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Lectio divina sul libro dell'Apocalisse- 12

APOCALISSE
Dodicesima Lettura

Lettura
Siamo sempre all'interno della sala dove si celebra la liturgia celeste. Dopo il cantico dei vegliardi e degli esseri viventi al capitolo sesto vediamo l'apertura di altri due sigilli.

Ap 6, 9-17
9Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano reso. 10E gridarono a gran voce: "Fino a quando, Sovrano, tu che sei santo e veritiero, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue contro gli abitanti della terra?".
11Allora venne data a ciascuno di loro una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli, che dovevano essere uccisi come loro. 12E vidi, quando l'Agnello aprì il sesto sigillo, e vi fu un violento terremoto. Il sole divenne nero come un sacco di crine, la luna diventò tutta simile a sangue, 13le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come un albero di fichi, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i frutti non ancora maturi. 14Il cielo si ritirò come un rotolo che si avvolge, e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto. 15Allora i re della terra e i grandi, i comandanti, i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo, schiavo o libero, si nascosero tutti nelle caverne e fra le rupi dei monti; 16 e dicevano ai monti e alle rupi: "Cadete sopra di noi e nascondeteci dalla faccia di Colui che siede sul trono e dall'ira dell'Agnello, 17perché è venuto il grande giorno della loro ira, e chi può resistervi?".

Icona Apocalisse

Commento    
L'Agnello continua ad aprire i sigilli che bloccano la lettura del libro della storia. Una visione svela il significato di quanto è scritto. Nei vv. 9-11 viene spazzato il quinto sigillo. Con l'apertura del sigillo appare la Chiesa martire. Siamo idealmente condotti nel tempio celeste modellato secondo la planimetria di quello di Gerusalemme. Anche là c'era l'altare degli olocausti, ma sull'altare celeste non cola il sangue degli olocausti come accadeva a Gerusalemme, qui abbiamo il sangue dei martiri, di coloro che si sono donati totalmente per testimoniare la loro fedeltà alla Parola di Dio. Era anche tradizione antica mettere le reliquie dei martiri sotto l'altare sul quale si celebrava il rito eucaristico. Essi non sono solo i martiri cristiani ma anche quelli dell'Antico Testamento; pensiamo a tutti i martiri morti nelle persecuzioni di Antioco IV Epifane nella lotta di liberazione all'epoca dei Maccabei (167-164 a.C.). Nei libri dei Maccabei troviamo la testimonianza di tutte queste vittime come anche nel libro di Daniele. Anche la tradizione giudaica (cfr. "i detti dei padri" di rabbi Natan) pensava che i giusti fossero sepolti sotto l'altare celeste. La comunità dei martiri, i cui nomi sono registrati solo nel libro divino, intonano il loro cantico, uno dei tanti che costellano l'Apocalisse. È una specie di lamento, contrassegnato dal lacerante interrogativo proprio delle suppliche salmiche: "Fino a quando?" (cfr. Sal 13). È un grido d'attesa e di fiducia nel giusto giudizio di Dio, il vero sovrano della storia a cui spetta il compito di riportare armonia in queste vicende umani storte e piene di sofferenza. Dio solo può compiere la vendetta, mettere le cose a posto come recita il salmo 79,10: "Perché i popoli dovrebbero dire: Dov'è il loro Dio? Si conosca tra i popoli, sotto i nostri occhi, la vendetta per il sangue dei tuoi servi". Le vittime devono alla fine proclamare: "c'è un premio per il giusto, c'è un Dio che fa giustizia sulla terra!" (Sal 58,12). A questo punto avviene la vestizione dei martiri con l'abito bianco della gloria, segno della loro partecipazione alla risurrezione di Cristo e all'eterna comunione con Dio. È curioso l'appello alla pazienza e all'attesa come se ci fosse un numero prefissato di martiri, conosciuto solo a Dio, che deve essere completato. Solo allora scatterà il giudizio e la salvezza piena. Si deve attendere che la storia abbia il suo compimento, lasciando che per ora grano e zizzania crescano insieme nel campo del mondo in attesa della mietitura (cfr. Mt 13,24-43)[1] . Con un colossale apparato scenografico, caratteristico della letteratura apocalittica, abbiamo l'apertura del sesto sigillo. Attorno a questo evento si sviluppa un trittico di visioni (6,12-17; 7,1-8; 7,9-17). Noi ci soffermiamo sulla prima visione, che delinea l'intervento definitivo di Dio a suggello della storia cioè il discorso escatologico, relativo alle cose ultime. Si è in presenza di una vera e propria catastrofe ed un ribaltamento di tutto. Vengono presentati sette sconvolgimenti cosmici per raffigurare la ricomposizione della realtà in un nuovo ordine (vv. 12-14). Di fronte a questa irruzione divina le forme di difesa, di copertura, di ipocrisia non bastano più. Le cariche, le qualifiche, gli stati sociali non riescono più ad assicurare tutela e protezione. Sette tipi di persone, che incarnano l'intero arco sociale, sono costretti a nascondersi dopo aver scoperto di essere indifesi davanti a Dio. Inutilmente gli uomini cercano di nascondersi come fece Adamo all'inizio della creazione (cfr. Gen 3,8-10). La giustizia di Dio va a scovarli anche nei nascondigli più remoti. Nel v. 16 c'è una citazione di Osea 10,8 "Cadete sopra di noi e nascondeteci..." . Quello sarà il giorno dell'ira non solo di Dio ma anche dell'Agnello mite e mansueto. Anche Cristo rivela il suo volto di giudice severo. Il passo termina con una domanda retorica: chi potrà stare ritto di fronte a quell'ira tempestosa e a quella potenza infinita?

- Il male sarà sconfitto gradualmente. Noi come ci poniamo davanti agli eventi di male contemporanei? Siamo sfiduciati o nutriamo speranza in una giustizia di Dio?
- Nessuno si può sottrarre al giudizio divino. Noi abbiamo delle zone d'ombra che preferiamo tenere nascoste e che danneggiano noi e gli altri?
- Gli sconvolgimenti cosmici sono simbolo della rottura dell'armonia della creazione. Come viviamo il rapporto con la creazione?
- Anche in mezzo a queste realtà sconvolgenti Dio con i cristiani sta creando un cielo nuovo e una terra nuova. Ne siamo convinti e ci crediamo? Cosa facciamo per collaborare con Dio?

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?

[1]Come recita Sapienza 3,1: “le anime dei giusti sono nelle mani di Dio e nessun tormento le sfiorerà”.

Lectio divina sul libro dell'Apocalisse- 11

APOCALISSE
Undicesima Lettura

Lettura
Siamo sempre all'interno della sala dove si celebra la liturgia celeste. Dopo il cantico dei vegliardi e degli esseri viventi al capitolo sesto inizia l'apertura dei sigilli.

Ap 6, 1-8
1E vidi, quando l'Agnello sciolse il primo dei sette sigilli, e udii il primo dei quattro esseri viventi che diceva come con voce di tuono: "Vieni". 2E vidi: ecco, un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava aveva un arco; gli fu data una corona ed egli uscì vittorioso per vincere ancora.
3Quando l'Agnello aprì il secondo sigillo, udii il secondo essere vivente che diceva: "Vieni". 4Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra e di far sì che si sgozzassero a vicenda, e gli fu consegnata una grande spada.
5Quando l'Agnello aprì il terzo sigillo, udii il terzo essere vivente che diceva: "Vieni". E vidi: ecco, un cavallo nero. Colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano. 6E udii come una voce in mezzo ai quattro esseri viventi, che diceva: "Una misura di grano per un denaro, e tre misure d'orzo per un denaro! Olio e vino non siano toccati".
7Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: "Vieni". 8E vidi: ecco, un cavallo verde. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli inferi lo seguivano. Fu dato loro potere sopra un quarto della terra, per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.

Commento
Nel silenzio l'Agnello Cristo inizia a sciogliere i sette sigilli con cui il rotolo è bloccato. Col capitolo sesto inizia uno dei grandi settenari che reggono la struttura dell'opera. È una specie di settimana universale nella quale si raccolgono le epoche storiche e si mettono insieme i periodi della storia, gli eventi e le vicende passate, presenti e future. Colpisce l'apertura dei primi 4 sigilli con la presentazione di altrettanti cavalli e cavalieri che seguono nel loro ingresso un modulo fisso. Il quadro si ispira sicuramente al profeta Zaccaria 1, 8-11 e 6,1-6. L'autore dell'Apocalisse presenta un quadro più intenso e forte. A convocare i cavalieri sono i 4 "esseri viventi" della corte celeste. Le forze terribili della storia non sono indipendenti ma sono sotto il controllo della giurisdizione divina. Il primo cavallo che entra in scena è bianco ed è cavalcato da un arciere (vv.1-2). Il significato di questa presenza è incerto. Alcuni vedono in lui Cristo Signore e vincitore del male, che cavalca gli spazi dei secoli come si dirà in 19,11-16. Il bianco è il colore della gloria pasquale e della vita luminosa di Dio. L'arco è il segno che rimanda al giudizio di Dio, la corona è il segno della vittoria presente e futura sul male. Altri pensano che questo cavaliere come gli altri siano incarnazione di un elemento negativo della storia, un emblema del potere militare in quanto il generale vittorioso sfilava nella parata militare, cavalcando un destriero bianco. Altri pensano che l'autore alluda al popolo dei Parti succeduti ai persiani e nemici dei romani. Certo che il cavallo bianco segno della vittoria e l'arco strumento bellico riportano alla battaglia degli eserciti. Assieme con gli altri flagelli che seguiranno la guerra è l'incubo che procura molte sofferenze nella storia. Il secondo sigillo viene spezzato ed appare il secondo cavallo. Il colore rosso del suo mantello evoca spargimento di sangue. Muore la pace e trionfa la violenza. È un massacro globale e il sangue inonda il pianeta ove ci si "sgozza a vicenda". Su tutta la scena si leva il simbolo terribile di una enorme spada, retto dal cavaliere (vv.3-4). Nel quadro drammatico si riassumono secoli e secoli di storia dominati dal sangue delle guerre. Si riassumono infinite storie personali dominate dal rancore, dalla vendetta e dall'odio. Si riassumono relazioni sociali fatte di sfruttamento e di oppressione[1] . Viene aperto poi il terzo sigillo ed appare il terzo cavallo con il cavaliere. Il destriero è nero ed è simbolo della morte per fame (vv.5-6). I viveri rincaravano sempre di più. Il "denaro" era la paga giornaliera di un operaio corrispondente circa a 50 euro odierni. Con un denaro si poteva acquistare solo una "misura"[2] di generi alimentari, mentre normalmente si poteva comprare da 8 a 16 misure. La bilancia indica le risorse sempre più esigue, controlli sempre più severi, uno scambio rigoroso e la fine di mercati abbondanti e prosperi con ampia offerta di derrate alimentari. È un dramma costante ancora oggi presente con un occidente opulento ed un terzo mondo miserabile ed indebitato. Il cavaliere della fame corre anche oggi in Africa, nelle favelas, nell'Amazzonia, nei campi profughi, in Siria, nel corpo denutrito dei bimbi affamati. Allo spezzare del quarto sigillo appare un cavallo verdastro cavalcato dalla morte. Il colore verde rimanda alla paura, alla cattiva salute, ma qui rappresenta i cadaveri in decomposizione (vv. 7-8). La morte è accompagnata da un triste corte: l'Ade, il dio signore dell'oltretomba, la spada, la fame, la peste, le belve. La loro signoria è vasta ma limitata infatti soltanto un quarto della terra è nelle loro mani perché Dio solo è il Signore di tutto. Guerra, violenza, fame e morte sono però presenti nella nostra storia e seminano sofferenza e angoscia.

- Si invita ad essere consapevoli del male che c'è nel mondo e a non coprirsi gli occhi o chiudere gli orecchi. È necessario vedere anche il bene che c'è nel mondo
- Nonostante il male sia presente Dio ha in mano le redini di tutto.
- È necessario non collaborare a diffondere il male e la morte.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?


[1] Il Qoelet osservava: “Mi sono messo a considerare tutte le violenze perpetrate sotto il sole: ecco le lacrime delle vittime da nessuno consolate; da nessuno consolate contro il forte potere dei potenti” (Qoelet 4,1).

[2]La “misura” era una unità di peso per i solidi e i liquidi, corrispondente a circa 1 litro e mezzo. Con un denaro si compravano 12 misure di grano e 24 di orzo.

Lectio divina VI domenica T.O. - A

LETTURA COMMENTO VITA
UNITÀ PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
12 febbraio 2023 – VI Domenica del T. O.

Le Scritture rivelano la volontà del Padre
Siracide 15, 15-20 . Salmo 118 . 1 Corinzi 2, 6-10 . Matteo 5, 17-37

Lettura
Continua la lettura del "discorso della montagna". Dopo le "beatitudini" e la breve pericope con le similitudini sul "sale della terra" e "la luce del mondo", si incontra il brano proposto dalla liturgia della VI domenica del "tempo per annum". Esso può essere suddiviso in due parti. Nella prima (vv. 17-20) vengono riportate alcune sentenze pronunciate da Gesù circa la "Legge", collegata con la volontà di Dio Padre. La seconda (vv. 19-48) delinea il comportamento concreto del discepolo, illuminato dagli insegnamenti di Gesù e quindi dalla volontà di Dio Padre. La liturgia riporta quest'oggi soltanto una parte del discorso di Gesù, fermandosi al v. 37.

Mt 5, 17-37
17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19 Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: "Stupido", dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: "Pazzo", sarà destinato al fuoco della Geènna.
23Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
25Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo!
27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. 29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
31Fu pure detto: "Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto del ripudio". 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: "Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti". 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: "Sì, sì", "No, no"; il di più viene dal Maligno.

Commento
Nel discorso ai discepoli Gesù presenta dapprima la sua posizione nei confronti della "Legge": "non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento". Nella prospettiva ebraica, la Legge - Toràh -, unita ai testi profetici, indica tutta la rivelazione di Dio consegnata al popolo nelle Scritture. Di conseguenza, dice Gesù, la volontà di Dio espressa attraverso le Scritture non è da abolire, ma va realizzata pienamente. Per tale ragione Gesù è venuto! Egli non solo completa la rivelazione della volontà di Dio attraverso i suoi insegnamenti, ma rende anche possibile la sua applicazione concreta, in tutti i particolari, in coloro che diventano suoi discepoli. Sono da leggere su questo sfondo sia la sottolineatura dell'importanza di ogni piccolo segno della Scrittura ebraica come la necessità di considerare importanti e con serietà anche i precetti più piccoli. La prima parte del discorso di Gesù si chiude con una sentenza solenne: "se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli". I discepoli di Gesù, in sostanza, parteciperanno al regno dei cieli, da lui rivelato e iniziato, nella misura in cui attueranno la volontà di Dio manifestata nelle Scritture e confermata dal ministero di Gesù. La seconda parte del discorso presenta quattro esempi di come la volontà di Dio va interpretata nelle Scritture e applicata nella vita dei discepoli. Il comandamento "non uccidere", che già richiama il giudizio di Dio per chi lo trasgredisce, viene da Gesù applicato e collegato a tutti i rapporti interpersonali interrotti dalla cattiveria umana. Per questo è estremamente necessario riconciliarsi con i fratelli. Ne va dell'autenticità del rapporto con Dio ("se dunque presenti la tua offerta...") e della credibilità della propria vita. Il comando relativo all'adulterio e al ripudio della propria moglie sono da considerare assieme. Il matrimonio, dice Gesù, è un'istituzione altamente santa perché rientra nella volontà di Dio. Chiunque opera delle scelte contrarie agli insegnamenti di Dio, circa questo istituto, si allontana dalla sua volontà e contribuisce a sgretolare la santità del progetto di Dio. Chi nella vita matrimoniale resta fedele agli insegnamenti dati da Dio e confermati da Gesù conserva tutta la santità del matrimonio. Anche circa la questione dei giuramenti Gesù invita a superare il legalismo giudaico e a vivere positivamente la comunicazione nella trasparenza della volontà di Dio: "sia invece il vostro parlare si, si; no, no; il di più viene dal maligno". (per completezza leggiamo fino al v. 48).
In conclusione Gesù fa conoscere ai discepoli la volontà di Dio Padre e per primo la mette in pratica. Nulla di quanto è contenuto nelle Scritture è da trascurare o da prendere superficialmente. In esse si rivela la volontà di Dio Padre, che va conosciuta, approfondita in tutte le sue dimensioni ed implicanze e vissuta concretamente.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Il brano del vangelo di Matteo è preparato dal testo del Siracide. L'autore, con alcune dichiarazioni, afferma la responsabilità dell'uomo nella relazione di alleanza con Dio: "se vuoi, osserverai i comandamenti; l'essere fedele dipenderà dal tuo buon volere". I comandamenti e tutte le istruzioni date da Dio sono espressione della sua volontà, ma anche appello alla libera decisione dell'essere umano che può scegliere per il bene o per il male. Nella seconda lettura Paolo invita i cristiani a riconoscere e ricercare la sapienza di Dio. Chi la possiede inizia a vivere un nuovo rapporto con Dio. In questo processo di maturazione, sostenuto dall'azione dello Spirito, ha un posto decisivo la volontà di Dio, espressione della sapienza divina. Questa è offerta anche oggi ai credenti in Gesù Cristo morto e risorto.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo, che mi è ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina V domenica T.O. - A

LETTURA COMMENTO VITA
UNITÀ PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
5 febbraio 2023 – V Domenica del T. O. – Giornata della vita

La vita dei discepoli rivela la luce di Dio
Isaia 58, 7-10 . Salmo 111 . 1 Corinzi 2, 1-5 . Matteo 5, 13-16

Lettura
Il brano evangelico di questa domenica si colloca nel primo lungo discorso di Gesù, secondo Matteo, detto del monte, che si estende nei capitoli 5-6-7. Il discorso ha una struttura a chiasmo, cioè ad ogni pericope della prima parte ne corrisponde una nella seconda in senso inverso. L'inizio e la fine si corrispondono e, avvicinandosi al centro, le corrispondenze parallele continuano portando il lettore all'apice del discorso di Gesù costituito dall'istruzione sulla preghiera col "padre nostro". Questo disegno letterario deve aiutare a non leggere mai i singoli passi isolati uno dall'altro, ma a collocarli all'interno del messaggio complessivo che l'evangelista vuole comunicare, riportando gli insegnamenti di Gesù.

Mt 5, 13-16
13 Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15 né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Commento
La piccola composizione di quattro versetti è strettamente collegata alle beatitudini che la precedono. Infatti ora Gesù si rivolge direttamente ai discepoli come aveva fatto anche nell'ultima beatitudine destinata ai perseguitati. Tutto il brano ruota attorno alla duplice dichiarazione di Gesù: "voi siete il sale della terra" e "voi siete la luce del mondo". Le due similitudini vengono poi spiegate da Gesù stesso. La prima, attraverso una considerazione sull'inutilità del sale quando perde il sapore, collega gli insegnamenti di Gesù con la vita dei discepoli. Costoro dicono qualcosa, servono nel mondo, hanno sapore se seguono gli insegnamenti di Gesù, altrimenti sono inutili. La seconda, con l'immagine della città collocata sopra un monte, visibile da tutti, e con quella della lucerna accesa, fatta per illuminare e non per essere nascosta, indica la vita dei discepoli destinata ad essere vista da tutti e a diventare segno luminoso. La conclusione del brano sottolinea ulteriormente l'idea appena presentata sopra. La luce delle "opere buone" dei discepoli, cioè di una vita illuminata e guidata dalla volontà di Dio, così come Gesù la rivela, diventa riferimento per gli uomini e motivo per loro di lode e ringraziamento a Dio Padre, il quale ne è la fonte e l'autore primo.

In conclusione Gesù, rivolgendosi direttamente ai discepoli, non solo collega a loro il discorso pronunciato precedentemente con le beatitudini, ma ne delinea anche la loro missione conseguente. Essi, attraverso la vita, sono invitati ad essere segno della volontà del Padre accolta ed attuata. Di tale testimonianza hanno bisogno gli uomini che in questo modo possono conoscere la luce di Dio. La reazione delle persone nei confronti dei discepoli diventa anche per loro prova di fedeltà o di lontananza dal Signore.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
L'immagine della luce che brilla ed illumina collega le tre letture. Abbiamo visto che nel vangelo Gesù invita i discepoli ad essere "la luce del mondo" e questa luce deve sfolgorare dalle loro opere buone. Il testo di Isaia aiuta a concretizzare le indicazioni date da Gesù. Il profeta, in polemica con un culto formalistico e sterile, indica quali sono le condizioni per partecipare adeguatamente alle benedizioni del Signore. Egli dice: "spezza il tuo pane con l'affamato, introduci in casa i miseri, senzatetto, vesti chi è nudo, senza distogliere gli occhi dalla tua gente". Se il credente si lascia trascinare dall'impulso della solidarietà nei confronti delle necessità materiali e sociali del prossimo, allora la sua "luce sorgerà come aurora...". Alla fine del brano il profeta aggiunge: "se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito ed il parlare empio ..., allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua oscurità sarà come il meriggio". Vivendo questi gesti di amore, queste "opere buone", non solo si fa l'esperienza della salvezza che Dio ha promesso e realizzato per mezzo di Gesù, ma si comunica la salvezza anche agli altri, perché si è luce che illumina e si testimonia l'amore di Dio. È stata l'esperienza di Paolo che a Corinto, presentandosi "con molto timore e trepidazione", attraverso la "manifestazione dello Spirito e della sua potenza" è riuscito a fondare la fede di quella comunità non "sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio". Questa sicuramente brilla nella solidarietà fraterna e nella carità generosa.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo, che mi è ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina sul libro dell'Apocalisse- 10

APOCALISSE
Decima Lettura

Lettura
Col capitolo quinto siamo sempre nella sala del trono celeste. Dopo la presentazione dei personaggi ed aver ascoltato il canto corale si assiste ad un evento simbolico.

Ap 5, 1-14
1E vidi, nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. 2Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: "Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?". 3Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra, era in grado di aprire il libro e di guardarlo. 4Io piangevo molto, perché non fu trovato nessuno degno di aprire il libro e di guardarlo.
5Uno degli anziani mi disse: "Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli".
6Poi vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. 7Giunse e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono. 8E quando l'ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi, 9e cantavano un canto nuovo:
"Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, 10e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra".
11E vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia 12e dicevano a gran voce: "L'Agnello, che è stato immolato,
è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione". 13Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano: "A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli".
14E i quattro esseri viventi dicevano: "Amen". E gli anziani si prostrarono in adorazione.

Commento
Il brano si apre con la presentazione della mano destra di colui che sedeva sul trono. La destra è la mano del potere della forza e del castigo. Al centro ora c'è il LIBRO (biblìon) un rotolo di pergamena. Anche Ezechiele aveva visto durante la sua chiamata una mano tesa con un rotolo scritto (cfr. Ez 2,9-10). I rotoli di solito erano scritti solo all'interno mentre il nostro è scritto davanti e dietro ed è completo e non è un libro umano. Il rotolo o il testo è sigillato con sette sigilli, perché è un messaggio bloccato che deve essere ancora svelato-rivelato ed ora è soltanto nella mente di Dio. Il desiderio di conoscere quello che è scritto nel testo è grande ma nessuno riesce ad aprirlo. Quello che è scritto nel rotolo è fondamentale per conoscere la strada da percorrere nella vita. Il rotolo ha un valore simbolico ed il contenuto consiste nel piano divino riguardante la storia ed il senso ultimo degli eventi umani. Tutto questo emerge dal dialogo che si costruisce nell'aula celeste. Tre sono i personaggi che intervengono. Il primo è il così detto "angelo interprete" delle visioni apocalittiche e spesso presente nel libro di Daniele. L'angelo pone il grande interrogativo: chi è capace di penetrare il mistero della storia? (v.2). chi è in grado di dipanare il groviglio delle nostre vicende? La risposta è scontata e amara: nessuno. I sigilli del mistero nessuno riesce ad aprirli: né gli angeli, né gli uomini, né i defunti. Il piano salvifico di Dio riguardante tutte le realtà potrà essere aperto e svelato solo da chi partecipa alla mente, alla vita, al mistero di Dio stesso. All'oscurità dei sigilli reagisce il secondo attore del dialogo: Giovanni. Egli dà voce al pianto di tutta l'umanità che desidera trovare un significato a tutto il suo vivere, soffrire e amare. È l'angoscia di chi non sa dare risposte alle grandi domande di senso. Sono lacrime che non trovano consolazione nelle ideologie umane, nell'agire frenetico, nell'illusione dei sogni. La possibilità di senso e di salvezza non è nelle nostre mani ma in quelle di un essere trascendente. Il terzo personaggio che interviene nel dialogo è uno dei ventiquattro anziani ed afferma che esiste uno che è in grado di aprire il rotolo e decifrarlo (v.5). sarà Cristo risorto a svelare il senso ultimo della storia. Egli è raffigurato come un leone, simbolo della tribù di Giuda da cui discende come stirpe davidica (Gen 49,9-10) e come un germoglio sulla scia degli annunci di Isaia (Is 11,1) e Zaccaria (3,8; 6,12). Ma invece di un leone annunciato entrerà in scena un agnello che si erge ritto, risorto, sul trono anche se è stato immolato nella sua passione e morte. Il simbolo cristologico dell'agnello è fondamentale nell'Apocalisse e ricorre 29 volte. Il rimando è all'agnello pasquale di Esodo 12,1-27, alla figura messianica di Isaia 53,7 e al Battista che proclama Cristo "Agnello di Dio" (Gv 1,29.36). l'Agnello ha sette corna (onnipotenza), sette occhi (onniscienza provvidente) identificati con i sette Spiriti cioè la pienezza dello Spirito Santo. In Cristo si concentrano le stesse qualità di Dio: la potenza, la onnipresenza, la provvidenza. L'agnello prende in mano il rotolo e simboleggia l'intronizzazione di Gesù salvatore che rivela il Padre (Pantocrator). Di fronte all'Agnello la corte celeste formata dai 24 anziani e dai 4 viventi (cioè tutta la storia) si prostra davanti a lui. È una vera liturgia cosmica a cui è invitata ad associarsi la Chiesa con la sua liturgia terrena. Le coppe che esalano profumo raffigurano la lode orante della comunità credente (v.8). L'inno ha un triplice sviluppo. I membri della corte celeste cantano l'inno incentrato sul mistero pasquale (vv9-10). Il verbo "riscattare" rimanda alla liberazione di Israele dall'Egitto (cfr. 4,22). Cristo continua quest'opera per tutta l'umanità. Come già in 1,6 si ribadisce che il popolo riscattato è fatto di re e sacerdoti che hanno il compito di reggere e santificare il mondo. Il secondo coro è angelico ed ha dimensioni immense, innumerabili ed esaltano l'Agnello. Il terzo coro che loda è costituito dalle creature del cosmo del creato. L'Amen sigilla il canto di lode e apre all'adorazione silenziosa.

- Noi davanti alle situazioni difficili ci preoccupiamo di trovare un senso? E dove lo ricerchiamo?
- È l'Agnello immolato – Cristo morto e risorto che da senso a ogni cosa ed è risposta concreta ad ogni problema. Ne siamo consapevoli? O cerchiamo altri redentori?
- La redenzione di Cristo ha operato nel passato nel presente e nel futuro e ad opera nostra. Noi partecipiamo a questa vittoria nella celebrazione liturgica e riceviamo da Lui il mandato di trasformare il mondo. Cosa posso fare io per collaborare con Cristo per la salvezza del nostro mondo oggi?

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?

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