Gruppo Verde - CPPU "Madonna della Salute"
26 maggio 2021
Presenti: DON ALESSANDRO FRANZONI, SUOR ANNAMARIA, DANIELA MALGARINI, ELENA SAI, LUCIANO CERINI, ALBERTO VARINI, MARTINA VILLAGROSSI.
Daniela, nominata dal Priore moderatrice del gruppo, introduce l'incontro con una preghiera e invita i presenti ad avanzare proposte concrete per ognuno dei tre punti relativi al servizio catechistico delle nostre parrocchie.
1- In merito alla catechesi intesa come incontro con Gesù, prende la parola suor Annamaria, che sottolinea con amarezza come la condizione di pandemia abbia impedito ai bambini di incontrarsi e riflettere sul Vangelo della domenica prima della S. Messa festiva. Aggiunge che l'itinerario Sotto l'albero, dal taglio psicologico, non si sofferma in modo esaustivo sulla Parola di Dio. Si è sperimentato perciò lo sviluppo delle parabole evangeliche e proposta una sorta di catechismo itinerante come nuovo modo di "ascoltare" la Parola oggi e coinvolgere i bambini.
Elena approva questo modo di fare catechismo, per il quale tuttavia servono corsi di formazione. Forse per molti bambini e ragazzi il catechismo rappresenta l'unica occasione per conoscere e amare Gesù. I catechisti perciò non devono improvvisare, ma essere affascinanti e corretti nel modo di trasmettere la Verità, educare e far crescere le persone che vengono loro affidate.
Don Alessandro aggiunge che è necessario, ma non scontato, che i catechisti conoscano il Vangelo affinchè i bambini possano innamorarsi della Parola di Dio. Sarebbe sufficiente seguire l'anno liturgico per ritrovarci tutto il mistero di Cristo. Da qui nasce la proposta per un anno e in forma sperimentale dei cartoni animati per i più piccoli e della rappresentazione di scenette per i più grandi, facendo leva sul gruppo famiglie che, come sta accadendo a Cerlongo, aiuta a crescere e migliorare come genitori nel compito educativo e condividere momenti di festa e di preghiera.
2- Sul servizio catechistico inteso come attenzione alla persona, Martina sottolinea quanto sia importante partire dai problemi e dalle domande delle persone, più ancora che dai dogmi. Forse è questo il motivo per cui non riusciamo a coinvolgere i genitori. Riconosce tuttavia l'efficacia del gruppo famiglie che negli anni è riuscito ad avvicinare altre persone anche attraverso attività pratiche.
Don Alessandro pensa che sia necessario prendere sul serio le domande e i desideri dei bambini quale metodo catechetico. Alberto aggiunge che il catechismo della chiesa cattolica è utilissimo per trovare risposte alle nostre domande e propone di regalarlo ai catechisti.
Suor Annamaria è certa che l'approccio corretto sia quello di incontrare bambini e adulti nelle famiglie in cui vivono poichè relazione e confidenza sono già di per sè una testimonianza di fede. Gesù stesso viveva di relazioni e la Chiesa non cresce per proselitisimo, ma per relazione.
3- Per quanto riguarda infine la liturgia e la carità come momenti importanti della vita comunitaria, Martina pensa che l'ideale per unire Vangelo, servizio, impegno sociale, ... sia quello scout.
Alberto insiste sull'importanza di attività caritative come Anffas, Villa Maddalena, mensa Caritas e propone che ogni classe del catechismo possa avviare un'opera caritativa come avviene a Cerlongo, dove la raccolta dei viveri è capillare. Certo è possibile fare dei servizi anche in grandi realtà e associazioni, ma essi rischierebbero di essere delle esperienze occasionali, mentre proposte elaborate nella propria frazione permettono di rendere tali esperienze abituali e non sporadiche. Alberto suggerisce inoltre che a livello liturgico si potrebbe spiegare la messa per poterla vivere pienamente.
Suor Annamaria sottolinea l'importanza delle catechiste quale tramite importante affinché le famiglie vivano la liturgia. Se l'individualismo è imperante, la nostra missione rimane comunque l'apertura, consapevoli tuttavia che l'Altro potrebbe essere anche libero di rifiutare il Vangelo. Proprio la parrocchia è il luogo dove tutto questo può avvenire, perché ambiente vicino e fraterno.
INCONTRO GRUPPO DI LAVORO DI UNITA' PASTORALE
GOITO 24.05.2021, ORE 20.30
PARTECIPANO:
DON MARCO MANI
CLAUDIO BALASINA
SUOR IRIDE
CASTROVILLARI ROSARIO
MILANI MATTEO
BERTA EMANUELA
GEMINIANI ARIANNA
DALLA BA SILVANA
Dopo la lettura del testo "Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti all'incontro promosso dall'ufficio catechistico nazionale della conferenza episcopale italiana" e tenendo presente le relazioni sull'attività di catechesi nelle diverse parrocchie presentate nell'ultimo Consiglio di Unità Pastorale si procede al confronto di gruppo sulle linee guida proposte da don Marco.
1.
Papa Francesco afferma che la catechesi deve portare ad incontrare Gesù per poi conoscerlo e seguirlo nelle diverse età della vita. Tale incontro si realizza prima di tutto attraverso il vangelo letto, meditato e vissuto. Dall'esperienza nostra e dalla conoscenza che abbiamo del servizio catechistico svolto, nelle nostre parrocchie avviene quanto è indicato dal Papa? In che modo? Che cosa ci sarebbe da migliorare?• La lettura della Bibbia dovrebbe essere il momento centrale attorno a cui ruota tutta l'attività catechistica. Modulando l'approccio a seconda della fascia d'età dei gruppi si può partire dalla lettura di un brano e svilupparne il tema attraverso un'opportuna attività oppure nel caso dei gruppi di adolescenti e di giovani affrontare un tema che sta a cuore e sviscerarlo per condurre al termine il gruppo alla proposta del messaggio evangelico.
• Il libro della Bibbia dovrebbe essere sempre presente, visibile e alla portata di tutti durante l'attività di Catechesi .
• Il catechista secondo le indicazioni di papa Francesco è chi prova a testimoniare l'annuncio gioioso del Vangelo anzitutto con la sua esperienza di fede, la sua capacità di mettersi in relazione, il suo vissuto personale, non sempre può avere tutte le risposte ma importante è che stimoli il gruppo a coltivare le domande.
• Si suggerisce che il gruppo dei catechisti di ciascuna parrocchia possa contare sulla guida e sul supporto di un sacerdote o una suora di riferimento, non solo per la programmazione delle attività ma anche e soprattutto come guida spirituale e confronto personale.
2. Il
Papa indica anche prioritario per il servizio catechistico essere attenti alla persona, ai sui problemi e alle sue domande. Partendo da tutto ciò ci cattura l'interesse della persona e la si porta a trovare le risposte più necessarie in Gesù e nel suo vangelo. Le nostre attività catechistiche hanno questa attenzione oppure ci accontentiamo di comunicazioni cattedratiche e unidirezionali senza prima ascoltare i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, i giovani e gli adulti? È necessario assumere questa prospettiva nel servizio catechistico?• Si concorda unanimemente che la prospettiva dell'ascolto e l'attenzione al vissuto personale di bambini e ragazzi è il punto di partenza indispensabile per ogni proposta catechistica. Si rivela particolarmente proficuo saper creare all'interno del proprio gruppo uno spazio di accoglienza e fiducia tale da far sentire i bambini e i ragazzi accolti e liberi di esprimere i propri vissuti personali a volte costituiti anche da dubbi, paure e fragilità.
Questa prospettiva dell'ascolto e dell'accoglienza potrebbe anche portare il gruppo a porre domande "scomode" che potrebbero sembrare persino provocatorie, tutto questo è naturale e non dovrebbe spaventare poiché il catechista non può e non deve avere una risposta per ogni domanda ma può condurre il gruppo ad un confronto e ad un approfondimento.
• Si mette in luce la necessità per i gruppi degli adolescenti e dei giovani di proseguire le relazioni anche fuori dal tempo dell'incontro in presenza: un messaggio, una telefonata, una chiacchierata durante la settimana rinsalda i rapporti, stabilisce un clima di fiducia, fa sentire che l'animatore ha a cuore il ragazzo. Questa indicazione potrebbe essere utile anche per le famiglie dei bambini più piccoli a cui riservare durante la settimana qualche gesto di attenzione.
3.
Il Papa dichiara che la catechesi nasce dalla comunità, i catechisti sono i suoi rappresentanti, ed è finalizzata a creare e a vivere nella comunità. La liturgia e la carità sono due momenti importanti di vita nella comunità. Educhiamo a vivere questi momenti? Quali carenze individuiamo al riguardo? Come possiamo integrare il percorso catechistico?• Per quanto riguarda l'ambito della carità è emersa già dalle catechiste l'esigenza di far vivere ai bambini e ai ragazzi momenti di servizio verso i malati, gli anziani, i poveri della propria comunità e non in modo occasionale ma come parte integrante del percorso catechistico. Sembra oltremodo auspicabile accogliere anche testimonianze significative di carità, in particolar modo far conoscere ai ragazzi la realtà del centro di ascolto della Caritas di Goito attraverso la diretta testimonianza dei protagonisti che la animano, affinchè attraverso l'esperienza diretta emerga nei giovani una particolare attenzione ed una spiccata sensibilità verso il servizio nei confronti di chi ha bisogno.
• La presenza di bambini e di giovani alle celebrazioni liturgiche sembra essere la questione più delicata e complessa poiché si ritiene indispensabile che sia la famiglia a sostenere e sollecitare
la partecipazione almeno alla messa domenicale. In alcune parrocchie della nostra U.P. attraverso l'incarico di ministrante si assicura la partecipazione di un folto gruppo di bambini, un'altra occasione opportuna potrebbe essere quella di accogliere nel coro ragazzi o adolescenti, tuttavia resta ancora difficoltoso motivare la maggioranza dei bambini a frequentare con continuità le celebrazioni liturgiche.
Ancora una volta si rivela una risorsa importante mantenere una relazione personale al di fuori del momento di catechesi, attraverso messaggi, telefonate e rapporti amichevoli con le famiglie
e con i giovani per stimolare momenti di condivisione e di incontro anche durante la S.Messa.
RICOGNIZIONE DEI
PERCORSI DI INIZIAZIONE CRISTIANA
ATTIVI NELL'UNITA' PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
Relazione di Sintesi per la Parrocchia di S.Margherita V.M. di Solarolo
(Aprile 2021)
La parrocchia di Santa Margherita V.M. di Solarolo propone ai ragazzi della propria parrocchia un percorso di iniziazione cristiana che per l'anno 2021 risulta articolato su 3 pluriclassi (IV e V elementare; I e II media; III media post cresima). Negli ultimi anni non è stata attivata la nuova classe riguardante i primi anni di elementare a causa della pandemia del coronavirus e per l'iniziativa di un nuovo percorso educativo che coinvolge i genitori ma di cui i catechisti non conoscono i dettagli.
Ognuna delle 3 pluriclasse è seguita da 2 educatrici ciascuna, di genere femminile, per 2/3 di età compresa tra i 50 ed i 60 anni e per 1/3 di età compresa tra i 30 ed i 40 anni. Le attuali educatrici svolgono praticamente tutte il servizio da oltre dieci anni fino anche a 25 anni.
Visto le piccole dimensioni della parrocchia, le 3 pluriclasse presentano un bacino d'utenza relativamente modesto compreso tra i 5 ed i 9 ragazzi per pluriclasse. A fronte di questi piccoli numeri si segnala comunque una buona percentuale di presenza dei ragazzi agli incontri che si aggira praticamente sempre tra l'80% ed il 90% del bacino d'utenza.
Il luogo di ritrovo degli incontri è presso l'Oratorio parrocchiale di Solarolo con cadenza settimanale per le 2 classi di età più piccola e a settimane alterne per la III media. La durata media degli incontri è sempre di circa 1 ora. Non vi è un orario ed un giorno comune ma in base alle disponibilità i gruppi si incontrano in diversi giorni della settimana, in orari pomeridiani ma diversificati tra i gruppi.
In generale gli incontri si svolgono partendo dal vissuto quotidiano settimanale dei ragazzi sul quale viene avviato un dialogo ed un confronto che, ove possibile, cerca di includere anche brani evangelici. All'inizio o alla fine degli incontri è previsto un breve momento di preghiera. In alcuni gruppi maggiormente ed in altri meno frequentemente vengono utilizzate attività creative/ludiche introduttive, realizzazione di cartelloni per focalizzare i temi trattati, visione di filmati, coinvolgimento di persone esterne che presentano le proprie esperienze (ad esempio Don Jonathan che si rende sempre disponibile) e momenti di lettura alternati da momenti di condivisione. Si ritiene importante che i ragazzi percepiscano comunque la differenza tra gli incontri di iniziazione cristiana e l'attività scolastica.
Il programma educativo seguito durante gli incontri è quello condiviso a livello di unità pastorale con Suor Anna Maria per le pluriclasse di età inferiore alla cresima e con Don Jonathan per la classe post cresima. I temi trattati variano in funzione dell'età dei ragazzi e della eventuale necessità di preparare i ragazzi alla celebrazione dei sacramenti.
Le due pluriclasse di età inferiore alla cresima utilizzano in generale il sussidio diocesano "Sotto l'albero" arricchito e corredato da brani del Vangelo e della Bibbia e da altri testi di vario genere recuperati dalle educatrici (è stato citato ad esempio tra gli altri "il Piccolo Principe"), da sussidi di iniziazione cristiana, siti internet di settore, ecc. cercando di seguire il programma e le tracce indicate dall'unità pastorale.
Come modalità di iterazione con i ragazzi le educatrici dichiarano di previlegiare il dialogo, il confronto, la lettura e discussione dei testi, l'ascolto dei ragazzi, ecc. Si ritiene in generale che i piccoli gruppi funzionino bene per le classi pre-cresima, dove si affrontano meglio i contenuti e si ha maggior cura dei ragazzi. Per i ragazzi post cresima forse risultano più utili i gruppi numerosi sia per motivazioni legate alla socialità sia perché con piccoli gruppi a volte si fa fatica nell'organizzazione di attività particolari.
Non risultano presenti particolari attività strutturate di coordinamento a livello parrocchiale tra le diverse pluriclasse, in particolare durante gli ultimi mesi condizionati dalla pandemia. Al contrario a livello di unità pastorale è presente l'importante coordinamento svolto dalle suore di Goito per le età pre-cresima e da Don Jonathan per le età post-cresima. Questo coordinamento permette di condividere con le altre parrocchie dell'unità pastorale programmi educativi, tracce degli incontri, temi da affrontare, ecc. A livello diocesano si segnalano gli incontri di formazione di vicariato per gli educatori che venivano svolti soprattutto in passato e che di recente sono venuti un po' meno.
Gli attuali educatori di Solarolo non hanno ricevuto una specifica formazione propedeutica al compito a loro affidato ma avendo tutti una lunga esperienza alle spalle (fino anche a 25 anni) hanno nel tempo partecipato a numerosi corsi ed incontri più o meno strutturati e continuativi (sia a livello diocesano, che di vicariato, che parrocchiale, come ad esempio gli incontri di qualche anno fa riguardanti la presentazione del sussidio "Sotto l'albero"). Alcuni educatori hanno poi frequentato a livello personale il corso di teologia di base presso il seminario. Gli educatori ritengono comunque importante una formazione continuativa che purtroppo in alcuni periodi della vita può essere meno presente a causa dei numerosi impegni. Ci tengono inoltre a sottolineare che anche gli incontri settimanali costituiscono "formazione" dell'educatore, in quanto non è solo l'educatore che dona qualcosa ai ragazzi ma sono anche i ragazzi che contribuiscono ad arricchire gli educatori.
L'organizzazione di attività extracatechesi ha purtroppo avuto una battuta di arresto nell'ultimo anno a causa della pandemia da coronavirus. Alcune classi più che altre hanno comunque organizzato in passato attività a sfondo religioso come ad esempio: il sostegno del gruppo dei chierichetti a servizio delle liturgie, la raccolta delle offerte con le cassette quaresimali, le confessioni in gruppo nei periodi forti dell'anno (Avvento, Quaresima), l'animazione delle liturgie domenicali a turno durante Avvento e Quaresima o in occasione di particolari eventi, il coinvolgimento dei ragazzi nelle celebrazioni domenicali, ritiri spirituali in occasione della preparazione dei sacramenti, incontri di inizio e fine catechismo unitari a Goito, incontri con il vescovo in preparazione della Cresima, incontri serali a Goito di catechesi genitori/figli, ecc. Come attività ludico/ricreative si segnalano: spettacolo di Natale, visite ANFASS, recita del rosario nel mese di maggio presso Possenta o San Lorenzo, gita di fine anno al Santuario delle Grazie, pizza del gruppo dei cresimati, ecc.
Tutti gli educatori evidenziano che in generale le famiglie risultano assenti e sono poco coinvolte nell'educazione cristiana dei figli. In passato, con classi precedenti, le famiglie erano più presenti e partecipavano di più. Si è cercato di organizzare qualche sporadico incontro con la presenza sia dei figli che dei genitori, ad esempio in occasione della preparazione dei sacramenti. Un anno fa con un'iniziativa di unità pastorale si è tentato di organizzare incontri serali a Goito in cui i genitori facevano formazione e contemporaneamente i figli facevano catechismo. Per Solarolo la partecipazione è stata molto bassa, pari circa al 10%, anche per le difficoltà logistiche e culturali delle famiglie solarolesi a far riferimento a Goito.
Durante i periodi di limitazioni dovute alle zone rosse Covid, i gruppi solarolesi si sono comportati in modo diverso in base a opportunità, disponibilità delle famiglie, situazione dei contagi, ecc. In particolate un primo gruppo ha sospeso le attività. Un secondo gruppo ha continuato le attività modificando il luogo di ritrovo dall'oratorio alla chiesa in modo da non penalizzare la preparazione in vista della celebrazione dei sacramenti. Infine un terzo gruppo ha tentato di mantenere un minimo di collegamento inviando allee famiglie file e filmati da far vedere ai figli ma con scarsi risultati (solo il 30% circa dei ragazzi ha aderito a queste iniziative). In concomitanza con le zone arancioni i gruppi si sono in generale riuniti in presenza ma con maggiori accortezze come distanze, mascherine, igienizzazione, ecc. Tutte le educatrici hanno evidenziato il timore che i periodi di isolamento forzato abbiano rappresentato un peso significativo sul processo di maturazione dei ragazzi sia dal punto di vista religioso che dell'aggregazione.
In modi più o meno diversi ogni educatore ha segnalato come punti di forza delle attività svolte i buoni risultati ottenuti dal punto di vista del coinvolgimento, della partecipazione, dell'entusiasmo e della soddisfazione dei ragazzi. Le educatrici di un gruppo hanno in particolare segnalato lo sforzo e l'impegno profuso nel cercare di organizzare incontri "dinamici", il meno scolastici possibile, il più possibile incentrati su rapporti di amicizia nel rispetto dei rispettivi ruoli e con la presenza di attività coinvolgenti con un limitato spazio alle lezioni "dirette". E' importante anche la complicità tra gli educatori quando sono più di uno per classe. Anche un'altra educatrice ha evidenziato l'importanza di non considerare gli incontri di formazione cristiana alla stregua di lezioni di scuola e ha sottolineato che durante gli incontri cerca sempre di correggere i ragazzi quando tentano di chiamarla "maestra".
Tutte le educatrici hanno evidenziato che le principali problematiche riscontrate riguardano la generale assenza e latitanza delle famiglie e la mancanza di continuità catechismo/famiglia per la maggior parte dei ragazzi. Spesso con le famiglie si è riscontrata difficoltà di coinvolgimento e comunicazione a causa di un disinteresse generale e del concepire l'educazione cristiana solo come obbligo. Meno le famiglie vengono disturbate e meglio è. Nel caso del gruppo post cresima è segnalata anche la problematica della notevole differenza di età tra educatrici e ragazzi che può comportare difficoltà comunicative legate al bagaglio di esperienze e di interessi personali immancabilmente diverso.
I principali consigli raccolti per la buona riuscita delle attività riguardano tutti la necessità di coinvolgere maggiormente le famiglie nei percorsi di iniziazione cristiana. Per quanto riguarda il post cresima inoltre sarebbe auspicabile l'affiancamento delle attuali educatrici con altre figure più giovani e più vicine ai ragazzi che siano capaci di parlarne la stessa "lingua".
Le motivazioni che hanno portato gli attuali educatori di Solarolo a svolgere questo servizio sono diverse per ognuno e peculiari del personale percorso di maturazione cristiana. Qualcuno ha cominciato a svolgere il servizio come atto di ringraziamento al Signore per la ritrovata serenità dopo un periodo di crisi religiosa legata a lutti in famiglia. Qualcun altro spinta dallo spirito di servizio a sostegno della propria comunità in un periodo della propria vita in cui auspicava che i figli preadolescenti frequentassero la parrocchia. Infine altri ancora spinti da intenti altruistici di porre il proprio poco tempo libero al servizio della comunità venendo nel contempo arricchiti come conoscenza e esperienza di Gesù.
Nei ragazzi in generale si riscontra poca preparazione religiosa, variabile in funzione della spiritualità cristiana che i ragazzi vivono e respirano nelle famiglie. I pochi ragazzi che provengono da famiglie che frequentano la messa domenicale in genere risultano più preparati degli altri. Risulta comunque necessario che gli educatori si impegnino al massimo a fornire una preparazione cristiana ai ragazzi in quanto è sempre più difficile che essa provenga dalle famiglie.
L'interesse e la curiosità che i ragazzi esprimono verso le tematiche religiose è in generale scarso anche se in qualcuno è più presente che in altri. E' necessario provocare, trascinare, avvicinare con espedienti i ragazzi alle tematiche religiose.
Anche riguardo ai momenti ricreativi e di aggregazione sociale sembra che i ragazzi degli ultimi anni non mostrino un particolare interesse al contrario dei ragazzi degli anni precedenti che davano l'impressione di essere maggiormente coinvolti. Si segnala anche la difficoltà tipica del paese di Solarolo a creare socialità tra i propri ragazzi perché da svariati anni i ragazzi solarolesi delle stesse età frequentano le scuole in 2-3 paesi diversi (Goito, Ceresara e Rodigo) sviluppando le proprie amicizie maggiormente in questi paesi rispetto che tra i propri coetanei di Solarolo. Questo si rispecchia anche sulle rare occasioni di incontri comunitari di unità pastorale dove i ragazzi solarolesi che frequentano scuole diverse da Goito rimangono esclusi e non si amalgamano con i loro coetanei.
Infine viene segnalata la difficoltà di trovare nuovi educatori, in particolare di età inferiore ai 40 anni, per il necessario ricambio generazionale delle attuali educatrici che in alcuni casi svolgono il servizio da 25 anni.
Anche se vengono considerate importanti le iniziative di coinvolgimento dei genitori nelle prime classi di iniziazione cristiana, si ritiene comunque più importante che i ragazzi possano ritrovarsi in gruppo per favorire un confronto tra loro e per evitare differenze legate alla diversità di ogni famiglia.
Il confronto con le catechiste che si impegnano nel PERCORSO DI INIZIAZIONE CRISTIANA ha visto
la partecipazione di quasi tutte le catechiste ed è stato proficuo e ricco di spunti.
Catechesi: contenuto e stileGli incontri hanno cadenza settimanale e sono frequentati con costanza da tutti i bambini.
Le catechiste, quasi tutte madri di un bambino/bambina della classe, sono affiancate da Suor Atanasia sia per la programmazione che per lo svolgimento delle attività.
Pur mantenendo una certa fedeltà ai contenuti definiti insieme negli incontri di UP, le catechiste hanno dato maggior peso alla modalità con cui viene proposta l'attività di catechesi. In particolare l'argomento da affrontare viene spesso introdotto dalla lettura di un brano del Vangelo e calato nell'esperienza quotidiana dei bambini; sono poi gli interventi e le domande che nascono spontaneamente dai bambini a guidare la catechista nell'approfondimento di certi aspetti piuttosto che altri. L'attività si completa infine anche attraverso la realizzazione di cartelloni, attività grafiche pittoriche di riepilogo e giochi.
Per il gruppo di seconda media (questo gruppo avrebbe dovuto ricevere il Sacramento della Cresima che è stato posticipato) viene sottolineata l'esigenza di discostarsi da una certa rigidità del programma proposto, per adottare uno stile di confronto aperto alle domande e alle richieste di approfondimento dei ragazzi. In questa classe è emersa in maniera evidente l'esigenza di poter essere ascoltati e vivere lo spazio della catechesi come un momento importante di confronto tra coetanei su temi e valori morali e di fede; in questo contesto il compito della catechista diventa quello di guidare la conversazione e di fare una sintesi dei contenuti significativi.
Emerge in modo chiaro dalle catechiste che la progettazione dell'attività perché sia efficace deve avere un notevole grado di flessibilità poiché spesso saper accogliere e guidare le proposte e gli spunti che vengono dai bambini stessi arricchisce e riempie di significato la proposta catechistica.
Ruolo dei religiosiA più riprese durante questo confronto tutte le catechiste hanno definito significativa e indispensabile la presenza di Suor Atanasia in tutti i gruppi, poiché riveste un ruolo di mediatrice tra le indicazioni dell'unità pastorale e la realtà concreta in cui calarle al momento della programmazione delle attività. In secondo luogo le catechiste hanno sottolineato che la sua presenza, è considerata un supporto prezioso e una testimonianza gioiosa e affettuosa per i bambini.
Don Alessandro, sacerdote referente nella nostra Parrocchia, è visto dalle catechiste come un valido punto di riferimento e di confronto. Inoltre la sua presenza anche solo di pochi minuti all'inizio o al termine delle attività assume un significato importante per i bambini e per le famiglie.
Rapporti con le famiglieLe famiglie si pongono in una posizione di completa fiducia nei confronti delle catechiste, rispondono con sollecitudine ad eventuali richieste, in base ovviamente alla disponibilità di tempo.
Le catechiste sottolineano l'importanza e l'efficacia degli incontri di catechesi per le famiglie che venivano proposti prima della pandemia e si augurano che possano proseguire appena sarà possibile sempre secondo l'organizzazione di incontri di catechesi per gli adulti con il sacerdote e per i bambini con le animatrici.
Spunti per migliorare• Ripensare alle modalità di programmazione della catechesi a livello di Unità Pastorale che deve essere vista più come un confronto su linee guida da adottare che non su un programma di attività dettagliate. Questo permetterebbe di lasciare più ampio respiro all'interno delle singole parrocchie per adeguare gli spunti di catechesi alla specifica realtà di ogni parrocchia.
• Mettere maggiormente al centro della catechesi il Libro della Bibbia per mostrare ai bambini che l'annuncio viene dalla Parola di Dio
• Formazione specifica per le catechiste mirata soprattutto alla gestione delle dinamiche relazionali e comunicative tra i bambini.
• Esigenza sentita per tutti i gruppi di bambini e bambine di introdurre esperienze di servizio nella comunità (poveri, anziani, attenzione per l'ambiente) visto come esperienza concreta di ciò che viene annunciato.
• Ripensare alla modalità di scelta delle catechiste per le nuove classi : non sempre la scelta di un genitore è la scelta migliore; la presenza della madre nella stessa classe del figlio può avere effetti negativi, meglio sarebbe scambiare i genitori all'interno delle classi; vanno confermate e incoraggiate le persone che hanno vissuto positivamente un primo ciclo e conservano il desiderio e l'entusiasmo di proseguire.
Oltre alla catechesi di iniziazione cristiana a Cerlongo sono presenti anche GRUPPI DI ADOLESCENTI che proseguono la loro esperienza di ritrovo e confronto in parrocchia. Si tratta di due gruppi distinti uno di terza media e l'altro di prima e seconda superiore accompagnati rispettivamente dalle catechiste "storiche" del gruppo e supportati da giovani animatori.
I gruppi si trovano ogni settimana rispettivamente nel pomeriggio del giovedì e della domenica per circa un'ora.
Catechesi: contenuto e stileSi programma ogni mese e mezzo la proposta di macrotematiche da svolgere e sviscerare nel corso degli incontri con i ragazzi.
I temi affrontati in questo anno sono stati ad esempio il rapporto tra scienza e fede, la comunicazione e la relazione, l'accoglienza della diversità, l' impatto della pandemia nella vita dei ragazzi.
La modalità di svolgimento degli incontri abbastanza simile in entrambe i gruppi si svolge secondo una scaletta che vede un momento iniziale di preghiera e raccoglimento in cappella in cui spesso si legge un brano del Vangelo. Viene poi presentato l'argomento dell'incontro spesso accompagnato da testimonianze significative (si invitano persone o si guardano video riguardo a figure che offrono con la loro esperienza di vita un segno tangibile di fede e di carità. Attraverso opportune domande si procede al confronto spontaneo tra i ragazzi. L'incontro si conclude sempre con un momento di gioco o di convivialità.
Viene poi sottolineata come estremamente positiva l'esperienza per entrambi i gruppi della raccolta viveri effettuata in collaborazione con la Caritas parrocchiale: tale iniziativa ha visto una buona partecipazione dei ragazzi che si sono impegnati con serietà e dedizione a questo compito in un clima estremamente gioioso.
Sempre come spunto per spronare i ragazzi a mettersi in gioco ed offrire qualcosa di sé alla propria comunità il gruppo di terza media sta preparando una rappresentazione in chiave moderna della parabola del Buon Samaritano.
Ruolo degli educatoriLe catechiste sottolineano che la buona riuscita degli incontri e la costanza nella partecipazione dei ragazzi è dovuta anche al diverso ruolo che le figure adulte hanno assunto in questi gruppi.
La catechista che li conosce sin dai primi anni di catechismo propone i temi e tiene le redini del gruppo tuttavia il ruolo dei giovani animatori è fondamentale per dare un'atmosfera gioiosa e giocosa in alcuni momenti dell'incontro, nel corso del tempo inoltre si sono posti con autorevolezza di fronte al gruppo al punto da riuscire ad esserne veri e propri leader.
La presenza del sacerdote per entrambi i gruppi è stata definita dalle catechiste:" insostituibile ed essenziale" poiché per questa fascia d'età la presenza concreta di un sacerdote diventa un riferimento importante sia dal punto di vista umano e che di fede.
Spunti per migliorare• Dall'esperienza concreta di una certa difficoltà nella gestione dell'esuberanza dei ragazzi, particolarmente i maschi, emerge che il ruolo dell'animatore è indispensabile nel guidare il gruppo verso atteggiamenti di partecipazione e confronto costruttivi, ma anche per dare alle attività uno stile più accattivante. Le catechiste sottolineano perciò che la presenza di giovani animatori nei gruppi di adolescenti ha un valore importante da tener presente anche per la formazione di gruppi futuri.
• Si ritiene opportuno stendere con catechisti e animatori dell'U.P. delle linee guida per la programmazione annuale della catechesi degli adolescenti ma si auspica che tale incontro parta da una concreta condivisione tra tutte le realtà parrocchiali. E' inoltre emersa come funzionale ed efficace la possibilità di un confronto mensile con il sacerdote referente della parrocchia per calare nella realtà concreta dei gruppi le proposte e le modalità di attuazione.
• La proposta di incontri online, ristretta esclusivamente ai momenti in cui non era consentito trovarsi in presenza, non è stata accolta favorevolmente dai gruppi a dimostrazione che il punto di forza di questi incontri è anche offrire ai ragazzi di questa fascia d'eta lo spazio di incontrarsi e confrontarsi in presenza attraverso anche momenti di gioco e convivialità.
• L'esperienza di servizio nella comunità va secondo le catechiste arricchita ed integrata con altre proposte non occasionali poiché è emerso nei gruppi entusiasmo e grande impegno e serietà di fronte alla possibilità di realizzare nel concreto qualcosa per la comunità in cui i ragazzi vivono.
Cerlongo, 27 marzo 2021 Emanuela R.Berta
30 marzo 2021
Oggetto: attività di catechesi per bambini e ragazzi.Parrocchia: Goito
III° Elementare – II° Media* I bambini di II° Elementare non sono stati coinvolti nelle attività di catechesi a causa
dell'emergenza covid-19.
1. Qual è il contenuto della catechesi/animazione? Da dove nasce la scelta dei temi da affrontare
con i ragazzi?
I contenuti sono molteplici: i bambini/ragazzi vengono guidati a conoscere Gesù, ad accogliere il Suo messaggio e a viverlo per arrivare a Dio Padre; è un'occasione per analizzare, approfondire e rinnovare la spiegazione del Vangelo, annunciare il grande amore di Dio per l'uomo, la crocifissione, morte e resurrezione di Gesù. Gli incontri hanno anche il compito di insegnare ai bambini come pregare e di farli sentire parte della Comunità. La catechesi rappresenta il cammino di formazione cristiana; centrale è anche la preparazione ai Sacramenti.
I temi vengono proposti da Suor Annamaria e si aderisce alle proposte della diocesi o della parrocchia nei vari tempi liturgici.
2. Come sono le modalità in cui avviene il catechismo/attività? Come e in quali modalità viene
affrontato un tema con i ragazzi?
Le attività di catechesi vengono organizzate partendo dagli spunti e dalle iniziative proposte dalla diocesi, dalla parrocchia e da Suor Annamaria.
Centrale è l'esempio delle catechiste: è importante avere fede per potersi porre come testimoni e discepoli davanti ai più piccoli. La Parola di Dio viene utilizzata in modo costante e a questa vengono aggiunti testimonianze di vita vera e giochi; si cerca di trasmettere l'importanza dei Sacramenti, della preghiera e della partecipazione alla Messa, così come di creare un gruppo in cui ognuno possa sentirsi importante ed accolto e in cui la curiosità e l'esuberanza dei ragazzi possano trovare spazio per esprimere idee e stati d'animo. I bambini apprezzano particolarmente l'uso delle Parabole (lì riescono a trovare aspetti e particolari capaci di stupire) e le attività pratiche (lavoretti, uso di cartelloni,...). Riportando le esatte parole di una catechista "i ragazzi hanno tanto bisogno di essere ascoltati, capiti e soprattutto amati", questo è l'obiettivo di ogni attività.
Le attività sono state svolte inizialmente presso l'oratorio, poi durante i periodi di lockdown attraverso piattaforme online; quando è stato possibile gli incontri si sono svolti in chiesa e ciò è piaciuto molto ai ragazzi.
3. Quali sono i punti di forza ed eventuali problemi riscontrati durante il
catechismo/animazione?
Il fatto di avere gruppi di piccole dimensioni è positivo e aiuta a creare un rapporto più stretto con le catechiste.
Molte sono state le esperienze significative con i vari gruppi, tra queste: la creazione della Via Crucis tramite disegno e riflessione, lo studio dell'icona della Madonna del Segno, le testimonianze di persone disposte a raccontarsi, il Battesimo di uno dei ragazzi. Sarebbe bello poter organizzare anche dei ritiri e avere testimonianze da realtà esterne all'Unità Pastorale.
Il problema principale resta riuscire a coinvolgere i ragazzi e avere la loro partecipazione alla S.Messa: forse si sentono solo spettatori e servirebbe una "Messa a prova di bambino" in cui possano sentirsi coinvolti anche nella comprensione delle Letture e del Vangelo (il linguaggio degli adulti non è facile per loro).
Il programma spesso è troppo ricco e sarebbe meglio sviluppare gli argomenti con più calma lasciando le catechiste libere di usare tempi adatti ai ragazzi, al loro interesse per l'argomento e alla loro risposta. Gli incontri di catechismo possono essere improntati in vario modo, ma richiedono comunque una situazione diretta di dialogo e di confronto, aspetto che in questi anni è venuto meno nella maggior parte delle occasioni.
I genitori sono poco presenti e dovrebbero capire che a loro volta devono essere esempio per i ragazzi; il loro coinvolgimento (anche solo scambiando due parole con le catechiste dopo gli incontri) potrebbe, però, diventare un punto di forza.
I sacerdoti partecipano raramente e solo durante i tempi forti (confessioni, Comunione, Cresima) e non hanno un dialogo con i ragazzi; potrebbero passare almeno una volta al mese per conoscerli meglio.
Le modalità a distanza dovute alla pandemia hanno reso le attività molto complicate e ridotto le relazioni.
III° Media – Universitari1. Qual è il contenuto della catechesi/animazione? Da dove nasce la scelta dei temi da affrontare
con i ragazzi?
Il tema del contenuto della catechesi viene discusso prima dell'inizio dell'anno catechistico/scolastico analizzando soprattutto i temi che hanno riscosso particolare interesse durante il campo estivo oppure durante l'anno precedente. Si cerca di trattare argomenti adatti all'età dei ragazzi partendo da riferimenti di testi dedicati e dal confronto con i sacerdoti. Un altro punto di partenza sperimentato consiste nel riflettere sui temi che gli animatori ritenevano importanti e interessanti quando avevano l'età dei ragazzi per poi riproporli al gruppo in chiave più moderna. Infine si cerca di integrare i temi con la dottrina cristiana, basandosi su testimonianze di fede.
Al momento il gruppo di III° Media sta affrontando i temi della ragione e dei sentimenti, dell'identità e conoscenza di sé secondo vari aspetti (attraverso lo sguardo degli altri, attraverso lo sguardo amorevole del Padre, attraverso lo sguardo delle persone che ci circondano) con l'obiettivo di aiutare i ragazzi a rendersi conto delle proprie caratteristiche, peculiarità e punti di forza.
Per le Superiori è stato sviluppato un percorso all'inizio dell'anno che partendo dal tema delle emozioni (in contrapposizione con quello della tecnologia che ci allontana sempre di più gli uni dagli altri) e delle paure avrebbe dovuto portare il gruppo ad affrontare l'argomento della percezione e accettazione di sé. Purtroppo le modalità a distanza hanno reso le attività molto difficili e per tale motivo gli animatori hanno deciso di sospendere il percorso. Gli incontri online vengono comunque portati avanti con temi diversi ogni volta. Quando è stato possibile incontrarsi in presenza si è preferito organizzare degli incontri più tranquilli con la modalità cena in compagnia e gioco (tutto rispettando le misure previste per prevenire il contagio).
Il gruppo dei giovani universitari, infine, sta riflettendo su come la fede cristiana possa essere portata e applicata nel mondo che ci circonda. L'intento è quello di fare una riflessione sull'atteggiamento cattolico verso chi e cosa ci sta intorno, nei vari ambiti e spazi che fanno parte della quotidianità (lavoro, studio, episodi di violenza di cui si sente spesso parlare, ambiente), prendendo come guide alcune figure di Santi che si sono contraddistinti per la loro scelta.
2. Come sono le modalità in cui avviene il catechismo/attività? Come e in quali modalità viene
affrontato un tema con i ragazzi?
Il primo obiettivo che gli animatori si prefiggono è creare un gruppo saldo e coeso, cercando sempre di trovare modalità nuove per coinvolgere maggiormente i ragazzi.
Lo sviluppo di ciascuna attività parte dall'analisi di testi forniti da Don Jonathan, poi arricchiti dalle esperienze personali degli animatori. Le attività di discussione vengono integrate con filmati, canzoni o testimonianze per invogliare i ragazzi a riflettere sui temi proposti; ultimamente si è cercato di iniziare le attività con un gioco, spunto e partenza per arrivare al cuore centrale dell'incontro: il gioco mette tutti sullo stesso piano e coinvolge la maggior parte dei ragazzi in modo tale da rompere il ghiaccio in vista dell'attività successiva e avere tentativi di dialogo più promettenti. Ogni incontro si apre con un riassunto dei temi toccati nell'incontro precedente e si conclude con la preghiera.
Il gruppo delle Superiori è eterogeneo per età e per cercare di lasciare spazio a tutti nel caso di attività che richiedono una discussione/confronto i più piccoli (I° Superiore) vengono divisi dai più grandi.
Nei mesi di pandemia gli incontri sono stati proposti tramite piattaforma digitale e videochiamate, ma tali modalità si sono rivelate un fallimento: i ragazzi devono utilizzare questi strumenti già durante i giorni di scuola e insistere ulteriormente con queste modalità non contribuisce a creare relazioni vere.
Gli incontri del gruppo degli universitari prevedono momenti di condivisione, in modo particolare della cena, e un'attività scelta e preparata insieme a due ragazzi del gruppo, in modo tale da coinvolgere e capire quale sono i temi più importanti da trattare con loro.
3. Quali sono i punti di forza ed eventuali problemi riscontrati durante il catechismo/animazione?
L'esperienza degli animatori e la coesione di tutto il gruppo sono sicuramente punti di forza, anche se per quanto riguarda le Superiori bisogna riconoscere che sono mancate le occasioni per permettere ai ragazzi più giovani di avvicinarsi a quelli più grandi e permane una spaccatura tra le fasce d'età. E' importante, però, notare che i più piccoli sono molto presenti e che i più grandi (in numero minore) si sforzano per cercare di coinvolgere l'intero gruppo in modo divertente. Il numero elevato e inaspettato di ragazzi ad alcuni incontri ha reso difficile anche la gestione degli incontri stessi.
Se i ragazzi si sentono coinvolti partecipano in modo attivo e riescono a riflettere in modo adeguato sull'attività proposta; da parte loro non c'è mai una resistenza a priori. Resta comunque molto complicato sia riuscire a trovare sempre idee innovative e accattivanti che possano interessare i ragazzi, sia avere una loro partecipazione costante. L'età è difficile e i genitori sono poco collaborativi, in particolare non valorizzano il percorso della scoperta della fede o comunque danno poca importanza all'attività di gruppo a questa età. Per alcuni animatori la scarsa partecipazione dei ragazzi è legata ad una più generale crisi della famiglia: i genitori non intervengono per sostenere e indirizzare i figli, ma lasciano a loro totale libertà di scelta. Questo è reso ancora più complicato dalla pandemia.
Molto importanti sono anche le attività estive perché i ragazzi hanno più tempo da trascorrere fra di loro e con i loro animatori e di conseguenza sono più invogliati a mettersi in gioco.
E' invece critico il passaggio da un gruppo all'altro (inteso per fasce d'età) e questo aspetto andrebbe curato maggiormente: nel passaggio dal catechismo al gruppo adolescenti oppure dal gruppo adolescenti alle attività per le Superiori si rischia di perdere partecipanti solamente a causa del mancato scambio di informazioni tra gli animatori dell'anno precedente e quelli dell'anno successivo.
Durante l'ultimo incontro abbiamo analizzato in dettaglio le domande guida per un inizio di riflessione. Presentiamo ora una sintesi di tutto quanto emerso trattando le attività essenziali necessarie per la nostra unità pastorale e una soluzione al possibile problema futuro dell'insufficienza numerica dei sacerdoti per svolgere nella loro totalità le loro mansioni.
Abbiamo delineato per quanto riguarda il ruolo dei sacerdoti una DUPLICE INDISPENSABILE PRESENZA: la prima riguarda tutte quelle attività che contraddistingue il MINISTERO LITURGICO. In primo luogo la celebrazione della messa, la quale dovrebbe ampliare sempre più il suo raggio d'azione; ciò sarà possibile se verrà estesa alle periferie della nostra unità pastorale, sia geografiche che digitali. In secondo luogo, il vostro ministero tra noi laici è figura di riferimento per i laici stessi.
Ecco le principali attività: ascolto, catechesi (in modo particolare dei genitori) e modelli di fede e maestri di vita per tutte le età e in tutte le attività della parrocchia. In previsione di una possibile carenza di sacerdoti, ci sentiamo prima di tutto di riporre questa drammatica eventuale mancanza nelle mani del Signore, anche tramite momenti di preghiera dedicati. Nella nostra inutilità, ci sentiamo per adesso di formare i laici per poter poi, in un momento futuro se si presenterà questa eventualità, di contare su persone che possano sostituirvi nei compiti che non competono esclusivamente al vostro ruolo.
Trattiamo nel dettaglio i punti principali di quanto riassunto. Pensiamo che le messe, le cerimonie e manifestazioni principali siano da allargare ai confini della nostra unità pastorale. In secondo luogo, l'accoglienza dei bambini dei giovani e adolescenti, in modo particolare nel periodo estivo, sia un concetto imprescindibile. La figura del sacerdote in questo compito può aiutare ragazzi e animatori ad impostare la riflessione e a dare l'esempio di fede. In aggiunta, il centro liturgico dovrà essere ben organizzato: bisognerebbe che un sacerdote sia sempre presente a dirigere spiritualmente i laici, in vista anche di un maggiore impegno di questi ultimi nella vita attiva della parrocchia.
Per far ciò sarà necessario un'attività di formazione che possa avere come obiettivo l'interiorizzazione dei capisaldi diocesani. In aggiunta, c'è il pericolo di una genericità d'affermazione. Essa consiste nel rischio di concetti astratti che poi non si traducono in qualcosa di più concreto. Una seconda difficoltà è la mancanza di una visione d'insieme dei laici.
Per far ciò bisogna rompere gli schemi precostituiti per la maggiore coinvolgimento di tutti. E' altresì indispensabile un collegamento attivo con le altre parrocchie ed enti esterni (come centro anziani o RSA) con fatti concreti. Oppure strutture già presenti sul territori come la "Casa della Rosa".
Inoltre bisognerebbe puntare sulla valorizzazione delle famiglie, nuclei essenziali della comunità. E' imprescindibile saper essere punto di riferimento sulle tematiche attuali della società, altrimenti i primi ai quali andrebbe a discapito sarebbero i giovani. Per incentivare la partecipazione dovrebbero essere fatte attività, ad esempio, per i giovani crediti formativi scolastici. In più, il creato è un tema che oltre ad essere già stato trattato dal papa, è un argomento che coinvolge tutti noi nel futuro.
Nel susseguirsi dei parroci non c'è mai stata continuità. Nell'ultimo periodo si sente poco l'azione pastorale soprattutto in linea coi problemi dati dal Covid.
VERBALE RIUNIONE SOLAROLO 6 gennaio '21
Punti emersi durante l'incontro:
1. Si rileva l'esigenza di rinnovare alcune attività pastorali che in questi ultimi anni hanno evidenziato diverse criticità: Catechismo, Coro, Gruppo ministranti, Gruppo Giovani. Quest'ultimo è praticamente assente ormai da diverso tempo, gli altri registrano una buona partecipazione, ma sarebbe opportuno istituzionalizzare le attività che rischiano di procedere grazie alla buona volontà di chi si mette in gioco, con il rischio di esaurirsi come è accaduto per il Gruppo Giovani.
2. Emerge il desiderio di un maggiore coinvolgimento della comunità nelle scelte liturgiche e pastorali, anche mediante una relazione più diretta e capillare fra sacerdoti e famiglie, che potrebbe far scaturire direttamente bisogni e potenzialità nell'ottica della condivisione.
3. L'ipotesi, assai probabile, di una ulteriore riduzione dei preti nell'Unità Pastorale e il calo demografico della nostra comunità ci inducono a chiedere, per il futuro (remoto!), solamente la celebrazione eucaristica festiva. Tuttavia rimane forte il desiderio di un rapporto personale fra sacerdote e famiglie; una conoscenza reciproca più ampia dell'attuale che perlopiù si limita alle persone che svolgono qualche servizio in parrocchia.
Oltre a questi punti condivisi dalla riunione sono scaturiti alcuni spunti che potrebbero costituire uno stimolo di riflessione:
• Opportunità di collegarsi a gruppi diocesani (ad esempio Azione cattolica o altri) per la realizzazione di alcune esperienze forti: campo estivo, ritiro spirituale,...
• Necessità di spostarsi a Goito per alcune attività e nello stesso tempo difficoltà logistiche oltre a resistenze psicologiche (campanilismo...)
• Più occasioni di preghiera comunitaria che ha valore e forza indipendentemente dalla partecipazione numerica.
Alberto, Arianna, Vittorio.
1)Considerando nel concreto la storia e il presente della tua comunità parrocchiale, cosa in essa ritieni essenziale e quali scelte pastorali potrebbero essere fatte per promuovere l'annuncio del Vangelo e la vita della comunità?
- La parrocchia di Vasto da oltre 30 anni non è più guidata da un parroco residente, i parroci che successivamente sono stati incaricati di amministrare la parrocchia hanno accompagnato la comunità ad organizzare le varie attività parrocchiali sollecitando e favorendo l'impegno concreto dei fedeli nella gestione pastorale e amministrativa della parrocchia.
L'appartenere a un ambito sovra parrocchiale ha certamente contribuito a valorizzare l'importanza delle attività organizzate in comunione con le altre comunità che costituiscono la U.P.
Riteniamo che siano importanti gli incontri di catechesi con gli adulti per approfondire anche la conoscenza dei documenti che la chiesa, tramite il Papa e i Vescovi, propone all'attenzione dei fedeli.
Conoscere il messaggio e lo spirito dei sopra citati documenti può sicuramente contribuire a formare fedeli in grado di rapportarsi meglio e attivamente con le realtà sociali, in continua evoluzione, nelle quali ogni cittadino è inserito
2) Ipotizzando nei prossimi anni una riduzione dei preti nell'Unità Pastorale, cosa ritieni giusto, opportuno e ragionevole chiedere al loro ministero per il bene dell'Unità Pastorale?
- Delegare quanto più possibile le attività che possono essere svolte da altre figure impegnate nell'attività della U.P., e tenere presente, come momento di partecipazione comunitaria, l'importanza della celebrazione della S. Messa nei giorni festivi in tutte le parrocchie.
RIFLESSIONE DEI MEMBRI DEL CONSIGLIO DI UNITA' PASTORALE DI CERLONGORIFLESSIONE DEI MEMBRI DEL CONSIGLIO DI UNITA' PASTORALE DI CERLONGO
Questa riflessione nasce oltre che da un confronto tra noi membri del CUP anche e soprattutto dall'ascolto di aspettative, desideri, emozioni e pensieri dei membri della parrocchia che in questa fase particolare della nostra vita comunitaria si è riscoperta sensibile e attratta dal messaggio del Vangelo.
Riteniamo che un'analisi della storia pastorale della nostra comunità sia necessaria per comprendere meglio la situazione attuale e per fare le scelte pastorali che riguarderanno il nostro futuro.
La storia della parrocchia di Cerlongo è caratterizzata da un periodo in cui vi era un parroco residente che ben conosceva la realtà di questa vivace comunità e che indirizzava le scelte dei diversi gruppi laici nella vita della parrocchia.
Con l'istituzione dell'Unità Pastorale, "subita" ma non compresa fino in fondo dai fedeli sono emerse delle criticità che perdurano sino ad oggi.
• L'avvicendarsi dei sacerdoti nel corso degli ultimi dieci anni ha creato disorientamento nella comunità che ha visto i gruppi che animavano i diversi ambiti della vita parrocchiale impegnarsi a prestare il proprio servizio cercando di modulare l' attività nella costante ricerca di un equilibrio tra l'indirizzo del nuovo sacerdote e l'esigenza reale della parrocchia. Le iniziative e le proposte di questi anni, appaiono ad una riflessione posteriore come tanti tentativi isolati e frammentati, lasciati alla buona volontà delle persone attive, di mantenere vive le proposte pastorali ma purtroppo privi di un orientamento chiaro e definito e caratterizzato dalla totale assenza di un momento di analisi organica.
• Questo forte disorientamento ha fatto emergere nella realtà concreta due punti deboli: da una parte un irrigidimento dei gruppi nel tentativo di preservare il lavoro fatto, con la conseguenza di isolarsi e non rendersi più aperti e accessibili alla comunità e dall'altra in un progressivo scoraggiamento e demotivazione per cui alcune proposte vive in quegli anni si sono raffreddate e hanno perso di vivacità.
• Chi ha guidato in questi anni l'Unità Pastorale ha attivato tutte le modalità necessarie per creare un dialogo e uno scambio continuo tra le varie parrocchie, tuttavia nella nostra comunità è stata avvertita con sofferenza la centralità della Parrocchia di Goito come luogo primario sia nella presa delle decisioni sia nell'offerta delle proposte pastorali. Tale disagio si è manifestatone l concreto in una partecipazione debole e discontinua alle diverse iniziative proposte presso la sede della parrocchia di Goito.
Ci siamo resi conto di queste criticità proprio nel momento in cui, negli ultimi tempi, abbiamo avuto a Cerlongo la presenza stabile di un sacerdote a cui ci siamo sforzati di far comprendere la nostra identità e questo ci ha messi nelle condizioni di riflettere su noi stessi riscoprendo le nostre peculiarità e i nostri limiti.
In questi ultimi tempi, nonostante le difficoltà legate alla pandemia, è visibile una rinascita dell'interesse da parte della comunità alle proposte pastorali suggerite dal sacerdote referente e accolte con entusiasmo dai laici attivi in parrocchia. La presenza di un sacerdote referente nella nostra comunità che vive la sua quotidianità in mezzo alla gente e che si prende cura delle relazioni accogliendo lui per primo la comunità, permette anche alle persone più stanche e più lontane un movimento di attrazione verso l'annuncio del Vangelo e la spinta a tradurlo con audacia e creatività in azioni concrete.
Per questo siamo convinti che per mettere in moto le forze e le energie assopite e rivitalizzare la vita della nostra comunità sia indispensabile una figura che garantisca continuità negli indirizzi e nelle scelte dei mezzi già messi in campo per raggiungere gli obiettivi condivisi.
Siamo finalmente fiduciosi che il parroco di questa U P possa a seguito di questa riflessione tener conto degli aspetti identitari fondanti della nostra comunità e farsene garante nel futuro.
In una riflessione sul futuro della nostra UP siamo ben coscienti che noi laici saremo chiamati operativamente ad aprirci maggiormente al servizio nei diversi aspetti della vita comunitaria.
In particolare da un'analisi della realtà concreta della nostra vita parrocchiale abbiamo individuato dei punti nodali che coinvolgono direttamente noi laici:
Formazione di un'èquipe di persone che sia referente dell'attività dei vari gruppi di laici e che si relazioni con il parroco dell'U.P.
Ripensare a una catechesi che coinvolga tutte le fasce di età dai bambini agli anziani secondo modalità e metodi creativi e coraggiosi.
Acquisire maggiore consapevolezza e spazio attivo nella liturgia.
Individuare e potenziare modalità per coinvolgere le giovani famiglie e i ragazzi nell'attività di servizio alla comunità.
Proporre un'azione di accoglienza delle famiglie extracomunitarie che fanno parte integrante della nostra realtà.
Far rifiorire un'attenzione verso le povertà che ci riguardano ormai da vicino ma che spesso si nascondono e che necessitano di uno sforzo maggiore per essere individuate.
Noi siamo convinti che tutto questo sia realizzabile per noi oggi e proseguito con continuità nel futuro anche grazie alla testimonianza autentica di un sacerdote referente che nei limiti di tempo e di spazio che in futuro potranno presentarsi, possa comunque garantire la sua missione di pastore e guida per noi laici attivi e per tutti i membri della comunità.
Ripercorrendo alcuni passi di Evangelii Gaudium siamo confortati da questo brano che ci ha colpiti: "(La parrocchia)Sebbene non sia l'unica istituzione evangelizzatrice se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere -la chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie- questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi."
Cerlongo, dicembre 2020
I membri del Consiglio di Unità Pastorale della Parrocchia di Cerlongo
Annamaria Maddalena, Luciano Cerini, Emanuela R. Berta
Introduzione di don MarcoDiverse volte ci siamo ritrovati a parlare insieme di queste dimensioni offerte dalla segreteria pastorale per preparare l'incontro di questa sera. In vista della costituzione del Consiglio Pastorale di Unità abbiamo avuto diverse opportunità per riflettere e confrontarci.
Il Consiglio è stato costituito fondandolo su Gesù Cristo che è al centro attraverso la preghiera personale e comunitaria. Abbiamo intrapreso un lavoro fatto insieme e nel primo periodo abbiamo scelto di riflettere sulla catechesi-annuncio dl vangelo attraverso un rilievo di situazione e successivamente ci confronteremo con proposta di Papa Francesco del 30 gennaio 2021 e col progetto catechistico diocesano. Tutto il consiglio lavorerà ed approfondirà questo tema. Oggi è cruciale l'annuncio del vangelo che si deve realizzare non solo in chiesa o nelle realtà ad essa collegate, ma è necessario che risuoni in tutte le realtà di vita. Le nostre celebrazioni liturgiche sono fatte bene e aiutano a pregare e ad incontrare Cristo Signore. Punti deboli sono la formazione degli adulti e la loro presenza nel sociale, tranne il servizio prezioso che opera la Caritas in collaborazione con le istituzioni pubbliche. In prospettiva è urgente la costituzione e la formazione di gruppi ministeriali a sostegno e come riferimento delle diverse parrocchie dell'Unità Pastorale.
Due componenti del Consiglio hanno letto la sintesi del dibattito che aveva preparato l'incontro.
Sogniamo la "nostra" Chiesa
Chiesa di domani, Chiesa da generare
Sintesi del lavoro preparatorio del CPPU
Le schede inviate dal Centro Pastorale in preparazione della visita pastorale del Vescovo alla nostra Unità Pastorale, condiviso con il CPPU, pone una serie di interrogativi e ci chiama a riflettere su alcuni aspetti della vita cristiana, in particolare sulla visione di Chiesa che potrebbe riguardare le nostre comunità.
È un messaggio forte quello proposto, che ci invita a trasformare ogni momento della nostra giornata in un servizio reso alla Chiesa. Nonostante qualcuno di noi abbia trovato l'espressione "sperimentazioni coraggiose" inquietante, siamo consapevoli che dobbiamo uscire dagli schemi, affinché tutti i battezzati vengano coinvolti. La Chiesa in uscita deve cogliere la presenza di Dio anche in altre realtà. Per questo non dobbiamo stravolgere l'identità del nostro territorio, ma è utile partire dal nostro passato e attualizzarlo. Fondamentale perciò è il contributo dei laici, spronati a essere testimoni della fede e missionari nei luoghi che abitano ogni giorno e nelle relazioni che vivono.
Siamo consapevoli che tutti i laici, in virtù del fondamento battesimale, e ciascuno secondo la propria vocazione, debbano sentirsi corresponsabili e generativi nella nostra unità pastorale, grazie a una fede rinnovata, coraggiosa e ricca di entusiasmo.
Abbiamo assoluto bisogno di rendere proficuo anche questo periodo di pandemia per camminare insieme, vivendo un autentico protagonismo nel volontariato e non arroccandoci in atteggiamenti di chiusura. Per questo esistono iniziative che vanno verso la direzione della missionarietà in stile familiare cristiano, che faccia della quotidianità, della semplicità e della vicinanza a tutti i propri pilastri.
Le nostre celebrazioni sono belle, appassionate e coinvolgono l'assemblea, ma non per questo dobbiamo accontentarci. È necessario avere davanti a noi delle prospettive e assumere atteggiamenti evangelici che sappiano coltivare con pazienza un atteggiamento ottimista.
Come Tommaso ha riconosciuto Gesù mettendo le mani nel suo costato, noi possiamo riconoscere Gesù nei malati e nei poveri attraverso gesti semplici e umili e testimoniare il nostro coraggio e la nostra creatività anche incontrando i numerosi stranieri della comunità. Finché non saremo in grado di adattarci alle esigenze del territorio, non riusciremo a creare interesse e curiosità in ambienti in cui ancora regna il pregiudizio nei confronti dell'ambiente cattolico.
È altresì importante che i nostri giovani siano sempre più coinvolti attraverso proposte aggregative, di gioco, di riflessione e di incontro affinché abbiano la percezione che l'adulto ha trovato il tempo di esserci per prendersi cura di loro e per loro.
Sogniamo la "nostra" Chiesa
Chiesa di domani, Chiesa da generare.
Sintesi della serata col Vescovo
15 aprile 2021
Il Consiglio Pastorale di Unità si è recentemente incontrato col Vescovo per preparare la futura visita pastorale. Il Vescovo Marco ha condiviso l'interpretazione del dipinto "Il sogno di Giuseppe", opera del Centro Aletti, e ha sottolineato come Dio usi i sogni quali mezzo per trasmettere il proprio messaggio agli uomini e svelare i propri progetti. Il sogno in questo caso fornisce una guida e Giuseppe, nel sonno, non parla, ma sa ascoltare il proprio profondo, i sogni che lo abitano per superare le difficoltà.
In risposta all'interrogativo posto dal Vescovo sulla nostra visione di Chiesa, siamo consapevoli che è difficile essere testimoni della fede al di fuori della Parrocchia, ma è necessario addentrarci nel territorio per scoprirne gli aspetti culturali, valorizzare la vita sacramentale e coltivare la dimensione spirituale. È importante infatti camminare insieme nonostante le diversità e le differenti vocazioni per raggiungere un'armonia di doni e carismi e mettere a frutto il dono di Dio.
Come riporta il documento, "Ogni comunità nella quale è costituito il popolo di Dio non è una cittadella arroccata in difesa, ma soprattutto attraverso i laici è Chiesa in uscita". La nostra comunità quindi dovrebbe essere aperta e visibile nei tre classici ambiti della carità, della catechesi e della liturgia. In seguito al confronto tra i membri del Consiglio Pastorale di Cerlongo, per essere visibili e credibili di fronte alle nostre comunità, si propone di istituire dei ministeri relativi ai diversi ambiti in ciascuna parrocchia. Il ruolo di un presbitero di riferimento diventa dunque fondamentale per far crescere nella coscienza dei laici la corresponsabilità. Noi crediamo che nella nostra realtà ci siano già in atto i processi per l'individuazione dei gruppi ministeriali e di referenti di comunità. Con il discernimento, l'accompagnamento, la presenza e la testimonianza dei presbiteri, la comunità tutta porterà con gioia il peso della responsabilità della vita della comunità cristiana.
Alcune categorie di persone che svolgono un ruolo decisivo nell'attività comunitaria sono anche i catechisti-animatori che continuano ad annunciare la "buona notizia" ai più giovani e li accompagnano all'incontro personale con Gesù. Non si tratta solo di conoscerlo intellettualmente, ma vuol dire soprattutto incontrarlo nella Bibbia, che è Parola di Dio, e pregarlo nelle celebrazioni. Talvolta però molte famiglie hanno l'idea di delegare la formazione religiosa alla Parrocchia, come se fosse una lezione scolastica in più. Noi dovremmo costruire con loro un percorso comunitario, dove la famiglia si interessi attivamente e partecipi al percorso dei propri figli comprendendo il significato della S. Messa e dell'Eucaristia.
È emersa anche l'importanza della Caritas locale. Poiché la povertà non è solo materiale, ma è un fenomeno più complesso che spesso fa sentire inadeguati, chi si affida ai volontari per beni e servizi ritenuti essenziali al soddisfacimento dei bisogni primari, crea in realtà una relazione con loro e instaurano rapporti che vanno ben oltre il servizio che viene loro elargito.
I laici, "megafoni di Dio", come li ha definiti il Vescovo, devono impegnarsi a invitare anche chi non partecipa regolarmente alla S. Messa attraverso il loro stile di vita cristiano attraente e le parole adatte. Il Vangelo non deve essere solo ascoltato, ma anche visto nell'integrità personale, nell'onestà, nella pazienza, ispirando un approccio propositivo e responsabile nelle persone a cui si comunica la "buona notizia". Insomma, le occasioni non mancano, basta a volte vincere la pigrizia di starsene appartati in casa, per scoprire che serve poco per portare la Parola nel nostro vicinato, sul posto di lavoro o a scuola, nei nostri contatti professionali, in ogni posto in cui i non credenti o non praticanti hanno l'opportunità di osservare la nostra vita.
Prima di concludere l'incontro, il Vescovo ci ha ricordato che il Battesimo, il primo dei Sacramenti, sancisce la vera nascita di un cristiano. È grazie al Battesimo che diventiamo parte della Chiesa e del corpo di Cristo.
Le sensazioni che ci animano e grazie alle quali riusciremo a superare le fatiche o sentimenti di malumore o di rassegnazione rimangono la fiducia e la speranza.
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO PROMOSSO DALL'UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Sala Clementina
Sabato, 30 gennaio 2021
Cari fratelli e sorelle,
vi do il benvenuto e ringrazio il Card. Bassetti per le sue cortesi parole. Ha ripreso le forze, grazie!
Saluto il Segretario Generale, Mons. Russo, e tutti voi, che sostenete l'impegno della Chiesa italiana nell'ambito della catechesi. Sono contento di condividere con voi il ricordo del 60° anniversario della nascita dell'Ufficio Catechistico Nazionale. Istituito ancora prima della configurazione della Conferenza episcopale, esso è stato strumento indispensabile per il rinnovamento catechetico dopo il Concilio Vaticano II. Questa ricorrenza è un'occasione preziosa per fare memoria, rendere grazie dei doni ricevuti e rinnovare lo spirito dell'annuncio. A questo scopo, vorrei condividere tre punti che spero possano aiutarvi nei lavori dei prossimi anni.
Il primo: catechesi e kerygma. La catechesi è l'eco della Parola di Dio. Nella trasmissione della fede la Scrittura – come ricorda il Documento di Base – è «il Libro; non un sussidio, fosse pure il primo» (CEI, Il rinnovamento della catechesi, n. 107). La catechesi è dunque l'onda lunga della Parola di Dio per trasmettere nella vita la gioia del Vangelo. Grazie alla narrazione della catechesi, la Sacra Scrittura diventa "l'ambiente" in cui sentirsi parte della medesima storia di salvezza, incontrando i primi testimoni della fede. La catechesi è prendere per mano e accompagnare in questa storia. Suscita un cammino, in cui ciascuno trova un ritmo proprio, perché la vita cristiana non appiattisce né omologa, ma valorizza l'unicità di ogni figlio di Dio. La catechesi è anche un percorso mistagogico, che avanza in costante dialogo con la liturgia, ambito in cui risplendono simboli che, senza imporsi, parlano alla vita e la segnano con l'impronta della grazia.Il cuore del mistero è il kerygma, e il kerygma è una persona: Gesù Cristo. La catechesi è uno spazio privilegiato per favorire l'incontro personale con Lui. Perciò va intessuta di relazioni personali. Non c'è vera catechesi senza la testimonianza di uomini e donne in carne e ossa. Chi di noi non ricorda almeno uno dei suoi catechisti? Io lo ricordo: ricordo la suora che mi ha preparato
alla prima Comunione e mi ha fatto tanto bene. I primi protagonisti della catechesi sono loro, messaggeri del Vangelo, spesso laici, che si mettono in gioco con generosità per condividere la bellezza di aver incontrato Gesù. «Chi è il catechista? È colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio; la custodisce in sé stesso – è un "memorioso" della storia della salvezza – e la sa risvegliare negli altri. È un cristiano che mette questa memoria al servizio dell'annuncio; non per farsi vedere, non per parlare di sé, ma per parlare di Dio, del suo amore, della sua fedeltà» (Omelia per la giornata dei catechisti nell'Anno della Fede, 29 settembre 2013).
Per fare questo, è bene ricordare «alcune caratteristiche dell'annuncio che oggi sono necessarie in ogni luogo: che esprima l'amore salvifico di Dio previo all'obbligazione morale e religiosa – tu sei amato, tu sei amata, questo è il primo, questa è la porta –, che non imponga la verità e che faccia appello alla libertà – come faceva Gesù –, che possieda qualche nota di gioia, stimolo, vitalità, e un'armoniosa completezza che non riduca la predicazione a poche dottrine a volte più filosofiche che evangeliche. Questo esige dall'evangelizzatore alcune disposizioni che aiutano ad accogliere meglio l'annuncio – e quali sono queste disposizioni che ogni catechista deve avere? –: vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non condanna» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 165). Gesù aveva questo. È l'intera geografia dell'umanità che il kerygma, bussola infallibile della fede, aiuta a esplorare.
E su questo punto – il catechista – riprendo una cosa che va detta anche ai genitori, ai nonni: la fede va trasmessa "in dialetto". Un catechista che non sa spiegare nel "dialetto" dei giovani, dei bambini, di coloro che... Ma con il dialetto non mi riferisco a quello linguistico, di cui l'Italia è tanto ricca, no, al dialetto della vicinanza, al dialetto che possa capire, al dialetto dell'intimità. A me tocca tanto quel passo dei Maccabei, dei sette fratelli (2 Mac 7). Per due o tre volte si dice che la mamma li sosteneva parlando loro in dialetto ["nella lingua dei padri"]. È importante: la vera fede va trasmessa in dialetto. I catechisti devono imparare a trasmetterla in dialetto, cioè quella lingua che viene dal cuore, che è nata, che è proprio la più familiare, la più vicina a tutti. Se non c'è il dialetto, la fede non è tramessa totalmente e bene.
Il secondo punto: catechesi e futuro. L'anno scorso ricorreva il 50° anniversario del documento Il rinnovamento della catechesi, con cui la Conferenza Episcopale Italiana recepiva le indicazioni del Concilio. Al riguardo, faccio mie le parole di San Paolo VI, rivolte alla prima Assemblea Generale della CEI dopo il Vaticano II: «Dobbiamo guardare al Concilio con riconoscenza a Dio e con fiducia per l'avvenire della Chiesa; esso sarà il grande catechismo dei tempi nuovi» (23 giugno 1966). E tornando sul tema, in occasione del primo Congresso Catechistico Internazionale, egli aggiungeva: «È un compito che incessantemente rinasce e incessantemente si rinnova per la catechesi l'intendere questi problemi che salgono dal cuore dell'uomo, per ricondurli alla loro sorgente nascosta: il dono dell'amore che crea e che salva» (25 settembre 1971). Pertanto, la catechesi ispirata dal Concilio è continuamente in ascolto del cuore dell'uomo, sempre con l'orecchio teso, sempre attenta a rinnovarsi.
Questo è magistero: il Concilio è magistero della Chiesa. O tu stai con la Chiesa e pertanto segui il Concilio, e se tu non segui il Concilio o tu l'interpreti a modo tuo, come vuoi tu, tu non stai con la Chiesa. Dobbiamo in questo punto essere esigenti, severi. Il Concilio non va negoziato, per avere più di questi... No, il Concilio è così. E questo problema che noi stiamo vivendo, della selettività rispetto al Concilio, si è ripetuto lungo la storia con altri Concili. A me fa pensare tanto un gruppo di vescovi che, dopo il Vaticano I, sono andati via, un gruppo di laici, dei gruppi, per continuare la "vera dottrina" che non era quella del Vaticano I: "Noi siamo i cattolici veri". Oggi ordinano donne.
L'atteggiamento più severo, per custodire la fede senza il magistero della Chiesa, ti porta alla rovina. Per favore, nessuna concessione a coloro che cercano di presentare una catechesi che non sia concorde al magistero della Chiesa.
Come nel dopo-Concilio la Chiesa italiana è stata pronta e capace nell'accogliere i segni e la sensibilità dei tempi, così anche oggi è chiamata ad offrire una catechesi rinnovata, che ispiri ogni ambito della pastorale: carità, liturgia, famiglia, cultura, vita sociale, economia... Dalla radice della Parola di Dio, attraverso il tronco della sapienza pastorale, fioriscono approcci fruttuosi ai vari aspetti della vita. La catechesi è così un'avventura straordinaria: come "avanguardia della Chiesa" ha il compito di leggere i segni dei tempi e di accogliere le sfide presenti e future. Non dobbiamo aver paura di parlare il linguaggio delle donne e degli uomini di oggi. Di parlare il linguaggio fuori dalla Chiesa, sì, di questo dobbiamo avere paura. Non dobbiamo avere paura di parlare il linguaggio della gente. Non dobbiamo aver paura di ascoltarne le domande, quali che siano, le questioni irrisolte, ascoltare le fragilità, le incertezze: di questo, non abbiamo paura. Non dobbiamo aver paura di elaborare strumenti nuovi: negli anni settanta il Catechismo della Chiesa Italiana fu originale e apprezzato; anche i tempi attuali richiedono intelligenza e coraggio per elaborare strumenti aggiornati, che trasmettano all'uomo d'oggi la ricchezza e la gioia del kerygma, e la ricchezza e la gioia dell'appartenenza alla Chiesa.
Terzo punto: catechesi e comunità. In questo anno contrassegnato dall'isolamento e dal senso di solitudine causati dalla pandemia, più volte si è riflettuto sul senso di appartenenza che sta alla base di una comunità. Il virus ha scavato nel tessuto vivo dei nostri territori, soprattutto esistenziali, alimentando timori, sospetti, sfiducia e incertezza. Ha messo in scacco prassi e abitudini consolidate e così ci provoca a ripensare il nostro essere comunità. Abbiamo capito, infatti, che non possiamo fare da soli e che l'unica via per uscire meglio dalle crisi è uscirne insieme – nessuno si salva da solo, uscirne insieme –, riabbracciando con più convinzione la comunità in cui viviamo. Perché la comunità non è un agglomerato di singoli, ma la famiglia in cui integrarsi, il luogo dove prendersi cura gli uni degli altri, i giovani degli anziani e gli anziani dei giovani, noi di oggi di chi verrà domani. Solo ritrovando il senso di comunità, ciascuno potrà trovare in pienezza la propria dignità.
La catechesi e l'annuncio non possono che porre al centro questa dimensione comunitaria. Non è il momento per strategie elitarie. La grande comunità: qual è la grande comunità? Il santo popolo fedele di Dio. Non si può andare avanti fuori del santo popolo fedele di Dio, il quale – come dice il Concilio – è infallibile in credendo. Sempre con il santo popolo di Dio. Invece, cercare appartenenze elitarie ti allontana dal popolo di Dio, forse con formule sofisticate, ma tu perdi quell'appartenenza alla Chiesa che è il santo popolo fedele di Dio.
Questo è il tempo per essere artigiani di comunità aperte che sanno valorizzare i talenti di ciascuno. È il tempo di comunità missionarie, libere e disinteressate, che non cerchino rilevanza e tornaconti, ma percorrano i sentieri della gente del nostro tempo, chinandosi su chi è al margine. È il tempo di comunità che guardino negli occhi i giovani delusi, che accolgano i forestieri e diano speranza agli sfiduciati. È il tempo di comunità che dialoghino senza paura con chi ha idee diverse. È il tempo di comunità che, come il Buon Samaritano, sappiano farsi prossime a chi è ferito dalla vita, per fasciarne le piaghe con compassione. Non dimenticatevi questa parola: compassione. Quante volte, nel Vangelo, di Gesù si dice: "Ed ebbe compassione", "ne ebbe compassione". Come ho detto al Convegno ecclesiale di Firenze, desidero una Chiesa «sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. [...] Una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza». Quanto riferivo allora all'umanesimo cristiano vale anche per la catechesi: essa «afferma radicalmente la dignità di ogni persona come Figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l'allegria, l'umorismo, anche nel mezzo di una vita tante volte molto dura» (Discorso al V Convegno nazionale della Chiesa italiana, Firenze, 10 novembre 2015).
Ho menzionato il Convegno di Firenze. Dopo cinque anni, la Chiesa italiana deve tornare al Convengo di Firenze, e deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi: anche questo processo sarà una catechesi. Nel Convegno di Firenze c'è proprio l'intuizione della strada da fare in questo Sinodo. Adesso, riprenderlo: è il momento. E incominciare a camminare.
Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per quanto fate. Vi invito a continuare a pregare e a pensare con creatività a una catechesi centrata sul kerygma, che guardi al futuro delle nostre comunità, perché siano sempre più radicate nel Vangelo, comunità fraterne e inclusive. Vi benedico, vi accompagno. E voi, per favore, pregate per me, ne ho bisogno. Grazie!