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Lectio Divina III Domenica di Quaresima - B 2024

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 3 marzo 2024 – III Domenica di Quaresima B

É Gesù il nuovo tempio
Esodo 20,1-17 • Sal 18 • 1Corinzi 1,22-25 • Giovanni 2,13-25

Lettura
L'episodio narrato dall'evangelista Giovanni presenta Gesù che, dopo aver lasciato Cana, dove ha compiuto il grande segno dell'acqua diventata vino, si dirige verso Gerusalemme passando per Cafarnao. È questo il primo pellegrinaggio, descritto dall'evangelista, compiuto da Gesù alla città santa in occasione della Pasqua ebraica.

Gv 2, 13-25
13 Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14 Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15 Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16 e ai venditori di colombe disse: "Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!". 17 I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.
18 Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?". 19 Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". 20 Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?". 21 Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22 Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
23 Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. 24 Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti 25 e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo.

Commento
Il brano della terza domenica di quaresima è diviso in due parti con una chiusura finale. Il primo elemento (vv.13-17) è costituito dalla così detta purificazione del tempio. Nel cortile esterno dell'edificio sacro, venivano venduti gli animali per i sacrifici e i cambiavalute evitavano che la tassa del tempio venisse pagata con monete ornate da ritratti imperiali o raffigurazioni di dei pagani. L'atteggiamento sovversivo di Gesù nei confronti di queste attività, per altro legittimamente svolte nel tempio secondo una lunga tradizione, trova spiegazione nelle parole: "non fate della casa del Padre mio un mercato". Cioè nel luogo dove Dio ha fissato la sua dimora, egli è diventato una presenza marginale e quasi di secondo piano rispetto a tutte le attività, che nel tempio venivano svolte. Gesù, arrivato a Gerusalemme, si preoccupa di ripristinare nel tempio il primato di Dio: "Lo zelo per la tua casa mi divorerà". Nella seconda parte (vv.18-22) i giudei, cioè coloro che non capiscono il messaggio dato da Gesù attraverso il segno compiuto nel tempio, chiedono spiegazioni sul gesto fatto. Gesù però, rispondendo, porta la conversazione su di un piano diverso. Egli, attraverso l'invito: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere", introduce il tema "del tempio del suo corpo". I giudei non capiscono come possa essere riedificato in tre giorni un tempio costruito in quarantasei anni! Tale discorso diventerà però accessibile ai "suoi discepoli", i quali dopo la sua resurrezione, si ricorderanno di queste parole e crederanno "alla Scrittura e alle parole dette da Gesù". Il testo si chiude con la nota di molti che giungevano alla fede attraverso i segni e le parole di Gesù a Gerusalemme. Egli però di fatto non si fidava pienamente di queste facili ed entusiastiche adesioni, perché "conosceva tutti" e "conosceva quello che c'è in ogni uomo", cioè conosceva bene la fragilità e l'instabilità della natura umana.

Gesù con un gesto forte e provocatorio mette in guardia circa un modo sbagliato di vivere l'esperienza religiosa al tempio: la casa di Dio. Egli dichiara che, d'ora in poi, sarà il suo corpo risorto e glorioso il tempio in cui avviene in modo autentico l'incontro tra Dio e l'uomo. Da qui scaturisce il nuovo culto, vero e spirituale, che per mezzo di Gesù realmente porta ad incontrare Dio. La natura umana, debole ed incostante, sarà trasformata dal dono dello Spirito e dai sacramenti che diventano il sostegno della missione dei discepoli.

Collegamento fra le letture
Le letture contengono due temi tra loro dipendenti: la presenza di Dio e la richiesta necessaria di autentica purificazione. Nella prima lettura la presenza di Dio è all'origine del Decalogo: "Dio pronunciò tutte queste parole". I comandamenti di Dio, custoditi ed osservati, purificano e rinnovano continuamente l'alleanza col Signore: "Dio... dimostra il sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che lo amano e osservano i suoi comandi".
Nel vangelo, il gesto della purificazione del tempio di Gerusalemme, compiuto da Gesù, richiama la presenza di Dio in un nuovo tempio che è il corpo di Gesù risuscitato. A questa presenza si accede per mezzo della fede purificata da ogni interesse o mediazione umana non corretta. Infine la presenza di Dio, dice Paolo scrivendo ai Corinzi, è contenuta nell'annuncio del vangelo, che ha la sintesi più alta in "Cristo crocifisso scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani". Cristo trova opposizione in ogni cultura, anche in quella apparentemente orientata verso di lui, ma in chi lo accoglie con animo puro e cuore libero si rendono attive la sapienza e la potenza divine: "annunciamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio".

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Lectio Divina II Domenica di Quaresima - B 2024

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 25 febbraio 2024 – II Domenica di Quaresima anno B

Questi è il figlio prediletto, ascoltatelo
Genesi 22,1-2.9a.10-13.15-18 • Sal 115 • Romani 8,31b-34 • Marco 9,2-10

Lettura
Il racconto della trasfigurazione si trova in un punto decisivo del vangelo di Marco. Gesù ormai ha annunciato il vangelo nelle località di Galilea, ha dei discepoli che lo seguono e tra di loro ha costituito il gruppo dei dodici. Dopo la professione di fede di Pietro (8,29), Gesù ha insegnato ai suoi la passione, la morte e la resurrezione del Figlio dell'uomo con le conseguenze inevitabili per la vita di ogni discepolo (8,34ss). L'esperienza della trasfigurazione si colloca di fronte allo sconcerto e alle difficoltà suscitate nei discepoli dall'insegnamento della croce.

Mc 9,2-10
2 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4 E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". 6 Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7 Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: "Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!". 8 E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. 10 Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
11 E lo interrogavano: "Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?". 12 Egli rispose loro: "Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato.

Commento
La scena si apre presentando i destinatari dell'esperienza: Pietro, Giacomo e Giovanni. Costoro sono portati da Gesù "sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli". La presenza di questi discepoli, i primi che furono chiamati da Gesù, sottolinea il particolare legame che essi hanno con Gesù e con la vicenda della sua morte e resurrezione, di cui la trasfigurazione risulta un anticipo. Poi Gesù si trasfigura e le sue vesti cambiano: "divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche". Questa annotazione, assieme con l'apparizione di Elia e Mosè, indicano che Gesù fa parte del mondo celeste e che può essere conosciuto profondamente seguendo la rivelazione. Essa, contenuta nella Bibbia, è qui richiamata dalle figure di Mosè ed Elia. L'apice della narrazione è costituito dal formarsi della nube, segno della presenza di Dio "che li coprì con la sua ombra", e dalle parole che da essa escono: "«Questi è il Figlio mio, l'amato; ascoltatelo!»". Qui la voce ha la funzione di presentare ai discepoli l'identità di Gesù. In questo modo essi dovrebbero superare l'incomprensione manifestata davanti al mistero rivelato: "Non sapeva cosa dire, perché erano spaventati". Il quadro si chiude con l'invito di Gesù a "non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti". La trasfigurazione è stata per i discepoli un'esperienza che anticipa la resurrezione, ma evidenzia anche la difficoltà a comprendere l'insegnamento ricevuto: "chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti". Per questa ragione era quindi bene che per il momento tacessero. A quel punto i discepoli, non solo sono incapaci di capire adeguatamente il mistero, ma ancora non possiedono l'attrezzatura necessaria (il dono dello Spirito Santo) per annunciarlo con efficacia.

La luce della trasfigurazione rivela ai discepoli la vera identità di Gesù, che da essi è recepita con difficoltà. L'accoglieranno pienamente quando, seguendo il comando del Padre, ascolteranno le parole di Gesù che parlano della sua croce e della croce del discepolo. Solo così si entra nel mistero della sua persona, si cammina veramente verso la pasqua e si è abilitati ad essere suoi testimoni credibili.

Collegamento fra le letture
L'idea che percorre decisamente le tre letture è quella del padre che "per amore" non risparmia il proprio figlio. E' l'amore obbediente per Dio che porta Abramo a mettersi in viaggio col figlio Isacco fin sul monte per offrirlo in olocausto "va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò. Così arrivarono al luogo...". L'amore di Abramo per Dio è così grande e spontaneo che viene ricompensato con la riconsegna del figlio: "non stendere la mano contro il ragazzo... Ora so che tu temi Dio". Dio promette anche benedizione ad Abramo, discendenza numerosa, successo e, tramite suo, benedizione alle altre nazioni. Paolo, nella lettera ai Romani, sottolinea efficacemente l'amore di Dio per l'umanità, manifestatosi nel non aver risparmiato il proprio Figlio e averlo dato per tutti: "Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme con lui?". Così anche nel vangelo, il racconto della trasfigurazione di Gesù anticipa la gloria del Figlio dell'uomo, dopo essere stato consegnato nelle mani dei peccatori. A questa gloria, dono d'amore di Dio, sono chiamati a partecipare anche i discepoli.

La vita
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Lectio Divina I Domenica di Quaresima - B 2024

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 18 febbraio 2024 – I Domenica di Quaresima B

Nel deserto Gesù ha vinto Satana
Genesi 9,8-15 • Sal 24 • 1Pietro 3,18-22 • Marco 1,12-15

Lettura
Il vangelo secondo Marco della prima domenica di Quaresima ci porta ad avvenimenti e a contenuti incontrati e approfonditi precedentemente. La prima parte del testo (vv.12-13) si collega immediatamente con la narrazione del battesimo di Gesù al fiume Giordano e la seconda (vv.14-15) già è stata letta e commentata nella II domenica del tempo ordinario. Per questo ci soffermeremo soltanto sui vv.12-13.

Mc 1,12-15
12 E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13 e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15 e diceva: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo".

Commento
Dopo la discesa dello Spirito su Gesù dai cieli aperti, mentre usciva dal fiume Giordano a battesimo avvenuto, è lo stesso Spirito a spingerlo, letteralmente con forza, nel deserto (v.12). Questo significa che l'esperienza intrapresa da Gesù è collegata col battesimo, ma soprattutto è voluta dallo Spirito e da lui guidata. La permanenza di Gesù nel deserto viene presentata come tentazione da parte di Satana per "quaranta giorni" (v.13a). Sia il deserto come il numero quaranta richiamano una ricca ed interessante simbologia, che ha la sua matrice nella tradizione ebraica presentata nell'Antico Testamento. Chi è interessato a tale approfondimento può leggere con frutto il libro dell'Esodo. L'evangelista Marco vuole offrire un messaggio specifico ai lettori. Egli desidera, infatti, comunicare che con la venuta di Gesù s'instaura un conflitto duraturo tra lui e Satana, il tentatore, cioè colui che fa di tutto per ostacolare la realizzazione della volontà di Dio nell'umanità. Il superamento della tentazione da parte di Gesù ed il risultato conseguente sono rappresentati con due immagini narrative: "Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano". La convivenza pacifica con le fiere ed il servizio angelico a Gesù, diventano segno dell'avvenuto dissolvimento di tutte le disarmonie causate dal peccato. Infatti, la resistenza di Gesù nella tentazione e la sua vittoria, hanno portato l'uomo alla sua condizione originaria perduta a causa del peccato.

È chiaro che il racconto marciano non si preoccupa tanto di presentare la tentazione di Gesù nella sua articolazione (come fanno invece Matteo e Luca), quanto piuttosto di annunciare l'inizio di una nuova realtà che da lui viene inaugurata. Questa si realizza nell'umanità in forza dello Spirito e per mezzo del dono di Gesù. Egli ha lottato nella tentazione ed ha vinto Satana, il tentatore ed il separatore. Per questa ragione tutti coloro che seguono Gesù e diventano suoi discepoli hanno la possibilità di partecipare alla stessa vittoria.

Collegamento fra le letture
Le letture della prima domenica di Quaresima sottolineano particolarmente la pazienza di Dio, articolandola in modi diversi. Nella prima lettura il racconto di Noè, che con i figli e ogni essere vivente sopravvive al diluvio evidenzia la pazienza di Dio, la quale si manifesta e si concretizza nell'alleanza: "io stabilisco la mia alleanza con voi... e con tutte le generazioni future". Anche dopo il diluvio la violenza e la cattiveria si diffondono, eppure l'umanità continua ad esistere. Il segreto per cui la distruzione non si abbatte sul mondo non sta nella santità ormai raggiunta dagli uomini, ma nella benedizione che Dio continua a dare gratuitamente ad essi, segno della sua pazienza: "ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne...".
Il brano evangelico sottolinea l'interesse dell'evangelista a presentare l'inizio di una realtà nuova. Questa si realizza in forza dello Spirito e del dono di Gesù, che ha lottato nella tentazione vincendo Satana. Ancora una volta siamo davanti al mistero della pazienza di Dio.
Infine l'apostolo Pietro, nella sua lettera, indica ai cristiani il dono del battesimo ricevuto nella chiesa, segno della pazienza di Dio, fattosi accanto a ciascuno di noi per mezzo di Gesù Cristo: "poche persone furono salvate nell'arca... Immagine del battesimo che ora salva voi; esso... è salvezza di Dio in virtù della resurrezione di Gesù Cristo".

La vita
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Lectio divina sul Libro di Qoelet - 15

15 Qoelet (qhlt) – Ecclesiaste

Siamo all'ultimo capitolo del libro e qui l'autore presenta le conclusioni della sua opera.

12, 1Ricòrdati del tuo creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i giorni tristi
e giungano gli anni di cui dovrai dire: "Non ci provo alcun gusto";
2prima che si oscurino il sole, la luce, la luna e le stelle e tornino ancora le nubi dopo la pioggia;
3quando tremeranno i custodi della casa e si curveranno i gagliardi
e cesseranno di lavorare le donne che macinano, perché rimaste poche, e si offuscheranno quelle che guardano dalle finestre 4e si chiuderanno i battenti sulla strada;
quando si abbasserà il rumore della mola e si attenuerà il cinguettio degli uccelli
e si affievoliranno tutti i toni del canto; 5quando si avrà paura delle alture e terrore si proverà nel cammino; quando fiorirà il mandorlo e la locusta si trascinerà a stento e il cappero non avrà più effetto, poiché l'uomo se ne va nella dimora eterna e i piagnoni si aggirano per la strada;
6prima che si spezzi il filo d'argento e la lucerna d'oro s'infranga
e si rompa l'anfora alla fonte e la carrucola cada nel pozzo,
7e ritorni la polvere alla terra, com'era prima, e il soffio vitale torni a Dio, che lo ha dato.
8Vanità delle vanità, dice Qoèlet, tutto è vanità.

9Oltre a essere saggio, Qoèlet insegnò al popolo la scienza; ascoltò, meditò e compose un gran numero di massime.
10Qoèlet cercò di trovare parole piacevoli e scrisse con onestà parole veritiere. 11Le parole dei saggi sono come pungoli, e come chiodi piantati sono i detti delle collezioni: sono dati da un solo pastore. 12Ancora un avvertimento, figlio mio: non si finisce mai di scrivere libri e il molto studio affatica il corpo.
13Conclusione del discorso, dopo aver ascoltato tutto: temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché qui sta tutto l'uomo.
14Infatti, Dio citerà in giudizio ogni azione, anche tutto ciò che è occulto, bene o male.

v. 1 Forse Qoelet vuole porre in guardia i giovani da eccessi nella ricerca di ogni soddisfazione e li invita a pensare a Dio perché le esperienze vissute in età giovanile, quando si è pieni di entusiasmo e senza paure, poi restano per sempre e non si possono sperimentare in età avanzata.
v. 2 Con queste immagini si vuole affermare che le facoltà umane diminuiscono e si affievolisce il nostro corpo, cioè la vecchiaia incede sempre di più.
v.3 Questo versetto presenta delle metafore che indicano l'affievolirsi delle capacità umane.
v. 4 in questa fase di decadenza il rischio è di chiudersi in sé e di tagliare ogni sorta di comunicazione.
v. 5 Alla primavera che sboccia fa da contrasto la decadenza della vecchiaia.
vv. 6-7 Si parla della morte non direttamente ma con immagini simboliche.
v. 8 E' il versetto finale del libro che riprende il primo versetto 1,2. La morte è la realtà che assume in sé tutte le altre annullando tutto. Con la morte tutto viene annullato, o meglio restano i valori ma con la morte non hanno corrispondenza nel reale. Da qui l'assurdità della vita sul piano della conoscenza e la sua vanità sul piano esistenziale.

I vv.9-14 sono un'aggiunta del redattore finale che cerca di tracciare il pensiero e la figura di Qoelet. Forse è un discepolo di una generazione successiva e afferma che Qoelet non si è limitato alla meditazione ma di aver insegnato le sue idee al popolo. Le sue idee trovarono un terreno propizio per essere accolte e tramandate.
v. 9 Presenta bene Qoelet che amava poco parlare.
v. 10 Qoelet si dedicò alla ricerca del vero.
v. 11 Le massime tramanda oralmente o scritte provengono da uno stesso autore.
v. 12 Scrivere le massime sapienziali è una fatica e l'uomo non può andare oltre le sue possibilità.
v. 13 La conclusione degli insegnamenti di Qoelet è temere Dio e seguire i suoi insegnamenti.
v. 14 alla fine il giudizio è rimandato a Dio solo.

- Le esperienze giovanili restano poi per sempre. Che ne dite?

- Come affrontiamo la decadenza fisica?

- Riusciamo, come dice Qoelet, a fidarci di Dio e dei suoi insegnamenti?


Qoelet riassunto 1 

 Qoelet riassunto 2


Lectio divina VI Domenica T.O. 2024

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 11 febbraio 2024– VI Domenica del Tempo Ordinario – Giornata del malato

Meditare sulle guarigioni ricevute
Levitico 13,1.45-46 • Salmo 31 • 1Corinzi 10,31-11,1 • Marco 1,40-45

Lettura
Dopo la giornata trascorsa a Cafarnao l'evangelista ha presentato Gesù che predica nelle sinagoghe di tutta la Galilea. La gente lo cerca incessantemente, forse a causa delle sue opere traumaturgiche, spesso fraintese. A questo punto Marco colloca la narrazione estesa di un miracolo (Mc 1,40-45)

Mc 1,40-45
40Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi purificarmi!". 41 Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, sii purificato!". 42 E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43 E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44 e gli disse: "Guarda di non dire niente a nessuno; và, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro". 45 Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Commento
Il racconto è strutturato in due parti distinte. La prima (vv.40-42) presenta la guarigione e la seconda (vv.43-45) illustra le vicende conseguenti.
Il lebbroso si avvicina a Gesù e lo supplica in ginocchio: "Se vuoi, puoi purificarmi". Per lui è un'occasione straordinaria che si presenta. Dall'incontro con Gesù non solo dipende la sua guarigione dalla malattia, ma anche la possibilità di essere purificato dal peccato e di essere reinserito dignitosamente nella società. I lebbrosi, infatti, a causa della malattia contratta, erano ritenuti vittime del peccato commesso e obbligati a vivere ai margini dei villaggi, in capanne o grotte naturali. Gesù, "ne ebbe compassione", guarisce l'uomo malato, donandogli la salute e rendendolo puro, cioè togliendo da lui il peccato, causa della malattia e dell'isolamento sociale – religioso conseguente. Anche il gesto compiuto da Gesù ("stese la mano, e lo toccò") indica la volontà di riabilitare colui che era emarginato dal resto della comunità.
La seconda parte del racconto inizia con una ammonizione severa di Gesù al lebbroso guarito: "guarda di non dir niente a nessuno, ma và, a mostrati al sacerdote . . . ". Gesù presenta così la necessità di attuare quanto prescritto nel libro del Levitico (cfr. Lv 14,2), per essere riammessi nella comunità, dopo la guarigione da una malattia contagiosa. Anche l'invito al silenzio sull'accaduto, è richiesto dalla prudenza e dalla non comprensione profonda dell'avvenimento. Questa sarà possibile solo dopo la Pasqua del Signore. Allora i discepoli potranno parlare apertamente. Non si sa se quell'uomo andò dai sacerdoti, certo l'evangelista si preoccupa di narrare che non rispettò il comando del silenzio. Infatti, allontanandosi dopo la guarigione, divulga il fatto in ogni parte. La conseguenza è che la gente va a cercare Gesù, provenendo da ogni luogo.

Gesù è venuto a guarire e a liberare ogni uomo dominato dal male e dal peccato. La sua azione sanante abilita le persone ad essere inserite dignitosamente nella comunità dei credenti. Chi è guarito dal Signore deve vigilare per non interpretare male l'accaduto e viverlo inadeguatamente. Tutto ciò che riguarda la vita spirituale di una persona, deve essere sottoposto rigorosamente a chi guida spiritualmente la comunità e va custodito nel silenzio interiore e nella riflessione personale.

Collegamento fra le letture
Gesù che guarisce e libera dal male unisce le letture domenicali. Nella prima lettura sono presentate le indicazioni, date da Dio a Mosè e ad Aronne, sul comportamento da assumere quando una persona è scoperta malata di lebbra. Chi è colpito da questa malattia è da considerarsi immondo, cioè capace di contaminare anche gli altri sia per quanto riguarda la malattia, ma anche per le cause che l'hanno procurata: il peccato. Il malato, di conseguenza, deve restare fuori dalla comunità. La lettura cristiana del testo di Levitico porta a orientare la riflessione sul peccato e sulla separazione dalla comunità che si realizza di fatto per il peccatore. Solo Gesù può guarire la malattia ed il peccato. Così recita il testo di Marco. Egli non solo dà la salute, ma reintegra nella comunità. Gesù dà anche testimonianza di coraggio e di bontà verso chi è nella necessità a causa della malattia o del peccato, perché si avvicina a loro e li salva. Chi sperimenta guarigione o liberazione dice Paolo, scrivendo ai Corinzi, è invitato a riconoscere l'opera di Dio e a lui rendere gloria. Paolo afferma anche di compiere ogni attività per il Signore e non per se stessi. Questo è il comportamento corretto da assumere nella comunità. Infine l'apostolo propone se stesso come modello di comportamento cristiano: "Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo".

La vita
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