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Spiritualità Liturgica

Spiritualità Liturgica 2023  

1° Incontro Dall'Eucarestia alla vita Eucaristica (23.02.2023)

L'Eucarestia è un'opera in cui agiscono 2 attori: Dio che chiama ad entrare nella sua gioia e la comunità che vive per mezzo di ognuno di noi, con tutte le nostre vite e le storie quotidiane che viviamo.
Ogni Eucarestia inizia nel momento in cui chiudi la porta di casa e ti avvii in Chiesa. Da quel momento inizia un viaggio: parti con la tua storia, la tua vita, il tuo lavoro, le tue relazioni e inizia una prima trasformazione. Da persona singola ti prepari a diventare Chiesa.
Poi nell'Eucarestia accade una seconda trasformazione: la comunità diventa Corpo di Cristo, e per mezzo di Cristo nella sua offerta e nel suo sacrificio arriviamo alla meta del viaggio: entriamo nel Regno dei cieli. Così anche noi viviamo questa offerta e questo sacrificio, offrendo la nostra vita, la nostra storia, i nostri pensieri: tutto possiamo offrire e tutto entra tra le mani di Dio.
Prepariamoci a vivere attivamente questa offerta personale per entrare nella gioia del Signore!

2° Incontro  L'inizio del viaggio dei figli nel regno del Padre (2.03.2023)

L'Eucaristia è come un viaggio che inizia mentre usciamo dalla nostra porta di casa. Con la nostra vita arriviamo alla porta della Chiesa e attraversandola facciamo memoria del nostro battesimo, quel momento di grazie in cui il Signore ci ha resi suoi figli. Come Gesù è figlio e sacerdote, così ognuno di noi vive da figlio e nella liturgia vive il sacerdozio universale della Chiesa, che ci permette insieme di celebrare la gioia dell'Eucaristia.
Nel viaggio dell'Eucaristia, attraversata la porta della Chiesa, ci prepariamo, insieme a Gesù, a compiere il resto del viaggio, che ci conduce alla porta del Cielo e sperimentare la bellezza della vita piena che il Padre ha preparato per ognuno di noi.
Con un cuore accogliente verso il Signore Gesù che si rende presente e vivo in mezzo a noi ci prepariamo alla processione di ingresso, cantando insieme.

3° Incontro L’incontro di due desideri (9.03.2023)

L'eucaristia inizia quando la Chiesa è radunata nell'assemblea dei figli e delle figlie che innalzano l'unica preghiera di lode al Padre.
La prima parte della Liturgia è un profondo dialogo tra la Parola di Dio che viene proclamata e la risposta dell'assemblea che si innalza dal cuore accogliente e sorpreso per la misericordia di Dio che anche oggi si riversa nei nostri cuori.
Il Vangelo è Cristo stesso, la lieta notizia dell'amore folle del Padre per ogni creatura, e il culmine del Vangelo è la Pasqua di Gesù in cui tutte le figure antiche sono compiute.
la Parola di Dio entra nella nostra vita, riverbera di luce e pace e ci trasforma perché ognuno di noi possa vivere la propria dimensione "sacerdotale" nell'incontro con Dio nell'Eucaristia, e anche la nostra dimensione "regale" nella vita quotidiana, dove per mezzo delle nostre parole e delle nostre azioni quella Parola di Dio prende vita e trasforma sempre di più il mondo in quel Regno dei cieli che il Padre ha preparato per noi.

4° Incontro L'incontro di due desideri (16.03.2023)

5° Incontro La preghiera eucaristica, il sacramento dell'amore (23.03.2023)

6° Incontro I riti di comunione e i riti conclusivi (30.03.2023)

Lectio divina VII domenica T.O. - A

LETTURA COMMENTO VITA
UNITÀ PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
19 febbraio 2023 – VII Domenica del T. O.

Amare tutti, anche i nemici
Levitico 19,1 – 2.17 – 18 . Salmo 102 . I Corinzi 3,16 – 23 . Matteo 5,38 – 48

Lettura
Il discorso di Gesù, detto "della montagna", letto in queste domeniche del Tempo Ordinario, assume, nell'ultima parte, la forma di antitesi o contrapposizioni. Con esse Gesù si contrappone alla legge antica e dà orientamenti nuovi.

Mt 5, 38-48
38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

Commento
Il brano si divide in due parti. La prima (vv. 38 – 42) inizia riprendendo due elementi della "legge del taglione", riportata da Es 21,23b – 25: "occhio per occhio e dente per dente". A questa norma antica Gesù contrappone il suo insegnamento. Egli afferma che non si deve opporsi "al malvagio". Il termine indica colui che provoca danni fisici, che accusa, forse ingiustamente, davanti ai magistrati, che ruba l'oggetto più necessario posseduto, che obbliga a svolgere attività non desiderate. L'antitesi si chiude con un invito a donare generosamente a chiunque chiede qualcosa e a non essere diffidente nei confronti di chi domanda un prestito. La seconda parte (vv. 43 – 48) presenta una nuova antitesi. All'inizio troviamo una citazione della legge che invita ad amare: "amerai il tuo prossimo". Il testo si riferisce a Lv 19,18, mentre l'altra parte del versetto, "odierai il tuo nemico", non ha corrispondenti nell'Antico Testamento. Era questa forse una regola di qualche gruppo religioso integralista. Gesù propone una nuova regola. I nemici vanno amati ed occorre pregare per chi perseguita. La motivazione portata a sostegno di tale argomento è il comportamento del Padre celeste. Egli non discrimina le persone e "fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti". Con quattro domande Gesù approfondisce ulteriormente il tema dell'amore ai nemici. Infine al v. 48 è indicata la necessità, per i discepoli, di essere perfetti. La perfezione consiste nel seguire la legge antica tenendo conto delle modifiche introdotte da Gesù.

Gesù propone ai suoi discepoli un nuovo modo di relazionarsi col nemico. Il cristiano non può più ricambiare quanto ha ricevuto, secondo la "legge del taglione"; è invitato a smontare dal di dentro ogni azione malvagia subita, accettandone fino in fondo le conseguenze, evitando ogni rivalsa e ogni risposta violenta, affrontando attivamente l'avversario andandogli incontro. Per acquisire questo stile di vita è necessario educarsi dando con generosità a tutti, senza avere preconcetti o diffidenze nei confronti di alcuno. Il discepolo poi non deve accontentarsi di amare soltanto i suoi amici. Gesù chiede ai suoi l'amore per i nemici seguendo il suo esempio ed il comportamento del Padre. La perfezione cristiana consiste allora nell'amore generoso offerto a tutti, anche ai nemici, rinunciando ad ogni diritto.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE

La santità del cristiano e la sua perfezione sono i temi che collegano le letture. Nel libro del Levitico il Signore Dio, per mezzo di Mosè, invita gli israeliti ad essere santi, "perché il Signore Dio vostro è santo". Poi è indicato che cosa significa praticamente essere santo: non coverai nel tuo cuore odio . . . non ti vendicherai . . . amerai il tuo prossimo come te stesso". Queste regole antiche sono riprese da Gesù e perfezionate nel brano del Vangelo. L'amore per il nemico e la rinuncia ad ogni forma di giustizia, anche se dovuta, sono le frontiere sulle quali il cristiano è invitato a vivere. Paolo, nella seconda lettura, indica le motivazioni che stanno alla base del comportamento di vita del cristiano. Innanzitutto il credente deve essere consapevole di costituire "il tempio di Dio", in quanto lo Spirito di Dio abita in lui; la vera sapienza poi è da ricercarsi in Dio e non nelle realtà umane. Infine la vita della comunità cristiana è finalizzata alla santità del credente, il quale sempre più deve vivere consapevolmente la sua appartenenza a Cristo: "voi siete di Cristo e Cristo è di Dio".

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo, che mi è ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina sul libro dell'Apocalisse- 12

APOCALISSE
Dodicesima Lettura

Lettura
Siamo sempre all'interno della sala dove si celebra la liturgia celeste. Dopo il cantico dei vegliardi e degli esseri viventi al capitolo sesto vediamo l'apertura di altri due sigilli.

Ap 6, 9-17
9Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano reso. 10E gridarono a gran voce: "Fino a quando, Sovrano, tu che sei santo e veritiero, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue contro gli abitanti della terra?".
11Allora venne data a ciascuno di loro una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli, che dovevano essere uccisi come loro. 12E vidi, quando l'Agnello aprì il sesto sigillo, e vi fu un violento terremoto. Il sole divenne nero come un sacco di crine, la luna diventò tutta simile a sangue, 13le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come un albero di fichi, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i frutti non ancora maturi. 14Il cielo si ritirò come un rotolo che si avvolge, e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto. 15Allora i re della terra e i grandi, i comandanti, i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo, schiavo o libero, si nascosero tutti nelle caverne e fra le rupi dei monti; 16 e dicevano ai monti e alle rupi: "Cadete sopra di noi e nascondeteci dalla faccia di Colui che siede sul trono e dall'ira dell'Agnello, 17perché è venuto il grande giorno della loro ira, e chi può resistervi?".

Icona Apocalisse

Commento    
L'Agnello continua ad aprire i sigilli che bloccano la lettura del libro della storia. Una visione svela il significato di quanto è scritto. Nei vv. 9-11 viene spazzato il quinto sigillo. Con l'apertura del sigillo appare la Chiesa martire. Siamo idealmente condotti nel tempio celeste modellato secondo la planimetria di quello di Gerusalemme. Anche là c'era l'altare degli olocausti, ma sull'altare celeste non cola il sangue degli olocausti come accadeva a Gerusalemme, qui abbiamo il sangue dei martiri, di coloro che si sono donati totalmente per testimoniare la loro fedeltà alla Parola di Dio. Era anche tradizione antica mettere le reliquie dei martiri sotto l'altare sul quale si celebrava il rito eucaristico. Essi non sono solo i martiri cristiani ma anche quelli dell'Antico Testamento; pensiamo a tutti i martiri morti nelle persecuzioni di Antioco IV Epifane nella lotta di liberazione all'epoca dei Maccabei (167-164 a.C.). Nei libri dei Maccabei troviamo la testimonianza di tutte queste vittime come anche nel libro di Daniele. Anche la tradizione giudaica (cfr. "i detti dei padri" di rabbi Natan) pensava che i giusti fossero sepolti sotto l'altare celeste. La comunità dei martiri, i cui nomi sono registrati solo nel libro divino, intonano il loro cantico, uno dei tanti che costellano l'Apocalisse. È una specie di lamento, contrassegnato dal lacerante interrogativo proprio delle suppliche salmiche: "Fino a quando?" (cfr. Sal 13). È un grido d'attesa e di fiducia nel giusto giudizio di Dio, il vero sovrano della storia a cui spetta il compito di riportare armonia in queste vicende umani storte e piene di sofferenza. Dio solo può compiere la vendetta, mettere le cose a posto come recita il salmo 79,10: "Perché i popoli dovrebbero dire: Dov'è il loro Dio? Si conosca tra i popoli, sotto i nostri occhi, la vendetta per il sangue dei tuoi servi". Le vittime devono alla fine proclamare: "c'è un premio per il giusto, c'è un Dio che fa giustizia sulla terra!" (Sal 58,12). A questo punto avviene la vestizione dei martiri con l'abito bianco della gloria, segno della loro partecipazione alla risurrezione di Cristo e all'eterna comunione con Dio. È curioso l'appello alla pazienza e all'attesa come se ci fosse un numero prefissato di martiri, conosciuto solo a Dio, che deve essere completato. Solo allora scatterà il giudizio e la salvezza piena. Si deve attendere che la storia abbia il suo compimento, lasciando che per ora grano e zizzania crescano insieme nel campo del mondo in attesa della mietitura (cfr. Mt 13,24-43)[1] . Con un colossale apparato scenografico, caratteristico della letteratura apocalittica, abbiamo l'apertura del sesto sigillo. Attorno a questo evento si sviluppa un trittico di visioni (6,12-17; 7,1-8; 7,9-17). Noi ci soffermiamo sulla prima visione, che delinea l'intervento definitivo di Dio a suggello della storia cioè il discorso escatologico, relativo alle cose ultime. Si è in presenza di una vera e propria catastrofe ed un ribaltamento di tutto. Vengono presentati sette sconvolgimenti cosmici per raffigurare la ricomposizione della realtà in un nuovo ordine (vv. 12-14). Di fronte a questa irruzione divina le forme di difesa, di copertura, di ipocrisia non bastano più. Le cariche, le qualifiche, gli stati sociali non riescono più ad assicurare tutela e protezione. Sette tipi di persone, che incarnano l'intero arco sociale, sono costretti a nascondersi dopo aver scoperto di essere indifesi davanti a Dio. Inutilmente gli uomini cercano di nascondersi come fece Adamo all'inizio della creazione (cfr. Gen 3,8-10). La giustizia di Dio va a scovarli anche nei nascondigli più remoti. Nel v. 16 c'è una citazione di Osea 10,8 "Cadete sopra di noi e nascondeteci..." . Quello sarà il giorno dell'ira non solo di Dio ma anche dell'Agnello mite e mansueto. Anche Cristo rivela il suo volto di giudice severo. Il passo termina con una domanda retorica: chi potrà stare ritto di fronte a quell'ira tempestosa e a quella potenza infinita?

- Il male sarà sconfitto gradualmente. Noi come ci poniamo davanti agli eventi di male contemporanei? Siamo sfiduciati o nutriamo speranza in una giustizia di Dio?
- Nessuno si può sottrarre al giudizio divino. Noi abbiamo delle zone d'ombra che preferiamo tenere nascoste e che danneggiano noi e gli altri?
- Gli sconvolgimenti cosmici sono simbolo della rottura dell'armonia della creazione. Come viviamo il rapporto con la creazione?
- Anche in mezzo a queste realtà sconvolgenti Dio con i cristiani sta creando un cielo nuovo e una terra nuova. Ne siamo convinti e ci crediamo? Cosa facciamo per collaborare con Dio?

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?

[1]Come recita Sapienza 3,1: “le anime dei giusti sono nelle mani di Dio e nessun tormento le sfiorerà”.

Lectio divina sul libro dell'Apocalisse- 11

APOCALISSE
Undicesima Lettura

Lettura
Siamo sempre all'interno della sala dove si celebra la liturgia celeste. Dopo il cantico dei vegliardi e degli esseri viventi al capitolo sesto inizia l'apertura dei sigilli.

Ap 6, 1-8
1E vidi, quando l'Agnello sciolse il primo dei sette sigilli, e udii il primo dei quattro esseri viventi che diceva come con voce di tuono: "Vieni". 2E vidi: ecco, un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava aveva un arco; gli fu data una corona ed egli uscì vittorioso per vincere ancora.
3Quando l'Agnello aprì il secondo sigillo, udii il secondo essere vivente che diceva: "Vieni". 4Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra e di far sì che si sgozzassero a vicenda, e gli fu consegnata una grande spada.
5Quando l'Agnello aprì il terzo sigillo, udii il terzo essere vivente che diceva: "Vieni". E vidi: ecco, un cavallo nero. Colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano. 6E udii come una voce in mezzo ai quattro esseri viventi, che diceva: "Una misura di grano per un denaro, e tre misure d'orzo per un denaro! Olio e vino non siano toccati".
7Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: "Vieni". 8E vidi: ecco, un cavallo verde. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli inferi lo seguivano. Fu dato loro potere sopra un quarto della terra, per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.

Commento
Nel silenzio l'Agnello Cristo inizia a sciogliere i sette sigilli con cui il rotolo è bloccato. Col capitolo sesto inizia uno dei grandi settenari che reggono la struttura dell'opera. È una specie di settimana universale nella quale si raccolgono le epoche storiche e si mettono insieme i periodi della storia, gli eventi e le vicende passate, presenti e future. Colpisce l'apertura dei primi 4 sigilli con la presentazione di altrettanti cavalli e cavalieri che seguono nel loro ingresso un modulo fisso. Il quadro si ispira sicuramente al profeta Zaccaria 1, 8-11 e 6,1-6. L'autore dell'Apocalisse presenta un quadro più intenso e forte. A convocare i cavalieri sono i 4 "esseri viventi" della corte celeste. Le forze terribili della storia non sono indipendenti ma sono sotto il controllo della giurisdizione divina. Il primo cavallo che entra in scena è bianco ed è cavalcato da un arciere (vv.1-2). Il significato di questa presenza è incerto. Alcuni vedono in lui Cristo Signore e vincitore del male, che cavalca gli spazi dei secoli come si dirà in 19,11-16. Il bianco è il colore della gloria pasquale e della vita luminosa di Dio. L'arco è il segno che rimanda al giudizio di Dio, la corona è il segno della vittoria presente e futura sul male. Altri pensano che questo cavaliere come gli altri siano incarnazione di un elemento negativo della storia, un emblema del potere militare in quanto il generale vittorioso sfilava nella parata militare, cavalcando un destriero bianco. Altri pensano che l'autore alluda al popolo dei Parti succeduti ai persiani e nemici dei romani. Certo che il cavallo bianco segno della vittoria e l'arco strumento bellico riportano alla battaglia degli eserciti. Assieme con gli altri flagelli che seguiranno la guerra è l'incubo che procura molte sofferenze nella storia. Il secondo sigillo viene spezzato ed appare il secondo cavallo. Il colore rosso del suo mantello evoca spargimento di sangue. Muore la pace e trionfa la violenza. È un massacro globale e il sangue inonda il pianeta ove ci si "sgozza a vicenda". Su tutta la scena si leva il simbolo terribile di una enorme spada, retto dal cavaliere (vv.3-4). Nel quadro drammatico si riassumono secoli e secoli di storia dominati dal sangue delle guerre. Si riassumono infinite storie personali dominate dal rancore, dalla vendetta e dall'odio. Si riassumono relazioni sociali fatte di sfruttamento e di oppressione[1] . Viene aperto poi il terzo sigillo ed appare il terzo cavallo con il cavaliere. Il destriero è nero ed è simbolo della morte per fame (vv.5-6). I viveri rincaravano sempre di più. Il "denaro" era la paga giornaliera di un operaio corrispondente circa a 50 euro odierni. Con un denaro si poteva acquistare solo una "misura"[2] di generi alimentari, mentre normalmente si poteva comprare da 8 a 16 misure. La bilancia indica le risorse sempre più esigue, controlli sempre più severi, uno scambio rigoroso e la fine di mercati abbondanti e prosperi con ampia offerta di derrate alimentari. È un dramma costante ancora oggi presente con un occidente opulento ed un terzo mondo miserabile ed indebitato. Il cavaliere della fame corre anche oggi in Africa, nelle favelas, nell'Amazzonia, nei campi profughi, in Siria, nel corpo denutrito dei bimbi affamati. Allo spezzare del quarto sigillo appare un cavallo verdastro cavalcato dalla morte. Il colore verde rimanda alla paura, alla cattiva salute, ma qui rappresenta i cadaveri in decomposizione (vv. 7-8). La morte è accompagnata da un triste corte: l'Ade, il dio signore dell'oltretomba, la spada, la fame, la peste, le belve. La loro signoria è vasta ma limitata infatti soltanto un quarto della terra è nelle loro mani perché Dio solo è il Signore di tutto. Guerra, violenza, fame e morte sono però presenti nella nostra storia e seminano sofferenza e angoscia.

- Si invita ad essere consapevoli del male che c'è nel mondo e a non coprirsi gli occhi o chiudere gli orecchi. È necessario vedere anche il bene che c'è nel mondo
- Nonostante il male sia presente Dio ha in mano le redini di tutto.
- È necessario non collaborare a diffondere il male e la morte.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?


[1] Il Qoelet osservava: “Mi sono messo a considerare tutte le violenze perpetrate sotto il sole: ecco le lacrime delle vittime da nessuno consolate; da nessuno consolate contro il forte potere dei potenti” (Qoelet 4,1).

[2]La “misura” era una unità di peso per i solidi e i liquidi, corrispondente a circa 1 litro e mezzo. Con un denaro si compravano 12 misure di grano e 24 di orzo.

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