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Lectio divina sul libro dell'Apocalisse- 7

APOCALISSE
Settima Lettura

Lettura
Nel terzo capitolo continuano le lettere mandate alle sette chiese. Gesù alla maniera di un capo di comunità da indicazioni concrete per la vita della gente. Sono indicazioni pastorali. Le lettere hanno una forma letteraria identica. Esse però non fanno parte del genere epistolare classico.

Ap 3, 1-13
1All'angelo della Chiesa che è a Sardi scrivi:
"Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle. Conosco le tue opere; ti si crede vivo, e sei morto. 2Sii vigilante, rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato perfette le tue opere davanti al mio Dio. 3Ricorda dunque come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e convèrtiti perché, se non sarai vigilante, verrò come un ladro, senza che tu sappia a che ora io verrò da te. 4Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni. 5Il vincitore sarà vestito di bianche vesti; non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. 6Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese".
7All'angelo della Chiesa che è a Filadèlfia scrivi:
"Così parla il Santo, il Veritiero, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre. 8Conosco le tue opere. Ecco, ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Per quanto tu abbia poca forza, hai però custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. 9Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di Satana, che dicono di essere Giudei, ma mentiscono, perché non lo sono: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato. 10Poiché hai custodito il mio invito alla perseveranza, anch'io ti custodirò nell'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. 11Vengo presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona. 12Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mio Dio, insieme al mio nome nuovo. 13Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese".

Commento
La quinta lettera è destinata alla Chiesa della città di Sardi. Sorgeva a 60 Km a sud-est di Tiàtira ed un tempo era una metropoli ricca. Fu poi tormentata da guerre e da un terribile terremoto che la rase al suolo nel 17 d.C., ridimensionandola per sempre. Cristo si presenta davanti a questa nella pienezza dello Spirito divino (i "sette spiriti" cfr. 1,4) e nella sua signoria sulle Chiese (le "sette sorelle"). Durissimo è il suo giudizio che piomba come un maglio sulla comunità che si illude di essere viva, mentre in realtà è in agonia. Stà infatti sprofondando nel sonno della morte spirituale, dell'indifferenza, della freddezza. Cristo però può irrompere all'improvviso al suo interno, come il ladro che si fa strada senza preavviso nella notte (cfr. Lc 12,39); egli vuole scuotere questa Chiesa moribonda prima di condannarla. Ecco allora l'appello caloroso ai cristiani di quella città a svegliarsi, a ritornare vigilanti, a rianimarsi così da non essere intorpiditi quando il Signore "verrà nell'ora che non immaginate" (Mt 24,44). C'è infatti ancora un seme vivo a Sardi; sono quei "pochi nomi" (v.4) che rappresentano il nucleo fedele e generoso dei cristiani, come nell'Antico Testamento c'era un "resto" di giusti che seguivano i precetti del Signore. A costoro è riservata una parola di speranza attraverso il simbolo delle vesti candide, segno di gloria divina, di luce eterna, di vita immortale, di elezione per il Regno di Dio. Era questa la divisa battesimale che per otto giorni veniva indossata dai cristiani dopo i sacramenti ricevuti nella notte di Pasqua. La veste candida non doveva essere macchiata dalla colpa. Alle vesti è associata l'iscrizione dei giusti nel "libro della vita" (13,8; 17,8; 20,12.15; 21,27), cioè in quel codice grande e misterioso in cui Dio segna tutte le vicende dell'umanità, anche le più segrete e oscure, ma soprattutto il bene compiuto degli uomini e dalle donne ed i nomi degli eletti (cfr. Sal 69,29; Es 32,32-33; Is 4,3). Costoro saranno riconosciuti da Cristo nel giorno del giudizio e presentati al Padre come suoi fedeli testimoni secondo quanto egli aveva promesso: "Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio" (Mt 10,32). La tenebra che avvolge la chiesa di Sardi è squarciata dal candore delle vesti candide di coloro che sono rimasti fedeli. Essi scortano Cristo e con lui si avviano verso la gloria, certi che "in quel tempo sarà salvato chiunque del tuo popolo si troverà scritto nel libro della vita" (Didachè 12,1).
La sesta lettera è destinata alla Chiesa della città di Filadelfia. Fondata nel 140 a.C. da Attalo II Filadelfo, re di Pergamo dal quale prese il nome. Oggi la città è Alasehir, ed era una modesta città a 60 km a sud-est di Sardi. Le immagini iniziali sono la porta e la chiave. Cristo è definito con una espressione del libro di Isaia: "la chiave di Davide", era un ministro del re di Giuda che reggeva la chiave segno del suo potere a corte, per cui "se egli apre nessuno chiuderà e se egli chiude nessuno aprirà" (Is 22,22). Cristo ha dunque la chiave che apre la porta del Regno di Dio; egli è il mediatore tra Dio e l'umanità. L'immagine della porta viene riferita alla Chiesa di Filadelfia, una comunità piccola e indifesa ma salda nella sua testimonianza di fede. Infatti Cristo le annuncia l'apertura di un'altra porta in modo definitivo: forse si vuole indicare l'attività missionaria che questa comunità svolgerà. Subito dopo dalla "Sinagoga di Satana", cioè dagli ebrei infedeli alla loro chiamata (cfr. 2,9) alcuni vengono verso la chiesa. Essi si prostrano ai piedi dei cristiani, ne riconoscono il primato ed entrano nella comunità che prima avevano combattuto. L'orizzonte poi si allarga al mondo intero, a tutta l'umanità, al giudizio divino che semina terrore contro i peccatori. La comunità di Filadelfia dovrà conservare la sua fedeltà perseverante per essere salvata nel giorno della prova. Nel v. 10 si nota il gioco di parole sul verbo greco terèin: conservare, custodire, osservare. Come i cristiani di questa città hanno saputo "conservare" fedelmente la Parola di Dio osservandola in mezzo a mille tentazioni, così Cristo li conserverà sotto la sua protezione. Poi c'è un nuovo simbolo: la colonna del tempio, anticipazione della città celeste, dove i fedeli saranno come le colonne del nuovo santuario. Un altro simbolo si inserisce, che già abbiamo visto, il nome inciso su chi è rimasto fedele (cfr. 2,17). Sono tre i nomi: il nome di Dio, il nome della città santa, il nome di Gesù. Imporre il nome nel linguaggio biblico significa creare una relazione di appartenenza che nulla e nessuno spezzerà mai.

Alcune domande provocazioni
- La persona e le comunità muoiono se le opere non sono sostenute e alimentate dalla Parola che va custodita e da essa portati alla conversione.
- La Parola rende vincitori da la vita e crea comunione col Padre.
- La Parola lega in modo inscindibile a Dio, alla comunità e a Gesù Cristo.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?

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