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Lectio divina VI domenica T.O. - A

LETTURA COMMENTO VITA
UNITÀ PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
12 febbraio 2023 – VI Domenica del T. O.

Le Scritture rivelano la volontà del Padre
Siracide 15, 15-20 . Salmo 118 . 1 Corinzi 2, 6-10 . Matteo 5, 17-37

Lettura
Continua la lettura del "discorso della montagna". Dopo le "beatitudini" e la breve pericope con le similitudini sul "sale della terra" e "la luce del mondo", si incontra il brano proposto dalla liturgia della VI domenica del "tempo per annum". Esso può essere suddiviso in due parti. Nella prima (vv. 17-20) vengono riportate alcune sentenze pronunciate da Gesù circa la "Legge", collegata con la volontà di Dio Padre. La seconda (vv. 19-48) delinea il comportamento concreto del discepolo, illuminato dagli insegnamenti di Gesù e quindi dalla volontà di Dio Padre. La liturgia riporta quest'oggi soltanto una parte del discorso di Gesù, fermandosi al v. 37.

Mt 5, 17-37
17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19 Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: "Stupido", dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: "Pazzo", sarà destinato al fuoco della Geènna.
23Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
25Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo!
27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. 29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
31Fu pure detto: "Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto del ripudio". 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: "Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti". 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: "Sì, sì", "No, no"; il di più viene dal Maligno.

Commento
Nel discorso ai discepoli Gesù presenta dapprima la sua posizione nei confronti della "Legge": "non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento". Nella prospettiva ebraica, la Legge - Toràh -, unita ai testi profetici, indica tutta la rivelazione di Dio consegnata al popolo nelle Scritture. Di conseguenza, dice Gesù, la volontà di Dio espressa attraverso le Scritture non è da abolire, ma va realizzata pienamente. Per tale ragione Gesù è venuto! Egli non solo completa la rivelazione della volontà di Dio attraverso i suoi insegnamenti, ma rende anche possibile la sua applicazione concreta, in tutti i particolari, in coloro che diventano suoi discepoli. Sono da leggere su questo sfondo sia la sottolineatura dell'importanza di ogni piccolo segno della Scrittura ebraica come la necessità di considerare importanti e con serietà anche i precetti più piccoli. La prima parte del discorso di Gesù si chiude con una sentenza solenne: "se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli". I discepoli di Gesù, in sostanza, parteciperanno al regno dei cieli, da lui rivelato e iniziato, nella misura in cui attueranno la volontà di Dio manifestata nelle Scritture e confermata dal ministero di Gesù. La seconda parte del discorso presenta quattro esempi di come la volontà di Dio va interpretata nelle Scritture e applicata nella vita dei discepoli. Il comandamento "non uccidere", che già richiama il giudizio di Dio per chi lo trasgredisce, viene da Gesù applicato e collegato a tutti i rapporti interpersonali interrotti dalla cattiveria umana. Per questo è estremamente necessario riconciliarsi con i fratelli. Ne va dell'autenticità del rapporto con Dio ("se dunque presenti la tua offerta...") e della credibilità della propria vita. Il comando relativo all'adulterio e al ripudio della propria moglie sono da considerare assieme. Il matrimonio, dice Gesù, è un'istituzione altamente santa perché rientra nella volontà di Dio. Chiunque opera delle scelte contrarie agli insegnamenti di Dio, circa questo istituto, si allontana dalla sua volontà e contribuisce a sgretolare la santità del progetto di Dio. Chi nella vita matrimoniale resta fedele agli insegnamenti dati da Dio e confermati da Gesù conserva tutta la santità del matrimonio. Anche circa la questione dei giuramenti Gesù invita a superare il legalismo giudaico e a vivere positivamente la comunicazione nella trasparenza della volontà di Dio: "sia invece il vostro parlare si, si; no, no; il di più viene dal maligno". (per completezza leggiamo fino al v. 48).
In conclusione Gesù fa conoscere ai discepoli la volontà di Dio Padre e per primo la mette in pratica. Nulla di quanto è contenuto nelle Scritture è da trascurare o da prendere superficialmente. In esse si rivela la volontà di Dio Padre, che va conosciuta, approfondita in tutte le sue dimensioni ed implicanze e vissuta concretamente.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Il brano del vangelo di Matteo è preparato dal testo del Siracide. L'autore, con alcune dichiarazioni, afferma la responsabilità dell'uomo nella relazione di alleanza con Dio: "se vuoi, osserverai i comandamenti; l'essere fedele dipenderà dal tuo buon volere". I comandamenti e tutte le istruzioni date da Dio sono espressione della sua volontà, ma anche appello alla libera decisione dell'essere umano che può scegliere per il bene o per il male. Nella seconda lettura Paolo invita i cristiani a riconoscere e ricercare la sapienza di Dio. Chi la possiede inizia a vivere un nuovo rapporto con Dio. In questo processo di maturazione, sostenuto dall'azione dello Spirito, ha un posto decisivo la volontà di Dio, espressione della sapienza divina. Questa è offerta anche oggi ai credenti in Gesù Cristo morto e risorto.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo, che mi è ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina V domenica T.O. - A

LETTURA COMMENTO VITA
UNITÀ PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
5 febbraio 2023 – V Domenica del T. O. – Giornata della vita

La vita dei discepoli rivela la luce di Dio
Isaia 58, 7-10 . Salmo 111 . 1 Corinzi 2, 1-5 . Matteo 5, 13-16

Lettura
Il brano evangelico di questa domenica si colloca nel primo lungo discorso di Gesù, secondo Matteo, detto del monte, che si estende nei capitoli 5-6-7. Il discorso ha una struttura a chiasmo, cioè ad ogni pericope della prima parte ne corrisponde una nella seconda in senso inverso. L'inizio e la fine si corrispondono e, avvicinandosi al centro, le corrispondenze parallele continuano portando il lettore all'apice del discorso di Gesù costituito dall'istruzione sulla preghiera col "padre nostro". Questo disegno letterario deve aiutare a non leggere mai i singoli passi isolati uno dall'altro, ma a collocarli all'interno del messaggio complessivo che l'evangelista vuole comunicare, riportando gli insegnamenti di Gesù.

Mt 5, 13-16
13 Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15 né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Commento
La piccola composizione di quattro versetti è strettamente collegata alle beatitudini che la precedono. Infatti ora Gesù si rivolge direttamente ai discepoli come aveva fatto anche nell'ultima beatitudine destinata ai perseguitati. Tutto il brano ruota attorno alla duplice dichiarazione di Gesù: "voi siete il sale della terra" e "voi siete la luce del mondo". Le due similitudini vengono poi spiegate da Gesù stesso. La prima, attraverso una considerazione sull'inutilità del sale quando perde il sapore, collega gli insegnamenti di Gesù con la vita dei discepoli. Costoro dicono qualcosa, servono nel mondo, hanno sapore se seguono gli insegnamenti di Gesù, altrimenti sono inutili. La seconda, con l'immagine della città collocata sopra un monte, visibile da tutti, e con quella della lucerna accesa, fatta per illuminare e non per essere nascosta, indica la vita dei discepoli destinata ad essere vista da tutti e a diventare segno luminoso. La conclusione del brano sottolinea ulteriormente l'idea appena presentata sopra. La luce delle "opere buone" dei discepoli, cioè di una vita illuminata e guidata dalla volontà di Dio, così come Gesù la rivela, diventa riferimento per gli uomini e motivo per loro di lode e ringraziamento a Dio Padre, il quale ne è la fonte e l'autore primo.

In conclusione Gesù, rivolgendosi direttamente ai discepoli, non solo collega a loro il discorso pronunciato precedentemente con le beatitudini, ma ne delinea anche la loro missione conseguente. Essi, attraverso la vita, sono invitati ad essere segno della volontà del Padre accolta ed attuata. Di tale testimonianza hanno bisogno gli uomini che in questo modo possono conoscere la luce di Dio. La reazione delle persone nei confronti dei discepoli diventa anche per loro prova di fedeltà o di lontananza dal Signore.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
L'immagine della luce che brilla ed illumina collega le tre letture. Abbiamo visto che nel vangelo Gesù invita i discepoli ad essere "la luce del mondo" e questa luce deve sfolgorare dalle loro opere buone. Il testo di Isaia aiuta a concretizzare le indicazioni date da Gesù. Il profeta, in polemica con un culto formalistico e sterile, indica quali sono le condizioni per partecipare adeguatamente alle benedizioni del Signore. Egli dice: "spezza il tuo pane con l'affamato, introduci in casa i miseri, senzatetto, vesti chi è nudo, senza distogliere gli occhi dalla tua gente". Se il credente si lascia trascinare dall'impulso della solidarietà nei confronti delle necessità materiali e sociali del prossimo, allora la sua "luce sorgerà come aurora...". Alla fine del brano il profeta aggiunge: "se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito ed il parlare empio ..., allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua oscurità sarà come il meriggio". Vivendo questi gesti di amore, queste "opere buone", non solo si fa l'esperienza della salvezza che Dio ha promesso e realizzato per mezzo di Gesù, ma si comunica la salvezza anche agli altri, perché si è luce che illumina e si testimonia l'amore di Dio. È stata l'esperienza di Paolo che a Corinto, presentandosi "con molto timore e trepidazione", attraverso la "manifestazione dello Spirito e della sua potenza" è riuscito a fondare la fede di quella comunità non "sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio". Questa sicuramente brilla nella solidarietà fraterna e nella carità generosa.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo, che mi è ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina sul libro dell'Apocalisse- 10

APOCALISSE
Decima Lettura

Lettura
Col capitolo quinto siamo sempre nella sala del trono celeste. Dopo la presentazione dei personaggi ed aver ascoltato il canto corale si assiste ad un evento simbolico.

Ap 5, 1-14
1E vidi, nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. 2Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: "Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?". 3Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra, era in grado di aprire il libro e di guardarlo. 4Io piangevo molto, perché non fu trovato nessuno degno di aprire il libro e di guardarlo.
5Uno degli anziani mi disse: "Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli".
6Poi vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. 7Giunse e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono. 8E quando l'ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi, 9e cantavano un canto nuovo:
"Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, 10e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra".
11E vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia 12e dicevano a gran voce: "L'Agnello, che è stato immolato,
è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione". 13Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano: "A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli".
14E i quattro esseri viventi dicevano: "Amen". E gli anziani si prostrarono in adorazione.

Commento
Il brano si apre con la presentazione della mano destra di colui che sedeva sul trono. La destra è la mano del potere della forza e del castigo. Al centro ora c'è il LIBRO (biblìon) un rotolo di pergamena. Anche Ezechiele aveva visto durante la sua chiamata una mano tesa con un rotolo scritto (cfr. Ez 2,9-10). I rotoli di solito erano scritti solo all'interno mentre il nostro è scritto davanti e dietro ed è completo e non è un libro umano. Il rotolo o il testo è sigillato con sette sigilli, perché è un messaggio bloccato che deve essere ancora svelato-rivelato ed ora è soltanto nella mente di Dio. Il desiderio di conoscere quello che è scritto nel testo è grande ma nessuno riesce ad aprirlo. Quello che è scritto nel rotolo è fondamentale per conoscere la strada da percorrere nella vita. Il rotolo ha un valore simbolico ed il contenuto consiste nel piano divino riguardante la storia ed il senso ultimo degli eventi umani. Tutto questo emerge dal dialogo che si costruisce nell'aula celeste. Tre sono i personaggi che intervengono. Il primo è il così detto "angelo interprete" delle visioni apocalittiche e spesso presente nel libro di Daniele. L'angelo pone il grande interrogativo: chi è capace di penetrare il mistero della storia? (v.2). chi è in grado di dipanare il groviglio delle nostre vicende? La risposta è scontata e amara: nessuno. I sigilli del mistero nessuno riesce ad aprirli: né gli angeli, né gli uomini, né i defunti. Il piano salvifico di Dio riguardante tutte le realtà potrà essere aperto e svelato solo da chi partecipa alla mente, alla vita, al mistero di Dio stesso. All'oscurità dei sigilli reagisce il secondo attore del dialogo: Giovanni. Egli dà voce al pianto di tutta l'umanità che desidera trovare un significato a tutto il suo vivere, soffrire e amare. È l'angoscia di chi non sa dare risposte alle grandi domande di senso. Sono lacrime che non trovano consolazione nelle ideologie umane, nell'agire frenetico, nell'illusione dei sogni. La possibilità di senso e di salvezza non è nelle nostre mani ma in quelle di un essere trascendente. Il terzo personaggio che interviene nel dialogo è uno dei ventiquattro anziani ed afferma che esiste uno che è in grado di aprire il rotolo e decifrarlo (v.5). sarà Cristo risorto a svelare il senso ultimo della storia. Egli è raffigurato come un leone, simbolo della tribù di Giuda da cui discende come stirpe davidica (Gen 49,9-10) e come un germoglio sulla scia degli annunci di Isaia (Is 11,1) e Zaccaria (3,8; 6,12). Ma invece di un leone annunciato entrerà in scena un agnello che si erge ritto, risorto, sul trono anche se è stato immolato nella sua passione e morte. Il simbolo cristologico dell'agnello è fondamentale nell'Apocalisse e ricorre 29 volte. Il rimando è all'agnello pasquale di Esodo 12,1-27, alla figura messianica di Isaia 53,7 e al Battista che proclama Cristo "Agnello di Dio" (Gv 1,29.36). l'Agnello ha sette corna (onnipotenza), sette occhi (onniscienza provvidente) identificati con i sette Spiriti cioè la pienezza dello Spirito Santo. In Cristo si concentrano le stesse qualità di Dio: la potenza, la onnipresenza, la provvidenza. L'agnello prende in mano il rotolo e simboleggia l'intronizzazione di Gesù salvatore che rivela il Padre (Pantocrator). Di fronte all'Agnello la corte celeste formata dai 24 anziani e dai 4 viventi (cioè tutta la storia) si prostra davanti a lui. È una vera liturgia cosmica a cui è invitata ad associarsi la Chiesa con la sua liturgia terrena. Le coppe che esalano profumo raffigurano la lode orante della comunità credente (v.8). L'inno ha un triplice sviluppo. I membri della corte celeste cantano l'inno incentrato sul mistero pasquale (vv9-10). Il verbo "riscattare" rimanda alla liberazione di Israele dall'Egitto (cfr. 4,22). Cristo continua quest'opera per tutta l'umanità. Come già in 1,6 si ribadisce che il popolo riscattato è fatto di re e sacerdoti che hanno il compito di reggere e santificare il mondo. Il secondo coro è angelico ed ha dimensioni immense, innumerabili ed esaltano l'Agnello. Il terzo coro che loda è costituito dalle creature del cosmo del creato. L'Amen sigilla il canto di lode e apre all'adorazione silenziosa.

- Noi davanti alle situazioni difficili ci preoccupiamo di trovare un senso? E dove lo ricerchiamo?
- È l'Agnello immolato – Cristo morto e risorto che da senso a ogni cosa ed è risposta concreta ad ogni problema. Ne siamo consapevoli? O cerchiamo altri redentori?
- La redenzione di Cristo ha operato nel passato nel presente e nel futuro e ad opera nostra. Noi partecipiamo a questa vittoria nella celebrazione liturgica e riceviamo da Lui il mandato di trasformare il mondo. Cosa posso fare io per collaborare con Cristo per la salvezza del nostro mondo oggi?

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?

Lectio divina sul libro dell'Apocalisse- 9

APOCALISSE
Nona Lettura

Lettura
Col quarto capitolo si apre la parte centrale e più importante del libro. In essa si celebra la liturgia dell'Agnello che è Cristo morto e risorto. L'autore per parlare delle realtà descritte tiene presente dei modelli biblici ed in particolare i racconti di vocazione di Isaia (c. 6) ed Ezechiele (c. 1).

Ap 4, 1-11
1Poi vidi: ecco, una porta era aperta nel cielo. La voce, che prima avevo udito parlarmi come una tromba, diceva: "Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito". 2Subito fui preso dallo Spirito. Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto. 3Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile nell'aspetto a smeraldo avvolgeva il trono. 4Attorno al trono c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo. 5Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; ardevano davanti al trono sette fiaccole accese, che sono i sette spiriti di Dio. 6Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni d'occhi davanti e dietro. 7Il primo vivente era simile a un leone; il secondo vivente era simile a un vitello; il terzo vivente aveva l'aspetto come di uomo; il quarto vivente era simile a un'aquila che vola. 8I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: "Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!". 9E ogni volta che questi esseri viventi rendono gloria, onore e grazie a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli, 10i ventiquattro anziani si prostrano davanti a Colui che siede sul trono e adorano Colui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo: 11"Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, per la tua volontà esistevano e furono create".

Commento
Il testo inizia con l'apertura dell'aula regale celeste: i battenti spalancati sono il segno della diretta e libera comunicazione tra Dio e l'umanità, tra cielo e terra . L'esperienza che si è invitati a vivere è espressa con due verbi: vedere e ascoltare. Il contenuto della visione e dell'ascolto riguarda la rivelazione del progetto divino nei confronti della storia. Le vicende umane, così tormentate e sconvolte, sono in realtà nelle mani di Dio, arbitro ultimo degli eventi. (v.1). nella descrizione dell'evento c'è un riferimento alla manifestazione di Dio al Sinai: lampi, tuoni, voci (v5), dalla tromba possente (v.1), dal mare cristallino (v.6). esso richiama il Mar Rosso, lasciato dagli ebrei quando arrivarono al Sinai. Al centro di tutto domina il trono divino. Mentre Ezechiele parlava di carro mobile. Colui che è assiso sul trono è una figura misteriosa, velata e invisibile. Le percezioni dell'occhio umano intuiscono solo i bagliori che rimandano alle pietre preziose e al loro sfavillare. Le pietre preziose indicate sono sempre state ritenute le più preziose e le più raggianti. La contemplazione del mistero di Dio è come penetrare in un gorgo di luce: "Dio abita una luce inaccessibile" (1Tm 6,16). Fissiamo anche noi lo sguardo sul trono e sul suo apparato. Giovanni pone al centro di tutto questo seggio regale. Attorno al trono si ha in alto l'arcobaleno che richiama l'aureola, ma anche l'arcobaleno tracciato da Dio davanti a Noè (cfr. Gen 9,12-17). Questo arco è simbolo della misericordia e della comunicazione di Dio con l'umanità. In basso, attorno al trono, vi sono 24 troni più bassi con 24 personaggi simili ai consiglieri che circondavano l'imperatore romano, costituendo il consiglio della corona (v.4). dal trono escono bagliori, lampi e tuoni come in una teofania, cioè in una solenne apparizione-rivelazione della divinità. Davanti al trono si levano in altro le sette lampade o fiaccole che rappresentano "i sette spiriti di Dio", cioè lo Spirito divino in tutta la sua pienezza di luce e d'amore simboleggiati dal fuoco. In basso c'è il mare cristallino, segno del caos primordiale dominato da Dio (v.6). In mezzo al trono e attorno ad esso ci sono 4 esseri viventi, che sono gli altri personaggi di rilievo della corte celeste e che sembrano evocare i cherubini della vocazione di Ezechiele o i serafini di quella di Isaia, esseri angelici con tratti zoomorfi. In un trionfo di luce e di colori, che rimandano alla gloria pasquale, , le due serie di personaggi (i 24 e i 4) intonano un canto, un inno liturgico, con doppio coro, indirizzato al Signore del Cosmo e della storia (vv.8-11). Esso si apre con Santus, il trisagio, il tre volte santo elevato a Colui che è assiso sul trono (sicuramento preso da Isaia 6,3). L'attenzione si fissa sui personaggi. I 24 anziani, i presbiteri, che nel NT indicano coloro che sono a capo delle comunità. Essi rappresentano il popolo di Dio convocato a partecipare all'assemblea celeste. Perché sono 24? Le dodici tribù d'Israele e i 12 apostoli? Antico e Nuovo Testamento? Le 24 classi sacerdotali in servizio presso il tempio di Gerusalemme (cfr. 1Cronache 24,7). Sicuramente rappresentano il popolo di Dio antico e nuovo. E i 4 viventi chi sono? Nella Bibbia il 4 rimanda alla totalità cioè ai quattro punti cardinali. Essi con gli occhi numerosissimi raffigurano l'onnipotenza e l'onnipresenza di Dio che su tutto vigila e nulla gli può rimanere nascosto. Il loro aspetto forse si riferisce ai segni dello zodiaco e denotano il cosmo? A partire da Ireneo di Lione morto nel 202 essi rappresentano gli evangelisti. Essi sono la presenza di Dio che col suo Spirito opera in tutto.

- Ogni celebrazione che viviamo ci porta al cospetto di Dio il Santo. Viviamo così le nostre celebrazioni?
- Le nostre celebrazioni non sono un atto di pietà personale, ma sono l'unione della storia e del creato davanti a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Ne siamo consapevoli? Cosa dobbiamo cambiare nella nostra spiritualità?
- Ogni celebrazione è rinnovare la creazione e la vita della comunità. Viviamo così le nostre liturgie?

La vita
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[1] Cfr. A. LANCELLOTTI, Apocalisse, Edizione Paoline, Roma 1970; G. RAVASI, Apocalisse, Edizioni Piemme spa, Casale Monferrato 1999. U. VANNI, Apocalisse di Giovanni, Cittadella editrice, Assisi 2018.

Lectio divina IV domenica T.O. - A

LETTURA COMMENTO VITA
UNITÀ PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
29 gennaio 2023 – IV Domenica del T. O.

Invitati tutti ad esser felici
Sofonia 2,3; 3,12-13 . Salmo 145 . 1 Corinzi 1,26-31 . Matteo 5,1-12

Lettura
Il quarto capitolo di Matteo si chiude con una sintesi riassuntiva che presenta Gesù all'opera in Galilea attraverso l'insegnamento, la proclamazione del vangelo del regno e la guarigione di ogni sorta di malattia. A causa della sua fama, diffusasi fino in Samaria, e delle numerose folle che lo seguivano, provenienti da ogni regione, si crea il nucleo portante di quel popolo, che con i discepoli diventa destinatario del primo discorso programmatico detto del monte.

Mt 5, 1-12
1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
3"Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Commento
Il brano odierno si apre con una scena estremamente spettacolare. Gesù sul monte, con i suoi discepoli vicini, si rivolge alle genti per ammaestrarle. Come nuovo Mosé, dalla montagna santa, egli proclama le beatitudini. Queste esprimono la situazione di felicità di alcune categorie di persone che si trovano in determinate condizioni. Vediamone alcune. Sono felici i "poveri in spirito" ed "i miti", cioè coloro che vivono positivamente la pazienza, con umiltà e delicatezza verso chiunque. Tale mitezza è possibile solo attraverso un distacco progressivo dalle cose, dagli interessi e da se stessi, perché ogni sicurezza è posta nella volontà di Dio. Gli "afflitti" sono coloro che condividono in solidarietà la sofferenza degli altri. I "puri di cuore" non si accontentano della purità rituale, ma si impegnano ad eliminare da sé ogni forma di doppiezza. Chi ha "fame e sete della giustizia", o è perseguitato a causa di essa, è colui che ricerca la volontà di Dio Padre per la salvezza e generosamente desidera attuarla. Infine sono beati i discepoli perché, vivendo il vangelo, suscitano avversità e persecuzioni da parte di altri uomini, "a causa" di Gesù. Da ultimo va notato che i soggetti delle beatitudini sono diversi. Le prime otto coinvolgono tutti gli uomini, idealmente uditori del discorso di Gesù, mentre la nona ha come protagonisti i discepoli. Questa organizzazione del discorso porta a pensare che Gesù consideri felici, cioè beati, non solo i discepoli ma anche tutti gli uomini che vivono le situazioni da lui indicate, indipendentemente dal rapporto di conoscenza esplicita con lui. Così Gesù, all'inizio della sua predicazione, rivela un progetto fortemente universale, che di fatto arriva a toccare tutti gli uomini. Questi conosceranno il vangelo attraverso i discepoli, che Gesù manderà a tutte le genti dopo la sua resurrezione. E tutte le genti, alla fine della storia, saranno convocate attorno al trono, su cui siede il Figlio dell'uomo, per essere giudicate proprio in base alle beatitudini accolte e messe in pratica nella vita (cf Mt 25,31ss).
All'inizio della sua predicazione Gesù proclama le beatitudini che si riferiscono ai discepoli e a tutti gli uomini. Costoro sono beati perché in certe situazioni vivono evangelicamente anche se non sono consapevoli. I discepoli invece sono beati se nel nome di Gesù applicano consapevolmente il vangelo in ogni momento della vita, anche se devono affrontare la persecuzione. Tale prospettiva invita non solo a prendere sul serio le parole di Gesù, ma ad avere anche la sua apertura universale, che di fatto non esclude nessuno dal regno.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Il profeta Sofonìa, nella prima lettura, proclama alcune parole sul "resto d'Israele", quella parte del popolo che rimane "umile e povero" e confida "nel nome del Signore". Con tale consapevolezza i fedeli seguono gli ordini del Signore, cercano la giustizia e l'umiltà, non commettono iniquità e non proferiscono menzogna, perché trovano riparo nel Signore. È lui infatti che, attraverso la sua azione sovrana, garantisce un futuro di felicità e di vita ai poveri e ai perseguitati. Lo afferma Paolo nella seconda lettura: "... Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato... perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio". La riflessione dell'apostolo è in sintonia con le beatitudini, proclamate da Gesù, secondo Matteo, all'inizio del lungo discorso della montagna. La conclusione di Paolo diventa significativa per i credenti: "chi si vanta, si vanti nel Signore". I credenti trovano la felicità e la sicurezza non nella loro condizione sociale, economica e culturale, e nemmeno nel loro comportamento etico, ma nella relazione di fede con Dio vissuta nello spirito delle beatitudini indicate da Gesù.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo, che mi è ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

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