LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 20 agosto 2023 – XX Domenica del Tempo Ordinario A
La fede ottiene tuttoIsaia 56,1. 6 – 7 . Salmo 66 . Romani 11,13 – 15. 29 – 32 . Matteo 15, 21 – 28
Lettura
Gesù, arrivato a Genesaret, è circondato da persone che desiderano essere sanate da lui. In questa località, partendo da una contestazione che gli viene fatta dagli scribi e dai farisei sul comportamento dei discepoli (costoro avrebbero trascurato la tradizione degli antichi), Gesù istruisce la folla su ciò che è puro e ciò che non lo è. Il cuore dell'uomo è la sede della volontà, delle decisioni e degli affetti, che rende pura o impura un'azione. Qui si inserisce il brano odierno che presenta il Regno sei cieli che si diffonde.
Mt 15, 21-2821Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio". 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: "Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!". 24Egli rispose: "Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele". 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: "Signore, aiutami!". 26Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini". 27"È vero, Signore - disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". 28Allora Gesù le replicò: "Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri". E da quell'istante sua figlia fu guarita.CommentoL'episodio narrato avviene nella Fenicia, dove si trovano Tiro e Sidone (oggi Libano), territorio sicuramente abitato da non ebrei e quindi considerato pagano. Anche la donna che si avvicina a Gesù è pagana perché cananea. Ella invoca pietà da parte di Gesù e chiede il suo intervento nei confronti della figlia in grave difficoltà. Va sottolineato che la donna pagana riconosce subito Gesù come Signore e facente parte della stirpe davidica. Gesù dapprima non si lascia coinvolgere nel dialogo con la donna: "egli non le rivolse neppure una parola". L'atteggiamento di Gesù trova spiegazione nelle parole, da lui stesso pronunciate, dopo l'intervento dei discepoli, che gli chiedono di esaudire la domanda della donna. Gesù dichiara che la sua missione è primariamente rivolta "alle pecore perdute della casa d'Israele". Egli, Figlio di Davide, ha il compito di guarire e risanare il popolo d'Israele, perché ritorni a Dio. La donna insiste nel chiedere aiuto. Nasce così un breve colloquio tra Gesù e la cananea, che sottolinea la salvezza da lui portata. Il nuovo intervento di Gesù valorizza tale dimensione. La missione di Gesù è prima di tutto per Israele. La donna risponde riconoscendo il privilegio d'Israele e affermando la possibilità che anche altri (i cagnolini) possano partecipare al banchetto della salvezza, cibandosi soltanto "delle briciole che cadono dalla tavola". Gesù riconosce nelle parole della donna una grande fede, capace di ottenere tutto: "avvenga per te come desideri". Ella non solo riceve la guarigione della figlia, ma con lei si apre la missione di Gesù Cristo verso i pagani.
E' la fede che permette di partecipare alla salvezza portata da Gesù Cristo! Davanti a lui non conta più essere ebrei o pagani, ma è determinante la modalità credente attraverso la quale ci si accosta a lui. E' ancora la fede il criterio che determina l'esclusione o l'appartenenza al Regno.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl tema della salvezza, destinata a tutte le genti, percorre la liturgia della Parola di questa domenica.
Il profeta Isaia, nella prima lettura, anticipa l'universalità della salvezza. Anche gli stranieri, "che hanno aderito al Signore per servirlo... e per essere suoi servi", saranno partecipi della benedizione di Dio. Nel Vangelo, attraverso il colloquio di Gesù con la donna cananea la salvezza viene presentata come possibilità per tutti, anche per i pagani, a condizione che abbiano fede. Infine Paolo, scrivendo ai romani, li esorta ad essere testimoni coerenti, per diventare motivo di stimolo nei confronti degli ebrei, affinché qualcuno si possa salvare. L'apostolo poi sottolinea che la chiusura dei suoi consanguinei a Cristo e al vangelo ha portato la misericordia di Dio a tutti gli uomini. Forse gli ebrei torneranno all'obbedienza sollecitati dalla fede dei pagani diventati tutti discepoli di Cristo? Per ora conclude Paolo tutti siamo segnati dalla disobbedienza per fare esperienza della misericordia di Dio.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 15 agosto 2023 – Assunzione della Beata Vergine Maria
Maria, primizia della Chiesa gloriosaApocalisse 11, 19a; 12, 1-6a. 10ab
Salmo 44
1 Corinzi 15, 20-26
Luca 1, 39-56
Lettura
L'evangelista s. Luca, dopo il prologo, nel primo capitolo del vangelo narra dapprima l'inizio dell'esistenza di Giovanni Battista e poi l'annuncio a Maria della nascita di Gesù. A coronamento del dittico precedente, troviamo il brano presentato dalla Solennità odierna, che si articola attorno alla figura delle due madri.
Lc 1, 39-56
39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo . Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo . 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto".46Allora Maria disse:"L'anima mia magnifica il Signore47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,48perché ha guardato l'umiltà della sua serva.D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.49Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotentee Santo è il suo nome;50di generazione in generazione la sua misericordiaper quelli che lo temono.51Ha spiegato la potenza del suo braccio,ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;52ha rovesciato i potenti dai troni,ha innalzato gli umili;53ha ricolmato di beni gli affamati,ha rimandato i ricchi a mani vuote.54Ha soccorso Israele, suo servo,ricordandosi della sua misericordia,55come aveva detto ai nostri padri,per Abramo e la sua discendenza, per sempre".CommentoIl racconto inizia con una cornice introduttiva che riporta la notizia del viaggio di Maria verso la città di Giuda, del suo ingresso nella casa di Zaccaria e del saluto rivolto alla cugina Elisabetta. Col v.41 si apre la prima parte della pericope che è dominata dall'esperienza e dalle parole di Elisabetta. All'inizio si afferma che "il bambino sussultò nel suo grembo" dopo aver "udito il saluto di Maria". Poi il racconto continua rilevando il dono dello Spirito Santo concesso ad Elisabetta: "fu colmata di Spirito Santo". Infine ella, sotto ispirazione, comincia a parlare profeticamente: benedice Maria per la sua maternità ("Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo"), la manifesta madre del Signore, in virtù dell'esperienza vissuta nell'incontro con lei, proclama "beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto". Col v.46 inizia la seconda parte che vede in scena Maria, la quale canta a Dio il "Magnificat". Questo è un cantico tratto dalla preghiera tradizionale ebraica. Con genere letterario diverso, Maria riprende le parole di Elisabetta pronunciate poco prima, collocandole profondamente nel mistero di Dio suo Salvatore. Maria si fa interprete di tutti i poveri della terra e con riconoscenza canta le grandi opere compiute da Dio, suo Signore e salvatore. Dio manifesta le sue azioni grandi in chi è umile e semplice, donando a loro la sua misericordia. Il Signore è sempre fedele alle sue promesse: "Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre".
L'incontro delle due madri narrato da Luca, le quali a titolo diverso stanno vivendo un particolare rapporto col mistero di Dio, suggerisce alcune importanti indicazioni. Prima di tutto Maria trova nel dialogo con Elisabetta la conferma del progetto in cui il mistero di Dio l'aveva inserita. Poi Maria esercita, nei confronti della cugina, un ministero di mediazione in ordine al dono dello Spirito Santo. Infatti, Elisabetta lo riceve dopo aver udito la voce della madre del Signore. Infine Elisabetta, ricevuto lo Spirito, è da lui guidata e riesce così a percepire il mistero che si sta compiendo nella cugina. In conclusione si può affermare che nell'incontro interpersonale, vissuto nella volontà di Dio e nella comunione ecclesiale, non solo si chiarisce e si comprende la propria vocazione, ma si ha pure il dono sovrabbondante dello Spirito che permette una lucida e penetrante comprensione del mistero di Dio. Il dono dello Spirito è anche anticipazione e garanzia della vita eterna. Il dono dello Spirito rende consapevoli dell'opera di Dio, della sua fedeltà e della sua misericordia, ed orienta verso il Regno eterno, meta definitiva della vita.
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Goito 13 agosto 2023 – XIX Domenica del Tempo Ordinario
Vivere con fede nel SignoreI Re 11,9a. 11 – 13 . Salmo 84 . Romani 9,1 – 15 . Matteo 14, 22 – 33 (anno A)
Lettura
Continua la lettura del capitolo quattordicesimo del vangelo di Matteo. Dopo le parabole del capitolo tredici, l'evangelista ha raccolto episodi importanti di autorivelazione di Gesù. Egli cerca di comunicare agli amici più affezionati la sua identità più profonda.
Mt 14, 22-3322Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: "È un fantasma!" e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!". 28Pietro allora gli rispose: "Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque". 29Ed egli disse: "Vieni!". Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!". 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?". 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: "Davvero tu sei Figlio di Dio!".CommentoIl racconto inizia presentando Gesù che manda i suoi discepoli sull'altra sponda del lago e che congeda la folla. Va sottolineato poi la scelta compiuta da Gesù: "salì sul monte a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo". E' per lui tappa decisiva e fondamentale la preghiera in solitudine, che ritma la sua giornata e la sua vita. La narrazione poi riprende presentando l'attraversata del lago da parte dei discepoli sulla barca. Il lago è agitato a causa delle onde provocate dal "vento contrario" e quindi per i discepoli si profila un momento di difficoltà. Alla fine della notte essi sono ancora sulla barca. Molto probabilmente, dopo aver attraccato all'altra riva del lago, hanno ripreso la navigazione nella notte per la pesca. E' in questo momento che Gesù si avvicina a loro "camminando sul mare". Il modo insolito scelto da Gesù per raggiungere i suoi, suscita in loro paura e turbamento tanto da essere scambiato per un fantasma. Le parole di Gesù chiariscono l'equivoco: "coraggio, sono io, non abbiate paura". A questo punto abbiamo una scena dedicata all'apostolo Pietro. Egli, dopo aver sentito le parole del maestro, titubante ed incredulo, chiede un'ulteriore prova: Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque". Gesù acconsente e Pietro inizia il suo cammino sulle acque verso il maestro. Però la paura, l'incertezza ed il dubbio prevalgono nell'apostolo, che non si sente sicuro sulle acque agitate. Cominciando a sprofondare chiede aiuto al Signore: "Signore, salvami!". Gesù lo solleva e lo toglie dal pericolo, però nello stesso tempo lo rimprovera: "uomo di poca fede, perchè hai dubitato?". Il brano si chiude presentando la nuova situazione di tranquillità e di pace creatasi quando Gesù sale sulla barca. Allora tutti i discepoli si prostrano davanti al Signore, riconoscendolo Figlio di Dio: "Davvero tu sei Figlio di Dio!".
La vita dei discepoli è sempre l'attuazione di una missione a loro affidata da Gesù Cristo. Tale missione, per essere colta nelle sue implicanze più complesse e per essere attuata con fedeltà, richiede ai discepoli l'impegno della preghiera e della riflessione silenziosa. La difficoltà ed i problemi, che si incontrano lungo il tragitto, si possono superare se si ha consapevolezza che il Signore è sempre accanto a noi, anche attraverso modalità non immediatamente percepibili, e se si crede nella sua azione costante a favore dei suoi amici. Senza la fede si sprofonda nel buio e nella disperazione.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 6 agosto 20203– Trasfigurazione del Signore
Chiamati a vedere il SignoreDn 7,9-10.13-14; Sal. 96; Rm 8, 35. 37-39; Mt 17,1-9 (Anno A).
Lettura
Gesù sta compiendo il suo ministero in Galilea. Egli predica e guarisce, chiama i discepoli a seguirlo e sorgono i primi contrasti con gli avversari. Dopo aver scelto i dodici tra i discepoli, li manda in missione. A loro un giorno chiede di dire un parere sul pensiero delle folle su di lui; anch'essi sono invitati ad esprimersi al riguardo. Pietro, a nome di tutti, dichiara la loro fede; questa però è subito messa in difficoltà dal primo annuncio della passione e dalla dichiarazione sulla necessità per il discepolo di portare la croce dietro a Gesù. Qui si colloca la pericope detta della Trasfigurazione.
Mt 17, 1-91Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo". 6All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: "Alzatevi e non temete". 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. 9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: "Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti".Commentol racconto inizia presentando Gesù che, prendendo "con sé Pietro, Giovanni e Giacomo", sale "su un alto monte". Nel mondo antico, l'immagine del monte era abituale per richiamare un luogo dove s'incontrava la divinità, perché lì Dio aveva la sua dimora. Di conseguenza sottolineare il riferimento al monte, come luogo della manifestazione di Dio e della comunione con Lui, rimanda all'esperienza caratteristica di ogni civiltà: la preghiera. Mentre Gesù prega il suo volto si trasforma "e le sue vesti divennero candide come la luce", in quanto simbolo della persona divina. L'evangelista Matteo è particolarmente interessato al colloquio tra Gesù ed i due uomini, identificati poi con Mosé ed Elia. Essi diventano espressione dell'antica alleanza, che Gesù è venuto a portare a compimento. Mosè rappresenta la "Torà-Legge" ed Elia rimanda a tutti i profeti. A questa scena così intensa, in quanto manifestazione della gloria di Cristo, incastonata nella storia della salvezza, fa da contrasto la non comprensione dei discepoli, che assistono al fatto. Pietro, con le parole rivolte a Gesù, occupa la parte centrale del racconto. Egli propone di costruire tre tende, e l'idea è sicuramente inadeguata al momento. Gesù, infatti, non può essere assimilato ai due mediatori dell'antica alleanza. Quanto i discepoli non riescono a raggiungere con le proprie forze la comprensione dell'evento, è possibile sperarlo dall'opera di Dio e dalla sua rivelazione attraverso Gesù. A questo punto avviene un nuovo evento: "una nube luminosa che li coprì con la sua ombra". La nube è sempre segno della presenza di Dio, sia nell'Antico Testamento come nel Nuovo. E dalla nube esce la parola autorevole del Padre che rivela la vera identità di Gesù: "Questi è il figlio mio, l'amato". La presenza di Dio sul monte e la sua parola, spingono i discepoli a fidarsi di Gesù Cristo e a credere ai suoi insegnamenti: "ascoltatelo". Alla fine resta solo Gesù con i discepoli, perché solo lui è l'unico e definitivo rivelatore del Padre.
La trasfigurazione di Gesù è per i discepoli occasione di conoscere la vera identità di Gesù. È un'esperienza che avviene nella preghiera. Ed è Gesù che li aiuta ad entrare nel mistero della rivelazione antica e nuova, e li mette decisamente sulla strada del discepolato che li porta a superare la distanza che li separa dal mistero di Dio. Dio che si rivela è realmente accolto dai discepoli quando diventano capaci di ascoltare e recepire fino in fondo gli insegnamenti di Gesù, che culminano nel portare la croce con lui. Chi nella preghiera crede e ascolta, facendo della croce la regola della vita, cammina con Cristo verso la gloria della Pasqua eterna.
Legami fra le lettureLa Trasfigurazione del Signore invita a riflettere sul tema della visione di Dio. Tutti un giorno vedremo Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Il profeta Daniele, attraverso immagini prese dal linguaggio apocalittico, cerca di descrivere l'esperienza da lui fatta: "il suo trono era come vampe di fuoco... mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano". Colui che è "simile ad un figlio d'uomo", che ha ricevuto "potere, gloria e regno" è Gesù Cristo. La profezia di Daniele si realizza sul Tabor, con la trasfigurazione, e si compirà definitivamente a Gerusalemme con la sua esaltazione gloriosa, dopo avere attraversato il buio della passione e della morte. Pietro afferma di aver conosciuto, udito e sperimentato Gesù Cristo e dichiara di non aver seguito favole, ma la salvezza di Dio. Per questo, attraverso la sua testimonianza, tutti sono invitati a volgere l'attenzione a Gesù Cristo, "lampada che brilla in un luogo oscuro" fino a quando "la stella del mattino", Gesù Cristo, illuminerà per sempre il cuore di ogni donna e di ogni uomo.
Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2 Pt 1,16-19; Mt 17,1-9
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
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LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 30 luglio 20203– XVII Domenica del Tempo Ordinario
Accorgimenti per vivere nel Regno di DioI Re 3,5. 7 – 12 . Salmo 118 . Romani 8, 28 – 30 . Matteo 13, 44 - 52
LetturaContinua la lettura del capitolo tredicesimo del vangelo di Matteo. Del "discorso parabolico" oggi sono presentate tre parabole (il tesoro, la perla e la rete) e la conclusione di tutto il discorso contenuto nel capitolo.
Mt 13, 44-5244Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.51Avete compreso tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì". 52Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".CommentoNei primi versetti abbiamo due parabole tra loro collegate. La prima (v. 44) presenta il ritrovamento di un tesoro che era stato nascosto in un campo. Lo scopritore, pieno di gioia vende tutto quello che ha per acquistare il campo col tesoro nascosto. La seconda (v. 45) illustra l'attività di un mercante di perle preziose. Quest'uomo, sempre alla ricerca del pezzo raro, trovatolo, vende tutto per impossessarsene. Le due parabole sono collegate col regno di Dio, lo illustrano e presentano le conseguenze per chi lo trova. Il Regno di Dio è la vita che si sceglie seguendo Gesù ed i suoi insegnamenti, così si fa parte della famiglia di Dio, cioè il suo Regno. La terza parabola (vv. 47 – 50) descrive ciò che fa una rete a strascico gettata nell'acqua. Tutto entrano nella rete senza distinzione. In essa restano impigliati pesci di ogni genere. La selezione di quanto è stato pescato avviene sulla spiaggia ad opera dei pescatori: "raccolgono i pesci buoni... "(v. 48). Segue l'interpretazione della parabola (vv. 49 – 50). Alla fine del mondo Dio attuerà la stessa operazione compiuta dai pescatori dopo la pesca. Che cosa stabilisce la bontà o la cattiveria? Non certo il carattere di una persona, ma lo sforzo che uno compie ogni giorno di essere discepolo del Signore, superando le difficoltà ed impegnandosi seriamente.
La conclusione del discorso mette in risalto i destinatari con una domanda rivolta direttamente a loro: "Avete capito tutte queste cose?". La risposta dei discepoli è positiva, senza riserve o limitazioni. Così la domanda posta a Gesù nel v. 36 ha avuto a questo punto piena soddisfazione. Il testo si chiude con la piccola parabola dello scriba diventato discepolo del regno dei cieli. Costui, non deve accontentarsi di capire, ma è necessario che compia un ulteriore passo. Tutto quanto ha assimilato dall'esperienza cristiana trova la sua vitalità in Gesù Cristo e viene manifestato pubblicamente attraverso la sua testimonianza. La liturgia lascia cadere il v. 53 dove è indicato uno spostamento geografico di Gesù: "Terminate queste parabole, Gesù partì di là".
Per incontrare il Regno di Dio, cioè per vivere un rapporto autentico con Dio, è necessario ricercarlo e vigilare per discernere e cogliere l'occasione giusta nella quale si manifesta a noi. La sua manifestazione definitiva è avvenuta ed avviene attraverso Gesù. Chi incontra Dio nella sua vita, anche se l'evento può essere frutto del caso, deve possedere l'attrezzatura necessaria per cogliere la grandiosità dell'avvenimento e deve essere pronto a mettere in atto ogni strategia possibile per non perdere l'occasione, anche a costo di vendere tutto. Nel corso della storia si nota la convivenza dei buoni e dei cattivi, di coloro che seguono Dio e di coloro che l'hanno rifiutato. Alla fine però Dio li separerà definitivamente. I buoni riceveranno il premio ed i cattivi il castigo. I discepoli non possono accontentarsi di sapere queste cose, ma la loro gioia sta nel metterle in pratica.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa preziosità del "regno di Dio" e l'appartenenza ad esso è il filo conduttore che unisce le letture. Nel vangelo, con le prime due parabole, si sottolinea la decisività dell'incontro con Dio nella vita dell'uomo e la necessità di perseverare nel rapporto con lui. E' questo il "cuore docile", che Salomone chiede a Dio e solo la relazione con Lui può aiutare a "distinguere il bene dal male" e metterlo in pratica nella vita. Chi non si comporta così, alla fine dei tempi sarà giudicato per il premio o per la condanna. Nella lettera di Paolo ai Romani si sottolinea che coloro che amano Dio sono orientati in modo decisivo verso il bene. Dio infatti, porta i suoi eletti a conformarsi sempre più "all'immagine del Figlio suo" in lui si realizza ogni chiamata, giustificazione e glorificazione: "quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati".
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