Archivio

Lectio divina sul Libro dell'Apocalisse - 23

APOCALISSE
Ventitreesima Lettura

Continua il grande scenario che raffigura il giudizio sul male del mondo, con gli angeli flagellatori protagonisti. Costoro poi porteranno le coppe da versare sulla terra.

Lettura
Ap 16
1E udii dal tempio una voce potente che diceva ai sette angeli: "Andate e versate sulla terra le sette coppe dell'ira di Dio". 2Partì il primo angelo e versò la sua coppa sopra la terra; e si formò una piaga cattiva e maligna sugli uomini che recavano il marchio della bestia e si prostravano davanti alla sua statua. 3Il secondo angelo versò la sua coppa nel mare; e si formò del sangue come quello di un morto e morì ogni essere vivente che si trovava nel mare. 4Il terzo angelo versò la sua coppa nei fiumi e nelle sorgenti delle acque, e diventarono sangue. 5Allora udii l'angelo delle acque che diceva: "Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo, perché così hai giudicato. 6Essi hanno versato il sangue di santi e di profeti; tu hai dato loro sangue da bere: ne sono degni!". 7E dall'altare udii una voce che diceva: "Sì, Signore Dio onnipotente, veri e giusti sono i tuoi giudizi!". 8Il quarto angelo versò la sua coppa sul sole e gli fu concesso di bruciare gli uomini con il fuoco. 9E gli uomini bruciarono per il terribile calore e bestemmiarono il nome di Dio che ha in suo potere tali flagelli, invece di pentirsi per rendergli gloria. 10Il quinto angelo versò la sua coppa sul trono della bestia; e il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore 11e bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei loro dolori e delle loro piaghe, invece di pentirsi delle loro azioni. 12Il sesto angelo versò la sua coppa sopra il grande fiume Eufrate e le sue acque furono prosciugate per preparare il passaggio ai re dell'oriente. 13Poi dalla bocca del drago e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti impuri, simili a rane: 14sono infatti spiriti di demòni che operano prodigi e vanno a radunare i re di tutta la terra per la guerra del grande giorno di Dio, l'Onnipotente. 15Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e custodisce le sue vesti per non andare nudo e lasciar vedere le sue vergogne. 16E i tre spiriti radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn. 17Il settimo angelo versò la sua coppa nell'aria; e dal tempio, dalla parte del trono, uscì una voce potente che diceva: "È cosa fatta!". 18Ne seguirono folgori, voci e tuoni e un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l'uguale da quando gli uomini vivono sulla terra. 19La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente. 20Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono. 21Enormi chicchi di grandine, pesanti come talenti, caddero dal cielo sopra gli uomini, e gli uomini bestemmiarono Dio a causa del flagello della grandine, poiché davvero era un grande flagello.

Commento
Una voce possente, forse quella di Dio, esce dal tempio celeste che sta alle spalle dei sette angeli incaricati di compiere l'intervento definitivo di giudizio sulla storia. La voce ordina di "versare" l'ira di Dio sulla terra, svuotando "le sette coppe". Dalle coppe esce il fiume della collera di Dio. Nell'Apocalisse vengono introdotti due tipi di coppe: quelle della preghiera e dell'incenso (5,8) e quelle del giudizio che troviamo ora. Alla coppa della condanna si contrappone il calice eucaristico nel senso della lode e del rendimento di grazie. Si apre la sequenza delle sette coppe versate sulla terra e modulata sul settenario precedente delle trombe e delle piaghe d'Egitto. La prima coppa col suo flagello colpisce gli adoratori della bestia che si erano consacrati completamente al male. Quasi una sorta di battesimo del male contrapposto al battesimo cristiano. Il flagello è costituito da una piaga cattiva e maligna che allude a Es 9,10 (ulcere con pustole). Il peccatore è devastato e tormentato. Il contenuto della seconda coppa è gettato nel mare e si trasforma in un liquido che procura morte per tutti gli esseri viventi. Anche in questo caso ci si riferisce alla seconda piaga d'Egitto Es 7,17-21. Tutta la creazione è danneggiata e marcita a causa del peccato dell'umanità. Il terzo angelo colpisce le acque dolci. Egli è chiamato "angelo delle acque". Nella letteratura ebraica spesso si legge che il Creatore ha posto degli angeli a sorvegliare gli elementi della creazione: acqua, luce, fuoco, vento, pioggia ecc.). L'inquinamento delle sorgenti e dei fiumi diventa una anti-creazione che colpisce l'empio alle sue radici della sua esistenza. L'angelo delle acque aggiunge un commento al suo gesto. Al sangue versato dai persecutori e dagli oppressori viene opposto il sangue da bere messo davanti ai malvagi. Chi ha versato il sangue degli innocenti dovrà provare disgusto davanti al sangue. Forse qui c'è anche l'allusione al sangue di Cristo che smaschera i criminali e li annienta. La quarta coppa coinvolge il sole. Il flagello consiste in un aumento impressionante della temperatura che tutto consuma incenerendo gli uomini (cfr. Sal 121,6; Is 4,6 e 49,10). È interessante notare come le piaghe dell'Apocalisse abbiano dei riscontri concreti nelle degenerazioni ambientali a cui l'umanità ha portato il nostro pianeta in epoca moderna. L'ottusità, l'egoismo e l'arroganza dell'umanità anticipano e prefigurano l'infelicità prodotta dal peccato e la sua condanna. Gli uomini, tormentati dai flagelli, invece di convertirsi si scatenano nella bestemmia. La quinta coppa sembra riprendere la nona piaga d'Egitto (Es 10,21-23). La coppa è versata sul trono della bestia e una grande oscurità invade tutto cioè la sede del male che per l'autore è il potere repressivo ed oppressivo incarnato da Roma imperiale, con la sua autorità tirannica e persecutrice. Tuttavia ancora i malvagi anche se sofferenti non si convertono e si ribellano bestemmiando Dio. Cecità esteriore e cecità interiore si intrecciano si intrecciano in un'unica trama di morte e di giudizio (cfr. Gv 9,41). La sesta coppa viene versata nel fiume Eufrate. Il fiume richiama la superpotenza babilonese (Is 8,6-8). L'alveo del fiume si trasforma in una strada percorsa dagli eserciti dei re dell'Oriente. Qui si allude alle invasioni militari che producano devastazione e morte. Si tratta di una purificazione dal male che corrompe la terra. Qui abbiamo una figura ternaria che descrive il male: il drago, la bestia e il falso profeta. Da essi escono gli spiriti immondi che si oppongono allo Spirito Santo e ai sui doni. Le rane diventano raffigurazioni degli spiriti del male collegandosi con Es 8,1-3. Questa ribellione del male sembra avere la meglio (cfr. morte di Cristo), però sarà tutto ribaltato dalla sua risurrezione gloriosa. Il grande giorno del giudizio si sta avvicinando ed ha come sfondo Armaghedon (har Meghiddo= monte di Meghiddo) cittadina fortezza strategica collocata nella piana d'Israel ai piedi del Monte Carmelo, distrutta e costruita almeno venti volte e diventata simbolo di sofferenza e di morte. In filigrana l'autore vede il Golgota, il monte dell'estremo combattimento tra Cristo e le forze del male attorno alla croce. Infine la settima coppa viene versata nell'aria. Il cataclisma che segue rimanda all'apparizione di Dio giudice, la missione degli angeli è finita ed ora arriverà Dio. L'obiettivo è la terra con la città di Babilonia. Sotto l'immagine della città mesopotamica si nasconda il profilo della Roma imperiale. Altri pensano a Gerusalemme che ha ucciso i profeti ed ora i cristiani. Questa città ostile a Dio è fatta a pezzi e viene scardinato tutto il sistema che appoggiava su di essa. Dio demolisce anche le realtà più solide che obbediscono al male. Infine abbiamo una grandinata terribile con chicchi di 35 Kg (così pesava un talento) cfr. Gs 10,11. Sopra tutte le potenze politiche e militari incombe sempre in ultima istanza il Signore dell'essere e della storia.
- Viene in evidenza il creato distrutto dall'uomo
- Dio è superiore al male ed ha sempre l'ultima parola su tutto
- Cristo morto e risorto ha vinto il male con la battaglia della croce

Lectio Divina VI Domenica di Pasqua - A

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale "Madonna della Salute"
Goito 14 maggio 2023 - VI domenica di Pasqua

Chi ama Gesù ottiene la benedizione del Padre
Atti 8, 5-8.14-17 . Salmo 65 . 1 Pietro 3, 15-18 . Giovanni 14, 15-21

Lettura
Continua la lettura dell'ultimo discorso di Gesù ai discepoli secondo il vangelo di san Giovani. Dopo il passo di domenica scorsa, si incontra un versetto sulla preghiera (14, 14). Chi prega in unione con Gesù, per continuare la sua opera nel mondo, sarà sicuramente ascoltato ed esaudito dal Padre. A questo punto inizia il brano odierno.

Gv 14, 15-21
15 "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui".

Commento
Il testo si apre con le parole di Gesù che invitano i discepoli ad amarlo. L'amore di cui si parla non è solo moto dei sentimenti, ma sinonimo di fede, cioè adesione vitale, profonda e consapevole a Gesù. Questa esperienza si realizza nel cristiano nella misura in cui si osservano i suoi insegnamenti: "se mi amate osserverete i miei comandamenti". È la nuova alleanza, che Dio Padre stipula col nuovo popolo per mezzo di Gesù Cristo. Nella fedeltà all'alleanza, osservando le parole di Gesù, si riceve la benedizione del Padre, che si concretizza nel dono di "un altro Paraclito". Il vocabolo greco può essere reso anche con i termini italiani: intercessore, avvocato, difensore in tribunale. Il primo difensore donato dal Padre è Gesù Cristo. Alla sua partenza il Padre dona un secondo Paraclito, che rimarrà sempre con i discepoli. È lo "Spirito della verità". Egli prolunga e completa l'opera e la missione di Gesù ed insegna ai discepoli tutto quanto riguarda Gesù, che è la verità. Per questo lo Spirito non può essere ricevuto dal mondo, cioè da coloro che si chiudono all'iniziativa di Dio: "il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce". I discepoli invece, che conoscono e vivono in comunione con lo Spirito, possono sperimentare una nuova e diversa presenza interiore di Gesù mediante lo Spirito stesso. Gesù riprende poi lo stesso concetto, sottolineando la sua presenza costante con i discepoli: "non vi lascerò orfani, verrò da voi". Quando Gesù sarà nel Padre, non sarà più visto da coloro che non lo amano. Chi invece resta in comunione con lui, lo ama e crede alle sue parole, sperimenta per sempre la sua presenza mediante lo Spirito. Il brano si conclude con la promessa che anche il Padre, per mezzo di Gesù, sarà continuamente coi discepoli ( il v. 23 che non è riportato dal testo liturgico completa la promessa).

In conclusione Gesù continua a rincuorare i suoi in vista della sua partenza. L'amore per lui è proporzionale all'accoglienza dei suoi insegnamenti e non dovrà mai cessare. Egli continuerà ad essere con i discepoli per mezzo dello Spirito, donato dal Padre. Chi ama Gesù, seguendolo fedelmente, partecipa nella fede già adesso alla comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE

L'esperienza dello Spirito Santo, che conferma la presenza di Gesù Cristo, il Signore risorto, collega le tre letture. Nel discorso di addio ai discepoli Gesù promette loro "un altro Consolatore, lo Spirito di verità", che sarà sempre con loro. Negli Atti degli apostoli la crescita della Chiesa è accompagnata dalla rinnovata effusione dello Spirito Santo. Una piccola pentecoste conferma la nascita della Chiesa in Samaria, dove Filippo annuncia il vangelo e raccoglie i primi credenti e battezzati tra i samaritani. Il brano della lettera di Pietro, sottolinea la testimonianza che i cristiani sono chiamati a dare. Essa può contare sulla presenza di Cristo Signore, il quale è la ragione unica della loro speranza. Cristo infatti, messo a morte secondo la carne è "reso vivo nello Spirito". La comunione con Cristo morto e risorto, attraverso il dono dello Spirito, è un aspetto centrale della fede pasquale anche dei cristiani contemporanei.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina sul Libro dell'Apocalisse - 22

APOCALISSE
Ventiduesima Lettura

Si apre ora una nuova parte del libro. Un nuovo grande scenario che raffigura il giudizio sul male del mondo, con gli angeli flagellatori protagonisti. Costoro poi porteranno le coppe da versare sulla terra.

Lettura
Ap 15
1E vidi nel cielo un altro segno, grande e meraviglioso: sette angeli che avevano sette flagelli; gli ultimi, poiché con essi è compiuta l'ira di Dio. 2Vidi pure come un mare di cristallo misto a fuoco; coloro che avevano vinto la bestia, la sua immagine e il numero del suo nome, stavano in piedi sul mare di cristallo. Hanno cetre divine e 3cantano il canto di Mosè, il servo di Dio, e il canto dell'Agnello: "Grandi e mirabili sono le tue opere, Signore Dio onnipotente; giuste e vere le tue vie, Re delle genti! 4O Signore, chi non temerà e non darà gloria al tuo nome? Poiché tu solo sei santo, e tutte le genti verranno e si prostreranno davanti a te, perché i tuoi giudizi furono manifestati". 5E vidi aprirsi nel cielo il tempio che contiene la tenda della Testimonianza; 6dal tempio uscirono i sette angeli che avevano i sette flagelli, vestiti di lino puro, splendente, e cinti al petto con fasce d'oro. 7Uno dei quattro esseri viventi diede ai sette angeli sette coppe d'oro, colme dell'ira di Dio, che vive nei secoli dei secoli. 8Il tempio si riempì di fumo, che proveniva dalla gloria di Dio e dalla sua potenza: nessuno poteva entrare nel tempio finché non fossero compiuti i sette flagelli dei sette angeli.

Commento
Viene introdotto un nuovo settenario di angeli che portano dei flagelli e poi delle coppe. Con questi flagelli danno dei colpi violenti da provocare la morte. È evidente anche nel nuovo settenario, come nel precedente, un rimando alla narrazione delle sette piaghe d'Egitto (cfr. Es 7,14-11,10). Sono gli ultimi flagelli perché con essi si concluderà la punizione di Dio nei confronti degli empi, cioè coloro che seguono altre divinità. Sappiamo già che il numero 7 è sinonimo di pienezza e definitività. Questi flagelli sono detti "ultimi" (v. 1) perché in essi il castigo divino raggiunge l'apice del suo rigore e giunge al suo compimento definitivo. L'uso dei segni ripresi dall'Esodo vuole sottolineare la continuità della storia della salvezza. La prima liberazione del popolo di Dio era avvenuta attraverso una serie di atti salvifici del Signore che aveva piegato la potenza del male raffigurato dal faraone. La liberazione attesa ricalcherà quel momento iniziale svelando il vero progetto divino che è nello stesso tempo purificazione e vittoria sul male ma nello stesso tempo è anche pace e felicità perché trionfa il bene. Come nell'Esodo la liberazione è avvenuta passando in mezzo ad un mare impetuoso, così ora gli eletti che hanno combattuto l'idolatria, la violenza e l'ingiustizia passano attraverso un mare strano che richiama il cristallo-vetro (tipico della volta celeste nella cosmogonia orientale[2]) e il fuoco divino. Il mare è per la bibbia simbolo del male come già abbiamo visto in 4,6. Questo mare è orientato a rappresentare le prove sopportate dai giusti. Il fuoco richiama l'inizio di una nuova creazione. I giusti sono però ritti in piedi e sicuri come l'Agnello risorto (v. 2), essi come l'Agnello risorto hanno vinto la bestia, la sua immagine ed il suo numero. Come gli ebrei nell'esodo attraversando il mare cantavano l'inno di Mosè (Es 15), cosi i giusti che hanno vinto il male elevano a Dio un loro cantico di Mosè e dell'Agnello (v. 3) mentre attraversano il mare delle prove e vengono rigenerati dal fuoco. Questo inno è una raccolta di citazioni dell'AT ed in particolare dei Salmi (vv.3-4). I salvati non celebrano se stessi, la loro costanza e la loro vittoria, ma le "grandi d mirabili opere di Dio" ed i suoi progetti nel governo del mondo e della storia. Qui troviamo un esempio di vera preghiera che non è soprattutto domanda, ma lode, ringraziamento, benedizione, celebrazione, canto glorioso, professione di fede nel Signore che salva. Tutti i canti presenti nell'Apocalisse vanno in questa direzione e sono vere "dossologie"[3], cioè inni di lode al Salvatore. Dopo il canto accompagnato dalle cetre il santuario celeste, come alla fine del settenario delle trombe (11,19), si apre per far passare una processione angelica. Siamo davanti ad una rivelazione che parte da Dio stesso, dalla "Tenda della Testimonianza". Il tempio celeste ripresenta il modello del tempio costruito sul monte Sion, che a sua volta riprendeva la Tenda del Convegno quando Israele era nomade. Con questa espressione si indica l'area più sacra del Tempio, il luogo dove era custodita l'Arca santa (nel primo Tempio) e quindi dove Dio aveva posto la sua dimora (cfr. 1Re 6-8). L'abbigliamento degli angeli è quello dei cittadini del cielo, avvolti nel candore luminoso della luce divina e ornati dell'oro della loro dignità trascendente che rimanda a Dio. I loro paramenti, che rimandano ad elementi sacerdotali [4], sono quelli indossati da Cristo nella visione inaugurale dell'Apocalisse (cfr. 1,13 e Dn 10,5). Qui vediamo anche un rimando alla veste candida indossata dai neofiti che avevano ricevuto i sacramenti dell'Iniziazione Cristiana ed erano entrati nel popolo santo di Dio attraverso il sangue dell'Agnello. Gli angeli sono usciti dal tempio è stanno davanti al lettore e sono immersi nella nebbia, che evoca il fumo dei sacrifici, il fumo dell'incenso e soprattutto la nube segno della presenza di Dio. Gli angeli ricevono dai quattro essere viventi le coppe d'oro contenenti l'ira divina colme di flagelli (vv. 6-8). In questa narrazione le coppe alludono al rito della liturgia di Kippur, giorno della espiazione o grande purificazione (cfr. Lev 16) e poi ripresa nel NT riferita a Cristo che col suo sacrificio espia per sempre i peccati dell'umanità.

- Dio per mezzo di Gesù Cristo libera e salva i suoi eletti.
- Già fin da ora i credenti partecipano a questa redenzione.
- Nella liturgia si vive tale dimensione della salvezza operata da Cristo.

[2] Cfr. racconto della creazione di Gen 1,6-8

[3] Per dossologia nella liturgia cristiana si intende di solito un'esclamazione rituale, una formula, un breve inno, che loda, esalta e glorifica Dio; la parola deriva dal greco δοξολογία, comp. di δόξα «opinione, lode» e -λογία «-logia»

[4] Tunica sacerdotale (ebraico: ketonet כֻּתֹּנֶת) (tunica): fatta di lino puro, copriva l'intero corpo dal collo ai piedi, con maniche fino ai polsi. Quella del Sommo Sacerdote era ricamata (Esodo 28:39); quelle dei sacerdoti erano semplici (Esodo 28:40).

Lectio divina sul Libro dell'Apocalisse - 19

APOCALISSE
Diciannovesima Lettura

Dopo la lunga serie di eventi che erano seguiti allo squillo della sesta tromba (9,13-21) ora assistiamo al completamento degli eventi che sono seguiti al suono della settima ed ultima tromba.

Lettura
Ap 12, 7-18
7 Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, 8 ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. 9 Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. 10 Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. 11 Ma essi lo hanno vinto grazie al sangue dell'Agnello e alla parola della loro testimonianza, e non hanno amato la loro vita fino a morire. 12 Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo». 13 Quando il drago si vide precipitato sulla terra, si mise a perseguitare la donna che aveva partorito il figlio maschio. 14 Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente. 15 Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. 16 Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca. 17 Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a fare guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. 18 E si fermò sulla spiaggia del mare.

Commento
Nel confronto tra la donna e il drago entra in scena un nuovo attore: l'angelo Michele che nel libro di Daniele (10,13.21;12,1) [2] era stato presentato come l'angelo custode d'Israele. Egli è l'avversario dichiarato del drago, di Satana. Nello scontro tra bene e male ora annunciato l'espulsione degli angeli ribelli dal cielo è qui descritta [3]. La comunità cristiana è serena e si schiera con le milizie angeliche fedeli che le assicurano una protezione invincibile. Il nome stesso Michele in ebraico significa "chi è come Dio?", cioè nessuno sarà mai come Dio e questo è un auspicio di sicurezza e di vittoria. Nessuno infatti potrà mai schiacciare chi è sotto la protezione di Dio. Il drago invece viene gradualmente scaraventato sulla terra con gli angeli ribelli (vv.7-9). Chi sia il drago è descritto apertamente dall'autore (v.9-10). Vengono offerte 5 definizioni. È il "serpente antico" ed il riferimento a Gen 3,15 è evidente. "Diavolo" termine greco che significa separatore "colui che divide". "Satana" parola ebraica che significa "accusatore" che ha assunto anche il significato di "avversario". Il drago è detto in greco ho planòn cioè colui che seduce ed inganna di conseguenza "tentatore". In greco è definito anche ho kategoròn cioè l' "accusatore", una ulteriore esplicitazione del vocabolo satana. Ormai è chiaro che il duello si svolge tra la presenza demoniaca nella storia e la comunità dei giusti. Il destino di satana non è celeste; pur avendo una dimensione soprannaturale egli non è Dio e non appartiene all'orizzonte divino. Per questo è precipitato sulla terra e nella storia ove può agire tentando la libertà dell'uomo e proponendo il peccato, che è la scelta volontaria e definitiva di andare contro Dio. Contro una certa visione morbosa di timore e di esaltazione di satana, l'autore dell'Apocalisse riafferma la centralità e la superiorità di Dio, di Cristo e dell'uomo unito a Cristo rispetto al diavolo. Resta la pericolosità di quella presenza nel mondo. Egli provoca dall'esterno la nostra libertà facendone sprigionare la negatività de orientandola verso il male e l'ingiustizia. Una voce anonima celeste mette un primo punto fermo circa la vicenda del drago e della donna: il male e il drago sono stati vinti. Cfr. mt28,18-20 il regno di Dio e di Cristo hanno la meglio sul male (v.10). Alla radice della vittoria sul drago satanico c'è innanzitutto la passione, la morte e la risurrezione di Cristo, sorgente di ogni redenzione (v.11 "il sangue dell'Agnello"). Ad essa è associata anche la testimonianza dei cristiani: martirio e predicazione. C'è un'intima partecipazione all'opera redentrice dell'Agnello da parte della comunità cristiana attraverso la testimonianza dei discepoli del signore; testimonianza della duplice dimensione di martirio e annuncio. Forse qui vi è addirittura un collegamento con tutti i testimoni dell'antica alleanza di Israele fedele. Sempre nel v.11 si parla di fedeli che non amarono la vita fino ad arrivare alla morte per rimanere fedeli. È chiaro il riferimento alle parole di Gesù riportate in Gv 12,25 "chi ama la sua vita la perde..." anche se sconfitto il male è ancora presente nel mondo. Il drago si dibatte con ferocia furibonda e l'umanità continua ad essere oggetto dell'invidia del diavolo ed il luogo dove lui mette alla prova i credenti. Tuttavia l'Apocalisse invita alla speranza perché satana sa che ha poco tempo a disposizione ed il trionfo definitivo non è suo ma di Dio e dei suoi eletti per mezzo di Cristo (vv. 13-14). La potenza del male non prevarrà anche se l'assalto satanico non dà tregua. I flutti delle tempeste minacciano i giusti, gli attacchi dei perversi si scatenano contro i fedeli, le persecuzioni degli ingiusti incombono sugli onesti. Ma l'ultima parola efficace e decisiva è quella di Dio e della sua potenza protettrice. Il drago torna all'assalto non solo contro il figlio ma anche contro i cristiani. Essi sono coloro che osservano i comandamenti di Dio, da non intendere solo coi 10 comandamenti, ma tutto l'insegnamento contenuto nelle Scritture sante, i fedeli custodi della Parola di Dio e testimoniano Gesù Cristo crocifisso e risorto. Contro costoro il diavolo non potrà prevalere e a quello allude il versetto 18 che presenta il drago fermo sulla spiaggia in quanto non può fare più nulla di male.

- Si ribadisce la presenza del male nel mondo e che tenta i cristiani.
- Il male non prevarrà mai se si resta uniti a Gesù Cristo, se si cerca di mettere in pratica la sua Parola, se si dà testimonianza evangelica.
- Nutrire un vero senso di speranza e di ottimismo senza lasciarsi abbattere e disperare.

[2] Questo libro del Primo Testamento è una delle fonti alle quali l'autore dell'Apocalisse attinge.

[3] Questo tema avrà molto spazio nella tradizione popolare e negli apocrifi. Che cosa sono gli apocrifi? La parola "apocrifo" deriva dal greco e indica qualcosa di tenuto nascosto e lontano dall'uso. In contesto cristiano viene usata per testi che non fanno parte dei quattro vangeli canonici e non sono riconosciuti come parte del Nuovo Testamento. Essi non sono indispensabili per la fede della Chiesa e dei cristiani.

Lectio divina sul Libro dell'Apocalisse - 20

APOCALISSE
Ventesima Lettura

Siamo all'interno dell'arco narrativo costituito da quattro capitoli (12-15) molto densi di significati. Sembra che si possa affermare che in questi capitoli la narrazione ruoti attorno a 3 segni: la donna, il drago e gli angeli. Stiamo vedendo il segno del drago che si è accovacciato sulla spiaggia del mare. Ora si aprono due grandiose scene dominate da due bestie.

Lettura
Ap 13, 1-18
1E vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. 2La bestia che io vidi era simile a una pantera, con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e il suo grande potere. 3Una delle sue teste sembrò colpita a morte, ma la sua piaga mortale fu guarita.
Allora la terra intera, presa d'ammirazione, andò dietro alla bestia 4e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia, e adorarono la bestia dicendo: "Chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?".
5Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d'orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. 6Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. 7Le fu concesso di fare guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni tribù, popolo, lingua e nazione. 8La adoreranno tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita dell'Agnello, immolato fin dalla fondazione del mondo. 9Chi ha orecchi, ascolti: 10Colui che deve andare in prigionia, vada in prigionia;
colui che deve essere ucciso di spada, di spada sia ucciso. In questo sta la perseveranza e la fede dei santi.
11E vidi salire dalla terra un'altra bestia che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, ma parlava come un drago. 12Essa esercita tutto il potere della prima bestia in sua presenza e costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia, la cui ferita mortale era guarita. 13Opera grandi prodigi, fino a far scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini. 14Per mezzo di questi prodigi, che le fu concesso di compiere in presenza della bestia, seduce gli abitanti della terra, dicendo loro di erigere una statua alla bestia, che era stata ferita dalla spada ma si era riavuta. 15E le fu anche concesso di animare la statua della bestia, in modo che quella statua perfino parlasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non avessero adorato la statua della bestia. 16Essa fa sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, ricevano un marchio sulla mano destra o sulla fronte, 17e che nessuno possa comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. 18Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: è infatti un numero di uomo, e il suo numero è seicentosessantasei.

Commento
La prima bestia emerge dal mare, il luogo oscuro dove alberga il male, secondo l'idea orientale e testimoniata dalla Bibbia (cfr. Sal 74,13). Il suo profilo è descritto ispirandosi alle bestie descritte nel cap. 7 del libro di Daniele. La le bestie raffiguravano i regni di questo mondo, considerati emanazione del male. A che allude il nostro autore con questa bestia? Una posizione di primato ce l'ha l'impero romano persecutore dei cristiani, ma nella bestia vengono raffigurati tutti i regni oppressivi della storia, tutti i potenti (le corna) sovrani (diademi) sui popoli e blasfemi cioè ribelli a Dio, che con i loro programmi arroganti e violenti manifestano la loro superbia idolatrica. L'interpretazione delle sette teste e delle dieci corna sarà puntualizzata più avanti (cfr. Ap 17,9-14). I nomi blasfemi alludono polemicamente ai titoli divini che spesso i regnanti si attribuivano (v.1). Il ritratto della bestia è ulteriormente precisato al v.2 con una miscela di bestie, ispirandosi a Daniele 7. Ma è dal drago, cioè satana, che la bestia riceve il suo potere. In una visione pessimistica della politica l'autore vede le superpotenze vassalli di satana ed ispirate dal male (visione diversa da quella presentata da Atti e Rm 13,1-7. C'è evidente l'invito a stare in guardia contro la terribile tentazione del potere (cfr. Lc 22,25-26). Nella bestia si introduce uno sconvolgimento, una delle teste della bestia è colpita mortalmente, però quasi miracolosamente riesce a guarire. Così si creano degli adoratori della bestia (v.4). forse qui si allude a Nerone che sarebbe prodigiosamente scampato al rogo di Roma e al suo suicidio (68 d.C.). Giovanni vuole ammonire i suoi ascoltatori che il potere perverso e arrogante ha risorse sorprendenti ed è facile lasciarsi sedurre dalla forza del male. La bestia si scatena poi contro Dio e i cristiani. Questo anti-Dio ha da tenere presenti due elementi fondamentali: tutto avviene per permissione divina ("le fu concesso..." v 7) e il potere della bestia è presentato limitato. La bestia da un lato moltiplica i martiri santi e dall'altro gli apostati (v.8). Questi ultimi non saranno mai iscritti nel libro della vita che è affidato all'Agnello. Il v.10 è una esortazione di speranza. Come l'Agnello ha vinto nella Pasqua così anche i cristiani alla fine vinceranno.
L'altra bestia esercita lo stesso potere della prima e costringe la terra ed i suoi abitanti ad adorare la prima bestia che era guarita. È una bestia meno potente della prima in quanto ha solo due corna. Essa è al servizio della bestia marina e si camuffa da agnello mentre la sua voce è quella del drago. Siamo davanti ad un simbolo che rimanda al potere ideologico e religioso corrotto. Sono i falsi profeti che si comportano così (cfr. Mt 7,15). È la falsa religione col suo corteo di falsi profeti che conquistano le masse. Si allude qui all'idolatria imperiale, che è male e riesce ad escogitare comportamenti inimmaginabili in quanto la sua perversione non ha limiti. Il male rende tutti schiavi e le sue spire avvolgono e soffoca tutto. Tutto però non sfugge mai al supremo controllo di Dio. La bestia ha un nome ed un numero che indicano imperfezione e limite. È un numero umano non divino quindi limitato ed imperfetto. La cifra bestiale evidenzia il limite ed il senso negativo del male.

- Che cosa pensiamo del potere politico? Noi esercitiamo qualche forma di potere e come ci comportiamo?
- Che tipo di speranza nel futuro viviamo? Siamo pieni di fiducia o ci abbattiamo e siamo pessimisti?
- La prospettiva di una vittoria eterna, anche se non adesso ci dà consolazione?

S5 Box

BgMax