LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale "Madonna della Salute"
Goito 16 aprile 2023 - II domenica di Pasqua
Mandati dal Risorto!Atti 2, 42-47 . Salmo 117 . 1 Pietro 1, 3-9 . Giovanni 20, 19-31
LetturaIl brano del vangelo di san Giovanni, della seconda domenica di Pasqua, si colloca dopo il rinvenimento del sepolcro vuoto da parte di Maria Maddalena, di Pietro e del discepolo amato e segue la prima apparizione del Risorto a Maria, che lo scambiò per il giardiniere.
Gv 20, 19-3119La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!". 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". 22Detto questo, soffiò e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati".24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo".26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: "Pace a voi!". 27Poi disse a Tommaso: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!". 28Gli rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". 29Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!".30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.CommentoIl vangelo presenta due manifestazioni nel cenacolo di Gesù risorto. Nella prima, avvenuta il giorno stesso di Pasqua (vv.19-23), egli entra a porte chiuse nel "luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei giudei" e li saluta donando loro la pace. Questa, unita alla visione dei segni della passione sulle mani e sul costato, genera gioia nei discepoli che vedono il Signore. Gesù poi invia i suoi e li manda a prolungare l'opera che il Padre aveva a lui affidato: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". A sostegno della loro missione il Risorto dona lo Spirito Santo e ad essi conferisce il compito di rimettere i peccati: "a coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati...". Al centro del brano abbiamo la presentazione di Tommaso (detto Didimo cioè gemello) che, non essendo stato presente "quando venne Gesù", manifesta scetticismo ed incredulità sull'accaduto (vv.24-25). La seconda manifestazione di Gesù avviene "otto giorni dopo", quando "i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso" (vv.26-31). Il Risorto, otre ad offrire nuovamente a tutti il dono della pace, indica personalmente a Tommaso i segni della passione presenti sul suo corpo e lo invita a "non essere più incredulo, ma credente!". A questo punto Tommaso riconosce Gesù e professa la sua fede: "Mio Signore e mio Dio!". Le parole di Gesù si chiudono annunziando la beatitudine di coloro che crederanno in lui, senza vederlo di persona.
Concludendo si può dire che solo con la resurrezione di Gesù il discepolo, per mezzo della fede, può ottenere da lui la pienezza della pace e della gioia. Queste sono rese stabili dal dono dello Spirito e dalla remissione dei peccati. Anche chi è scettico o dubbioso, incontrandosi con lui, approda ad una fede vera. I doni concessi dal Signore risorto sono per tutti i discepoli che hanno fede in lui, anche per coloro che nel corso dei secoli non incontrano direttamente il Risorto. Chi entra in questa dinamica può essere inviato dal Signore come suo testimone.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELe letture odierne aiutano a coniugare assieme la fede nel Risorto e la vita concreta del credente. Il brano del vangelo, che racconta il duplice incontro del Signore risorto con i suoi discepoli, dà il tono a tutta la domenica. Nella scena di Tommaso è interpellata tutta la comunità dei credenti, i quali sono chiamati a percorrere fino in fondo l'itinerario della fede pasquale. Sono infatti i lettori e gli ascoltatori del vangelo i destinatari della beatitudine pronunciata da Gesù. Due esempi o immagini di comunità cristiana che vive nel clima della Pasqua sono offerti dalle altre due letture. La prima lettera di Pietro invita i cristiani sottoposti a varie prove a restare fedeli nella prospettiva della "speranza viva" conservata per essi da Dio nei cieli. L'autore degli Atti degli apostoli presenta il quadro ideale della prima comunità cristiana nata dalla forza dello Spirito, dono del Signore risorto. Guidati dallo Spirito e perseveranti nelle prove si segue il Risorto e si partecipa della sua beatitudine.
La vitaCerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Pasqua 2023 – GoitoLa parola PASQUA significa: Dio che passa, il passaggio del popolo dalla schiavitù alla libertà, Gesù che soffre (il verbo greco paschein significa soffrire, patire), passaggio di Cristo al Padre.
La Pasqua che celebriamo ogni anno è prima di tutto memoria di un evento storico, di un fatto accaduto ben preciso: il processo a Gesù di Nazaret da parte delle autorità giudaiche e romane che si conclude con la sua condanna a morte, la sua tortura, la sua uccisione e qualche giorno dopo la morte il ricordo storico dell'incontro di Gesù vivo con i suoi discepoli.
La Pasqua è anche il ricordo di un vento misterioso che viene proclamato e gridato (secondo il vangelo): Gesù Nazareno "è risorto dai morti!". È un vento che fa parte del mistero di Dio e che non è descritto, raccontato ed è solo proclamato. È il mistero di Dio presente nel mistero del Figlio e nel mistero dello Spirito Santo. Di questo evento misterioso e trascendente vengono però indicati dei segni che sono stati lasciati: il terremoto, la luce sfolgorante, la parola degli angeli. Con questo segni non si vuole terrificare il lettore ma annunciare il mistero grandioso di Dio che irrompe nella storia, si fa presente, diventa percepibile. Tutto questo viene rivissuto nella celebrazione pasquale
La luce di Cristo cantata e che risplende nella notte, abbraccia tutta la storia. Dall'inizio fino ad oggi la e luce di Cristo è entrata nel mondo ed illumina anche noi personalmente e comunitariamente. Questo significa che Cristo non ci abbandonerà mai e la sua potenza divina presente in tutti noi, dal giorno del nostro battesimo, è un seme che sprigionerà tutta la sua forza di salvezza e di eternità. La risurrezione di Gesù non è soltanto un evento suo ma riguarda il cosmo, il mondo, l'umanità e ciascuno di noi. Il corpo di Gesù risorto racchiude in sé come un germe che sboccerà e rinnoverà tutta la creazione, tutta l'umanità, tutta la chiesa e ciascuno di noi. Questa eternità è già presente in noi perché già facciamo parte della vita immortale di Gesù. Con la risurrezione di Cristo l'eternità è entrata nella storia e la storia è entrata nell'eternità! Cristo è veramente risorto e anche noi siamo risorti con lui e lo saremo non solo alla fine della nostra vita, ma già adesso. Questo è il senso della luce che viene esaltata nella Pasqua. L'acqua ed il fuoco rimandano al battesimo che ci ha uniti a Cristo nel lavacro di rigenerazione e nella purificazione dello Spirto per essere partecipi della sua risurrezione.
Ma tutto questo come tocca concretamente la nostra vita?
1. Non dobbiamo mai sentirci soli perché Gesù è sempre con noi.
2. Siamo chiamati a continuare l'opera di trasformazione del creato iniziato dal Risorto con il nostro impegno per il rispetto e la sua salvaguardia.
3. Non possiamo disinteressarci di chi nel mondo soffre, è povero, è emarginato, è scartato, è messo da parte, perché fino a quando esistono queste realtà anche noi non siamo pienamente risorti.
4. La comunità cristiana è il luogo nel quale vive il Risorto e noi abbiamo questa responsabilità di testimoniarlo e di donarlo a tutti. Per questo dobbiamo annuncialo a tutti.
5. La nostra testimonianza deve essere soprattutto con la nostra vita.
Se intraprendiamo un cammino su queste strade allora abbiamo fatto Pasqua, allora siamo discepoli del Signore altrimenti è tutto folclore, tradizione e vuoto. Il Risorto ci aiuti a fare veramente la sua Pasqua.
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Unità Pastorale "Madonna della Salute"
Goito 9 aprile 2023 - I domenica di Pasqua
Il Signore è risorto: ditelo a tutti!Atti 10, 34.37-4 . Salmo 117 . Colossesi 3, 1-4 . Matteo 28, 1-10
LetturaIl brano commentato è Matteo 28, 1-10. Siamo nell'ultimo capitolo di Matteo. Ormai si è consumata l'offerta di Cristo al Padre ed è iniziato il corso nuovo della storia, segnato dalla vittoria definitiva sulla morte. Già ai piedi della croce si sono viste le prime avvisaglie di novità: pagani che credono, un nuovo popolo che si raduna, donne che tengono il collegamento col maestro. Il racconto pasquale esplicita ulteriormente la nuova vicenda che dal Calvario ha ormai preso le mosse.
Mt 28, 1-101Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba. 2Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. 3Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. 4Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. 5L'angelo disse alle donne: "Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. 6Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. 7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: "È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete". Ecco, io ve l'ho detto".8Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annuncio ai suoi discepoli. 9Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: "Salute a voi!". Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. 10Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno".CommentoIl racconto si apre presentando un nuovo giorno. È ormai il "primo giorno della settimana". Il sabato è passato con tutte le tradizioni ad esso collegate, ed inizia un tempo nuovo nella storia della salvezza. Nella nuova fase che si apre, protagoniste sono due donne: Maria di Magdala e l'altra Maria. Costoro vanno al sepolcro per "visitare la tomba". Qui Matteo si scosta da Marco e Luca, che sottolineano piuttosto l'unzione della salma. Il nostro evangelista riporta invece l'usanza giudaica di visitare fino al terzo giorno la tomba di un defunto, per verificare se per caso fosse ancora vivo. Così egli prepara l'evento straordinario a cui le donne assisteranno. Arrivate al sepolcro le donne vedono una teofania, cioè una manifestazione di Dio. Questa è descritta attraverso elementi caratteristici del genere apocalittico: il terremoto, l'angelo, il suo aspetto come folgore ed il suo vestito come neve. "L'angelo del Signore", che nella Bibbia indica la presenza di Dio che interviene nella storia degli uomini, appare in una cornice di grande sconvolgimento. Egli, aprendo la tomba e sedendosi poi sulla pietra, dichiara ormai definitiva la vittoria sulla morte. La rappresentazione visiva del trionfo di Dio sulla morte suscita la reazione delle guardie e delle donne. Le prime, a causa della paura, sono sconvolte e cadono a terra come morte, non comprendono nulla e restano al di fuori del mistero che si rivela. Le donne, anch'esse piene di paura, sono invece disponibili al dialogo e ricevono la comunicazione del significato di quanto è accaduto. L'angelo, infatti, con tutta la sua autorità, proclama l'interpretazione autentica della tomba aperta e vuota: "Gesù il crocefisso non è qui. È risorto". L'annuncio pasquale fa passare i credenti dalla paura alla fede gioiosa: "non abbiate paura, voi!". La gioia dei cristiani scaturisce dal sapere che anch'essi partecipano della stessa risurrezione di Gesù. Chi crede nelle parole che Gesù ha detto, non solo lo incontra risorto, ma partecipa anche della sua risurrezione. La conseguenza che scaturisce, anche se il sepolcro è vuoto, non è la tristezza o lo scoraggiamento, ma la forza dirompente dell'annuncio, dell'evangelizzazione: "andate a dire ai suoi discepoli: è risorto e vi precede in Galilea". È in questa dimensione fondamentale della vita della Chiesa che si fa esperienza del Risorto e che gli uomini di ogni tempo e luogo hanno la possibilità di incontrarlo. Mentre le donne vanno a portare l'annuncio ai discepoli, Gesù in persona viene loro incontro e conferma con le sue parole che l'evangelizzazione è l'esperienza qualificante la vita della comunità nata dalla sua morte e risurrezione.
Con la risurrezione del Signore la comunità dei credenti, nata ai piedi della croce, viene riconfermata e consolidata. Essa non deve più temere perché la morte è stata sconfitta ed i suoi componenti sono chiamati a condividere la stessa sorte del maestro. La forza della risurrezione del Signore è sperimentata direttamente dai cristiani quando annunciano con fede il vangelo a tutti.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa risurrezione del Signore collega le letture della domenica di Pasqua. L'apparizione al sepolcro vuoto con i segni grandiosi ad essa collegati non sono prova sufficiente della resurrezione del Signore. La fede pasquale delle donne e dei discepoli nasce quando capiscono le parole pronunciate da Gesù. È a questo punto che avviene l'incontro personale col Risorto, il quale fa ricordare la sua promessa di resurrezione e la chiamata dei discepoli a condividere con lui la resurrezione, come dice Paolo nella Lettera ai Colossesi. L'incontro col Risorto spinge i discepoli a cercare le cose di lassù attendendo di partecipare alla sua gloria. È il Signore risorto poi che mette in moto nei discepoli la dinamica dell'evangelizzazione, come testimonia il testo di Atti, e spinge da un lato ad essere testimoni ovunque, di quanto è stato visto e sperimentato, e dall'altro a cambiare la vita personale e comunitaria modellandole sugli insegnamenti del Signore.
PER ATTUALIZZARE- La nostra vita cristiana si caratterizza dalla paura, dal nascondimento, dal rinchiudersi nel privato, o in virtù della risurrezione del Signore è testimonianza gioiosa e coraggiosa della nostra fede in Lui?
- Come pensiamo alla nostra morte e come ad essa ci prepariamo?
- La forza della risurrezione sta nell'annuncio del vangelo. È il vangelo il punto che qualifica la nostra vita, le nostre relazioni, le nostre scelte di vita?
PER APPROFONDIRECdA nn. 260-271: Risorto per la nostra salvezza
APOCALISSE
Diciottesima Lettura
Lettura
Dopo la lunga serie di eventi che erano seguiti allo squillo della seta tromba (9,13-21) ora assistiamo al suono della settima ed ultima tromba.
Ap 11, 15-1915Il settimo angelo suonò la tromba e nel cielo echeggiarono voci potenti che dicevano: "Il regno del mondo appartiene al Signore nostro e al suo Cristo: egli regnerà nei secoli dei secoli". 16Allora i ventiquattro anziani, seduti sui loro seggi al cospetto di Dio, si prostrarono faccia a terra e adorarono Dio dicendo: 17"Noi ti rendiamo grazie, Signore Dio onnipotente, che sei e che eri, 18perché hai preso in mano la tua grande potenza e hai instaurato il tuo regno. Le genti fremettero, ma è giunta la tua ira, il tempo di giudicare i morti, di dare la ricompensa ai tuoi servi, i profeti, e ai santi, e a quanti temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di annientare coloro che distruggono la terra". 19Allora si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l'arca della sua alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine.Ap 12, 1-61Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. 2Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. 3Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; 4la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. 5Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. 6La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.CommentoDopo il suono della settima tromba nel cielo risuona una solenne proclamazione in onore del Sovrano celeste e di Cristo (v.15). Si ha ora la celebrazione del Regno del Messia, un po' sulla scia delle parole di Paolo: "Bisogna che Cristo regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi" (1Cor 15,25). L'espressione "regno del mondo" ci riporta alla definizione che troviamo nel vangelo di Giovanni "principe di questo mondo"[2] (cfr. Gv 14,30) riservata a satana e al rifiuto fatto da Gesù dell'offerta satanica dei "regni del mondo" avanzata dal tentatore (cfr. Mt 4,8). La vittoria pasquale di Gesù Cristo sulla morte, su satana e sul male fa si che ora tutto ciò che esiste sia riportato sotto la sovranità eterna di Dio. Ritornano in scena anche i 24 anziani della corte celeste, rappresentanti di tutti i giusti della Prima e della Seconda Alleanza (4,4). Col loro inno - che è forse una testimonianza degli inni che venivano cantati nelle liturgie della chiesa delle origini – essi adorano Dio come re del mondo e della storia. Prima l'avevano cantato come creatore (4,10) ed avevano celebrato l'Agnello Cristo come redentore (5,8-14), in attesa di cantare il giudizio divino su Babilonia, la prostituta (19,4). Col loro inno al Signore "che è e che era" (non c'è bisogno di attendere il futuro perché è già in azione, a differenza di quanto si diceva in 1,4.8), i 24 anziani proclamano l'era del giudizio definitivo (vv.16-18). Essi nel loro canto alludono al salmo messianico 2,1-5 e a quello del Regno di Dio 99,1. Con questi riferimenti si descrive sinteticamente il giudizio di Dio. Due sono i suoi aspetti, come due sono le fisionomie di Dio: c'è il giudice ed il salvatore, c'è la giustizia e l'amore, c'è la condanna e la ricompensa. Suggestiva è la quadruplice definizione dei giusti, ora salvati nel Regno di Dio. Essi sono "servi, profeti, santi e coloro che temono il nome" del Signore[3]. Viene così tratteggiato un ritratto del popolo di Dio, fatto di piccoli e grandi, delle sue varie dimensioni nate dal battesimo e attuate nella vita di fede e nella comunità ecclesiale: re, profeti e sacerdoti. La liturgia celeste aperta dall'inno dei 24 anziani ora si specifica ulteriormente nel v.19. Siamo nel tempio celeste che già abbiamo conosciuto. Ora si entra nel cuore del Santuario, il Santo dei Santi dove era custodita l'Arca Santa, segno concreto della presenza di Dio. Quell'arca nascosta agli sguardi umani da una spessa cortina di tessuto (il velo del Tempio) ora è aperta alla visione e alla contemplazione di tutti. Tuttavia la trascendenza di Dio rimane come è attestato dalla coreografia che rimanda alla manifestazione di Dio sulla terra con un linguaggio apocalittico (cfr. Es 19,19). Dio è vicino e lontano allo stesso tempo, è con noi e sopra di noi, è rivelazione e mistero.
Lasciati alle spalle i sette trombettieri con i loro squilli, prima di entrare nel terzo grandioso settenario delle coppe (c. 16), si ha un arco narrativo di quattro capitoli (cc. 12-15) molto densi e sembra che siano scanditi da tre "segni", ai quali si accompagnano altri elementi. Il primo elemento (12,1) è la donna; il secondo è il drago (12,3); il terzo segno sono gli angeli con i sette flagelli (15,19). Ci soffermiamo sui primi due segni. Questi due segni hanno come sfondo dei racconti del Primo Testamento: Gen 3,15 dove si contrappongono donna e serpente; Is 7,14 con la madre del re-messia; Is 66,7-14 Gerusalemme madre di tutti i popoli; Dn 7,7 che introduce il drago; Dn 10,13 battaglia contro il male ad opera di Michele. Siamo alla presenza di un mosaico di citazioni bibliche che vengono puntualizzate e reinterpretate. Il racconto si apre con la donna ammantata di dalla luce del sole come Dio stesso (Sal 104,2), segno di splendore e bellezza sovraumana. I dodici astri che fanno corona alla donna alludono alle dodici tribù d'Israele e ai dodici apostoli (cfr. Ct 6,10). Chi è questa donna? In ambito cristiano è stata identificata con Maria che partorisce il Cristo. Altri ritengono che sia personificata Gerusalemme o la Sapienza divina. Sicuramente l'autore è orientato in altra direzione e in questa donna raffigura l'Israele fedele sposa di Dio (Os 2 e Is 54) e nello stesso tempo la chiesa che lotta per mantenersi fedele a Dio e libera dal male: al suo interno può contare sempre della nascita di Cristo attraverso la parola evangelica e l'eucaristia. La donna incinta rimanda alla comunità fedele e feconda che soffre nel travaglio della storia, ma che sa di avere in sé il Figlio che salva. All'improvviso la dolce scena del parto è lacerata dall'apparizione del drago. È il secondo segno che è raffigurato come avversario di Dio richiamando in sé il male, il nulla, il demoniaco con nomi diversi: Rahab (Is 51,9), Leviatan (Is 27,1 e Sal 74,13-14), Behemot (Gb 40, 15-24). Un riferimento importante è pure il serpente di Gen 3. Le sette teste simboleggiano il suo potere immenso e le sette corna indicano una forza invincibile; le sette corone rimandano alla potenza demoniaca che si cela sotto le grandi potenze. L'azione del drago è una sfida al cielo e Giovanni riconosce al drago un potere soprannaturale. Il conflitto tra il drago e la donna col figlio diventa simbolo della lotta tra il bene e il male. Anche se il mostro è poderoso e la donna è fragile, la presenza del Figlio rimanda al Messia potente e armato (cfr. Sal 2). Il libro ci porta già alla risurrezione e ascensione al cielo e di conseguenza questa nascita non è quella di Betlemme ma del giorno di Pasqua. La madre è la madre del Messia e va nel deserto, luogo della intimità con Dio. Come Dio aveva protetto il popolo nel deserto dai nemici e l'aveva condotto nella terra promessa, così ora il nuovo popolo di Dio è difeso e protetto da Dio e la prova sarà limitata per un tempo di tre anni e mezzo.
- Dio ha uno sguardo positivo sul creato e sull'umanità, noi come ci poniamo? Quali conseguenze ne derivano?
- Che consapevolezza abbiamo della nostra identità di cristiani? Siamo dei salvati, dei redenti...
- Noi siamo sempre con Dio e Dio è con noi, solo il peccato grave ci separa da lui. La Riconciliazione riabilita la comunione con lui.
- Nella comunità-chiesa c'è la certezza della comunione con Dio per mezzo di Cristo.
La vitaCerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?
[2]Il termine "mondo" nel quarto vangelo ha diversi di significati. Esso designa l'universo, la natura, il creato che è opera di Dio per mezzo del Verbo («Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste... Egli era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui», 1,3.10).
Il "mondo" è anche l'umanità intera, ossia le creature umane che popolano la terra (detta pure "mondo") e che, come si è visto (3,16-17), sono amate da quel Dio «il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati» (1Timoteo 2,4). Fin qui il valore del termine è positivo e non giustifica quella frase di Gesù: "Io non prego per il mondo ma per coloro che mi hai dato... (Gv 17,9). C'è, però, un terzo significato radicalmente negativo: il "mondo" è anche la "mondanità", cioè coloro che rigettano coscientemente e coerentemente i valori dello spirito, la verità, l'amore, il bene, la giustizia. Non sono i semplici peccatori, che possono essere toccati nel cuore e convertirsi, ma i superbi oppositori del Bene, i sistematici negatori di ogni valore e, quindi, gli avversari di Cristo, consapevoli della sua verità ma, per interesse proprio o per arroganza di potere, pronti a rigettarla. Sono coloro che hanno per guida «il principe di questo mondo», Satana (Giovanni 12,31; 16,11).
[3]Nell'ebraismo no si poteva pronunciare il nome di Dio. Solo il sommo sacerdote lo gridava nel Santo dei Santi il giorno della festa dello Jom Kippur (della penitenza). Quando nella lettura del testo biblico si incontrava il nome di Dio, che non è mai stato vocalizzato degli studiosi "masoreti", si pronunciava "Adonai" nella celebrazione liturgica oppure "il nome" quando la lettura del testo avveniva in un altro contesto.
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Unità Pastorale "Madonna della Salute"
Goito 2 aprile 2023 domenica delle Palme
Crocefisso secondo le scrittureIsaia 50, 47-7 . Salmo 21 . Filippesi 2, 6-11 . Matteo 26, 14-27, 66
LetturaIl racconto della passione e morte di Gesù di Matteo, pur articolandosi secondo lo schema caratteristico di Marco e Luca, presenta un orientamento proprio. È necessario quindi leggere con attenzione la narrazione perché dai fatti, dai personaggi, dai discorsi e dallo stile si evidenzia che tutto è costruito per una comunità di credenti che celebra, conosce e vive il mistero centrale della salvezza. La struttura del racconto può essere così articolata: la cena di addio 26, 14-29, l'agonia e l'arresto 26, 30-56; il processo davanti ai giudei 26, 57-27, 10; il processo davanti ai romani 27, 11-31; il calvario 27,32-54 e la tomba sigillata 27, 32-66. Ci soffermeremo soltanto sulla penultima parte, iniziando da quando Gesù, schernito e spogliato del mantello, va verso la crocefissione.
Matteo 26, 14-27, 66...
45A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "Elì, Elì, lemà sabactàni?", che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". 47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Costui chiama Elia". 48E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. 49Gli altri dicevano: "Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!". 50Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. 51Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, 52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. 53Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. 54Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio!".CommentoLa prima scena è costituita da un insieme di fatti che capitano durante il tragitto verso la crocefissione. Simone di Cirene porta la croce di Gesù; sul Golgota con la bevanda di vino mescolato a fiele e con lo spartirsi le vesti, tirandole a sorte, si concretizza quanto detto dai salmi 68,22 e 22,19. Gli aguzzini, che fanno la guardia al crocefisso ed ai due malfattori, innalzati accanto a Gesù, sottolineano che il "re dei giudei" è esposto alla pubblica infamia. La croce, come ogni mezzo di tortura, prima di annientare la vita fisica del condannato, lo espropria della sua dignità umana. La seconda scena presenta gli insulti indirizzati a Gesù dai passanti, dai sommi sacerdoti e dai concrocefissi. Tutti costoro, in sintonia con l'immagine del "giusto" sfidato dagli empi (cfr. Sal 22), chiedono che Gesù manifesti la sua grandezza evitando una morte ignominiosa e degradante. Egli invece sceglie di rivelare la sua identità di figlio di Dio, rimanendo fedele al Padre anche nella condizione di estrema impotenza e miseria, caratteristiche di molti uomini. L'ultima scena narra la morte di Gesù. Il quadro complessivo è dato dalla tenebra che ricopre tutta la terra da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio. Questo segno si collega con le tradizionali immagini bibliche della manifestazione di Dio. In mezzo alla tenebra Gesù, ispirandosi al salmo 22, lancia un grido che da un lato rivela la prova in cui giace l'orante e dall'altro indica la piena fiducia in uno sbocco positivo, anche se ci si trova in una situazione estrema. Alcuni dei presenti fraintendono il grido di Gesù cercano, con interventi umani di alleviare le sue sofferenze. Ma egli, lanciando un altro grido, muore. Alla sua morte seguono dei segni apocalittici. Il velo del tempio si spezza ed il terremoto annuncia la resurrezione dei morti, secondo la profezia di Ezechiele 37,12. La tenebra con gli altri segni muove la reazione del centurione e di coloro che erano con lui. Costoro, assieme alle donne, costituiscono il primo gruppo di persone che, pieni di timore religioso, riconoscono in Gesù il Figlio di Dio.
Concludendo si può dire che tutto quanto accade sul Calvario è il compimento delle Scritture, che Gesù ha seguito fedelmente per compiere con amore la volontà del Padre. Questa ha la preminenza anche nell'umiliazione della croce. Anche il lettore cristiano, che incontra gli insulti rivolti al crocefisso, nutre sempre più la certezza che il giusto è effettivamente liberato da Dio. Di conseguenza la morte di Gesù, con i segni ad essa collegati, diventa la dichiarazione ufficiale della fine del compito del tempio e di tutte le tradizioni antiche, perché da quel momento inizia, per mezzo di Gesù, la vittoria definitiva di Dio sulla morte e lui è il nuovo tempio. Allora chi incontra autenticamente la morte di Gesù, sperimentando la liberazione dal male, diventa iniziatore di un movimento di conversione e di fede per sé e per gli altri, destinato a diffondersi sempre più.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl tema centrale della domenica, detta delle "Palme", è costituito dal dono di salvezza che il Padre offre all'umanità per mezzo del figlio Gesù Cristo. L'inno cristologico della Lettera ai Filippesi delinea con chiarezza il dramma di umiliazione ed esaltazione di Cristo Gesù, che pur essendo di natura divina, spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo per il bene di tutta l'umanità. La morte in croce, di cui Matteo narra le fasi decisive, dà la misura concreta e visibile della spogliazione di Gesù e della sua piena condivisione della storia e della condizione umana. Egli ha vissuto tutto in piena obbedienza, cioè restando fedele a Dio anche nella condizione estrema della morte infame e orribile del condannato alla croce. Su questa fedeltà nella debolezza si rivela la signoria universale di Cristo e la paternità provvidente di Dio. Tutto quanto è espresso nel racconto evangelico e nella Lettera ai Filippesi viene anticipato profeticamente nel passo di Isaia. Il sevo del Signore, chiamato ad indirizzare allo sfiduciato una parola di conforto e speranza, svolge il suo ministero in ascolto fedele della Parola di Dio, affrontando con coraggio le difficoltà che si incontrano. La contemplazione di questi misteri diventa stimolo per la vita cristiana
La vitaCerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)