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Lectio divina sul Libro dell'Apocalisse - 21

APOCALISSE
Ventunesima Lettura

Lettura
Siamo davanti ad una narrazione scandita da una frase che ricorre continuamente: "e vidi". Siamo in presenza di una sequenza di visioni che vengono offerte secondo un flusso narrativo quasi impressionistico. La visione che ora viene delineata lascia alle spalle l'orizzonte cupo e tetro che fino ad ora abbiamo incontrato, pieno di draghi, bestie, bestemmie, idolatrie e seduzioni maligne.


Ap 14, 1-20
1E vidi: ecco l'Agnello in piedi sul monte Sion, e insieme a lui centoquarantaquattromila persone, che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo. 2E udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di cetra che si accompagnano nel canto con le loro cetre. 3Essi cantano come un canto nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e agli anziani. E nessuno poteva comprendere quel canto se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra. 4Sono coloro che non si sono contaminati con donne; sono vergini, infatti, e seguono l'Agnello dovunque vada. Questi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l'Agnello. 5Non fu trovata menzogna sulla loro bocca: sono senza macchia.
6E vidi un altro angelo che, volando nell'alto del cielo, recava un vangelo eterno da annunciare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo. 7Egli diceva a gran voce: "Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l'ora del suo giudizio. Adorate colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e le sorgenti delle acque". 8E un altro angelo, il secondo, lo seguì dicendo: "È caduta, è caduta Babilonia la grande, quella che ha fatto bere a tutte le nazioni il vino della sua sfrenata prostituzione".
9E un altro angelo, il terzo, li seguì dicendo a gran voce: "Chiunque adora la bestia e la sua statua, e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, 10anch'egli berrà il vino dell'ira di Dio, che è versato puro nella coppa della sua ira, e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell'Agnello. 11Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome". 12Qui sta la perseveranza dei santi, che custodiscono i comandamenti di Dio e la fede in Gesù. 13E udii una voce dal cielo che diceva: "Scrivi: d'ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore. Sì - dice lo Spirito -, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono". 14E vidi: ecco una nube bianca, e sulla nube stava seduto uno simile a un Figlio d'uomo: aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata. 15Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: "Getta la tua falce e mieti; è giunta l'ora di mietere, perché la messe della terra è matura". 16Allora colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta. 17Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, tenendo anch'egli una falce affilata. 18Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, venne dall'altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: "Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature". 19L'angelo lanciò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e rovesciò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio. 20Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi.

Commento
La narrazione si apre con una scena che si realizza sul monte Sion, il monte sul quale sorgeva il tempio di Gerusalemme. Su di esso si regge in piedi, solenne e glorioso l'Agnello Cristo. Il simbolismo dell'agnello esprime docilità ed indica un destino sacrificale pasquale. È il simbolo adatto per Cristo in quanto indica la sua mansuetudine, la sua morte in croce (è immolato) e la sua gloria pasquale. Lo stare ritto in piedi è segno di vittoria e di gloria. Il monte Sion diventa il punto di convergenza di tutta la comunità redenta dal sangue dell'Agnello (12+12=24 le tribù e gli apostoli). Tutti vanno su questo colle, una processione innumerevole degli eletti, dei giusti, dei martiri. Questa folla è opposta a coloro che seguivano la bestia. Quelli avevano impresso il marchio della schiavitù e della violenza questi invece recano il sigillo di Dio e di Cristo. È un popolo numerosissimo (cfr. cap 7) che sembra uscire dalle catacombe per testimoniare la sua fede sostenuto e guidato dalla Risurrezione e dalla luce della Pasqua. Questo popolo non teme la bestia perché sa di avere con sé il nome del Signore e la sua forza che vince la morte ed il male. Alla visione del 1° versetto segue l'ascolto della voce. E' un coro possente come tanti altri che costellano le scene celesti dell'Apocalisse. Il canto nuovo indica pienezza estrema (cfr. Is 42,10 e Sal 96,1). È l'inno della liturgia perfetta ed eterna e può essere compreso e cantato solo dagli eletti che sono in comunione piena con l'Agnello, dopo essere stati da lui redenti. Costoro sono definiti: redenti; cioè riscattati, acquistati secondo l'istituzione del "goèl"[2], il riscattatore; vergini, il termine greco, oltre ad indicare la non contaminazione con le donne, indica anche il senso biblico classico di essere liberi dall'idolatria. Da ultimo sono definiti primizia, cioè la realtà più preziosa e più cara agli occhi del Padre e di Cristo. Gli eletti che partecipano al culto celeste dell'Agnello sono i fedeli ascoltatori e attuatori (operatori) della Parola di Cristo e non vengono meno alla sua sequela. Si apre ora nella visione di Giovanni un dittico angelico: sull'immensa processione dei santi volano degli angeli. Sono tre angeli per visione: 6-13 e 14-20. Al centro del dittico si erge glorioso il Figlio dell'uomo, presentato come Signore e Giudice 14,14. Il primo angelo è l'angelo del Vangelo, cioè colui che porta il messaggio supremo di Dio da comunicare all'umanità: il lieto annuncio. È un annuncio eterno che porta a compimento tutto il progetto di Dio rigurdante la storia. Ed è un annuncio universale per tutti. Il giudizio divino da senso e ordine alla storia, a tutti e a tutto. La traiettoria della stria è un cammino che punta verso il Signore ed il suo regno e non piomberà mai nel baratro del nulla perché il Creatore di tutto regge quella linea fino alla fine. Il secondo angelo annuncia il crollo della Babilonia attraverso le parole di Is 21,9 e Gr 51,8 (È caduta, è caduta Babilonia la grande). Questa città nella Bibbia era il simbolo del potere ostile a Dio e dell'idolatria, forse da identificare con Roma e col suo potere. Il terzo angelo è messaggero di giudizio e descrive l'ubriacatura che provoca la bestia e le conseguenze del giudizio di Dio su coloro che la seguono. Ma per i santi, coloro che hanno avuto il coraggio di resistere davanti alla bestia idolatrica e hanno continuato a credere e a osservare la legge di Dio è riservato un messaggio finale di gioia che Giovanni è invitato a mettere per iscritto come attestazione ufficiale. Il simbolo del riposo che indica lo stato finale dei fedeli si ricollega con l'immagine della terra promessa che indica la comunione eterna con Dio anche oltre la morte. In quel riposo si entra solo attraverso la porta spalancata dell'amore. Al centro della duplice serie di angeli c'è solenne la figura di Cristo, presentato con la visione di Daniele (Dn 7,13) col Figlio dell'uomo misterioso che avanza sul trono costituito dalla nube bianca, segno della gloria di Dio. Egli entra come re e vincitore però c'è un nuovo elemento: la face a cui si aggiunge dopo la vendemmia. Ci si ispira con queste immagini a Gioele 4,13. Alcuni interpretano l3 immagini in senso negativo, in quanto incarnano il giudizio di Dio e la sua punizione. Altri interpretano la raccolta del grano e la vendemmia come la raccolta dei giusti che entrano nel Regno. Una terza interpretazione considera la vendemmia e la pigiatura come la condanna degli empi e la mietitura come la glorificazione dei fedeli che hanno portato buoni frutti. Gesù usa queste immagini in senso positivo Mc 4,29. Questo gesto attuato dal Figlio dell'uomo è l'inizio del giudizio di Dio sul male attraverso Gesù.

[2] "goèl" era un'istituzione ebraica antica che prevedeva, all'interno del clan, la presenza di una persona che vendicasse le offese ricevute, che riscattasse coloro che si erano indebitati ed erano diventati schiavi o erano finiti in carcere, che difendesse i componenti del clan. Avvocato, difensore, liberatore.

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