LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 14 maggio 2023 - V domenica di Pasqua
Gesù via, verità e vitaAtti 6, 1-7 . Salmo 32 . 1 Pietro 2, 4-9 . Giovanni 14, 1-12
LetturaSiamo nella seconda parte del vangelo di Giovanni chiamata "Libro della gloria". Qui è presentata la glorificazione di Gesù, che si realizza nel compimento dell'"ora" della passione, crocefissione, risurrezione e ascensione. Gesù ha preannunciato ai suoi la sua partenza imminente (Gv 13, 31-38). Davanti a tale prospettiva i discepoli rimangono sconcertati e tanti problemi sorgono in loro. L'ultimo discorso di Gesù, iniziato nel capitolo precedente, vuole essere una risposta alle difficoltà che i discepoli incontrano dopo la sua partenza.
Gv 14, 1-121Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via".5Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?". 6Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto".8Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". 9Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre.CommentoIl brano inizia con una nota rassicurante di Gesù: "non sia turbato il vostro cuore". Il turbamento del cuore - cioè il disagio e la sofferenza di tutta l'interiorità dell'uomo nella complessità delle sue dimensioni - a causa dell'apparente lontananza di Gesù, è una caratteristica che i discepoli sempre sperimentano nel sostenere la lotta col principe di questo mondo. Il mondo, nella concezione giovannea, è da intendersi come l'ambito nel quale il demonio esercita la sua signoria. Essi superano il turbamento attraverso la fede: "abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me". La fede dei discepoli vince il principe di questo mondo perché essi, consegnandosi a Gesù Cristo, partecipano della vittoria del Padre realizzata per mezzo del Figlio. Gesù annuncia anche che nella casa del Padre "vi sono molti posti" e che egli tornerà a prendere i suoi per portarli con lui. Con un'immagine molto plastica Gesù cerca ancora di rincuorare i suoi, affinché non disperino per la sua assenza e abbiano la certezza di arrivare tutti nella casa del Padre. La prima parte del brano si chiude indicando come si fa ad arrivare al Padre: "e del luogo dove io vado voi conoscete la via" cioè seguire Gesù Cristo. La domanda di Tommaso - "Signore, mostraci il Padre e ci basta" - serve a Gesù per spiegare ulteriormente ai discepoli che lui è l'unica strada che porta sicuramente al Padre: "nessuno viene al Padre se non per mezzo di me". Di conseguenza un rapporto intenso vissuto con Gesù Cristo diventa anche relazione profonda col Padre. I discepoli non riescono a cogliere gli insegnamenti di Gesù e facilmente li fraintendono. Così egli è costretto a riprendere il discorso. Chi incontra Gesù, e con lui stabilisce una relazione vera e profonda, è in comunione col Padre: "chi ha visto me ha visto il Padre". Anche le parole e le opere di Gesù sono testimonianza della sua unione col Padre. Il brano si chiude con una solenne dichiarazione: "chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi". Il discepolo, dopo che Gesù è tornato al Padre, continua a lottare col male, lo vince e con la sua testimonianza permette a tutti di conoscere Gesù Cristo, fonte della vita e della comunione col Padre.
Concludendo, Gesù prevede lo sconcerto in cui si sarebbero trovati i suoi quando, dopo la sua partenza, avrebbero dovuto continuare nella storia la lotta col male da lui intrapresa. Per questo li incoraggia, li invita ad avere fede, li istruisce pazientemente e garantisce loro la piena partecipazione alla comunione col Padre. La sofferenza sperimentata dai credenti nella lotta col male non è vana. Essa diventa la linfa che irrobustisce la fede e rende la comunità segno efficace di Gesù Cristo via, verità e vita.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa partenza di Gesù da questo mondo verso la casa del Padre è il tema che unifica le letture. Questa partenza è la condizione per rendere possibile l'incontro definitivo e la comunione piena dei credenti con Dio Padre. Nello stesso contesto spirituale si colloca anche la lettera di Pietro che fa leva sulla "costruzione spirituale", fondata sulla pietra angolare. È la comunità dei credenti, che ha il suo fondamento in Gesù Cristo, la pietra scartata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio. I cristiani costituiscono una comunità consacrata a Dio per il culto spirituale. Anche gli Atti degli apostoli raccontano un momento del progresso di crescita della comunità dei discepoli di Gesù. La chiesa di Gerusalemme, in un clima di preghiera e di fraterna partecipazione, supera le tensioni interne e ritrova l'unità nel riconoscimento della diversità dei doni e dei ministeri.
La vitaCerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
APOCALISSE
Ventunesima Lettura
Lettura
Siamo davanti ad una narrazione scandita da una frase che ricorre continuamente: "e vidi". Siamo in presenza di una sequenza di visioni che vengono offerte secondo un flusso narrativo quasi impressionistico. La visione che ora viene delineata lascia alle spalle l'orizzonte cupo e tetro che fino ad ora abbiamo incontrato, pieno di draghi, bestie, bestemmie, idolatrie e seduzioni maligne.
Ap 14, 1-201E vidi: ecco l'Agnello in piedi sul monte Sion, e insieme a lui centoquarantaquattromila persone, che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo. 2E udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di cetra che si accompagnano nel canto con le loro cetre. 3Essi cantano come un canto nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e agli anziani. E nessuno poteva comprendere quel canto se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra. 4Sono coloro che non si sono contaminati con donne; sono vergini, infatti, e seguono l'Agnello dovunque vada. Questi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l'Agnello. 5Non fu trovata menzogna sulla loro bocca: sono senza macchia.6E vidi un altro angelo che, volando nell'alto del cielo, recava un vangelo eterno da annunciare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo. 7Egli diceva a gran voce: "Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l'ora del suo giudizio. Adorate colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e le sorgenti delle acque". 8E un altro angelo, il secondo, lo seguì dicendo: "È caduta, è caduta Babilonia la grande, quella che ha fatto bere a tutte le nazioni il vino della sua sfrenata prostituzione".9E un altro angelo, il terzo, li seguì dicendo a gran voce: "Chiunque adora la bestia e la sua statua, e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, 10anch'egli berrà il vino dell'ira di Dio, che è versato puro nella coppa della sua ira, e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell'Agnello. 11Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome". 12Qui sta la perseveranza dei santi, che custodiscono i comandamenti di Dio e la fede in Gesù. 13E udii una voce dal cielo che diceva: "Scrivi: d'ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore. Sì - dice lo Spirito -, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono". 14E vidi: ecco una nube bianca, e sulla nube stava seduto uno simile a un Figlio d'uomo: aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata. 15Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: "Getta la tua falce e mieti; è giunta l'ora di mietere, perché la messe della terra è matura". 16Allora colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta. 17Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, tenendo anch'egli una falce affilata. 18Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, venne dall'altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: "Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature". 19L'angelo lanciò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e rovesciò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio. 20Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi.CommentoLa narrazione si apre con una scena che si realizza sul monte Sion, il monte sul quale sorgeva il tempio di Gerusalemme. Su di esso si regge in piedi, solenne e glorioso l'Agnello Cristo. Il simbolismo dell'agnello esprime docilità ed indica un destino sacrificale pasquale. È il simbolo adatto per Cristo in quanto indica la sua mansuetudine, la sua morte in croce (è immolato) e la sua gloria pasquale. Lo stare ritto in piedi è segno di vittoria e di gloria. Il monte Sion diventa il punto di convergenza di tutta la comunità redenta dal sangue dell'Agnello (12+12=24 le tribù e gli apostoli). Tutti vanno su questo colle, una processione innumerevole degli eletti, dei giusti, dei martiri. Questa folla è opposta a coloro che seguivano la bestia. Quelli avevano impresso il marchio della schiavitù e della violenza questi invece recano il sigillo di Dio e di Cristo. È un popolo numerosissimo (cfr. cap 7) che sembra uscire dalle catacombe per testimoniare la sua fede sostenuto e guidato dalla Risurrezione e dalla luce della Pasqua. Questo popolo non teme la bestia perché sa di avere con sé il nome del Signore e la sua forza che vince la morte ed il male. Alla visione del 1° versetto segue l'ascolto della voce. E' un coro possente come tanti altri che costellano le scene celesti dell'Apocalisse. Il canto nuovo indica pienezza estrema (cfr. Is 42,10 e Sal 96,1). È l'inno della liturgia perfetta ed eterna e può essere compreso e cantato solo dagli eletti che sono in comunione piena con l'Agnello, dopo essere stati da lui redenti. Costoro sono definiti: redenti; cioè riscattati, acquistati secondo l'istituzione del "goèl"[2], il riscattatore; vergini, il termine greco, oltre ad indicare la non contaminazione con le donne, indica anche il senso biblico classico di essere liberi dall'idolatria. Da ultimo sono definiti primizia, cioè la realtà più preziosa e più cara agli occhi del Padre e di Cristo. Gli eletti che partecipano al culto celeste dell'Agnello sono i fedeli ascoltatori e attuatori (operatori) della Parola di Cristo e non vengono meno alla sua sequela. Si apre ora nella visione di Giovanni un dittico angelico: sull'immensa processione dei santi volano degli angeli. Sono tre angeli per visione: 6-13 e 14-20. Al centro del dittico si erge glorioso il Figlio dell'uomo, presentato come Signore e Giudice 14,14. Il primo angelo è l'angelo del Vangelo, cioè colui che porta il messaggio supremo di Dio da comunicare all'umanità: il lieto annuncio. È un annuncio eterno che porta a compimento tutto il progetto di Dio rigurdante la storia. Ed è un annuncio universale per tutti. Il giudizio divino da senso e ordine alla storia, a tutti e a tutto. La traiettoria della stria è un cammino che punta verso il Signore ed il suo regno e non piomberà mai nel baratro del nulla perché il Creatore di tutto regge quella linea fino alla fine. Il secondo angelo annuncia il crollo della Babilonia attraverso le parole di Is 21,9 e Gr 51,8 (È caduta, è caduta Babilonia la grande). Questa città nella Bibbia era il simbolo del potere ostile a Dio e dell'idolatria, forse da identificare con Roma e col suo potere. Il terzo angelo è messaggero di giudizio e descrive l'ubriacatura che provoca la bestia e le conseguenze del giudizio di Dio su coloro che la seguono. Ma per i santi, coloro che hanno avuto il coraggio di resistere davanti alla bestia idolatrica e hanno continuato a credere e a osservare la legge di Dio è riservato un messaggio finale di gioia che Giovanni è invitato a mettere per iscritto come attestazione ufficiale. Il simbolo del riposo che indica lo stato finale dei fedeli si ricollega con l'immagine della terra promessa che indica la comunione eterna con Dio anche oltre la morte. In quel riposo si entra solo attraverso la porta spalancata dell'amore. Al centro della duplice serie di angeli c'è solenne la figura di Cristo, presentato con la visione di Daniele (Dn 7,13) col Figlio dell'uomo misterioso che avanza sul trono costituito dalla nube bianca, segno della gloria di Dio. Egli entra come re e vincitore però c'è un nuovo elemento: la face a cui si aggiunge dopo la vendemmia. Ci si ispira con queste immagini a Gioele 4,13. Alcuni interpretano l3 immagini in senso negativo, in quanto incarnano il giudizio di Dio e la sua punizione. Altri interpretano la raccolta del grano e la vendemmia come la raccolta dei giusti che entrano nel Regno. Una terza interpretazione considera la vendemmia e la pigiatura come la condanna degli empi e la mietitura come la glorificazione dei fedeli che hanno portato buoni frutti. Gesù usa queste immagini in senso positivo Mc 4,29. Questo gesto attuato dal Figlio dell'uomo è l'inizio del giudizio di Dio sul male attraverso Gesù.
[2] "goèl" era un'istituzione ebraica antica che prevedeva, all'interno del clan, la presenza di una persona che vendicasse le offese ricevute, che riscattasse coloro che si erano indebitati ed erano diventati schiavi o erano finiti in carcere, che difendesse i componenti del clan. Avvocato, difensore, liberatore.
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Unità Pastorale "Madonna della Salute"
Goito 30 aprile 2023 - IV domenica di Pasqua
Gesù Cristo è il buon pastoreAtti 2, 14a.36-41 . Salmo 22 . 1 Pietro 2, 20b-25 . Giovanni 10, 1-10
LetturaL'evangelista san Giovanni ci porta ancora una volta a Gerusalemme, nell'ultimo giorno della festa delle Capanne, dopo la guarigione dell'uomo cieco dalla nascita. Gesù, recatosi al Tempio, insegna cercando di far conoscere la sua completa identità. I contasti sorti con i giudei e con le folle lo costringono a parlare non apertamente, ma attraverso immagini simboliche. Tra queste emerge la figura del pastore di Gv 10,1-18. Nella prima parte del capitolo (vv. 1-5) Gesù si rivela misteriosamente ai suoi uditori. Nel v. 6 l'evangelista annota che i farisei non capivano il senso delle parole di Gesù. Nei vv. 7-18 Gesù si fa conoscere chiaramente, collegando a sé i temi presentati nella prima parte. Il quadro si chiude con la reazione dei giudei (vv. 19-21).
Gv 10, 1-101"In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei". 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.7Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.CommentoIl brano inizia con una similitudine o parabola (vv. 1-5) raccontata da Gesù e tratta dalla vita comune dei suoi ascoltatori: il rapporto tra il pastore e le pecore. Il vero pastore delle pecore entra dalla porta del recinto mentre chi non è pastore cerca di accedere da un'altra parte. È l'entrare attraverso la porta che distingue il pastore dal ladro e dal brigante. Poi la parabola si chiude descrivendo lo stretto rapporto esistente tra il pastore e le sue pecore: "conoscono la sua voce - chiama le sue pecore - le conduce fuori - cammina davanti ad esse". I destinatari della parabola reagiscono con una generale incomprensione del significato del discorso di Gesù (v. 6). Per questo egli riprende la parola e spiega quanto detto prima (vv. 7-10). Innanzitutto Gesù si presenta come: "la porta delle pecore". All'immagine si può dare due significati. Chiunque è rivestito di autorità, in un ambito del vivere umano (famiglia, lavoro, scuola, ecc.), può esercitarla correttamente soltanto riferendosi a Gesù Cristo e imitando il suo modo di servire ("chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore"). Gesù poi allarga l'orizzonte e si presenta anche come unica porta attraverso la quale le pecore devono passare per trovare salvezza: "io sono la porta: se uno entra attraverso di me sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo". Pastori e pecore devono passare attraverso Gesù Cristo per avere la vita e la salvezza. Per questo egli afferma che tutti coloro i quali sono venuti prima di lui sono stati ladri e briganti, perché non in grado di dare vera salvezza. Solo Gesù Cristo è "venuto perché tutti abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza", senza ricercare interessi personali.
In conclusione, con una parabola, Gesù cerca di far comprendere ai suoi interlocutori che si comportano da briganti e non da pastori nella società se non cercano il bene della gente e non hanno un rapporto autentico con le persone. Solo chi passa attraverso Gesù Cristo e lo imita in tutte le sue dimensioni del vivere può creare rapporti interpersonali veri e guidare così altre persone. Gesù Cristo è l'unico che può offrire a tutti la salvezza e la vita di Dio.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREL'immagine di Gesù, il «buon pastore», che dà la vita per le sue pecore, caratterizza la quarta domenica di Pasqua. La similitudine del quarto vangelo affonda le sue radici nella tradizione biblica, dove l'azione di Dio e dei suoi inviati è trascritta nel linguaggio pastorale. Gesù si presenta come l'unico e definitivo mediatore dell'iniziativa di Dio che guida alla salvezza i credenti. Questo tema viene anticipato nella lettera di Pietro che propone ai cristiani di seguire le orme di Cristo, il pastore che si prende cura e custodisce le loro anime. Egli che li ha guariti con le sue piaghe, dopo averli raccolti dal loro vagare errante, li guida come vero pastore. Nel testo di Atti si traccia il percorso dell'iniziazione cristiana che va dall'ascolto della Parola, proclamata dall'apostolo Pietro, fino all'immersione battesimale nel nome di Gesù Cristo. Questo itinerario permette di far parte adeguatamente del gregge del Signore. La celebrazione liturgica odierna diventa l'occasione per rinvigorire l'esperienza cristiana, perché si riascolta la voce del pastore e si partecipa direttamente al dono della vita da lui offerta.
La vitaCerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
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Unità Pastorale "Madonna della Salute"
Goito 23 aprile 2023 - III domenica di Pasqua
Nella Parola e nell'Eucarestia s'incontra il Risorto!Atti 2, 14a.22-23 . Salmo 15 . 1 Pietro 1, 17-21 . Luca 24, 13-35
LetturaLa liturgia odierna propone la lettura di un passo del vangelo di san Luca preso dal "trittico delle apparizioni pasquali". La prima scena del trittico è costituita dal ritrovamento del sepolcro vuoto e dall'annuncio pasquale alle donne (Lc 24, 1-12). La seconda scena riguarda il nostro brano (Lc 24, 13-35). Infine si ha l'apparizione del Risorto agli undici (Lc 24, 36-43). Dalle donne, protagoniste all'inizio, si passa ai due discepoli, per giungere infine agli Undici, i testimoni ufficiali dell'annuncio evangelico.
Luca 24, 13-3513Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: "Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?". Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: "Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?". 19Domandò loro: "Che cosa?". Gli risposero: "Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto". 25Disse loro: "Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: "Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto". Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l'un l'altro: "Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?". 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!". 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.CommentoIl racconto di san Luca inizia presentando due discepoli che, il primo giorno della settimana (la nostra domenica), lasciano Gerusalemme e scendono verso Emmaus. Anche se conversano "di tutto quello che era accaduto", non traspare nel loro discorso alcun riferimento all'evento pasquale che si era realizzato. Essi ormai hanno chiuso la parentesi felice, piena di progetti e di speranze, vissuta col maestro di Galilea ed ora stanno scendendo verso la monotonia della vita abituale. Allora Gesù in persona si accosta per camminare con loro, ma essi non lo riconoscono, e a lui raccontano tutta l'amarezza e la delusione che portavano dentro. Anche l'esperienza fatta dalle donne al sepolcro, e narrata successivamente agli altri discepoli, non è stata sufficiente a rianimare in loro la speranza: "ma lui non l'hanno visto". È a questo punto che la narrazione segna una svolta attraverso l'azione decisa e piena di amore di Gesù. Egli assume la loro situazione negativa e, attraverso le Scritture spiegate minuziosamente, la rovescia: "e cominciando da Mosé e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui". L'azione di Gesù non si è ancora completata in quanto gli occhi dei due discepoli "erano impediti a riconoscerlo". Solo quando Gesù si ferma, dopo che essi avevano insistito ("resta con noi perché si fa sera"), e seduto a tavola spezza il pane, i loro occhi si aprono e lo riconoscono. È nell'Eucarestia che il riconoscimento di Gesù si realizza pienamente! A questo punto il racconto volge rapidamente a conclusione. Gesù scompare ed i discepoli ripensano all'esperienza fatta: "non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi...?". Ritornano poi a Gerusalemme dove ricevono l'annuncio ufficiale della risurrezione ed essi raccontano il loro incontro col Risorto.
In conclusione l'evangelista, volendo istruire il lettore credente, lo invita a riflettere sul suo itinerario di vita spesso percorso senza speranza nel Risorto. Con i discepoli cammina sempre il Signore, che ha la possibilità di cambiare radicalmente la loro vita spesso triste ed amara. È la compagnia assidua con le Scritture e la partecipazione consapevole all'Eucarestia che permettono un incontro autentico con Cristo. La mensa della Parola e del Pane, nel giorno del Signore, è culmine e punto di partenza della vita cristiana. Soltanto l'incontro con Gesù Cristo risorto fa nascere la fede, la alimenta e la porta a pieno compimento.
La vitaCerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
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- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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