14 Qoelet (qhlt) – EcclesiasteL'autore cambia un po' registro e guarda con occhi più positivi al mondo e a quanto in esso accade.
11, 1Getta il tuo
pane sulle acque, perché
con il tempo lo ritroverai. 2Fanne
sette o otto parti, perché
non sai quale sciagura potrà arrivare sulla terra.
3Se le
nubi sono piene d'acqua,
la rovesciano sopra la terra;
se
un albero cade verso meridione o verso settentrione, là dove cade rimane.
4
Chi bada al vento non semina mai, e chi
osserva le nuvole non miete.
5Come tu
non conosci la via del soffio vitale
né come si formino le membra nel grembo d'una donna incinta, così
ignori l'opera di Dio che fa tutto.
6Fin dal mattino
semina il tuo seme e a sera non dare riposo alle tue mani,
perché non sai quale lavoro ti riuscirà meglio, se questo o quello, o se tutti e due andranno bene.
7
Dolce è la luce e bello è per gli occhi vedere il sole.
8Anche se l'uomo
vive molti anni,
se li goda tutti, e pensi ai giorni tenebrosi, che saranno molti: tutto ciò che accade è vanità.
9
Godi, o giovane, nella tua giovinezza, e
si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù.
Segui pure
le vie del tuo cuore e i desideri dei tuoi occhi.
Sappi però che su tutto questo Dio ti convocherà in giudizio.
10Caccia
la malinconia dal tuo cuore,
allontana dal tuo corpo
il dolore,
perché la giovinezza e i capelli neri sono un soffio.
v. 1 Gettare il pane sulle acque significa gettare il proprio patrimonio nell'acqua. Il gesto a cui l'autore invita è assurdo. Però nella vita c'è un assurdo positivo ed è in questo caso l'azione. Nell'azione non c'è mai proporzione tra causa ed effetto. Quindi il senso è che nella vita occorre saper rischiare e chi agisce così è saggio. Chi non rischia con azioni che possono sembrare anche sconsiderate (che cosa c'è di più insicuro dell'acqua!) non otterrà mai nulla.
v. 2 Bisogna rischiare ma con prudenza. Quindi è necessario mettere da parte setto o otto parti dei beni posseduti perchè i guai sono imprevedibili ed occorre conservare una certa sicurezza. I numeri sono simbolici e sette indica pienezza e perfezione. L'8 indica che a questa pienezza indicata dal 7 occorre non lesinare e quindi mettere piuttosto di più che di meno.
v. 3 L'autore osserva dei fatti che l'uomo non può modificare. Se piove l'unica soluzione è ripararsi. Quando l'albero è caduto (fuori da metafora quando il guaio è avvenuto) non c'è più rimedio. Bisogna pensare prima ai possibili ripari, alle scappatoie, ai rimedi perché il guaio di per sé spesso è inevitabile o capita senza preavviso.
v. 4 Chi opera può sempre trovare un motivo per non muoversi. Invece occorre anche rischiare nel muoversi e nel fare. Qui è evidente la prospettiva positiva del darsi da fare.
v. 5 Si afferma che l'uomo non conosce l'opera di Dio così come non conosce ciò che avviene nella vita: dare e togliere la vita e la formazione dell'essere vivente.
v. 6 Siccome non si sa cosa accadrà, di conseguenza è bene impegnarsi sempre nell'azione caratteristica della propria vita.
v.7 -8 Per l'autore la vita è bella, a volte è assurda ma c'è una parte gioiosa che l'omo deve vivere in pienezza. La gioia deriva dalla soddisfazione che l'uomo prova dal successo e dai piaceri che la vita gli offre. Il piacere della vita di Qoelet è dal punto di vista filosofico superiore è una esperienza estetica, affascinante che lo solleva dalle miserie umane.
v. 9 Ancora si invita a gioire. Vi è una presentazione positiva della giovinezza, dei suoi desideri, dei sui progetti e di ciò che si vede e si realizza. Occorre però avere sempre presente che Dio giudicherà. Ma di che giudizio si tratta? È un giudizio che si attua in questa vita perché nello sceòl, regno dei morti non esiste attività. È un giudizio che non comprende una retribuzione, quindi si rimanda soltanto ad un intervento di Dio.
v. 10 Con il solito procedimento narrativo l'autore invita a vivere e a conservare la gioia nella vita ed a evitare il male in tutte le sue forme. Infatti la gioventù che è il tempo della gioia passa alla svelta.
Tutto il capitolo contiene un invito alla gioia e all'azione. Questo è quanto all'uomo è possibile: darsi da fare ed avere soddisfazione e gioia dalle sue attività. È necessario però tener presente che il risultato dell'azione non dipende solo dall'uomo ma anche da Dio. Egli però ha un progetto che non conosciamo e quindi è necessario vivere e gioire per ciò che capita ogni momento. Resta aperto il problema tra opera dell'uomo e opera di Dio che Qoelet risolve nel dire viviamo ogni momento, evitando il più possibile il male e vivendo nella gioia.
- In che misura rischiamo nelle scelte di vita o preferiamo restare nel tradizionale e sicuro?
- Si invita a dare il massimo nella vita che ne pensiamo?
- Il male ed il dolore vanno sempre evitati il più possibile.