che Gesù si diresse decisamente (9,51), ed è questa città che uccide i profeti (13,34) e il maggiore dei profeti, Gesù di Nazaret (23, 1-5).
Contrasti sociali: In Luca appaiono forti contrasti sociali tra poveri e ricchi, forti e deboli, privilegiati ed emarginati. Alcuni esempi: Il canto della Vergine Maria (1,51-53), la predicazione di Giovanni il Battista (3, 10-14, molto diverso da Matteo 3, 1-12). Le beatitudini (6, 20-26; differenze con Matteo 5, 1-12); la storia del povero Lazzaro e del ricco avaro e gaudente (16, 19-21); il racconto dell'avidità del ricco proprietario terriero (12, 16-20); la storia di Zaccheo (19, 1-9); l'offerta della povera vedova, in contrasto con le offerte dei ricchi (21, 1-4).
Moltitudini: Attorno a Gesù appare molta gente. Secondo Luca Gesù pronunciò le beatitudini circondato da "una gran folla", venuta da fuori dalla Palestina, in Matteo 5, 1-12 non c'è così tanta gente.
Cibo: Legata a fame, pane, banchetto. Mentre la maggioranza soffre la fame, una minoranza vive facendo banchetti in palazzi chiusi.
Donne: In Luca occupano uno spazio rilevante. Maria, Elisabetta, la profetessa Anna danno un messaggio molto importante, sono molto di più di ornamenti che l'uomo può guardare, usare e abusare. Ci sono donne che seguono Gesù, sull'esempio degli apostoli (8, 1-3; 23,49), tra loro: Maria di Magdala, donna "sospetta", già vittima delle forze del male; Giovanna, sposa di un cittadino importante; Susanna e altre che, per il fatto di avere una certa libertà ed autonomia economica, probabilmente erano vedove.
Gesù riservò speciale attenzione alle donne sofferenti e ammalate: la suocera di Pietro (4, 38-39); la vedova di Nain (7, 11-17); la donna che soffriva di emorragia e, pertanto, era ritenuta impura (8, 43-48); la donna ammalata da 18 anni, Gesù aveva amiche come le sorelle Marta e Maria. C'erano donne che proclamavano pubblicamente la loro ammirazione per Gesù, andando contro alle norme e alle consuetudini dell'epoca (11, 27-28). Poi la donna conosciuta in città come peccatrice, che bacia con effusione i piedi di Gesù e li unge con prezioso profumo (7, 36-50). Ci sono poi donne presenti durante la dura passione di Gesù e le prime testimoni della sua risurrezione sono state delle donne, che lo avevano seguito fin dalla Galilea (24, 9-10)
Preghiera: Gesù appare in preghiera, da solo, varie volte (3,21; 4,1.42; 5,16; 6,12; 9,18.28; 11,1; 22,41-43; 23,34. 46). Gesù trovava tempo per pregare in mezzo ad un'attività molto intensa e nei momenti più critici e decisivi della sua vita. Invitava le persone a pregare sempre, senza mai stancarsi (18,1), soprattutto nei momenti difficili (22, 40.46). Allo stesso tempo, smascherava ogni genere di preghiera ipocrita, orgogliosa e vuota (18, 9-14).
Oggi: 2,11; 4,21; 5,26;13,33; 19,5.9.43; 23,43 Luca mette in questione un certo tipo di attesa passiva, vuota, della fine del mondo, tema frequente al suo tempo. Insiste con questa parola OGGI sul fatto che la salvezza si realizza qui e adesso (19,9).
Gioia: Luca trasmette gioia in ogni momento. Si sente felice, con Gesù stava realizzandosi la gioia dei tempi messianici (10, 23).
Misericordia: Gesù è ricolmo di tenerezza verso: i peccatori, i samaritani, i pagani, i poveri, i bisognosi, gli ammalati.
Camminare: Cammino, andare, se consideriamo anche il libro degli Atti, sono proprio tante le volte che Luca usa questi termini. Subito all'inizio, Giovanni Battista è visto come colui che prepara la strada del Signore (3,4). Ed è durante il cammino che Gesù istruisce i suoi discepoli (9,57; 10,38; 17,11). Luca informa che le prime comunità erano chiamate "quelli della Via"(At 9,2; 19, 23).
Conversione: Usa le parole pentimento, pentirsi, perdono, tutte nel senso di conversione, sono il contenuto della predicazione di Giovanni, il Battista e di quella di Gesù. I discepoli sono inviati a proclamare le buone notizie di Gesù e del Regno, chiamando tutti alla conversione e al perdono dei peccati (10, 8-12;24,47). Con coloro che non si aprivano alla conversione, Gesù fu sempre molto duro (10, 13-16M; 13, 3.5).

Struttura del testo: Un possibile schema della struttura è quella dei quattro grandi blocchi tematici:
PROLOGO 1,1-4
I BLOCCO: Capitoli 1,5-4,13 "Accogliendo Gesù, la migliore "Buona Notizia"
II BLOCCO: Capitoli 4, 14-9,50 "Con Gesù, in Galilea"
III BLOCCO: Capitoli 9,51-19,28 "Con Gesù, in cammino verso Gerusalemme"
IV BLOCCO: Capitoli 19, 29-24,53 "Con Gesù, a Gerusalemme"

Lectio divina XXXIV domenica T.O. B - Solennità di Cristo Re

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 21 novembre 2021 – XXXIV Domenica Solennità di Cristo Re B

La parola di Gesù introduce nel regno
Daniele 7,13-14 • Salmo 92 • Apocalisse 1,5-8 • Giovanni 18,33-37

Lettura
La solennità odierna invita a riflettere su di un passo del vangelo di Giovanni, tratto dal racconto della passione. Dopo l'arresto nel giardino del Getzemani, Gesù viene condotto nella casa del sommo sacerdote Anna. Qui è interrogato dalle autorità giudaiche e poi è inviato da Pilato per il processo romano. I giudei chiedono al procuratore la condanna capitale, ma egli vuole personalmente conoscere il caso e interroga direttamente il condannato.

Gv 18,33-37
33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Sei tu il re dei Giudei?". 34Gesù rispose: "Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?". 35Pilato disse: "Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?". 36Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". 37Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce".

Commento
L'interrogatorio di Pilato inizia riprendendo l'accusa fatta dagli avversari: "Sei tu il re dei giudei?". Gesù non risponde e pone una controdomanda, che serve ad impostare correttamente il processo. Infatti Pilato, per formulare il giudizio, non può basarsi soltanto su quanto altri hanno riferito, ma deve personalmente rendersi conto, per assumere le decisioni conseguenti. Pilato procede e pone a Gesù una domanda di fondo: "che cosa hai fatto?". Gesù risponde riproponendo il tema del regno e l'interrogatorio diventa così l'occasione attraverso la quale egli fa una rivelazione. Infatti manifesta che il suo regno esclude qualsiasi dimensione mondana ("il mio regno non è di questo mondo... non è di quaggiù") e non si avvale di alcuna forza umana per realizzarlo e sostenerlo ("i miei servitori avrebbero combattuto..."). Il regno di Gesù è di un'altra dimensione. A questo punto Pilato è costretto a porre direttamente la domanda sulla pretesa regalità dichiarata da Gesù: "dunque tu sei re?". Rispondendo Gesù non solo riconosce di essere re ("io sono re"), ma dichiara anche che questo è lo scopo della sua vita: "per questo sono venuto nel mondo". Poi aggiunge che la sua regalità è finalizzata alla "testimonianza della verità". Cioè egli è l'unico che può far conoscere la verità, ossia le cose che nessuno ha visto o conosce e delle quali lui solo può essere garante. La verità consiste in tutto ciò che riguarda la realtà di Dio, della quale il Verbo incarnato è manifestazione. Infine Gesù indica il criterio per partecipare al suo regno e quindi al mistero della verità di Dio: ascoltare la sua voce.

Nel processo davanti a Pilato Gesù manifesta la sua vera regalità che collega con la verità, cioè col mistero di Dio, il quale per mezzo suo si rivela agli uomini. Questo è lo scopo della sua venuta nel mondo. Fa parte del suo regno chi aderisce pienamente e liberamente alla chiamata di Dio ricevuta per mezzo di Lui.

Collegamento fra le letture
L'identità del regno di Gesù, rivelata durante l'interrogatorio di Pilato, dopo che fu ingiustamente condannato dai suoi nemici, è destinata ad essere spesso nascosta e fraintesa in questo mondo, perché non é il suo. Questo regno però alla fine si manifesterà, dice Daniele, quando "uno, simile ad un figlio di uomo giunse fino al vegliardo". Allora si coglierà lo spessore del regno di Gesù Cristo "che non sarà mai distrutto" da alcuna forza contraria. Tutto questo sarà possibile perché Gesù, "primogenito dei morti", dice l'Apocalisse, è risorto e quindi si colloca al di sopra di tutti i regni della terra. A tale regno chiama a partecipare tutti noi perché "ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue". "Anche quelli che lo trafissero e per lui tutte le nazioni della terra si batteranno il petto". Il sigillo conclusivo è dato da Dio stesso: "Dice il Signore Dio. Io sono l'Alfa e l'Omega...". La regalità di Cristo è così iscritta nella regalità di Dio di cui Gesù si è fatto annunciatore fin dall'inizio del suo ministero.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

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