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Lectio divina I domenica di Quaresima - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 6 marzo 2022, I Quaresima - Anno C

Lo Spirito e la Parola vincono il Diavolo
Deuteronomio 26, 4-10 . Salmo 90 . Romani 10, 8-13 . Luca 4, 1-13

Lettura
Il brano evangelico della prima domenica di quaresima, riporta ai testi iniziali dell'opera attraverso i quali l'evangelista presenta i segni che identificano Gesù. Dopo la manifestazione di Gesù come Figlio di Dio al battesimo (3, 21-22), si ha la genealogia, che qualifica il Figlio di Dio come figlio del primo uomo Adamo (3, 23-38). Infine incontriamo il testo odierno.

Lc 4, 1-13
1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane". 4Gesù gli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo".
5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6e gli disse: "Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo". 8Gesù gli rispose: "Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto".
9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
affinché essi ti custodiscano;
11e anche:
Essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra".
12Gesù gli rispose: "È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo".
13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Commento
Il racconto inizia presentando Gesù, "pieno di Spirito Santo", che lascia il Giordano e, guidato dallo Spirito, va nel deserto. La sottolineatura di Luca sul ruolo dello Spirito, si ricollega al racconto della sua discesa su Gesù mentre prega dopo il battesimo ed anticipa tutte le altre volte che l'evangelista indicherà il forte rapporto esistente tra Gesù e lo Spirito Santo. I quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto, assistito dallo Spirito, sono stati da lui in obbedienza alla volontà di Dio. La tentazione, sperimentata in quel contesto, diventa così una tappa necessaria, inscritta in un cammino positivo di crescita. Luca aggiunge anche che Gesù, "in quei giorni", "non mangiò nulla". In questo modo l'attenzione del lettore si porta su Gesù, il quale è tanto concentrato nella lotta contro la tentazione da non pensare nemmeno a mangiare. Terminati i quaranta giorni, egli ebbe fame; con questa annotazione si introducono le tre tentazioni emblematiche narrate nel testo. La prima tentazione del diavolo consiste nel chiedere a Gesù di trasformare in pane una pietra. Gesù risponde citando il Deuteronomio ("sta scritto: "non di solo pane vivrà l'uomo") ed invita ad andare all'essenziale della vita. La seconda spinge Gesù ad essere condizionato dalla potenza e dalla gloria mondane. Secondo l'evangelista è il diavolo che insinua negli uomini questa tentazione subdola e sottile. Gesù risponde citando la Scrittura nella quale si proclama che solo a Dio occorre prostrarsi. La terza, immaginata avvenuta sul pinnacolo del tempio di Gerusalemme, consiste nel chiedere a Gesù che faccia valere la sua identità di "Figlio di Dio" e quindi pretendere soccorso nelle situazioni di grave difficoltà. Si tratta della tentazione per le soluzioni miracolistiche e magiche dei problemi della vita. Ancora Gesù risponde citando le Scritture ed invita a confidare pienamente in Dio. Il racconto si chiude dicendo che "dopo aver esaurito ogni specie di tentazione il diavolo si allontanò da lui". La battaglia però non è finita; si ha ora una tregua fino "al tempo fissato", quando il diavolo tornerà. Questo tempo è quello della passione ed in particolare il momento in cui satana spinge Giuda al tradimento del Maestro.

Le tentazioni con cui inizia il cammino del Figlio di Dio, guidato dallo Spirito Santo, evidenziano una realtà costitutiva della vita. Esse, che si insinuano in tutte le dimensioni del vissuto umano, vanno riconosciute e superate attraverso un riferimento forte e costante alle Scritture ed una confidenza filiale in Dio.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Il testo guida è il racconto che presenta Gesù nel deserto per quaranta giorni, dove subisce tentazioni. Si tratta, infatti, del brano caratteristico della prima domenica di quaresima. La difficoltà della tentazione consiste nel non riuscire a procedere nella vita di fede, da parte dell'uomo che ha ricevuto il dono dello Spirito. Questo dono non è un possesso pacifico, ma è sempre esposto all'asprezza della lotta con il diavolo. In questo senso diventa emblematico il comportamento di Gesù, il quale è capace di mantenersi fedele a causa di un efficace orientamento a quello che il Signore richiede ed è manifestato nella Scrittura. La situazione dell'israelita, descritta nella prima lettura, che deve accogliere i frutti della terra e del suo lavoro come un dono di Dio, porta ad un sempre rinnovato riconoscimento del Signore. Nel testo di Paolo è presentato il cristiano che, dopo aver creduto con il cuore ed ottenuto la giustificazione per la fede, cammina ulteriormente verso la salvezza con la confessione della bocca: "Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo".

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina VIII domenica T.O. - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 27 febbraio 2022, VIII domenica TO - Anno C

Per dare buoni frutti
Siracide 27, 4-7 . Salmo 91 . 1 Corinzi 15, 54-58 . Luca 6, 39-45

Lettura
Il brano odierno fa parte del discorso detto della pianura: Lc 6,20 – 49. Rispetto a Matteo, l'evangelista Luca fa una proposta molto concisa ed incisiva. Siamo nella parte parabolica del discorso e la liturgia in questa domenica ne propone la prima parte.

Lc 6, 39-45
39Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? 40Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 42Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 45L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

Commento
Il testo di Luca raccoglie alcune sentenze pronunciate da Gesù per i discepoli e forse in polemica con gli avversari, in un contesto generale di carattere parabolico. L'inizio infatti rimanda a tale sfondo: "Gesù disse ai suoi discepoli una parabola".
Seguono poi le cinque sentenze. La prima (v. 39) è un invito rivolto ai discepoli a non essere ciechi: "Può forse un cieco guidare un altro cieco?". Ciechi sono coloro che non seguono gli insegnamenti di Gesù e di conseguenza la volontà di Dio. Nella comunità di Gesù tutti ricevono compiti educativi alla fede e responsabilità di guidare altri nel cammino cristiano (figli, amici, parenti, ecc.). Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità nella fedeltà prima di tutto e nel non delegare ad altri il compito di guida. La seconda sentenza riguarda il discepolo ed il maestro. Essa completa la riflessione iniziata nella prima. Il discepolo deve essere consapevole di dipendere sempre dall'unico maestro Gesù Cristo. Ogni attività svolta dal discepolo è sempre nel nome di Cristo Signore. Questo però non autorizza nessuno a sentirsi indegno o impreparato, perché chi segue il maestro e mette in pratica quanto lui insegna, continua a svolgere la sua stessa missione: "un discepolo non è più del maestro; ma ognuno che sia ben preparato sarà come il suo maestro". Il terzo detto parabolico è sulla scheggia e sulla trave nell'occhio: "perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo?". Anche in questo caso, probabilmente in polemica col comportamento dei suoi avversari connazionali, invita i discepoli a non giudicare le persone secondo le categorie umane, ma a rifarsi continuamente alla misericordia di Dio. La correzione fraterna è utile ed importante, ma solo se esprime la misericordia di Dio e porta ad incontrare il suo amore. Segue il paragone dell'albero buono e di quello cattivo. Essi sono dichiarati tali a secondo dei loro frutti: "Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né albero cattivo che produca frutto buono". Nell'ultima sentenza l'immagine dell'albero è applicata all'uomo. Anche l'uomo buono produce risultati buoni ed il cattivo frutti di malvagità. La bontà o la malvagità della persona si rivela nei suoi comportamenti esteriori, che dipendono dalla interiorità, cioè dai valori fondamentali che una persona ha posto a base della sua esistenza. Questa è la roccia sulla quale i discepoli sono invitati a costruire la casa della loro vita a cui fa riferimento la parabola finale non riportata nel testo liturgico (Lc 6,47– 49).

Il discepolo, che segue Gesù Cristo, non può accettare di omologarsi sui comportamenti e sugli insegnamenti frutto della saggezza umana. Egli è invitato a modellare la propria vita sulle parole dette da Gesù, per essere guida autorevole, per essere segno dell'amore misericordioso di Dio e per dare frutti buoni. In quanto radicato profondamente sugli insegnamenti del Maestro, il discepolo è l'uomo saggio ben radicato sulla roccia.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
La coerenza tra scelta di fede e comportamento pratico del credente è il tema che unisce le letture. Il libro del Siracide afferma con autorevolezza che la modalità con cui l'uomo parla è la sua prova di vita. "La parola rivela il sentimenti del cuore", dice la prima lettura, in quanto attraverso la parola la persona rivela quello che è ed i valori che possiede. Anche il testo del Vangelo è in questa linea: "l'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda". Di fronte a questo impegno il cristiano può scoraggiarsi perché riflettendo gli appaiono i suoi difetti e si rende conto delle proprie incoerenze. A questo punto diventa forte e carico di speranze il messaggio di Paolo ai Corinzi: "La morte è stata inghiottita dalla vittoria. Dov'è o morte la tua vittoria? Dov'è o morte il tuo pungiglione?". Gesù Cristo, vincendo la morte, vince anche i nostri limiti, le nostre incoerenze ed i nostri difetti. Veramente è da credere che prima o poi la coerenza tra fede e vita si realizzerà in noi e nella comunità per la potenza del Signore morto e risorto. A noi resta nel frattempo da prendere sul serio il monito paolino: "rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più
nell'pera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore""

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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Lectio divina VII domenica T.O. - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 20 febbraio 2022, VII domenica TO - Anno C

Amare senza misura
1 Samuele 26, 2.7-9.12-13.22-23 . Salmo 102 . 1 Corinti 15, 45-49 . Luca 6, 27-38

Lettura
Il così detto discorso della pianura, riportato dall'evangelista s. Luca, è strutturato in tre parti. All'inizio si ha l'annuncio profetico (vv. 20-26), costituito dalle beatitudini e dai "guai". Segue la parte parenetica (il passo odierno: vv. 27-38) ed infine quella parabolica (vv. 39-49).

Lc 6, 27-38
27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da' a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio".

Commento
Il brano inizia presentando Gesù che si rivolge a tutti i suoi uditori: "a voi che ascoltate, io dico ...". Costoro sono i discepoli, la folla che lo circonda è idealmente chiunque si trovi ad ascoltare le sue parole. A tutti Gesù insegna: "Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano ...". L'amore al nemico è il messaggio etico specifico portato da Gesù e la novità assoluta da lui predicata e vissuta. Che cosa significa amare i nemici? Lo spiega Gesù stesso: fare del bene, benedire e pregare per coloro che vi odiano, maledicono e maltrattano. Egli precisa poi che si giunge ad amare il nemico soltanto se si fa propria la regola d'oro, presente nelle civiltà antiche: "come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro". Gesù non dice di evitare agli altri quello che non desideriamo, ma spinge a farsi carico positivamente e creativamente di quanto immaginiamo che gli altri desiderano da noi. Vivendo così si giunge fino ad amare i nemici, cioè al vero amore cristiano. Il contenuto dell'insegnamento di Gesù è ulteriormente specificato attraverso tre interrogative retoriche nei vv. 32-34. Queste mostrano come l'amore per coloro che ci amano, la beneficenza a chi ci ha fatto del bene, il prestito concesso a chi è in grado di contraccambiare, non contrassegnano la realtà cristiana, ma sono comuni a tutti gli uomini, peccatori compresi. Gesù desidera che il comportamento dei suoi discepoli si qualifichi per l'amore verso i nemici, nel fare il bene e nel prestare "senza sperarne nulla". Solo vivendo così, egli dice, "sarete figli dell'Altissimo" e diventerete misericordiosi come il Padre vostro. La parte finale del testo presenta le conseguenze pratiche di chi è misericordioso. Gli atteggiamenti assunti nella vita, in sintonia con le parole di Gesù, determineranno l'atteggiamento escatologico di Dio nei nostri confronti e la consistenza del premio eterno.

Chi ascolta le parole di Gesù necessariamente deve incarnarle nella vita attraverso un comportamento etico conseguente. Il cristiano è lanciato da Gesù verso l'obiettivo specifico dell'amore da lui insegnato che porta a fare agli altri quello che essi desiderano da noi. Questa prospettiva deve completarsi necessariamente con l'amore al nemico. Solo così si è veri discepoli di Cristo e figli di Dio in camminano verso il premio eterno.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Davide è nell'accampamento di Saul e tutta la truppa del re dorme profondamente. Egli ha la possibilità di eliminare il suo nemico, ma non vuole uccidere Saul e dice: "chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?". Per questo la lancia del re e "la brocca d'acqua, che era dalla parte del capo di Saul" diventano il segno che Davide ha risparmiato il "consacrato del Signore" e che "il Signore renderà a ciascuno secondo giustizia". Il comportamento di Davide descritto nella prima lettura è l'anticipazione dell'insegnamento evangelico di Gesù, che vuole i suoi discepoli capaci di amore concreto verso tutti fino ad amare i nemici. Questa prospettiva di vita non è sicuramente possibile all'uomo fatto soltanto di terra, come dice s. Paolo nella seconda lettura. Per entrare in tale dinamica evangelica è necessario portare sempre più "l'immagine dell'uomo celeste", che completa "l'immagine dell'uomo di terra", e rende sempre più "figli dell'Altissimo".

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina VI domenica T.O. - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 13 febbraio 2022, VI domenica TO - Anno C

É beato chi dà il cuore a Cristo
Geremia 17, 5-8 . Salmo 1 . 1 Corinti 15, 12.16-20 . Luca 6, 17.20-26

Lettura
Gesù continua a svolgere il ministero in Galilea. Il suo insegnamento e le sue opere suscitano la reazione negativa degli scribi e dei farisei. Nel frattempo egli costituisce i dodici apostoli scegliendoli tra i discepoli, dopo aver trascorso tutta la notte sul monte a pregare (Lc 6, 13-16).

Lc 6,17.20-26
17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, [18che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. 19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.]
20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
"Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
24Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
25Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.

Commento
Il brano si apre presentando Gesù che, sceso dal monte dell'orazione con i dodici apostoli, viene circondato dai discepoli e da grande moltitudine di gente proveniente "da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone"; questa regione era abitata dai pagani. La gente cerca Gesù per ascoltarlo, per essere guariti e liberati dagli spiriti impuri. L'evangelista ha così presentato i destinatari ultimi del discorso di Gesù. Occorre però osservare che le parole del maestro, pronunciate "in un luogo pianeggiante", sono immediatamente dirette ai discepoli: "alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva". La prima beatitudine ("beati voi poveri, perché vostro é il regno di Dio"), riferita ai discepoli, dichiara beata non la povertà ma la persona che ha creato con Gesù una intensa relazione non condizionata da nulla di materiale. A chi è così, viene dato il regno di Dio. Per contrasto non sono beati ("guai a voi ricchi") coloro che pongono le loro sicurezze ed il loro cuore nei beni materiali. Questi costituiscono per la persona una barriera insormontabile che ostacola l'incontro con Gesù Cristo. I discepoli sono poi beati perché ora hanno fame, cioè il loro rapporto con Gesù Cristo esige l'accettazione di limitazioni e rinunce anche nei bisogni fondamentali della vita. Costoro parteciperanno al banchetto escatologico, preparato alla fine dei tempi, dove ogni limite e carenza umana sperimentati saranno compensati dalla condivisione del regno di Dio. Ma guai invece a chi cerca affannosamente di saziare i propri bisogni, escludendo Gesù Cristo dalla propria vita. Chi si comporta così resterà fuori per sempre dal regno. Sono infine beati quei discepoli che, seguendo "il Figlio dell'uomo", a causa sua ora piangono e sono odiati, insultati, esclusi e calunniati. Anche per questi il regno di Dio, a cui parteciperanno, sarà una ricompensa inimmaginabile. Invece chi cerca la felicità ad ogni costo e con ogni mezzo e narcisisticamente pretende di essere al centro dell'attenzione, desiderando d'essere superiore a tutti, costui è escluso dalla beatitudine e ha la sorte dei falsi profeti.

Per il discepolo la vera beatitudine consiste nell'aver creato un rapporto intenso con Cristo al punto da considerare tutto il resto secondario e marginale: ricchezze, necessità primarie, sofferenza e giudizio degli altri. Sono invece esclusi dalla beatitudine coloro che pongono nelle cose e nelle esperienze umane il loro cuore.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nella carne il suo sostegno e allontanando il suo cuore dal Signore", così inizia la prima lettura tratta dal profeta Geremia. L'uomo che vive confidando esclusivamente sulle relazioni da lui create, gestite e controllate progetta un'esistenza piena di sventure, perché chiusa su se stessa. Egli, dice il profeta, è "come un tamerisco nella steppa", non vede il bene che lo circonda, è come se dimorasse nel deserto o "in una terra di salsedine" dove non cresce nulla. Invece è benedetto "l'uomo che confida nel Signore". Abbiamo incontrato lo stesso insegnamento anche nel brano evangelico. Per Gesù sono beati i discepoli poveri, affamati, piangenti e rifiutati per il vangelo. Costoro sono persone che fondano la loro esistenza nel rapporto col Signore e non si chiudono nel cerchio mortale del loro egoismo. S. Paolo, nella seconda lettura, completa l'insegnamento odierno. La fede in Cristo morto e risorto è la garanzia della beatitudine presente e futura.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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Lectio divina V domenica T.O. - C

ETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 6 febbraio 2022, V domenica TO - Anno C – Giornata della vita

La parola di Cristo educa e sconfigge la paura
Isaia, 6,1-2a.3-8 . Salmo 137 . 1Corinti 15,1-11 . Luca 5,1-11

Lettura
Lasciata Nazaret, Gesù scende a Cafarnao, città della Galilea collocata sulle rive del lago di Genezaret. In quella località continua il suo ministero nella duplice dimensione di annunzio profetico, esercitato con autorità nella sinagoga, e di azione taumaturgica.

Lc 5,1-11
1Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca". 5Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore". 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Commento
Il nuovo capitolo si apre presentando Gesù sulla riva del lago mentre insegna "la parola di Dio" alla folla che lo circonda. Il gruppo degli ascoltatori è consistente; per sottrarsi alla ressa e per essere visto e ascoltato da tutti decide di ammaestrarli stando su di una barca, scostato un po' da terra (vv. 1-3). Della prima scena è utile sottolineare la presentazione di Gesù come autorevole maestro inserito nella scia degli inviati da Dio. Segue la narrazione della pesca straordinaria (vv. 4-7). Gesù, terminato l'insegnamento, si rivolge a Simone e gli dice: "prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca". La prima reazione dell'esperto pescatore è di disappunto alla richiesta formulata da Gesù: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla". Di giorno quindi il risultato non sarebbe stato sicuramente migliore. Mentre Simone parla, il suo atteggiamento nei confronti di Gesù però si modifica e subito aggiunge: "ma sulla tua parola getterò le reti". La grandiosità della pesca è espressa con un crescendo di immagini. "Presero una quantità enorme di pesci"; poi si presentano le reti che quasi si rompono a causa del tanto pesce; infine le due barche sono appena sufficienti a contenere l'abbondanza dei pesci. Qui Gesù è indicato come un maestro diverso dagli altri. Egli ha una parola efficace che produce risultati inimmaginabili in chi la segue con fede. Infine viene delineata la reazione conseguente di Simone e lo stupore che "aveva invaso lui e tutti gli altri che erano con lui" (vv. 8-10a). La straordinarietà della pesca, che rivela la novità portata dal maestro, spinge Simone (che già a Cafarnao aveva sperimentato questo: cfr. 4,38-41) a buttarsi alle ginocchia di Gesù dicendo: "Signore, allontanati da me perché sono un peccatore". Gesù, che è il Signore, attraverso la sua opera non solo porta l'uomo ad incontrare il mistero di Dio, ma lo aiuta ad avere una percezione realistica delle proprie miserie. Il racconto si chiude con le parole di Gesù rivolte a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". Egli rassicura Simone e lo incoraggia annunciandogli che avrà la missione di portare gli uomini ad incontrarsi con lui. Simone ed i suoi soci con radicalità e generosità seguono decisamente Gesù, facendolo diventare la guida della loro vita. Occorre da ultimo annotare che nel racconto vi è un particolare interesse per la figura di Simone, già evidenziato anche nel capitolo precedente nella vicenda di Cafarnao.

L'insegnamento autorevole di Gesù trascina le folle. Chi ascolta le sue parole e si fida di lui, come ha fatto Simone, vive esperienze umanamente imprevedibili ed inspiegabili, sempre comunque caratterizzate dall'abbondanza del dono. Tutto questo oggi continua a realizzarsi nella comunità radunata attorno a Simon Pietro e da lui presieduta, nella quale è presente il Signore.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Chi segue con fede le parole di Gesù incontra il mistero "fascinoso e tremendo" di Dio. Anche il profeta Isaia, come si legge nella prima lettura, vede "il Signore seduto su di un trono alto ed elevato". Tale esperienza lo porta a percepire la sua miseria e a proclamare: "Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono...". Vive la stessa dimensione anche Simone che dopo la pesca straordinaria afferma in ginocchio: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". I limiti dell'uomo non ostacolano e non bloccano l'opera di Dio. Egli, come fa Gesù, viene incontro ad ogni individuo, lo incoraggia ("non temere"), toglie da lui ogni peccato ed iniquità con la forza bruciante del suo amore (cfr. prima lettura) e gli affida un compito in ordine alla diffusione della salvezza tra gli uomini. Pure Paolo, che non si ritiene degno "d'essere chiamato apostolo, perché ha perseguitato la Chiesa di Dio", per opera della grazia di Dio è quello che è e trasmette a tutti l'annuncio della Pasqua di salvezza. La Parola accolta con fede apre sempre prospettive di speranza, di bene e di felicità.

La vita
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Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

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