LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 8 maggio 2022, IV Domenica di Pasqua - Anno C
Il Padre e Gesù custodiscono il greggeAtti 13, 14.43-52 . Salmo 99 . Apocalisse 7, 9.14b-17 . Giovanni 10, 27-30
LetturaNella quarta domenica di pasqua tradizionalmente campeggia la figura di Gesù Cristo pastore buono delle pecore. Nel vangelo di Giovanni l'immagine ricorre due volte nello stesso capitolo, però con contesti diversi. In Gv 10, 1-21 Gesù, dopo aver partecipato a Gerusalemme alla festa dei Tabernacoli, dialogando con i suoi avversari, si presenta ovile e pastore delle pecore. L'icona di Gesù pastore buono ritorna anche in Gv 10, 26-30. Qui Gesù è a Gerusalemme nel Tempio, in occasione della festa annuale della dedicazione. La festa, chiamata in ebraico hanukkàh, ricorre in inverno e ricorda la vittoria dei Maccabei e la riconsacrazione dell'altare e del Tempio che erano stati profanati dai dominatori stranieri. In quella occasione, mentre Gesù passeggiava sotto il portico di Salomone, sorse un dibattito con i giudei che volevano da lui una chiarificazione sulla sua identità: "se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente". Nella risposta data egli riprende la figura del pastore, precedentemente illustrata, e che ora approfondiremo nel suo contenuto.
Gv 10, 27-3022Ricorreva allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. 23Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. 24Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: "Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente". 25Gesù rispose loro: "Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. 26Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. 27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola".CommentoAbbiamo riportato il passo evangelico dal v. 22, mentre il testo liturgico inizia dal v. 27. Occorre sottolineare il v.26 che risulta di notevole importanza per cogliere le ragioni delle parole di Gesù ed il loro significato: "ma voi non credete, perché non fate parte delle mie pecore". Gesù sottolinea che i suoi interlocutori non hanno alcun rapporto con lui e quindi la fede è assente in loro. Essi infatti non avevano riconosciuto in lui il pastore, con tutte le implicanze messianiche che ciò comportava, per questo non ascoltavano la sua voce. Le pecore vere invece ascoltano la voce di Gesù, costruiscono con lui una relazione interpersonale di conoscenza significativa e seguono decisamente il pastore. È evidente che qui il gregge sta per la comunità di Gesù, la comunità dei suoi discepoli che dopo la sua morte e resurrezione si sviluppò nella prima comunità cristiana. Per i componenti della comunità, Gesù ha dato la sua vita e con tale dono li rende partecipi della vita eterna, della vita trinitaria, fin dall'ora presente. Poiché egli è il pastore buono e non un mercenario, vigilerà affinché le pecore non vadano perdute e nessuno possa strapparle dalla sua mano. A questo punto il discorso di Gesù si collega al Padre. Egli "è più grande di tutti", quindi anche di Gesù stesso, ed è stato lui a consegnare al Figlio il gregge. Nessuno quindi potrà rapire le pecore dalla mano del Padre, perché il suo amore copre i credenti come scudo di protezione. Il ministero di Gesù diventa espressione dell'interesse e dell'amore del Padre verso la comunità cristiana. Il brano si chiude con l'affermazione solenne: "Io e il Padre siamo una cosa sola".
Le parole di Gesù chiariscono che la fede del cristiano consiste nel creare un intenso rapporto interpersonale con lui, ascoltando le sue parole e seguendolo decisamente. Egli delinea anche il suo rapporto col Padre. La profonda unità esistente tra il Padre e Gesù è all'origine del suo ministero, è la fonte della vita trinitaria concessa ai credenti ed è la forza che impedisce di essere strappati al Padre a al Figlio.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl tema che percorre le tre letture è la pastoralità che scaturisce dalla risurrezione del Signore. Esso assume due aspetti. Il primo è la figura del pastore. Negli Atti Paolo e Barnaba sono gli annunciatori posti come luce delle genti, per portare la salvezza agli estremi confini del mondo. Nell'Apocalisse l'Agnello pastore è capace di guidare alle fonti dell'acqua della vita, perché è stato immolato. Gesù, nel vangelo, è presentato buon pastore perché custodisce le pecore che il Padre gli ha dato. Il secondo aspetto è la vita eterna come frutto di ogni pastoralità compiuta. Gesù dona la vita eterna alle pecore che ascoltano la sua voce e lo seguono, perché già donate a lui dal Padre. Destinati alla vita eterna, dice Atti, sono coloro che attraverso il ministero degli evangelizzatori, si aprono alla parola di Dio e abbracciano la fede. La vita eterna, nella sua dimensione escatologica, è già vissuta concretamente nella storia attraverso il passaggio faticoso per la grande tribolazione, lavando le vesti nel sangue dell'Agnello. Questa fedeltà del credente permette di essere inserito nel dialogo tra le persone divine.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 1 maggio 2022, III Domenica di Pasqua - Anno C
L'amore obbediente feconda la missioneAtti 5, 27b-32.40b-41 . Salmo 29 . Apocalisse 5, 11-14 . Giovanni 21, 1-19
LetturaIl capitolo ventunesimo di Giovanni è sempre stato particolarmente studiato dagli esegeti a causa delle anomalie presentate, rispetto a tutta la narrazione nel suo insieme. Dopo la conclusione di Gv 20,30-31, il racconto riprende nuovamente. Le prime apparizioni del Risorto si ebbero a Gerusalemme (Gv 20) mentre Gv 21 presenta delle vicende che portano in Galilea, sulla riva del lago. Quando i discepoli tornarono lì? Perché vi giunsero? Molti problemi restano aperti al riguardo. Al termine del capitolo ritorna una nuova chiusura generale dell'opera. Gv 21 si suddivide in due parti principali con una conclusione (21,24-25). Nella prima parte (21,1-14) è descritta una apparizione di Gesù collegata ad una pesca miracolosa. Nella seconda parte (21,15-23) abbiamo delle parole di Gesù riguardanti Pietro e Giovanni. La liturgia propone la prima parte e della seconda il passo riferito a Pietro.
Gv 21, 1-191Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. 4Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero: "No". 6Allora egli disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "È il Signore!". Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. 9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso ora". 11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", perché sapevano bene che era il Signore. 13Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. 15Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pascola le mie pecore". 17Gli disse per la terza volta: "Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: "Mi vuoi bene?", e gli disse: "Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi". 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: "Seguimi".CommentoIl racconto inizia presentando Gesù che sul lago di Tiberiade si manifestò ad alcuni discepoli. Costoro uscirono a pescare con Pietro, "ma in quella notte non presero nulla". Essi vissero un'esperienza poco incisiva e per nulla feconda: le reti infatti vennero recuperate vuote. All'alba si presentò Gesù sulla riva, ma non fu riconosciuto dai discepoli. Allora prese lui l'iniziativa di dialogare con loro, chiedendo qualcosa da mangiare. La risposta di Pietro e dei suoi compagni fu negativa; non avevano nulla da offrirgli. Forse in quel momento essi non solo avevano le reti vuote, ma erano anche senza speranza in quanto tutti i loro interessi erano soffocati dai piccoli problemi esistenziali. Furono ancora una volta le parole di Gesù a cambiare radicalmente la loro situazione. Anche se avevano concluso con un insuccesso la pesca, Gesù li invitò a gettare nuovamente le reti. Questa volta la pesca fu sovrabbondante al punto da non riuscire a tirar su la rete "per la grande quantità di pesci". La vita, il proprio servizio sociale ed ecclesiale diventano fecondi quando si realizzano non secondo i propri progetti ma in obbedienza fedele ai comandi del Signore. Solo dentro a questa logica si riesce a cogliere l'amore che Gesù ha per ogni discepolo e l'esperienza vissuta da Giovanni diventa di tutti coloro che lo seguono. La percezione dell'amore di Gesù per noi e l'esperienza che di esso si fa, portano inevitabilmente a comunicarlo agli altri, perché anch'essi incontrino il Signore: "il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: È il Signore" e lui andò subito dal maestro. Scesi dalla barca, i discepoli vissero un'esperienza insolita: furono invitati da Gesù a consumare un pasto a base di pane e pesce arrostito. Con questo gesto Gesù insegna ai suoi che egli continua a donarsi nel segno dell'eucarestia e attraverso di essa la sua missione si prolunga nella storia. Alla missione di Gesù anche i discepoli partecipano nella misura in cui vivono seguendo le sue parole e portano a lui i risultati positivi delle loro fatiche apostoliche ottenuti nel suo nome: "Portate un po' del pesce che avete preso ora". Infine Pietro fu coinvolto profondamente da Gesù con una domanda fondamentale: "Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?". Egli rispose affermativamente, ma la domanda idealmente vuole raggiungere ogni cristiano. Dalla risposta data dipende la missione per il regno del discepolo la quale va associata sempre alla croce da portare ogni giorno. Dopo la resurrezione la relazione tra Gesù ed i suoi, si gioca in un rapporto d'amore autentico. Questo si pone alla base della chiamata e della risposta generosa da dare al Signore, ma diventa anche la condizione indispensabile per incontrare il Risorto nei segni che lui ha lasciato per noi.
La missione della Chiesa, fondata unicamente su progetti umani, resta inesorabilmente infeconda. Solo l'obbedienza fedele agli insegnamenti del risorto, garantisce frutti abbondanti. Questi però, quando ci sono, vengono dal Signore e a lui vanno riconsegnati con umiltà. La missione del discepolo e di tutta la Chiesa risulta impostata correttamente nella misura in cui è fondata in una relazione di autentico amore con Gesù Cristo.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa forza del Risorto che agisce ancora, può diventare l'elemento che unisce le letture. In Atti gli apostoli, interrogati dal sommo sacerdote, trovano nella potenza della risurrezione del Signore la forza di "obbedire a Dio piuttosto che agli uomini". Tale fedeltà li porta ad accettare con letizia "di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù" e ad essere testimoni per mezzo del dono dello Spirito Santo. L'Apocalisse suggerisce di non dimenticare la forza che viene dalla celebrazione cristiana del Risorto. È qui dove si incontra realmente "l'Agnello che fu immolato" e da lui si riceve la luce e la sapienza che aiutano a leggere positivamente la storia e a camminare con speranza in essa. Il vangelo indica che la missione della Chiesa produrrà frutti se essa procederà saldamente radicata nella parola del Risorto ed in un amore autentico nei suoi confronti.
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Goito 24 aprile 2022, II Domenica di Pasqua - Anno C
Mandati dal Risorto!Atti 5, 12-16 . Salmo 117 . Apocalisse 1, 9-11a.12-13.17-19 . Giovanni 20, 19-31
LetturaIl brano del vangelo di san Giovanni della seconda domenica di pasqua, si colloca dopo il rinvenimento del sepolcro vuoto da parte di Maria Maddalena, di Pietro e di Giovanni e segue la prima apparizione del Risorto a Maria, che lo scambia per il giardiniere.
Gv 20, 19-3119La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!". 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". 22Detto questo, soffiò e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati".24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo".26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: "Pace a voi!". 27Poi disse a Tommaso: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!". 28Gli rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". 29Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!".30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.CommentoIl testo presenta due manifestazioni di Gesù risorto nel cenacolo. Nella prima, avvenuta il giorno stesso di Pasqua (vv.19-23), egli entra a porte chiuse nel "luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei giudei" e li saluta donando loro la pace. Questa, unita alla visione dei segni della passione sulle mani e sul costato, genera gioia nei discepoli che vedono il Signore. Gesù poi invia i suoi e li manda a prolungare l'opera che il Padre aveva a lui affidato: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". A sostegno della loro missione, il Risorto dona lo Spirito Santo e ad essi conferisce il compito di rimettere i peccati: "A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati...". Al centro del brano abbiamo la presentazione di Tommaso che, non essendo stato presente "quando venne Gesù", manifesta scetticismo ed incredulità sull'accaduto (vv.24-25). La seconda manifestazione di Gesù avviene "otto giorni dopo", quando "i discepoli erano di nuovo in casa e c'era anche Tommaso" (vv.26-31). Il Risorto, oltre ad offrire nuovamente a tutti il dono della pace, indica personalmente a Tommaso i segni della passione presenti sul suo corpo e lo invita a "non essere più incredulo, ma credente!". A questo punto Tommaso riconosce Gesù e professa la sua fede: "Mio Signore e mio Dio!". Le parole di Gesù si chiudono preannunziando la beatitudine di coloro che crederanno in lui senza vederlo di persona.
Solo con la resurrezione di Gesù, il discepolo, per mezzo della fede, può ottenere da lui la pienezza della pace e della gioia. Queste sono rese stabili dal dono dello Spirito e dalla remissione dei peccati. Anche chi è scettico o dubbioso, incontrandosi con lui, approda ad una fede vera. I doni concessi dal Signore risorto sono per tutti i discepoli che hanno fede in lui, anche per coloro che nel corso dei secoli non avrebbero incontrato direttamente il Risorto.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURENelle letture odierne si intersecano il tema della fede e la necessità della sua testimonianza da parte del discepolo. Tommaso è l'esempio di chi ha difficoltà nel credere. Egli vuole vedere con i suoi occhi e non si fida della testimonianza di coloro che già hanno incontrato il Risorto (è una certa sfiducia nei confronti della Chiesa). Coloro che vedono i segni compiuti da Gesù Cristo e credono in lui, "pur non avendo visto" direttamente, avranno "la vita nel suo nome", cioè parteciperanno della vita eterna e della sua missione. É quanto sperimenta Pietro nella vicenda presentata dal racconto di Atti. L'apostolo, superata la crisi dei giorni della passione e morte del maestro, avendolo incontrato risorto e credendo fermamente in lui, porta anch'egli la salvezza a coloro che lo avvicinano: "perché quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro". Anche Giovanni viveva un rapporto intenso col Risorto, fino ad essere esiliato "a causa della parola di Dio". Egli nell'esperienza del "Giorno del Signore" non solo ritrova una relazione più immediata con Cristo, ma riceve anche da lui una nuova missione a sostegno delle Chiese.
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- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Goito 17 aprile 2022, Pasqua di risurrezione - Anno C
Pasqua: ricordare le parole di GesùAtti, 10, 34.37-43 . Salmo 117 . Colossesi 3, 1-4 . Luca 24, 1-12
LetturaLe donne non sono figure nuove nella narrazione lucana. Erano presenti accanto a Gesù già durante il ministero in Galilea. Anche alla passione e alla morte erano con lui: hanno pianto su Gesù e guardavano da lontano quanto avveniva sul Calvario. Con Giuseppe d'Arimatea sono andate al sepolcro e hanno visto dove veniva sepolto Gesù. Mentre aspettavano che trascorresse il sabato, hanno preparato gli aromi e gli oli profumati per onorare, con un gesto affettuoso, l'amico ed il maestro giustiziato.
Lc 24, 1-121Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro 3e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. 5Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea 7e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno"". 8Ed esse si ricordarono delle sue parole 9e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. 10Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. 11Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. 12Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto.CommentoIl racconto inizia con la notizia delle donne che "al mattino presto si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato". Tutto era secondo la norma ed in continuità con quanto prima era accaduto; non traspariva nulla di significativo. Anche "la pietra rimossa" ed il sepolcro vuoto sembravano non suscitare reazioni particolari nelle donne. Infatti il ritrovamento della tomba vuota e l'assenza del corpo di Gesù, non erano ancora elementi capaci di suscitare la fede. Quanto le donne avevano fatto fino a quel punto, faceva parte della dimensione umana, tutti si comportavano così con i morti illustri e non emergeva la fede. A questo punto la narrazione segna una svolta decisiva: "ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante". Costoro rivolsero alle donne una domanda di rimprovero, perché esse stavano cercando tra i morti colui che era vivo. A testa bassa e piene di paura, in quanto percepivano di essere a contatto col divino, le donne si rendevano conto che qualcosa di grande stava accadendo. Infatti gli angeli comunicarono ad esse che Gesù era vivo ed era risuscitato; tale avvenimento poteva essere compreso soltanto se si ricordavano le parole insegnate da lui durante il suo ministero: "ricordatevi come vi parlò". Ricordare significa far emergere nella vita quanto è stato sperimentato nel passato e richiamare alla memoria, approfondendolo, ciò che fu assimilato non adeguatamente. Questo modo di ricordare non è archeologia, ma attività che produce profondità e fecondità di vita perché pone in comunione col Signore. "Ed esse si ricordarono delle sue parole", cioè si innestarono con fede negli insegnamenti di Gesù, lasciandosi coinvolgere completamente. Solo così poterono ricevere l'impulso nuovo dell'evangelizzazione: "annunciarono tutto questo agli undici e a tutti gli altri". Si diventa evangelizzatori coraggiosi credendo alla parola di Gesù. Le parole delle donne non furono accolte pacificamente al punto che "parvero come un vaneggiamento". Allora Pietro corse al sepolcro e, trovatolo vuoto, restò pieno di stupore. Soltanto la memoria credente delle parole di Gesù suscita fede, da vita nuova e porta ad incontrare realmente il risorto.
Luca, scrivendo questo testo, come tutto il suo vangelo, ha presente i credenti che aderirono alla fede dopo la generazione apostolica. La fragilità della loro fede e lo smarrimento del loro pensiero possono essere superati se ricordano le parole di Gesù, cioè se poggiano la loro vita sull'insegnamento ricevuto e che è stato tramandato fino ad oggi. Anche noi siamo tanti "Teofilo" chiamati ad accogliere l'annuncio di salvezza, portato dai ministri della parola, affinché ci si renda conto della solidità degli insegnamenti ricevuti, si ravvivi l'incontro con il Risorto e si diventi degli autentici evangelizzatori.
COLLEGAMENTO TRA LE LETTURELa risurrezione di Gesù dà unità alle letture odierne. La risurrezione è l'evento decisivo di tutta la vita cristiana ed è il punto cruciale su cui la fede è messa a dura prova. Non ci sono prove e non ci sono segni su cui ancorare la fede. Resta soltanto la forza del ricordo delle parole dette da Gesù, che sono state tramandate e sono giunte fino a noi. Su questa roccia siamo chiamati anche oggi a fondare la nostra fede. È l'esperienza fatta dai primi discepoli. Essi riscaldati dalle Scritture spiegate lo hanno visto ed incontrato. Da tale esperienza trae origine l'autorevolezza dell'annuncio di Pietro, come leggiamo nella prima lettura. La lettera ai Colossesi presenta la risurrezione di Cristo mistero centrale della vita cristiana: "se siete risorti con Cristo... Voi siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio". Questo significa che il cristiano, che crede nella risurrezione di Gesù, non può soccombere sotto i suoi limiti o le sue povertà. Egli è invitato a conservare la speranza e a credere che le parole di Paolo diventeranno evento per tutti.
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Goito 10 aprile 2022, Domenica delle Palme - Anno C
Chiamati tutti ad essere in paradisoIsaia 50, 4-7 . Salmo 21 . Filippesi 2, 6-11 . Luca 22, 14-23,56
LetturaLa narrazione della passione e morte di Gesù secondo Luca, pur articolandosi seguendo lo schema caratteristico di Marco e Matteo, presenta aspetti e particolari propri. Si richiede quindi un'attenta lettura per cogliere le novità lucane. La passione costituisce l'ultima tappa del cammino di Gesù fino a Gerusalemme Qui però l'itinerario non si ferma perché, nella città santa, riprenderà il suo corso per mezzo dei discepoli che accolgono il Signore risorto. La Struttura del racconto della passione può essere cosi articolata: l'ultima cena 22, 1-38; l'agonia e l'arresto 22, 39-53, il processo giudaico 22, 54-71, il processo romano 23, 1-25; la crocefissione morte e sepoltura 23, 26-56. Ci soffermeremo soltanto sull'ultima parte, iniziando da quando Gesù viene abbandonato da Pilato alla volontà dei giudei ed è già stato crocefisso.
Lc 23, ... 33-5633Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. 34Gesù diceva: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno". Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: "Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto". 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto 37e dicevano: "Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso". 38Sopra di lui c'era anche una scritta: "Costui è il re dei Giudei".39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!". 40L'altro invece lo rimproverava dicendo: "Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male". 42E disse: "Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno". 43Gli rispose: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso".44Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo, spirò.47Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: "Veramente quest'uomo era giusto". 48Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. 49Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.50Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51Egli non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.CommentoIl passo da noi considerato si apre con una prima scena che presenta Gesù in viaggio verso il Calvario. Nel suo cammino è circondato da personaggi che, nella narrazione lucana, diventano emblematici e ne creano il telaio portante. Dapprima incontriamo Simone di Cirene, "che veniva dalla campagna e gli mettono addosso la croce da portare dietro a Gesù". Poiché l'evangelista, rispetto agli altri sinottici, toglie la menzione della flagellazione e la scena dei maltrattamenti, il compito di Simone non è più soltanto di aiutare un condannato ridotto ormai ad una debolezza fisica estrema. Se poi si considera la sottolineatura di dover portare la croce "dietro a Gesù", sembra che Luca suggerisca al lettore di vedere in Simone l'immagine del discepolo, che porta la croce ogni giorno dietro al maestro, come lui si era espresso in Lc 9,23. Abbiamo poi "una grande folla di popolo e di donne che si battono il petto e fanno lamenti su di lui". Mentre in Marco Gesù va solo verso il suo morire, Luca lo circonda di personaggi che sono interessati a lui. Spiccano tra gli altri le donne, che col pianto manifestano Gesù Messia sofferente e sono occasione per lui di pronunciare una profezia su Gerusalemme, che lo aveva rifiutato. Infine anche due malfattori sono "condotti insieme con lui per essere giustiziati".
La seconda scena si colloca sul Calvario e lì si staglia nitidamente la figura di Gesù Cristo che, solidale con l'umanità fino al punto di essere crocefisso tra "due malfattori", offre da quella posizione il perdono a tutti ed in particolare ai nemici: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno". Il comportamento di Gesù è coerente fino all'ultimo con l'insegnamento da lui impartito ai suoi discepoli (cfr. Lc 6). Luca presenta la reazione di cinque categorie di persone davanti a Gesù crocefisso. "Il popolo sta a vedere", indifferente per ora, ma rispettoso. I capi lo deridono, ironizzando sulla sua pretesa messianica: "Ha salvato gli altri, salvi se stesso se è il Cristo di Dio, il suo eletto". "Anche i soldati lo scherniscono", riferendosi alla sua presunta regalità. Da ultimo è insultato da uno dei malfattori, il quale chiede a Gesù di manifestare la sua messianicità salvando tutti dal patibolo della croce. La reazione del secondo malfattore è completamente diversa da quella del primo. Dapprima egli invita il socio ad avere timore di Dio, che lì in Gesù è condannato alla loro stessa pena, e poi dichiara la loro colpevolezza e l'innocenza di Gesù: "non ha fatto nulla di male". È a questo punto che il malfattore, rivolgendosi direttamente a Gesù, invoca da lui la salvezza: "ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". La risposta di Gesù va al di là di ogni aspettativa: "oggi sarai con me nel paradiso". Qui abbiamo un punto decisivo dell'opera di Luca e nel malfattore detto "buono" si intravede ogni discepolo. Infatti chi giunge ad incontrare Gesù, da qualsiasi storia provenga, e a lui si affida, creando una relazione interpersonale significativa e decisiva, ottiene subito la salvezza. Questa diventa definitiva per chi muore con Cristo e come lui.
La terza scena presenta la morte di Gesù che è preceduta da due segni: l'oscuramento per tre ore del sole e la scissura del velo del tempio. I segni indicano fatti straordinari che richiamano l'eccezionalità dell'avvenimento che si sta realizzando sul Calvario. Al centro sono collocate le sue ultime parole prima di spirare: "Padre nelle tue mani consegno il mio spirito". Citando il salmo 31, una preghiera di fiducia, la morte di Gesù, presentata da Luca, diventa un sereno abbandono nelle braccia del Padre. Così egli è esempio per il discepolo: di come ci si deve affidare nelle mani di Dio e di come si deve andare incontro alla morte. Davanti a Gesù morto, l'evangelista riporta nuovamente delle reazioni di persone che interagiscono con lui. Il centurione romano proclama l'innocenza del condannato, le folle tornano a casa pentite battendosi il petto, i suoi con le donne assistono da lontano e guardano gli avvenimenti. La morte in croce di Gesù produce sicuri risultati positivi in chi ha costruito una relazione interpersonale con lui. Restano esclusi per ora da questo quadro, ma non definitivamente, i capi ed il primo malfattore perché non hanno avuto l'umiltà ed il coraggio di dialogare costruttivamente con Gesù. La croce è sempre efficace per la conversione e richiede almeno un minimo di coinvolgimento personale. La su potenza è talmente grande da trasformare gli schernitori (i soldati rappresentati dal centurione) in proclamatori dell'innocenza di Gesù, la folla indifferente in un popolo consapevole dei suoi sbagli e quindi penitente ed i discepoli che, se anche hanno visto da lontano, diventeranno capaci di testimoniare il Signore.
Chi cammina con Gesù, portando ogni giorno la croce dietro a lui e perdonando come lui, entra sicuramente in paradiso. La sua morte è per i cristiani, insegnamento di come si fa ad accogliere la volontà di Dio e di come si deve morire. Per ora resta a noi discepoli il compito di entrare in profonda comunione con lui per testimoniare nella storia.
COLLEGAMENTO TRA LE LETTUREIl tema centrale della domenica, detta delle "Palme", è costituito dal dono della salvezza offerta ai discepoli che interagiscono con Gesù Cristo. L'inno cristologico della Lettera ai Filippesi delinea con chiarezza il dramma d'umiliazione ed esaltazione di Cristo Gesù, che pur essendo di natura divina, spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo per il bene di tutta l'umanità. Cristo in croce, racconta Luca, è una provocazione forte davanti alla quale non si può restare indifferenti. O ci si schiera contro oppure ci si affida a lui, come ha fatto il brigante crocifisso con lui. Chi sceglie di stare con Gesù deve essere consapevole che dovrà condividere col maestro due esperienze: portare la croce e perdonare anche i nemici. Camminando così si sperimenta già oggi il "paradiso". Tutto quanto è espresso nel racconto evangelico e nella Lettera ai Filippesi è anticipato profeticamente nel passo di Isaia. Il sevo del Signore, chiamato ad indirizzare allo sfiduciato una parola di conforto e speranza, svolge il suo ministero in ascolto fedele della Parola di Dio, affrontando con coraggio le difficoltà che s'incontrano. La contemplazione di questi misteri diventa stimolo per la vita cristiana.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)