Archivio

Lectio divina III Domenica T.O. 2024

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 21 gennaio 2024– III Domenica del Tempo Ordinario B

Convertitevi, cioè credete e seguitemi
Giona 3,1-5.10 • Salmo 24 •1Corinzi 7,29-31 • Marco 1,14-20

Lettura
Con il brano odierno entriamo nella prima grande sezione del vangelo di Marco (1,14-3,6) dove l'evangelista presenta il vangelo annunciato da Gesù in Galilea e le conseguenze da esso suscitate.

Mc 1,14-20
14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15 e diceva: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo".
16 Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17 Gesù disse loro: "Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini". 18 E subito lasciarono le reti e lo seguirono. 19 Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. 20 E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Commento
Il testo comprende un sommario d'introduzione a tutta la sezione (vv.14-15) e due racconti uguali di chiamata al discepolato (vv.16-20). La narrazione si apre annunciando che Giovanni viene "arrestato-consegnato". L'evangelista, scegliendo questo verbo, segna così subito il destino del primo predicatore, rimanda agli inizi dell'insegnamento di Gesù e alle sue vicende future, qui chiaramente anticipate nella figura del Battista consegnato per la morte. Il contenuto del "vangelo di Dio" proclamato da Gesù (v.15) viene indicato in quattro brevissime frasi. La prima, "il tempo è compiuto", dichiara ormai giunto il tempo opportuno della salvezza da sempre atteso da Israele. La seconda, "e il regno di Dio è vicino", spiega la precedente e dà la ragione del tempo definitivo. Il tempo della salvezza è arrivato, perché Dio è all'opera direttamente per mezzo di Gesù e tramite lui entra gradualmente nella storia dell'umanità. Con la terza, "convertitevi", è indicata la richiesta di un completo cambiamento di mentalità, come già aveva chiesto il Battista. La quarta, "e credete al vangelo", diventa la spiegazione di che cosa sia la conversione richiesta da Gesù: "convertirsi, cioè credere al vangelo". Ci si converte quando ci si fida dell'annuncio che la predicazione di Gesù propone e si cerca di metterlo in pratica, pur con tutti i nostri limiti e le nostre carenze. La chiamata delle due coppie di fratelli (vv.16-19) diventa un esempio concreto di cosa significhi convertirsi e credere al vangelo proclamato da Gesù. Nei versetti 16-20 sono indicate le caratteristiche fondamentali che deve educare in sé un discepolo. Prima di tutto è necessario che si lasci guardare da Gesù, cioè lasciarsi amare da lui. Poi i chiamati non sono degli esperti, ma delle brave persone dedite con passione al loro lavoro. I discepoli vivono anche la fraternità come dimensione essenziale della loro vita e della sequela di Cristo. Essi seguono Gesù con perseveranza e si fidano delle sue parole e da esse ricevono stimoli per vivere diversamente i rapporti col loro ambiente abituale. Proprio andando con lui, seguendo le sue parole e collocando il Signore all'apice della loro vita e da lui trarre ogni ispirazione, diventano a loro volta "pescatori di uomini", cioè strumenti di salvezza, annunciatori di vangelo per gli uomini.
Iniziando la missione, Gesù dà subito le coordinate del suo ministero, tracciandole sullo sfondo della passione-morte-resurrezione, anticipate da Giovanni Battista. Presenta anche le caratteristiche che definiscono il discepolo. Per mezzo di Gesù, Dio si fa vicino all'umanità chiedendo conversione, che vuol dire accogliere con fede la parola di Gesù e seguirlo. Questo rende possibile il cambiamento concreto dello stile di vita delle persone che, per tale ragione, diventano a loro volta capaci di proclamare la buona notizia.

Collegamento fra le letture
Il tema unificante le tre letture potrebbe essere identificato nel tempo come luogo e spazio di salvezza, in quanto in esso Dio si manifesta e l'uomo ha la possibilità di incontrarsi con lui. Nella prima lettura, per mezzo del profeta Giona, è presentato l'intervento di Dio che, pur con una certa fatica da parte degli uomini, riesce ad essere riconosciuto e accolto: "Fu rivolta a Giona questa parola del Signore" e "Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava...". Il vangelo presenta l'opera potente di Dio che nel tempo si manifesta per mezzo di Gesù: "Il tempo è compiuto..." e i discepoli sono chiamati a continuare nel tempo l'opera iniziata da Gesù. Chi accoglie il vangelo di Gesù partecipa subito, quasi senza difficoltà, al "regno di Dio". L'apostolo Paolo nella seconda lettura, ricollegandosi col tempo della salvezza che è incalzante, in quanto "ormai si è fatto breve", richiama le azioni pratiche ed concrete, segno nel cristiano del suo incontro con Dio, che irrompe nella storia per mezzo del vangelo proclamato da Gesù.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina sul Libro di Qoelet - 11

11 Qoelet (qhlt) – Ecclesiaste

L'autore continua a presentare consigli per vivere da sapienti.

8, 1Chi è come il saggio? Chi conosce la spiegazione delle cose?
La sapienza dell'uomo rischiara il suo volto, ne cambia la durezza del viso.
2Osserva gli ordini del re, per il giuramento fatto a Dio. 3Non allontanarti in fretta da lui; non persistere in un cattivo progetto, perché egli può fare ciò che vuole. 4Infatti, la parola del re è sovrana; chi può dirgli: "Che cosa fai?". 5Chi osserva il comando non va incontro ad alcun male; la mente del saggio conosce il tempo opportuno. 6Infatti, per ogni evento vi è un tempo opportuno, ma un male pesa gravemente sugli esseri umani. 7L'uomo infatti ignora che cosa accadrà; chi mai può indicargli come avverrà? 8Nessun uomo è padrone del suo soffio vitale tanto da trattenerlo, né alcuno ha potere sul giorno della morte. Non c'è scampo dalla lotta e neppure la malvagità può salvare colui che la compie.
9Tutto questo ho visto riflettendo su ogni azione che si compie sotto il sole, quando un uomo domina sull'altro per rovinarlo. 10Frattanto ho visto malvagi condotti alla sepoltura; ritornando dal luogo santo, in città ci si dimentica del loro modo di agire. Anche questo è vanità. 11Poiché non si pronuncia una sentenza immediata contro una cattiva azione, per questo il cuore degli uomini è pieno di voglia di fare il male; 12infatti il peccatore, anche se commette il male cento volte, ha lunga vita. Tuttavia so che saranno felici coloro che temono Dio, appunto perché provano timore davanti a lui, 13e non sarà felice l'empio e non allungherà come un'ombra i suoi giorni, perché egli non teme di fronte a Dio. 14Sulla terra c'è un'altra vanità: vi sono giusti ai quali tocca la sorte meritata dai malvagi con le loro opere, e vi sono malvagi ai quali tocca la sorte meritata dai giusti con le loro opere. Io dico che anche questo è vanità.
15Perciò faccio l'elogio dell'allegria, perché l'uomo non ha altra felicità sotto il sole che mangiare e bere e stare allegro. Sia questa la sua compagnia nelle sue fatiche, durante i giorni di vita che Dio gli concede sotto il sole.
16Quando mi dedicai a conoscere la sapienza e a considerare le occupazioni per cui ci si affanna sulla terra - poiché l'uomo non conosce sonno né giorno né notte - 17ho visto che l'uomo non può scoprire tutta l'opera di Dio, tutto quello che si fa sotto il sole: per quanto l'uomo si affatichi a cercare, non scoprirà nulla. Anche se un sapiente dicesse di sapere, non potrà scoprire nulla.

v. 1 Il versetto esalta la sapienza come valore. La sapienza rende il volto luminoso mentre l'ira lo rende sfigurato.
v. 2 Iniziano dei consigli per chi vive vicino al re o a qualsiasi autorità del tempo. Egli insiste sulla necessità di obbedire all'autorità. La figura del re rimanda a Dio stesso e si richiama ad un patto fatto col re di cui Dio ne è garante. L'autorità non esisteva a quel tempo senza Dio. Emerge sicuramente un concetto diverso di autorità.
v. 3 Seguono delle indicazioni pratiche da tenere presenti nella relazione col re e quindi con ogni l'autorità.
v. 4 Il re è sovrano e nessuno deve mettersi contro o contestare quello che fa.
v. 5 Chi esegue i comandi non incappa in alcun guaio perché il saggio sa come comportarsi.
v. 6-7 L'uomo conosce i tempi dell'operare ma non riesce a conoscere fino in fondo il progetto di Dio (male grande sull'uomo) e quindi il futuro.
v. 8 Il versetto tocca un problema fondamentale dell'uomo: la morte. Nell'ebraismo la vita consiste nel partecipare allo spirito vitale: nefèsc. Quando lo spirito viene tolto si muore. Questo processo sfugge all'uomo ed è fuori dal suo potere di controllo. Qoelet vede la vita come una battaglia che porta tutti saggi e malvagi alla stessa conclusione: la morte.
vv. 9-11 L'autore affronta ancora il problema del male presente sotto il sole. Qui si parte da un aspetto particolare del male cioè uno che ha autorità e fa del male ad un altro. (v. 10) Anche se si assiste alla morte del malvagio non se ne trae insegnamento e si continua a compiere il male. (v. 11) Tutto questo accade perché il male non viene punito adeguatamente? Non si capisce bene, ma molto probabilmente a partire da questo caso l'autore vuole fare un discorso generale.
v. 12-13 Conclusione amara: il peccatore ha la vita lunga. (la morte vista come punizione per il male?). Vi è però uno spiraglio di grande speranza: chi teme Dio sarà felice. Chi non teme Dio non può essere felice.
v. 14 Si riflette sul fatto che a volte i giusti sono trattati male con la morte e viceversa i malvagi che sembrano premiati. Tutto questo è vanità nel senso che non ha consistenza davanti a Dio. Qui vi è un concetto di giustizia retributiva: chi fa il bene è premiato e chi fa il male è punito. Però non avviene così.
v. 15 Vista l'assurdità della vita l'unica cosa positiva possibile è godere ed essere felici.
vv. 16-17 L'uomo si dedica alla ricerca della sapienza e lavora forsennatamente, ma non riesce a capire e a scoprire fino in fondo il progetto di Dio. Qoelet è consapevole della limitatezza della conoscenza umana. È un realismo oggettivo che da un lato porta a non credere a coloro che dicono di sapere tutto e dall'altro questo limite diventa apertura a Dio e alla sua opera.

- Chi cerca la sapienza e quindi Dio anche dal punto di vista fisico ne trae beneficio.

- Invito a verificare l'esercizio dell'autorità.

- Come pensiamo il problema del male nel mondo?

- Abbiamo fiducia nell'opera di Dio?

Lectio divina sul Libro di Qoelet - 10

10 Qoelet (qhlt) – Ecclesiaste

I primi 12 versetti contengono una serie di proverbi che costituiscono un confronto tra situazioni diverse. I vv. 13-15 contengono sentenze relative a Dio e ai beni materiali. Alla fine l'autore riprende il tema del valore della sapienza.

7, 1Un buon nome è preferibile all'unguento profumato e il giorno della morte al giorno della nascita.
2È meglio visitare una casa dove c'è lutto che visitare una casa dove si banchetta,
perché quella è la fine d'ogni uomo e chi vive ci deve riflettere.
3È preferibile la mestizia al riso, perché con un volto triste il cuore diventa migliore.
4Il cuore dei saggi è in una casa in lutto e il cuore degli stolti in una casa in festa.
5Meglio ascoltare il rimprovero di un saggio che ascoltare la lode degli stolti:
6perché quale il crepitìo dei pruni sotto la pentola tale è il riso degli stolti. Ma anche questo è vanità.
7L'estorsione rende stolto il saggio e i regali corrompono il cuore.
8Meglio la fine di una cosa che il suo principio; è meglio un uomo paziente che uno presuntuoso.
9Non essere facile a irritarti in cuor tuo, perché la collera dimora in seno agli stolti. 10Non dire: "Come mai i tempi antichi erano migliori del presente?", perché una domanda simile non è ispirata a saggezza. 11Buona cosa è la saggezza unita a un patrimonio ed è utile per coloro che vedono il sole. 12Perché si sta all'ombra della saggezza come si sta all'ombra del denaro; ma vale di più il sapere, perché la saggezza fa vivere chi la possiede.
13Osserva l'opera di Dio: chi può raddrizzare ciò che egli ha fatto curvo? 14Nel giorno lieto sta' allegro e nel giorno triste rifletti: Dio ha fatto tanto l'uno quanto l'altro, cosicché l'uomo non riesce a scoprire ciò che verrà dopo di lui.
15Nei miei giorni vani ho visto di tutto: un giusto che va in rovina nonostante la sua giustizia, un malvagio che vive a lungo nonostante la sua iniquità.
16Non essere troppo giusto e non mostrarti saggio oltre misura: perché vuoi rovinarti?
17Non essere troppo malvagio e non essere stolto. Perché vuoi morire prima del tempo?
18È bene che tu prenda una cosa senza lasciare l'altra: in verità chi teme Dio riesce bene in tutto.
19La sapienza rende il saggio più forte di dieci potenti che sono nella città. 20Non c'è infatti sulla terra un uomo così giusto che faccia solo il bene e non sbagli mai. 21Ancora: non fare attenzione a tutte le dicerie che si fanno, così non sentirai che il tuo servo ha detto male di te; 22infatti il tuo cuore sa che anche tu tante volte hai detto male degli altri.
23Tutto questo io ho esaminato con sapienza e ho detto: "Voglio diventare saggio!", ma la sapienza resta lontana da me! 24Rimane lontano ciò che accade: profondo, profondo! Chi può comprenderlo?
25Mi sono applicato a conoscere e indagare e cercare la sapienza e giungere a una conclusione, e a riconoscere che la malvagità è stoltezza e la stoltezza è follia. 26Trovo che amara più della morte è la donna: essa è tutta lacci, una rete il suo cuore, catene le sue braccia. Chi è gradito a Dio la sfugge, ma chi fallisce (peccatore?) ne resta preso.
27Vedi, questo ho scoperto, dice Qoèlet, confrontando a una a una le cose, per arrivare a una conclusione certa. 28Quello che io ancora sto cercando e non ho trovato è questo:
un uomo fra mille l'ho trovato, ma una donna fra tutte non l'ho trovata.
29Vedi, solo questo ho trovato: Dio ha creato gli esseri umani retti,
ma essi vanno in cerca di infinite complicazioni.

v. 1 Un nome buono o utile o autorevole è preferibile ad un profumo. Il profumo svanisce rapidamente il nome buono resta per sempre. La contrapposizione di nascita e morte è un tema caro a Qoelet (cfr. 4, 2-3). Molto probabilmente l'autore vuole sottolineare che è più utile riflettere sulla morte che sulla nascita. Infatti la riflessione sulla fine comporta delle scelte di sapienza adeguate.
v. 2 E' un proverbio simile al primo. La morte porta il vivo a riflettere sulla sua fine (questa è la sorte di tuti) mentre la baldoria non educa alla riflessione. Per Qoelet la riflessione sulla morte è l'inizio di ogni sapienza.
I versetti seguenti riprendono ed articolano lo stesso tema.
v.8 la riflessione sulla fine porta a non irritarsi e ad essere longanimi e pazienti. L'uomo altezzoso e impaziente di fatto è uno stolto.
v. 10 Si indica la non sapienza nel pensare al passato come tempo migliore.
v. 11 La saggezza con il patrimonio sono molto utili all'uomo. La saggezza fa vivere l'uomo nel senso che lo rende consapevole di ciò che ha e di ciò che accade attorno a lui.
v. 13 Qui abbiamo un pensiero nuovo di Qoelet: guarda l'opera di Dio e cerca di capirla. Anche se non si comprende l'operato di Dio resta sempre vantaggioso accettarlo e adeguarsi.
v. 15 Nel versetto l'autore descrive ciò che a lui sembra curvo.
vv. 16-18 L'autore consiglia una via di mezzo e quindi non esagerare mai da una parte e dall'altra. È bene vivere equilibratamente e poi chi teme Dio, cioè chi si relaziona con Dio vive bene e fa bene ogni cosa. Il timor di Dio porta a capire l'opera di Dio.
vv. 19-22 Si afferma ancora la forza e la positività della sapienza paragonata alla forza fisica? Economica? Politica? La sapienza però in questo mondo non esiste. Infatti non esiste un giusto che on sbagli mai. L'autore conclude invitando a non dare spazio alle chiacchere perché rattristano e tutti si è coinvolti in questa esperienza. Tutti siamo peccatori.
vv. 23-24 La sapienza come non è in grado di formare un vero giusto, così non è in grado di spiegare tutto ciò che è presente nel mondo e nell'universo.
vv. 25-26 Qui Qoelet parla della donna. L'autore dice di essersi dedicato a "riflettere nel cuore". Qui forse ci si riferisce all'amore coniugale. La passione è un altro mistero nella vita. Essa lega l'uomo e ne fa uno schiavo (laccio, rete, catene) e poi disgusto di ciò che prima sembrava dolcissimo (amara più della morte). Non dobbiamo intendere che la relazione amorosa sia male, ma dietro l'influsso della filosofia ellenistica, era necessario liberarsi dalle passioni per raggiungere una dimensione metafisica, non più condizionata dalla realtà e dalle passioni.
v. 28 Anche in questo versetto si sente l'influsso dell'ellenismo e di certi gruppi religiosi ebraici tipo gli esseni. Si conclude che non riesce a trovare quello che vuole.
v. 29 La conclusione è lapidaria: Dio ha creato tutto in modo corretto e semplice. È l'uomo che si complica la vita con le sue scelte ed i suoi comportamenti. Ritornare a Dio è forse la forma di sapienza più significativa.

- Il testo invita a fondare l'esistenza sulla solidità dei valori e non sull'effimero.
- È utile ed importante riflettere sulle realtà ultime.
- Conoscere Dio e la sua volontà rende sapienti.

Lectio divina II Domenica T.O. 2024

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 14 gennaio 2024– II Domenica del Tempo Ordinario B

Andarono, videro e si fermarono da lui

1 Samuele 3,3b-10.19 • Salmo 29 • 1Corinzi 6,13c-15a.17-20 • Giovanni 1,35-42

Lettura
Già accennammo al passo odierno del vangelo di Giovanni commentando le letture della terza domenica d'avvento. Siamo all'inizio del libro dei segni e l'evangelista presenta il Battista come colui che non è il Cristo, ma il detentore di una missione finalizzata a farlo conoscere.

Gv 1, 35-42
35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: "Che cosa cercate?". Gli risposero: "Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?". 39Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" - che si traduce Cristo - 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa" - che significa Pietro.

Commento
Il racconto giovanneo può essere suddiviso in tre scene aventi ciascuna soggetti diversi. La prima ha come protagonista Giovanni Battista che indica Gesù a due dei suoi discepoli: "Ecco l'agnello di Dio" (vv.35-36). I due, sentendo la testimonianza autorevole del maestro, seguono Gesù. In questo modo si compie la missione del Battista, che era venuto "come testimone perché tutti credessero per mezzo di lui" (1,7). Nella seconda scena (vv.38-39) Gesù prende l'iniziativa nei riguardi di coloro "che lo seguivano". Egli, dopo una prima domanda che serve a focalizzare meglio il loro desiderio ("che cercate!"), rivolge ad essi l'invito decisivo: "venite e vedrete". Le parole di Gesù sono finalizzate a continuare e ad approfondire la conoscenza ed il rapporto con lui. A questo punto della narrazione troviamo anche presentata l'esperienza caratteristica dei discepoli, che viene espressa con tre verbi decisivi: "andarono", "videro", "si fermarono presso di lui". La terza scena mette in primo piano uno dei discepoli, fino a questo punto rimasti anonimi, che avevano seguito Gesù: Andrea. Costui ripete, verso il fratello Simone la propria esperienza vissuta per mezzo Battista. Egli con la testimonianza fatta di parole e di convincimenti autorevoli derivanti dalla vita lo porta al maestro. Infine Gesù stesso, incontrando Simone, attraverso lo sguardo e le parole lega a sé definitivamente il nuovo discepolo, cambiandogli il nome e chiamandolo Pietro.
Sia il Battista come i nuovi discepoli di Gesù hanno per obiettivo la chiamata alla fede in Cristo e la trasmissione della stessa, mediante la testimonianza autorevole fatta di parole e di gesti. Il seguire Gesù, Cristo e Messia, il vederlo ed il fermarsi con lui, per essere trasformati in profondità dal suo intervento diretto, come accadde a Simon Pietro, sono le caratteristiche della vocazione e dell'autentico discepolato cristiano.

Collegamento fra le letture
Nella prima lettura è presentata la vocazione di Samuele. Il suo essere al servizio del Tempio fin dalla giovinezza non corrispondeva ad una reale conoscenza di Dio. Questa si realizzerà quando il ragazzo, udendo la chiamata del Signore, sarà anche in grado di essere disponibile per mettersi realmente in ascolto: "parla perché il tuo servo ti ascolta". Solo dopo questa esperienza egli sarà capace di parole autorevoli. Nel brano di Giovanni ritorna il tema della vocazione. Anche qui la chiamata di Dio arriva alle persone mediante degli intermediari umani. C'è però un elemento di novità da sottolineare: sono discepoli veri coloro che dimorano con Gesù e si lasciano cambiare da lui. Il cambiamento, come dice Paolo nella seconda lettura, non tocca soltanto la dimensione spirituale, ma coinvolge anche il corpo del credente e tutta la sua vita concreta. Tutta la persona, con le sue dimensioni, è coinvolta nella testimonianza feconda della fede.

Per attualizzare
• Si è invitati ad una verifica seria dell'essere discepoli di Gesù. Questa esperienza si qualifica anche nel seguirlo, nello stare con lui e nel lasciarsi trasformare radicalmente.
• Le nostre parrocchie hanno come obiettivo prioritario della loro programmazione, la sequela di Cristo e il suo annuncio a tutti, attraverso una coerente, incisiva e significativa testimonianza di vita, oppure sono diventate delle fredde ed impersonali istituzioni, dei centri di potere e di burocrazia, che nascondono la forza e la novità del mistero di Cristo?
• In un'epoca di relativismo etico la testimonianza coerente del credente viene affermata come fondamentale.

Per approfondire
CdA nn. 200-206: La comunità dei discepoli; nn. 450-459: Una Chiesa in molte Chiese.

Lectio divina Battesimo del Signore B - 2024

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 7 gennaio 2024– Battesimo del Signore B

Il Figlio prediletto che apre i cieli

Isaia 55, 1-11 • Is 12, 2-6 •1 Giovanni 5, 1-9 • Marco 1, 7-11

Lettura
Il brano odierno del vangelo di Marco fa parte del "prologo" con cui l'evangelista apre la sua opera (1,1-13). In esso, oltre al titolo del vangelo (1,1), è presentato il ministero di Giovanni Battista (1,2-8) come premessa al battesimo di Gesù (1,9-13) e preparazione all'inizio del ministero in Galilea (1,14ss).

Mc 1, 7-11
7 Giovanni proclamava: "Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo".
9 Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10 E subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11 E venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento".

Commento
Il testo contiene due elementi: un aspetto della predicazione del Battista, che rimanda a "uno che è più forte" di lui ed il quale "battezzerà con lo Spirito Santo" (vv.7-8), ed il racconto sintetico del battesimo di Gesù al Giordano (vv.9-11). Dopo la sobria indicazione dell'arrivo di Gesù, che per la prima volta è presentato nell'opera di Marco, velocemente si accenna al battesimo da lui ricevuto (v.9). Grande sottolineatura è data dall'evangelista ai due avvenimenti collegati con l'uscita di Gesù dall'acqua (vv.10-11). Egli vede "squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso lui come una colomba" e " venne una voce dal cielo ...". I due versetti sono densissimi di significati che, per lo spazio disponibile, non è possibile approfondire, ma soltanto accennare.
La prima esperienza fatta da Gesù è la visione dei cieli "aperti - squarciati". Marco usa lo stesso verbo, che ricorrerà poi per indicare la rottura irreparabile del Velo del Tempio (la tenda che nel Santuario del Tempio divideva il Santo dal Santo dei Santi) alla morte di Gesù (15,38). Per interpretare l'immagine si può trovare aiuto dal testo del lamento di Isaia 63,19, scritto per la lontananza di Dio a causa del peccato del popolo: "Se tu squarciassi i cieli e scendessi!". Con Gesù, allora, dall'inizio della vita pubblica fino alla sua morte in croce, si riapre la comunicazione con Dio, che prima era stata interrotta a causa del peccato del popolo.
In forza di tale rinnovata comunicazione tra Dio ed il suo popolo, che può essere anche chiamata alleanza, lo Spirito di Dio discende su Gesù, rendendo possibile così il compimento delle attese messianiche annunciate e suscitate dalle antiche profezie. Infine "una voce dal cielo", cioè la voce di Dio sentita da Gesù, esplicita il suo rapporto col Padre, collocandolo nella tradizione biblica.

La venuta di Gesù ricostruisce in modo definitivo e duraturo il rapporto con Dio, che precedentemente sembrava interrotto a causa dell'infedeltà del popolo. Il dono dello Spirito Santo e della Parola abilitano i battezzati, nel nome di Gesù Cristo, alla comunione eterna col Padre.

Collegamento fra le letture
Le letture di questa domenica sono percorse da tre temi unificanti. Il primo è costituito dal desiderio divino di condividere i suoi doni col popolo eletto. L'idea viene dapprima espressa esortativamente dal profeta Isaia ("Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.) e trova poi la piena realizzazione nella venuta di Gesù, il figlio prediletto, secondo la narrazione marciana. Giovanni, nella lettera, aggiunge infine che la fede in Gesù Cristo fa partecipare pienamente all'amore di Dio: "chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato".
Il secondo tema è lo Spirito Santo. Egli è disceso in Gesù al Giordano, e nell'esperienza cristiana diventa col battesimo, per mezzo di Cristo, la "forza" che "rende testimonianza" e che introduce nella comunione trinitaria.
Il terzo tema è la Parola. Donata con sovrabbondanza, "come pioggia e neve", si è fatta persona nel figlio di Dio. Ella non solo "non ritornerà senza effetto... senza aver compiuto ciò per cui è stata mandata", ma diventerà nella comunità cristiana segno concreto dell'amore verso Dio: "perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti".

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

S5 Box

BgMax