LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 18 agosto 2024– XX Domenica TO - B
Eucaristia: carne e sangue donati per la vita eterna di tuttiProverbi 9,1-6 • Salmo 33 • Efesini 5,15-20 • Giovanni 6,51-58
Lettura
Continua la lettura del capitolo sesto del vangelo di Giovanni, chiamato anche discorso del "pane di vita". Alla gente che lo cerca per interessi materiali, Gesù propone sé come pane che sfama e sazia ogni bisogno di vita. Oggi la liturgia presenta l'ultima parte del discorso di Gesù.
Gv 6,51-5851Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?". 53Gesù disse loro: "In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".CommentoIl brano si apre con una dichiarazione di Gesù: "Io sono il pane vivo disceso dal cielo". Con questa immagine egli richiama la sua incarnazione, in quanto è Parola venuta dal Padre ed entrata nel mondo, e il suo essere dono per il nutrimento dell'umanità. Infatti come il pane anch'egli deve essere mangiato. Questa idea è esplicitata direttamente da Gesù quando dice: "se uno mangia di questo pane vivrà in eterno". Chi mangia il "pane vivo disceso dal cielo" partecipa all'eternità di Dio Padre. Gesù poi aggiunge che il pane da lui dato è la sua "carne per la vita del mondo". Poiché nel racconto giovanneo, a differenza dei sinottici, non sono riportate le parole del Signore sul pane e sul calice dell'ultima cena, sembra che in 6, 51 si ritrovi l'istituzione eucaristica secondo l'evangelista Giovanni. Le parole di Gesù non sono capite dai giudei, i quali restano stupiti davanti all'idea di mangiare la sua carne. A questo punto Gesù non fa nulla per eliminare la ripugnanza giudaica, al pensiero cannibalistico di mangiare la sua carne, ed accentua ulteriormente l'immagine aggiungendo anche la necessità di bere il suo sangue per avere la vita. Nella Bibbia, mangiare la carne di qualcuno è considerato metafora di azione ostile e bere il sangue è un'azione orrenda, proibita dalla Legge di Dio. I giudei, che ascoltano le parole di Gesù, si fermano nella loro interpretazione a questo livello. Esse hanno invece per il cristiano un significato positivo, che è colto soltanto se riferito all'Eucaristia istituita da Gesù. Nel v. 54 troviamo esplicitate le conseguenze nel credente che si nutre del pane di vita. Chi mangia la carne di Gesù ha la vita eterna adesso e riceve la promessa della resurrezione "nell'ultimo giorno". Questa diventa conseguenza della continua comunione con Gesù, espressa attraverso la categoria del dimorare: "chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui". La comunione con Gesù Cristo è realmente una partecipazione alla comunione intima che esiste tra Padre e Figlio: "come io vivo per il Padre, così colui che mangia di me vivrà per me". Chi vive in comunione con Gesù partecipa direttamente alla stessa vita di Dio Padre.
L'Eucaristia è il pane vivo donato da Gesù Cristo. Chi mangia l'Eucaristia si nutre di Gesù stesso: del suo corpo e del suo sangue. Attraverso questo alimento celeste si realizza la comunione col Figlio e, per mezzo di lui, col Padre. Infine la vita eterna, la vita di Dio Padre, e condivisa con gli uomini attraverso il sacramento eucaristico.
Collegamento fra le lettureL'immagine del banchetto, usata per esprimere la relazione vitale con Dio, collega le letture odierne. La prima lettura riporta le parole della Sapienza che, personificata, invita tutti a partecipare al banchetto preparato nella sua casa. Anche chi è privo di senno può partecipare al banchetto. Anzi costoro, mangiando il pane e bevendo il vino, preparati dalla Sapienza, abbandoneranno la stoltezza, avranno la vita, cammineranno diritti per la retta via. Anche Gesù nel vangelo si presenta invitando i suoi discepoli ad una mensa. Qui egli si dona come pane vivo disceso dal cielo, per essere mangiato, e come sangue da bere perché i suoi abbiano la vita eterna e risurrezione finale. La seconda lettura si inserisce in questo quadro con le esortazioni morali di Paolo ai cristiani di Efeso. Per partecipare adeguatamente al banchetto preparato da Gesù Cristo, dice l'apostolo, è necessario "vigilare attentamente", comportandosi "non da stolti, ma da uomini saggi". È pure utile capire bene la volontà di Dio, chiedere il dono dello Spirito Santo con la preghiera comunitaria e ringraziare Dio Padre per ogni cosa "nel nome del Signore Gesù Cristo".
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 11 agosto 2021– XIX Domenica del Tempo Ordinario - B
Gesù Cristo è il pane che dà la vita eterna1Re, 19,4-8 • Salmo 33 • Efesini 4,30-5,2 • Giovanni 6,41-51
Lettura
Dopo il dibattito con la folla, nel quale Gesù precisa nuovamente lo scopo del suo ministero (Gv 6,24-35), Giovanni presenta Gesù che, alla festa di pasqua tiene un lungo discorso sul "pane della vita". Nella prima parte del discorso (vv.34-40) Gesù ha presentato se stesso come "pane della vita", la sua relazione col Padre e lo scopo della sua missione: "chi vede il figlio e crede in lui ha la vita eterna". Le parole pronunciate da Gesù suscitano le reazioni degli ascoltatori, ed è il testo di oggi.
Gv 6,41-5141Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo". 42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?".43Gesù rispose loro: "Non mormorate tra voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".CommentoIl brano si apre presentando i giudei che mormorano contro Gesù a causa della affermazione fatta poco prima nella quale aveva dichiarato: "io sono il pane disceso dal cielo". La contestazione dei giudei è una protesta forte nei confronti di Gesù, che può essere paragonata alla mormorazione d'Israele nei confronti di Mosè, quando si trovò in difficoltà nel deserto (Es 16,2-8). Lo sdegno dei giudei è ulteriormente rafforzato dalle origini di Gesù. Egli che proviene da ceto operaio e non ha alcuna dignità adeguata da fornire, come può attribuirsi simili origini e dire: "sono disceso dal cielo?". Gesù risponde ponendosi su un altro piano. Dapprima afferma che le mormorazioni non servono in quanto sono situazioni senza storia, perché restano tra chi le compie. Poi richiama la prospettiva generale entro cui si collocano il suo ministero e le sue parole: l'opera di Dio. È Dio il protagonista che fa incontrare Gesù Cristo, che ammaestra tramite i profeti, che attraverso Gesù dona la risurrezione nell'ultimo giorno. Per riconoscere l'opera di Dio e per entrare nelle dinamiche da lui poste in essere occorre credere. Per questo Gesù afferma: "chi crede ha la vita eterna". L'ultima parte della pericope è un'esplicitazione che Gesù compie, attraverso la categoria del "pane della vita", del collegamento esistente tra Dio Padre con Gesù Cristo e tra Dio Padre con gli uomini attraverso Gesù. Egli è il nuovo pane che può sfamare l'umanità e che dà la vita eterna, perché è "disceso dal cielo", cioè viene da Dio. Chi lo riceve con fede, anche attraverso il segno dell'Eucaristia a cui si allude, vivrà in eterno perché in lui entra la vita di Dio.
L'azione di Dio può sempre essere valutata da giudizi prettamente umani. Questo modo di accogliere l'operato di Dio invece di facilitare ostacola l'incontro con lui. Gesù insegna che nei confronti di Dio occorre porsi con la fede e basta. Essa riesce a portare l'uomo a vera comunione con Dio attraverso la rivelazione attuata da Gesù Cristo. Una delle strade per arrivare a raggiungere tale obbiettivo è il sacramento dell'Eucarestia accolto con fede.
Collegamento fra le lettureDio è presente nella storia e porta l'uomo alla comunione con lui. Questa prospettiva può risultare difficile da attuare da parte dei suoi inviati e incomprensibile da parte dei destinatari. Tale è stata l'esperienza di Elia che, eseguita una missione affidatagli da Dio, ora deve fuggire perché cercato per essere ucciso. Dio però non lo abbandona, lo nutre attraverso la sua parola e gli permette di continuare la sua missione. Anche i destinatari del ministero di Gesù non riescono ad intravedere l'azione di Dio che si compie in lui. Per questo sono chiusi e non disponibili nei suoi confronti. Questa situazione può continuare anche nella Chiesa e tale realtà, come dice Paolo, rattrista "lo Spirito Santo di Dio". Per crescere nella fede e per vivere scelte comunitarie conseguenti, è necessario dedicarsi a Dio così come lo si è conosciuto tramite Gesù Cristo.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 4 agosto 2024– XVIII Domenica del Tempo Ordinario - B
Gesù è il pane di DioEsodo, 16,2-4.12-15 • Salmo 77 • Efesini 4,17.20-24 • Giovanni 6,24-35
Lettura
Continua la lettura del capitolo sesto del vangelo di Giovanni. Domenica scorsa è stato presentato l'evento della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ora la liturgia, del lungo discorso tenuto da Gesù per spiegare l'avvenimento, presenta un dibattito acceso tra Gesù e la folla.
Gv 6,24-3524Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".26Gesù rispose loro: "In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo". 28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?". 29Gesù rispose loro: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato".30Allora gli dissero: "Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo". 32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". 34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane". 35Gesù rispose loro: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!CommentoLa pericope si apre presentando la folla in ricerca di Gesù. Non trovandolo, si reca al di là del lago a Cafarnao, dove Gesù con i suoi si era probabilmente recato e dove dimorava a casa di Pietro. Trovatolo la gente pone al maestro una domanda, con la quale forse desidera indagare sulla modalità straordinaria con cui Gesù avrebbe realizzato il suo trasferimento da Tiberiade a Cafarnao. Come aveva straordinariamente sfamato le genti così era da pensare che anche si spostasse con modalità fuori della norma. Gesù lascia cadere la questione ed interviene portando il discorso su di un altro piano: "voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati". Gesù così contesta gli interessi della folla, orientati soltanto a obbiettivi materiali ed incapaci di cogliere il significato contenuto nelle azioni compiute da lui. Gesù poi rivolge alla gente l'invito di procurarsi il cibo che "rimane per la vita eterna". Questo cibo è lui stesso, "il Figlio dell'uomo", che si offre e si dona per l'umanità. L'alimento proposto dal maestro di Galilea è un dono che va accolto già nel presente, come frutto del suo ministero, ed avrà piena realizzazione nella vita eterna. Per partecipare al banchetto preparato, Gesù afferma che occorre credere in colui che Dio ha mandato. Gli uditori comprendono che Gesù sta parlando di sé ed allora pongono una domanda esplicita e provocatoria: "quale segno tu compi perché vediamo e crediamo?". La fede è una cosa seria e si accorda a chi non solo pronuncia parole, ma compie anche fatti adeguati conseguenti. Gesù risponde alla domanda presentando se stesso come il pane del cielo, donato da Dio come prova per la loro fede e a suo sostegno: "il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". Il fraintendimento delle parole di Gesù continua da parte della folla e quindi Gesù è costretto a precisare ulteriormente che lui è il pane della vita: "Io sono il pane della vita".
Non sempre le aspettative, che la gente ha nei confronti di Gesù, sono giuste. Egli è venuto primariamente non per risolvere i problemi materiali delle persone, ma per dare a tutti la vita eterna. Questa si riceve accogliendo Gesù, il dono del Padre. La comunione con Gesù Cristo sazia completamente la vita delle persone, ad essa dà senso e porta alla vita con Dio nell'eternità.
Collegamento fra le lettureDio Padre che, in modo provvidenziale, si prende cura dell'umanità è il tema unificante le letture odierne. Nel testo dell'Esodo si narra di Dio il quale sostiene il suo popolo in difficoltà, mentre attraversa il deserto. La protesta degli israeliti è forte e la tentazione di tornare alle sicurezze egiziane è sempre più emergente. Dio allora provvede alle necessità del popolo: "al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane". L'intervento di Dio è però finalizzato non a saziare i bisogni materiali degli israeliti, ma a porre un segno che li aiuti a riconoscere e a credere che Lui è il loro Dio. Spetta poi a Mosè il compito di spiegare ogni cosa. Anche nel vangelo, dove le folle sono presentate alla ricerca di Gesù per risolvere i problemi materiali della vita, egli risponde affermando di essere stato mandato nel mondo per donare a tutti la vita di Dio e per rendere partecipe l'umanità della vita eterna. Se questa convinzione di fede è fatta propria, sempre più i cristiani, allora, come afferma Paolo scrivendo agli efesini, devono abbandonare il comportamento dei pagani e sono invitati a seguire Cristo. Chi lo ascolta e da lui è istruito "depone l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici". Gesù crea così nei suoi discepoli l'uomo nuovo plasmato secondo Dio.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 28 luglio 2024 XVII Domenica del Tempo Ordinario B
Gesù è il pane spezzato per tutti2 Re 4,42-44 • Salmo 144 • Efesini 4,1-6 • Giovanni 6,1-15
Lettura
Con questa domenica si interrompe la lettura del vangelo si Marco per iniziare il capitolo sesto di Giovanni. La narrazione costituisce il vertice ed il termine dell'attività di Gesù in Galilea. Nel capitolo, dopo la presentazione del fatto della moltiplicazione dei pani e dei pesci (vv.1-15), assieme ad altre vicende, è contenuta anche la spiegazione che Gesù stesso dà dell'avvenimento iniziale (vv.26-71).
Gv 6,1-151Dopo questi fatti, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. 3Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.5Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. 7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". 8Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?". 10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 12E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". 13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: "Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!". 15Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.CommentoMolta gente seguiva Gesù per le contrade di Galilea, perché vedeva "i segni che compiva". Dopo questa introduzione è riportata al v.3 una annotazione che può facilmente sfuggire: "Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli". Tale particolare acquista maggiore significato in quanto viene richiamato anche al termine del racconto: v.15. Qui si legge: "Gesù, ..., si ritirò sul monte da solo". Al v.4 vi è poi un richiamo esplicito alla festa giudaica della Pasqua che ormai era vicina. Questi elementi contribuiscono a dare le coordinate di lettura e di comprensione dell'azione compiuta da Gesù nei confronti della "grande folla che veniva da lui", per incontrare il mistero di Dio che si rivela per suo mezzo. Al centro del brano (vv.5-13) abbiamo la narrazione minuziosa del miracolo. Molti commentatori vedono in certi particolari del racconto un collegamento con l'ultima cena di Gesù e con la celebrazione dell'Eucaristia (la folla si siede; "Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì"; Gesù invita a raccogliere "i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto"). Infine sono riportati il fraintendimento del "segno" da parte della gente, che stavano per venire "a prenderlo per farlo re", ed il ritiro in solitudine di Gesù sulla montagna (vv.14-15).
Gesù con dei "segni" cerca di manifestarsi, di farsi conoscere ai discepoli ed alle folle che lo seguono. Egli vuole in questo modo comunicare il mistero di Dio, che si rivela sulla montagna, nel silenzio, nella solitudine e nella parola. Di fronte al "segno" della moltiplicazione dei pani e dei pesci, che rimanda a Gesù attraverso la Pasqua e l'Eucaristia, la moltitudine non comprende, perché vede in quell'evento un gesto finalizzato a risolvere soltanto le problematiche umane. Per questo Gesù non ci sta e, ritirandosi sulla montagna, invita a leggere la realtà con gli occhi di Dio e non con quelli degli uomini.
Collegamento fra le lettureGesù é il "segno" sovrabbondante donato all'umanità, così si legge nel vangelo di Giovanni. Anche la prima lettura evidenzia che i doni del Signore sono sempre abbondanti: "così dice il Signore: ne mangeranno e ne avanzerà anche". Davanti ai doni di Dio occorre evitare il rischio del fraintendimento, cioè della loro lettura secondo la nostra mentalità utilitaristica e materialistica. L'azione rivelativa di Gesù richiede ed interpella la collaborazione degli uomini. Questa è espressa dai venti pani d'orzo e farro contenuti nella bisaccia dell'uomo di Baal-Salisa e dai cinque pani d'orzo con i due pesci del ragazzo, che era con i discepoli di Gesù. Per accogliere i doni di Dio, che hanno in Gesù il loro apice, occorre, come dice Paolo, attrezzarsi di umiltà, mansuetudine e pazienza. Questi atteggiamenti sono indispensabili per realizzare la propria vocazione, per essere "un solo corpo" e per crescere nella comunione con "Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti".
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LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 21 luglio 2024 – XVI Domenica del Tempo Ordinario B
Riposarsi con Gesù per essere solidali con gli uominiGeremia 26,1-6 • Salmo 22 • Efesini 2,13-18 • Marco 6,30-34
Lettura
In Marco 6,6-13 abbiamo visto l'invio dei dodici in missione da parte di Gesù affinché, con la predicazione e le attività ad essa connesse, diffondessero il regno. Segue, nei vv.14-29, un intermezzo su Giovanni Battista. Di lui si narra la morte a partire dagli interrogativi e dal rimorso che nascono in Erode davanti a Gesù, ritenuto Giovanni risuscitato. A questo punto il testo presenta il ritorno dei discepoli dalla missione.
Mc 6,30-3430Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: "Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'". Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte coseCommentoIl brano si apre con gli apostoli che, radunati "attorno a Gesù", riferiscono "tutto quello che avevano fatto ed insegnato". É questa una notizia che fa pensare all'esito positivo avuto dalla loro missione. Dopo averli ascoltati, Gesù li invita "in disparte, in un luogo solitario", perché si potessero riposare. Infatti erano molto pressati dalla folla, al punto da non aver neanche il tempo per mangiare. La sosta, proposta da Gesù ai suoi, non serve soltanto a recuperare le forze spese per evangelizzare, essa permette soprattutto di stare con lui; infatti "partirono sulla barca verso un luogo solitario". Infine, poiché molti "li videro partire", andarono a cercarli precedendoli nel raggiungere la meta stabilita: "da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero". La scena si chiude con la presentazione di Gesù che, commosso davanti alle folle, "perché erano come pecore senza pastore", insegna loro molte cose e dà loro da mangiare per mezzo dei discepoli (vedi la continuazione della narrazione in Mc 6, 35-44).
La missione, compiuta nel nome di Gesù produce sicuramente dei risultati positivi. Essa, perché sia efficace, richiede agli evangelizzatori la capacità di trovare del tempo per il riposo e soprattutto di sostare con Gesù. In lui essi ritrovano l'equilibrio ed il discernimento per non essere travolti dagli avvenimenti; con lui rimettono a fuoco le motivazioni per l'annuncio e da lui imparano come amorevolmente si deve comunicare con gli uomini di oggi e venire incontro alle loro necessità concrete.
Collegamento fra le lettureGesù Cristo è il "germoglio giusto", suscitato da Dio, il quale si prende cura del suo popolo ed è il pastore che pascola le pecore nel nome del Signore. Il nuovo pastore, come dice Geremia, è in contrasto con i falsi pastori, "che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo". La solidarietà di Gesù, manifestata nei confronti delle folle, come narra l'evangelista Marco, le stimola ad andare con lui, per trovare nel banchetto del suo insegnamento orientamenti sicuri per un popolo disorientato. Il compito è grande ed urgente! Per questo Gesù coinvolge i dodici nella missione di evangelizzatori appassionati. Dietro ai dodici dobbiamo vedere non solo i pastori della chiesa, ma tutti i discepoli. Ciascuno, nella misura in cui condivide il ministero di Gesù, perché sta con lui, contribuisce, come dice Paolo, a portare i lontani ad essere vicini a Dio, a creare riconciliazione e ad essere capaci di "annunziare pace".
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