LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 3 novembre 2024– XXXI Domenica TO - B
La legge dell'amoreDeuteronomio 6,2-6 • Salmo 17 • Ebrei 7,23-28 • Marco 12,28b-34
Lettura
Gesù è entrato trionfalmente a Gerusalemme. Dopo essere stato al tempio riceve ospitalità a Betania. Ritornato al tempio il giorno successivo, compie un gesto di protesta nei confronti di coloro che avevano reso la casa di Dio una spelonca di ladri. Nella città santa Gesù è contestato dai Sommi Sacerdoti e dalle altre categorie di persone che emergevano nella società ebraica del tempo. Partendo dai fatti accaduti o dagli incontri avuti, Gesù prende spunto per istruire i suoi interlocutori. Qui si colloca il nostro brano.
Mc 12,28b-3428Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". 29Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; 30amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c'è altro comandamento più grande di questi". 32Lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; 33amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici". 34Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.CommentoLa pericope inizia presentando uno scriba che, avvicinatosi a Gesù, pone la domanda sul comandamento più importante: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". Quest'uomo, probabilmente colpito da Gesù, vuole sapere da lui, secondo la tradizione delle scuole rabbiniche, quale potesse essere la sintesi di tutta la legislazione ebraica. Gesù risponde citando lo Schema', la preghiera comune del pio israelita, dal libro del Deuteronomio (Dt 6,4) e affermando che è il primo comandamento: "Il primo è Ascolta, Israele...". A questo punto, Gesù introduce una novità in quanto accosta al principio fondamentale dell'alleanza il comandamento dell'amore al prossimo, com'è indicato nel libro del Levitico (Lv 19,18). Egli infatti dichiara: "il secondo è questo: Amerai il prossimo...". La risposta di Gesù si conclude indicando l'uguale importanza dei due comandamenti e la loro interdipendenza. Lo scriba reagisce approvando la risposta data da Gesù e sottolineando anch'egli che l'amore a Dio e al prossimo hanno la preminenza rispetto al culto templare, tante volte formale e vuoto: "vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici". Il brano si chiude con parole di approvazione da parte di Gesù nei confronti dello scriba saggio. Gesù poi lo invita ad aderire al Regno da lui annunciato e per il quale lo scriba ha evidenziato attitudini e disponibilità.
L'amore a Dio e al prossimo è la linea portante attorno alla quale si articola la vita e l'insegnamento di Gesù. I discepoli sono chiamati a condividere con lui questo cammino. Ad esso aderisce non chi compie gesti formali o chi sviluppa soltanto la dimensione intellettuale del cristianesimo, ma coloro che scelgono di educare la propria vita nella fedeltà al duplice comandamento.
Collegamento fra le lettureL'amore a Dio, concretizzato nelle scelte di vita, è il tema che collega le letture. Nel testo di Deuteronomio il tema è presentato come ascolto, timore e osservanza. Mosé, parlando al popolo, invita a temere il Signore non nel senso di avere paura, ma come espressione di fede in Dio. Anche l'ascolto diventa modalità di fiducia nell'Eterno. Tutto questo però si traduce nell'osservare per tutta la vita "tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi". L'amore a Dio è quindi concreto e vero se i suoi precetti sono fissati nel cuore e nella vita dei membri del popolo. Gesù, nel vangelo, introduce la novità del doppio comandamento dell'amore a Dio e al prossimo come sintesi di vita, per essere suoi discepoli e per appartenere al Regno. La Lettera agli Ebrei afferma che soltanto Cristo, unico sommo sacerdote che non tramonta, porta coloro che credono ad essere salvi. Quelli che amano Dio per mezzo di Gesù Cristo ("Quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio") sono salvati perché, per mezzo suo, il loro amore è concreto, vero e gradito al Signore.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Goito 20 ottobre 2024– XXIX Domenica TO - B
È grande colui che serveIsaia 53,10-11 • Salmo 32 • Ebrei 4,14-16 • Marco 10,35-45
Lettura
Prosegue il cammino di Gesù verso Gerusalemme. Per la terza volta egli presenta il tema della sofferenza, della condanna e della morte del Figlio dell'uomo (10,25-45). È argomento molto importante perché diventa il punto di partenza del racconto evangelico della odierna domenica.
Mc 10,35-4535Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: "Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo". 36Egli disse loro: "Che cosa volete che io faccia per voi?". 37Gli risposero: "Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". 38Gesù disse loro: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?". 39Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse loro: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".CommentoIl brano inizia presentando Giacomo e Giovanni, che rivolgono a Gesù una richiesta: "Maestro, ... concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". A tale obiettivo essi tengono molto e per questo vogliono obbligare il maestro ad esaudire la loro richiesta. Gesù risponde: "voi non sapete quello che domandate", e riporta la problematica nella prospettiva della sua passione e morte, delle quali il calice ed il battesimo sono immagini simboliche. L'ulteriore insistenza dei due, costringe Gesù a dichiarare che anche loro condivideranno il suo calice ed il suo battesimo, ma sedere alla destra o alla sinistra non sta a lui concederlo; "è per coloro per i quali è stato preparato". La partecipazione dell'uomo al regno di Dio, e quindi alla salvezza, è un dono che viene da Dio e solo lui conosce i tempi e le modalità di realizzazione. La reazione del gruppo è di sdegno nei confronti dei due fratelli, i quali avevano interpretato politicamente e utilitaristicamente la missione del maestro. Gesù di conseguenza interviene ancora una volta, partendo dal problema concreto emerso tra i dodici. Egli indica che i discepoli non possono pensare ad un potere sulla misura di quello esercitato dai "governanti delle nazioni" e dai "loro capi". Coloro che sono di Cristo, per essere grandi e primi, dovranno diventare servitori e schiavi di tutti. Tale atteggiamento ha la motivazione ultima nel Figlio dell'uomo che "non è venuto per essere servito, ma per servire...".
I discepoli hanno chiesto di partecipare al "potere" di Gesù, fraintendendolo sul modello umano, ed egli scombina le categorie di pensiero del tempo al riguardo. Gesù afferma, infatti, che il discepolo è grande quando serve. Tale servizio ha in Gesù Cristo il modello unico ed il criterio ultimo di comportamento.
Collegamento fra le lettureLe tre letture odierne convergono sulla figura di Gesù Cristo servo e redentore. Nel testo di Isaia è presentato "il servo del Signore" che, "cresciuto come un virgulto davanti a lui..., offrirà se stesso in sacrificio di riparazione". Nel brano evangelico Gesù specifica di essere venuto per servire e dare la vita in riscatto per molti. Tale dono raggiungerà il suo apice nella passione, morte e resurrezione del Signore. In questo modo Gesù diventa il "sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli", dice la lettera agli Ebrei, e che sa "prendere parte alle nostre debolezze". Di fronte alle nostre miserie e ai nostri peccati siamo invitati ad accostarci "dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia...".
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Goito 27 ottobre 2024– XXX Domenica TO - B
Gesù dà la vista e fa discepoliGeremia 31,7-9 • Salmo 125 • Ebrei 5,1-6 • Marco 10,46-52
Lettura
Dopo aver sostato a Gerico, Gesù esce dalla città con i suoi compagni ed inizia a percorrere la salita che conduce a Gerusalemme. Altra gente va con loro, perché è tempo di pellegrinaggio pasquale, e sulla strada incontrano il cieco Bartimeo.
Mc 10, 46-5246E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". 49Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". Chiamarono il cieco, dicendogli: "Coraggio! Àlzati, ti chiama!". 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: "Che cosa vuoi che io faccia per te?". E il cieco gli rispose: "Rabbunì, che io veda di nuovo!". 52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.CommentoIl racconto del cieco Bartimeo è l'ultima guarigione operata da Gesù e riportata da Marco. La narrazione dedica molto spazio alla presentazione del cieco e del suo avvicinamento a Gesù. Bartimeo oltre ad essere ceco è anche povero, infatti siede "lungo la strada a mendicare". Quando sente passare Gesù decide di incontrarsi con lui e con la voce, unico mezzo di cui dispone, cerca di attirare l'attenzione del rabbi. Anche se "molti lo rimproveravano perché tacesse" egli è determinato nel suo scopo e urla forte: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". La fede personale di Bartimeo è così posta in rilievo, nonostante la contrarietà del gruppo che lo circonda. A questo punto è Gesù che prende l'iniziativa: "Gesù si fermò e disse: chiamatelo!". Allora il cieco si getta completamente verso Gesù, lasciando cadere anche il mantello, oggetto così utile per un povero di quella regione in quanto necessario per ripararsi dalle basse temperature notturne. Il racconto di guarigione in senso stretto inizia con una domanda di Gesù: "che cosa vuoi che io faccia per te?". Bartimeo non chiede aiuti economici, né di partecipare al potere e nemmeno la vita eterna; egli dice: "Rabbunì, che io veda di nuovo!". Le parole di Gesù, conseguenti, sottolineano ancora la fede di Bartimeo che, attraverso il dono della vista fisica, chiede la conoscenza del mistero di Gesù. Per questo Gesù gli dà il dono della comunione con lui, che si realizza anche attraverso il vedere. Dopo aver acquistato la vista egli "lo seguiva per la strada" che porta a Gerusalemme.
Per incontrare Gesù che passa occorre liberarsi di tutto ed usare tutti i mezzi necessari per realizzare tale incontro. Chi entra in questa dinamica trova in modo sorprendente il Signore che ha già preso l'iniziativa per avvicinarsi a lui. Quando si è alla presenza di Gesù Cristo si è liberati dalla incapacità costitutiva di riconoscerlo: la cecità. Egli poi corrobora la fede e permette di seguirlo sulla strada che va a Gerusalemme e alla croce, per risorgere infine con lui.
Collegamento fra le lettureNella prima lettura il testo di Geremia porta un messaggio di speranza per Israele, oppresso dall'esperienza dell'esilio. Tutti torneranno nella terra promessa, quelli che vengono "dalla terra del settentrione", cioè Babilonia, e coloro che giungono "dall'estremità della terra". A questo nuovo esodo parteciperanno anche persone che fanno fatica a camminare: "il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente". Le prime due categorie di persone troveranno vitalità e cammineranno per dono di Dio e le seconde esprimeranno speranza di vita nel futuro, secondo la promessa del Signore. La promessa antica è ripresa nel testo evangelico attraverso l'opera di Gesù. Egli cambia radicalmente gli uomini che con fede si avvicinano a lui. É stata l'esperienza di Bartimeo ed é la vicenda di ogni uomo. Gesù infatti è il "sommo sacerdote", costituito per il bene degli uomini, proclama la Lettera agli Ebrei, che "é in grado di sentire giusta compassione per coloro che sono nell'ignoranza e nell'errore".
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Goito 13 ottobre 2024– XXVIII Domenica TO - B
L'amore di Cristo libera dalle ricchezzeSapienza 7,7-11 • Salmo 89 • Ebrei 4,12-13 • Marco 10,17-30
Lettura
Gesù interviene per chiarire come deve essere il comportamento del discepolo in alcune situazioni concrete di vita. Dopo aver trattato il problema del rapporto nella coppia e nella comunità, ora viene messo a fuoco la questione delle ricchezze.
Mc 10,17-3017Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?". 18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre". 20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!". 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: "Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: "E chi può essere salvato?". 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: "Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio".28Pietro allora prese a dirgli: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". 29Gesù gli rispose: "In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.CommentoIl brano odierno è articolato in modo complesso. All'inizio, troviamo presentata la scena di "un tale" che va incontro a Gesù e gli chiede che cosa deve "fare per avere la vita eterna". Di fronte alla familiarità di costui con "i comandamenti", che viveva fin dalla giovinezza, Gesù, con amore di predilezione, lo invita a completare la sua perfezione vendendo quello che possiede. Dopo aver dato ai poveri il ricavato della vendita ed essersi così assicurato "un tesoro in cielo", gli resta soltanto di andare con lui e seguirlo: "Vieni! Seguimi!". La scena si chiude presentando il ricco che se ne va rattristato, "perché aveva molti beni", e riportando le parole solenni di Gesù il quale, rivolto ai discepoli, afferma: "Quanto è difficile per quelli che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio!". Il brano continua sottolineando lo stupore dei discepoli nei confronti delle parole pronunciate da Gesù. Egli allora, per sostenerli, dichiara che la salvezza è opera di Dio: "impossibile agli uomini, ma non a Dio". A Pietro poi che rileva, a nome del gruppo, il fatto di aver lasciato tutto, Gesù dà la certezza della ricompensa su questa terra assieme a persecuzioni, e della vita eterna dopo la morte.
Le ricchezze costituiscono un ostacolo serio per la vita cristiana. Esse non solo frenano il discepolato, ma escludono anche dalla salvezza. In tale situazione, in cui vive l'uomo, solo Dio può intervenire con la sua forza e trasformare la realtà per mezzo dell'opera di Gesù. Chi si lascia amare da Gesù e segue i suoi insegnamenti ha la sicurezza della salvezza.
Collegamento fra le lettureI doni della prudenza e della sapienza, leggiamo nella prima lettura, vengono conferiti a Salomone in cambio della sua capacità di essere distaccato dal potere e dai beni materiali: "La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto". Gesù aggiunge nel vangelo che è necessario essere liberi dalle ricchezze per vivere seriamente da discepoli e per accedere alla salvezza eterna. Se ci si lascia penetrare dalla "parola di Dio viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio", afferma la seconda lettura, essa smaschera i nostri compromessi, aiuta a discernere "i sentimenti ed i pensieri del cuore" e procura la consolazione della ricompensa adesso e nella vita eterna.
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