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Presentazione del Signore al tempio 2025

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 2 febbraio 2025, Presentazione del Signore al Tempio

GESÙ: LUCE PER TUTTI I POPOLI
Ml 3, 1-4; Sal 23; Eb 2, 14-18; Lc 2, 22-40.

Lettura
La festa della presentazione al Tempio di Gesù ci riporta ai racconti dell'infanzia secondo la narrazione di san Luca. Nel secondo capitolo l'evangelista, dopo aver presentato la nascita di Gesù e la sua manifestazione ai pastori (2,1-20), si preoccupa di indicare il compimento da parte della famiglia di Nazaret di alcune norme prescritte dalla religiosità ebraica: la circoncisione e l'imposizione del nome (2,21), la presentazione al Tempio del figlio primogenito (2,22-39) ed il pellegrinaggio pasquale al Tempio, quando Gesù era dodicenne (2,41-51).

LC 2,22-40
22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore - 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
25Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
29"Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, 30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31preparata da te davanti a tutti i popoli:
32luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele".
33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: "Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35- e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori".
36C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Commento
Il racconto contiene due episodi: l'incontro con Simeone (vv.25-35) e la venuta della profetessa Anna (vv.36-38). Essi sono incorniciati da una introduzione (vv.22-24), che presenta l'adempimento della "Legge del Signore", e da una notizia conclusiva (v.39), riguardante il ritorno a Nazaret della famiglia, con l'aggiunta del sommario sulla crescita di Gesù (v.40). Il testo è molto elaborato e ricco di significati. Soffermiamo l'attenzione particolarmente su Simeone e sul suo cantico, in quanto sembrano portare una riflessione caratteristica dell'evangelista. Simeone è la figura tipica dell'ebreo devoto (v.25) che, proprio per la sua umiltà, ha il dono dello Spirito Santo (v.26), il quale è la forza che lo muove e lo porta ad andare verso la salvezza presente nel Tempio: Cristo Signore. Da questo incontro scaturisce il cantico del vegliardo, che può essere visto come l'inno di tutta l'umanità, la quale, per mezzo della Parola fatta carne, ritrova la pace (v.29). Gesù infatti è presentato come la salvezza preparata da Dio per tutti i popoli e per questo "luce per illuminare le genti". Nello stesso tempo Gesù è cantato "gloria del tuo popolo Israele", cioè colui che rende il popolo eletto capace di fedeltà al suo Dio (v.32). Per tale ragione Israele sarà allora manifestazione del Signore, per la convocazione universale di un'unica assemblea di Dio, costituita non solo da israeliti, ma da tutti gli uomini. Tale prospettiva genera sicuramente stupore (v.33) e nello stesso tempo si pone "segno di contraddizione" (v.34) e fonte di dolore per lo spirito (v.35).
L'esecuzione di una prescrizione, contenuta nella legge mosaica, diventa per l'evangelista l'occasione per presentare Gesù come la salvezza per tutti i popoli. Questo obiettivo si realizzerà pienamente quando il primo Israele ed il nuovo (la Chiesa), superando le difficoltà suscitate dalla storia e dalla natura umana, manifesteranno in povertà e umiltà il Signore, per creare per mezzo suo un'assemblea universale di pace.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Il tema della salvezza che scaturisce dal Tempio del Signore unisce le tre letture. Nella prima il profeta Malachia proclama che la salvezza, indicata come nuova alleanza, sarà realizzata da un messaggero di Dio: "Ecco, io manderò un mio messaggero". La sua opera purificatrice partirà dal "Tempio del Signore". L'evangelista san Luca, presentando Gesù nel Tempio fra le braccia di Simeone ed Anna, indica il salvatore che realizza le profezie e nello stesso tempo le travalica in quanto la sua opera sarà a beneficio di tutte le genti. La lettera agli Ebrei sottolinea, infine, che Gesù, nuovo "sommo sacerdote", "fedele nelle cose che riguardano Dio", si prende cura degli uomini, perché "in tutto si è reso simile ai fratelli". Egli allora "è in grado di venire in aiuto" a tutti coloro che sono nel bisogno.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Lectio divina III Domenica T.O. 2025

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 26 gennaio 2025, III domenica TO - Anno C – Della Parola di Dio

Evangelizzare a partire dalle Scritture
Neemia 8,2-4a.5-6.8-10 . Salmo 18 . 1Corinti 12,12-31° . Luca 1,1-4; 4,14-21

Lettura
Il brano odierno rimanda a due punti diversi del vangelo di Luca. All'inizio leggiamo il prologo (1,1-4), che serve da presentazione generale del vangelo e di tutta l'opera lucana. Poi incontriamo l'inizio della narrazione del ministero pubblico di Gesù e la prima parte della sua presenza a Nazaret (4,14-21).

Lc 1,1-4; 4,14-21
1Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, 3così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, 4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
4, 14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
18 Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
19 a proclamare l'anno di grazia del Signore.
20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato".

Commento
Il prologo dà i criteri di lettura del vangelo di Luca. In esso infatti troviamo indicato il metodo usato dall'evangelista nella compilazione dell'opera ("anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza"), il risultato ottenuto ("un resoconto ordinato") e la finalità desiderata (in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto). Chi si accosta al vangelo deve sapere che esso non è una pia lettura, ma serve ad approfondire la scelta di fede effettuata e a dare maggior spessore alla formazione ricevuta. Per questo allora occorre continuamente scrutare e cercare di capire quale sia l'insegnamento che soggiace all'armoniosa e fluida narrazione lucana.
L'inizio del ministero di Gesù è focalizzato da Luca sulla sua presenza in sinagoga a Nazaret e sulle parole da lui pronunciate. La lettura di Isaia, estremamente importante, si colloca nel contesto solenne del rito sinagogale sabbatico. Essa infatti è preceduta da gesti introduttivi ("si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo, ... trovò il passo") ed è seguita da azioni conclusive ("arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette"). Tutti nella sinagoga lo guardano perché attendono da lui qualcosa di significativo. Le parole di Gesù proclamano infatti subito dopo, che è giunto il tempo del compimento delle Scritture: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato". I dati fondamentali di tale compimento sono indicati nel dono dello Spirito, che consacra Gesù, e nell'evangelizzazione dei poveri, conseguente alla sua missione. Da tale evangelizzazione dipende il destino dei poveri e di tutte le genti, perché in essa si manifesta l'"anno di grazia del Signore".

Ascoltando o leggendo il vangelo di Luca occorre andare in profondità per incontrare Gesù Cristo compimento delle Scritture. Queste, affidate alla chiesa, devono incessantemente essere proclamate nel nome di Gesù e sotto l'azione dello Spirito. Infatti ogni evangelizzazione concreta ed efficace parte sempre dalle Scritture e da esse, accolte con disponibilità, dipende la reale salvezza dei soggetti e delle vicende umane.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
La proclamazione delle Scritture, offerta da Esdra al suo popolo e fatta da Gesù a Nazaret, collega la prima lettura col vangelo. La lettura del "libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno ..." rende quel giorno "consacrato al Signore", cioè santo e festoso. Il libro di Isaia proclamato da Gesù, trova in lui il pieno compimento e attraverso di lui in tutti coloro che ascoltano le Scritture e le mettono in pratica. Qui si innesta la seconda lettura. É la Parola accolta con docilità che rende le mote membra "un corpo solo"; è la Parola che porta ad essere "battezzati in un solo Spirito"; è ancora la Parola che compiendosi in noi spinge ad "aspirare ai carismi più grandi".

La vita
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Lectio divina II Domenica T.O. 2025

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 19 gennaio 2025, II domenica TO - Anno C

Gesù dona il vino buono

Isaia 62,1-5 . Salmo 95 . 1 Corinti 12, 4-11 . Giovanni 2,1-12

Il racconto del primo segno compiuto da Gesù a Cana, completa quest'anno l'articolazione tradizionale dei tre avvenimenti che insieme costituiscono l'epifania del Signore: venuta dei magi, battesimo di Gesù e acqua cambiata in vino. Il testo giovanneo odierno si colloca praticamente all'inizio del ministero pubblico di Gesù, in cui con segni e parole egli si mostra al popolo come rivelazione del Padre. È utile, per la lettura e la comprensione del brano, tener conto di quanto dice il Battista a proposito di Gesù: "...l'uomo sul quale vedrai scendere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio" (Gv 1,33-34).

Gv 2,1-12
1Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno vino". 4E Gesù le rispose: "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora". 5Sua madre disse ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela".
6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le anfore"; e le riempirono fino all'orlo. 8Disse loro di nuovo: "Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto". Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo 10e gli disse: "Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora".
11Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Commento
Il testo si apre con una introduzione narrativa che annuncia uno sposalizio a "Cana di Galilea" - i cui festeggiamenti, secondo la tradizione ebraica, duravano sette giorni - e poi l'evangelista presenta gli autorevoli invitati: "c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli". Poi si delinea la situazione di crisi, che si profila sempre più pesante all'interno della festa in corso; infatti era "venuto a mancare il vino". La madre di Gesù chiede al figlio un intervento risolutore, ma egli in un primo momento sembra non disponibile in quanto dice: "non è ancora giunta la mia ora". Non era ancora il momento in cui si doveva manifestare la gloria di Gesù; essa si evidenzierà in tutto il suo splendore nella pasqua. Tale momento della vita di Gesù è sicuramente richiamato all'inizio del brano ("il terzo giorno") anche con la figura della madre, che nel racconto giovanneo ritornerà poi soltanto ai piedi della croce (cfr. 19,25-27). Gesù compirà il segno, forse anche a causa dell'insistenza della madre. Tutto il racconto del miracolo in senso stretto, è strutturato attorno alle parole di Gesù e all'obbedienza dei servi alle indicazioni ricevute. "Qualsiasi cosa vi dica, fatela" aveva detto la madre ai servi. Va notato la grande quantità di acqua trasformata in vino: ("sei anfore... contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri") e la bontà del vino, dichiarata dal maestro di tavola, al quale per primo fu portato il vino. Infine nel v. 11 troviamo indicato lo scopo del miracolo e di tutto il racconto. A Cana "fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù" che manifestarono la sua gloria e suscitarono la fede nei suoi discepoli i quali "credettero in lui".
Gesù a Cana, guidato dallo Spirito Santo e spinto dall'insistenza della madre, compie un primo "segno" o miracolo. Questo rivela e manifesta Gesù come lo sposo che trasforma positivamente ogni situazione difficile e dà alla Chiesa il vino abbondante del suo amore, il quale produce gioia e festa, se in obbedienza si ascoltano le sue parole. Il segno compiuto a Cana anticipa anche il grande segno della passione- morte-resurrezione di Gesù; entrambi per essere riconosciuti e capiti richiedono ai discepoli la fede.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Un tema che potrebbe unire le letture è il dono sovrabbondante concesso da Gesù per mezzo dell'"unico e medesimo Spirito". La ricchezza e "la diversità dei ministeri" o carismi, descritte dall'apostolo nella prima lettera ai Corinzi, sono il segno visibile dell'amore sovrabbondante donato da Gesù Cristo alla Chiesa per mezzo "dello Spirito per l'utilità comune". Questo tema, come è già stato scritto, è presente anche nel brano del vangelo dietro l'immagine dell'abbondante e buon vino donato da Gesù a Cana. Se la chiesa accoglie il dono di Gesù realizza quanto viene detto nel testo di Isaia. Essa "sarà una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio", "perché il Signore troverà in te la sua delizia... il tuo Dio gioirà di te" in quanto ha raggiunto "la sua giustizia e la sua salvezza". In questo modo la chiesa potrà essere lampada che risplende perché i popoli vedano "la tua giustizia, tutti i re la tua gloria".

La vita
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Lectio divina Battesimo del Signore C -2025

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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 12 gennaio 2025, Battesimo del Signore - Anno C

Nello Spirito, Gesù è figlio prediletto
Isaia 40,1-5.9-11 . Salmo 104 . Tito 2,11-14.3,4-7 . Luca 3,15-16.21-22

Lettura
Il testo evangelico, che la liturgia del battesimo del Signore ci propone, è composto di due parti. La prima (vv.15-16) si collega col ministero di Giovanni Battista ed è già stata proclamata e commentata nella terza domenica di avvento. La seconda (vv.21-22) presenta l'"inizio di Gesù" al Giordano.

Lc 3, 15-16.21-22
15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. (...).
21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento".

Commento
I versetti, che riportano il ministero di Giovanni Battista e le sue parole, sono quest'oggi finalizzati a sottolineare e a preparare la venuta di colui che "battezzerà in Spirito santo e fuoco". Col v. 21 l'evangelista inizia a presentare Gesù, descrivendo prima il grande movimento battesimale che interessa tutto il popolo: "mentre tutto il popolo veniva battezzato...". All'interno di questo contesto, in solidarietà col popolo, anche Gesù riceve il battesimo. La cerimonia battesimale non è descritta, mentre sono indicati i fatti conseguenti considerati quindi molto importanti. Dapprima si presenta Gesù che "stava in preghiera", cioè egli non perdeva occasione per vivere un particolare rapporto di intimità col Padre. Da questa esperienza di fondo, dipendono gli altri avvenimenti descritti. "Il cielo si aprì", cioè con la venuta di Gesù riprende la possibilità di comunicazione tra Dio ed il suo popolo; essa si era interrotta a causa dell'infedeltà del popolo e tale esperienza veniva espressa nel linguaggio profetico con l'immagine dei "cieli chiusi". "Discese sopra di lui lo Spirito Santo...": il dono dello Spirito è per Gesù l'effetto della sua relazione con il Padre ed è la presenza che lo renderà battezzatore "in Spirito Santo e fuoco". Luca accentua anche l'aspetto visivo del dono dello Spirito a Gesù: "in forma corporea, come una colomba". In questo modo egli non vuole dare una descrizione oggettiva dello Spirito, ma intende sottolineare il carattere di manifestazione concreta, esperienziale della presenza dello Spirito. Infine, "venne una voce dal cielo...", la voce del Padre che ratifica ed esplicita il rapporto esistente tra lui e Gesù.

Gesù, in solidarietà col popolo, riceve il battesimo proposto da Giovanni. In questo contesto si evidenzia la particolare relazione esistente tra Gesù ed il Padre. Da tale rapporto dipendono il dono dello Spirito Santo per Gesù ed il suo ministero esercitato nello Spirito. Il battesimo celebrato dalla Chiesa, che dona lo Spirito nel nome di Gesù, è possibile perché esiste un'intima relazione di Gesù col Padre e della Chiesa con Gesù.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Giovanni che Gesù, colui che è più forte di lui, battezzerà in Spirito Santo e fuoco, cioè darà il dono dello Spirito per creare un nuovo popolo che è la Chiesa. Il battesimo cristiano è preceduto dal battesimo di Gesù, che segna l'inizio di una nuova era. Questa è caratterizzata dal rapporto intimo di Gesù col Padre, dentro al quale vengono coinvolti positivamente gli uomini ed il mondo. Il dono dello Spirito è l'equipaggiamento di Gesù per la missione che sta per iniziare, ma è pure l'attrezzatura indispensabile per la missione della Chiesa. L'efficacia delle parole di Gesù e delle sue opere viene spiegata col dono dello Spirito che fa di Gesù il portatore della potenza di Dio. In questa linea è da leggere nella lettera a Tito l'affermazione della generosità di Dio: "È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza... Si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro ed il suo amore per gli uomini". Gesù è colui che, per mezzo dello Spirito, diventa dono di Dio potente per gli uomini, rendendoli popolo santo. Questo è il nuovo popolo raffigurato profeticamente dalle parole di Isaia nella prima lettura.

La vita
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Lectio divina II domenica di Natale - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 5 gennaio 2025– II Domenica dopo Natale - Anno C

La Parola abita tra noi
Siracide 24,1-4.8-12 - Salmo 146 - Efesini 1,3-6.15-18 - Giovanni 1,1-18

Lettura
La liturgia della parola, della seconda domenica di Natale, offre nuovamente il testo evangelico del prologo di san Giovanni, già incontrato durante la celebrazione del giorno di Natale. Il Prologo, nel suo insieme, costituisce un inno alla Parola fatta carne e funge da introduzione a tutto il vangelo.

Gv 1,1-18
1In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2Egli era, in principio, presso Dio:3tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. 4In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. 6Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. 9Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. 11Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. 12A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13i quali, non da sangue né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15Giovanni gli dà testimonianza e proclama: "Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me". 16Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. 17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Commento
Il complesso ed articolato testo, che apre il vangelo di san Giovanni, contiene un insieme di tematiche tra loro collegate. I primi due versetti presentano la Parola che è con Dio e delineano la loro profonda identità e relazione. Col v.3 si entra nella dimensione della creazione e si afferma che tutto il creato è intimamente connesso con la Parola. Questa non solo ne è l'origine, ma fa diventare il mondo rivelazione, in quanto porta in sé l'impronta della Parola. I vv. 6-8 indicano il ruolo di Giovanni Battista nella storia della salvezza. Nei vv. 9-13 il testo inizia a trattare il mistero dell'incarnazione della Parola che, venendo nel mondo e fra la sua gente, trova contemporaneamente rifiuto e accoglienza; coloro che credendo, accolgono la Parola e diventano figli di Dio. Da ultimo, nei vv. 14-18, la Parola fatta carne rivela la gloria della comunione del Dio invisibile, che rimanda alla partecipazione e all'accoglienza del mistero da parte della comunità.
Il Verbo-Parola è la rivelazione di Dio. Tale manifestazione si realizza secondo modalità diverse. Il creato, che "è stato fatto per mezzo di lui", parla di Dio. La vicenda della venuta "tra la sua gente", culminata nel dono della legge fatto per mezzo di Mosé, è manifestazione della Parola. Il dono della grazia, realizzatosi per mezzo di Gesù Cristo ("Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi"), è rivelazione della Parola. A Dio che si manifesta corrisponde da parte dell'uomo o il rifiuto, che separa da Dio ("la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta"), o il riconoscimento - accoglienza da parte di "quelli che credono nel suo nome", che dà loro "il potere di diventare figli di Dio". Il testo esclude una terza via caratterizzabile dall'incertezza, dal tentennamento o dall'indecisione. Nella dinamica di Dio che si rivela e dell'uomo che lo accoglie ha un posto nodale la comunità, la quale diventa segno di accoglienza e sostegno di chi è chiamato a credere.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Il testo del Siracide indica gli elementi essenziali e più maturi della rappresentazione della Sapienza in Israele: "prima dei secoli, fin da principio, egli mi creò" "Ho officiato nella tenda santa davanti a lui" "Nella città amata mi ha fatto abitare". Essa raggiunge la definitiva e reale personificazione nel disegno del Verbo-Luce e del Verbo-Carne, delineato da san Giovanni. La vicenda della "venuta tra la sua gente" è manifestazione della Parola! Il dono della grazia, realizzatasi per mezzo di Cristo, è rivelazione della sua Parola. A Dio che si manifesta l'uomo o oppone un rifiuto, separandosi così da lui, o lo riconosce ed accoglie, diventando così suo figlio. La comunità cristiana è chiamata ad invocare incessantemente lo "Spirito di sapienza e di rivelazione", come dice Paolo, per poter andare realmente incontro alla sua speranza che è Cristo Signore. In questo modo egli realizza il progetto indicato per lei dal Prologo giovanneo. Quanto detto fin qui, ci porta da un lato a conoscere sempre meglio la manifestazione continua del mistero di Dio servendoci delle categorie culturali del nostro tempo, accogliendolo con libertà, e dall'altro ad invocare nell'orazione incessante personalmente e comunitariamente il dono dello Spirito di Sapienza che viene dall'alto.

La vita
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