LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 30 marzo 2025, IV Quaresima - Anno C
L'Amore che converte e dà la vitaGiosué 5, 9a.10-12 . Salmo 33 . 2 Corinti 5, 17-21 . Luca 15, 1-3.11-32
Lettura
Siamo al centro della sezione che presenta il viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Qualcuno definisce il capitolo quindici: "cuore del terzo vangelo". Qui, come precedentemente, la scena del pasto che viene consumato da Gesù, fa da sfondo. Ora però i commensali non sono più gli scribi ed i farisei ma i peccatori. In questo quadro si collocano le tre parabole dette della "misericordia": la pecora smarrita (15, 3-7), la moneta d'argento perduta (15, 8-10) e la parabola del padre con i suoi due figli (15, 11-32). La liturgia quaresimale propone soltanto la terza.
Lc 15,1-3.11-321 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro". 3Ed egli disse loro questa parabola:11Disse ancora: "Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". 20Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". 22Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa. 25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". 31Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"".CommentoIl brano si apre con una introduzione (vv. 1-3) che presenta i pubblicani ed i peccatori particolarmente vicini a Gesù, "per ascoltarlo". I farisei e gli scribi invece mormorano a causa del comportamento poco ortodosso tenuto da Gesù. Infatti gli ebrei osservanti devono assolutamente evitare di avere rapporti di qualsiasi genere con i peccatori. Segue la parabola (vv. 11-32) organizzata in due scene, che sono delineate dal comportamento dei figli e collegate tra loro dalla figura e dagli atteggiamenti del padre. L'itinerario del figlio più giovane è descritto molto dettagliatamente: allontanamento dal padre, decadimento morale, inizio della conversione e tappe successive, ritorno al padre. Ogni peccatore può identificarsi in questo figlio e vede la propria esperienza di lontananza da Dio. È il padre poi che prende l'iniziativa e va incontro al figlio ("il padre lo vide, ebbe compassione e gli corse incontro"). La riconciliazione, carica di doni paterni, è concessa a chi è figlio e tale si riconosce: "non sono più degno d'essere chiamato tuo figlio". Il figlio maggiore, che da tanti anni serve il padre e non ha mai trasgredito un suo comando, si indigna per il comportamento assunto dal padre verso il fratello ritornato. Il padre esce a pregarlo, cercando di fargli capire il posto che egli occupa nel suo cuore, ma nello stesso tempo ribadisce la necessità di far festa per il fratello che "era perduto ed è stato ritrovato". I giusti, ebrei o cristiani, si possono ritrovare in questo secondo figlio. Anch'essi, che ricevono tutto dal padre e quindi da Dio, non possono creare classi o steccati tra di loro. Gesù stesso, attraverso la parabola, si presenta come colui che viene incontro a chi si crede giusto per manifestare l'amore smisurato di Dio verso tutti. Il racconto non dice come si comporterà il figlio maggiore dopo l'incontro col padre, forse perché resta sempre problematica la conversione di coloro che si ritengono giusti, o forse perché la narrazione aperta lascia spazio a diversi e possibili comportamenti.
Gesù rivela con i suoi insegnamenti e col suo atteggiamento l'amore sovrabbondante di Dio per tutti gli uomini. Tra questi hanno un posto prediletto i peccatori, perché egli vuole salvare tutti. Di conseguenza il giusto, che vive particolarmente in comunione con Dio, è invitato a non creare una casta di privilegio, ma, sull'esempio di Gesù, ad operare perché tutti gli uomini incontrino l'amore di Dio e quindi la salvezza. Per vivere così è necessaria una vera e radicale conversione.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREUn tema che collega le tre letture potrebbe essere la categoria paolina di riconciliazione: "Dio che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione". L'immagine di Dio che si riconcilia con l'umanità è espressa nella figura e nell'atteggiamento del padre della parabola evangelica. Il quadro si delinea molto meglio e stimola un approfondimento ulteriore, mettendo a confronto i reali sentimenti del padre con quanto invece i due figli erroneamente immaginano di lui. Il cuore di Dio viene manifestato anche nella prima lettura, quando Israele arriva nella terra promessa: il dono del Padre celeste.
Infine si è invitati a considerare che tipo di immagine si ha di Dio e quale poi si diffonde. È nostra responsabilità conoscere Dio come Gesù lo ha rivelato e diffondere la sua giusta immagine. In questo campo false idee possono vanificare la possibilità di autentici cammini di conversione ed escludere, se non dalla salvezza, certamente dalla gioia della comunione accolta.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 23 marzo 2025, III Quaresima - Anno C
Gesù è il vignaiolo compassionevoleEsodo 3, 1-8a.13-15 . Salmo 102 . 1 Corinzi 10, 1-6.10-12 . Luca 13, 1-9
Lettura
Alla fine del nono capitolo, Luca presenta Gesù che si dirige risolutamente verso Gerusalemme. Durante il cammino egli, con le parole e gli atteggiamenti, rivela il senso di quanto accadrà nella città santa. Così facendo invita gradualmente i discepoli ed il lettore a camminare con lui, per partecipare della sua salvezza che là si compirà.
Lc 13,1-91In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".6Diceva anche questa parabola: "Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?". 8Ma quello gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai"".CommentoIl brano si divide in due parti. Nella prima (vv. 1-5) abbiamo le parole di Gesù relative a due fatti accaduti in quei tempi. Alcuni, forse per metterlo in difficoltà, gli riferiscono dei galilei uccisi da Pilato nel tempio mentre stavano compiendo i loro sacrifici. La Galilea infatti era diventata un focolaio di movimenti rivoluzionari. Qui si rifugiavano gli zeloti, un gruppo terroristico che colpiva i romani per costringerli a lasciare la Terra Santa. Molto probabilmente Pilato soppresse alcuni di questi esponenti che erano diventati scomodi per Roma. Gesù di sua iniziativa aggiunge poi un altro fatto: la morte di diciotto persone sotto il crollo della torre di Siloe. I due episodi servono a Gesù per comunicare alcuni insegnamenti importanti. Innanzitutto egli dichiara che le disgrazie o le malattie non sono da pensare una punizione divina per i peccati personali commessi: "credete che quei galilei fossero più peccatori di tutti?" o "credete che fossero più colpevoli di tutti?". Gesù afferma anche che tutti sono peccatori e quindi bisognosi di conversione: "se non vi convertirete perirete tutti allo stesso modo". Il peccato è la causa di ogni male e porta alla distruzione dei singoli e dei gruppi, se non si convertono. Infine si ricava pure che gli eventi, la natura e la storia personale manifestano sempre un messaggio di Dio per gli uomini. Nella seconda parte (vv. 6-9), attraverso una parabola, vengono approfonditi gli insegnamenti precedenti. Il fico senza frutti rimanda alla situazione di colpevolezza in cui tutti si trovano: Israele, la Chiesa, l'umanità. Il giudizio di Dio sarà inesorabile al riguardo. Egli però dà un'ultima possibilità per mezzo di Gesù Cristo, il vignaiolo compassionevole, perché si portino frutti di conversione. Allora il tempo presente è di salvezza, se si segue Gesù Cristo e ci si converte, o di giudizio dio condanna, se lo si ignora, non portando frutti adeguati.
Dio parla continuamente anche attraverso tutto quello che capita attorno agli uomini! Costoro sono per lui tutti uguali ed evidenziano un unico bisogno impellente: la conversione. Solo questa può sottrarre dal giudizio tremendo di Dio. Per attuare una vera conversione occorre lasciarsi "curare" da Gesù Cristo, vignaiolo compassionevole. Con i suoi insegnamenti e col dono della sua stessa vita porta ciascuno a produrre frutti maturi.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl significato complessivo delle tre letture di questa domenica può essere individuato nell'appello ad accogliere con giusta premura il lavoro fatto da Dio, perché si portino frutti. L'idea è già chiara nella parabola di Gesù: è necessario che il lavoro del vignaiolo trovi corrispondenza nella fecondità del fico. Essa risulta anche dalla lettura del testo dell'Esodo: Dio ha osservato la miseria del suo popolo e si è deciso per l'intervento; adesso, però, tocca a Mosè "fare la sua parte". Il riconoscimento dell'incontro avuto con il Signore, deve prolungarsi nell'impegno, faticoso e rischioso, di farsi carico della vicenda complessiva del popolo. D'altra parte il servizio fedele di Mosè al popolo diventa rivelatore di colui che lo ha mandato: Dio. Paolo interpreta, nella seconda lettura, le disavventure antiche capitate al popolo come segno della loro infedeltà e sterilità. Da qui l'invito a cogliere l'insegnamento contenuto nella storia e a non cadere.
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Goito 16 marzo 2025, II Quaresima - Anno C
Trasfigurati dalla preghiera e dalla croceGenesi 15, 5-12.17-18 . Salmo 26 . Filemone 3, 17-4,1 . Luca 9, 28-36
Lettura
Gesù sta svolgendo il suo ministero in Galilea. Egli predica e guarisce, chiama i discepoli a seguirlo e sorgono i primi contrasti con gli avversari. Dopo aver scelto i dodici tra i discepoli, li manda in missione. A loro un giorno chiede di dire un parere su cosa le folle pensano di lui; anch'essi sono invitati ad esprimersi al riguardo. Pietro, a nome di tutti, dichiara la loro fede; questa però è subito messa in difficoltà dal primo annuncio della passione e dalla dichiarazione sulla necessità per il discepolo di portare la croce dietro a Gesù. Qui si colloca la pericope della Trasfigurazione.
Lc 9,28-3628Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!". 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.CommentoIl racconto inizia presentando Gesù che, prendendo "con sé Pietro, Giovanni e Giacomo", sale "sul monte a pregare". Occorre sottolineare il riferimento al monte, come luogo della manifestazione di Dio e della comunione con Lui attraverso la preghiera. Mentre Gesù prega il suo volto si trasforma, "la sua veste divenne candida e sfolgorante", in quanto simbolo della persona divina. L'evangelista Luca è particolarmente interessato al colloquio tra Gesù ed i due uomini, identificati poi con Mosé ed Elia. Essi parlano con Gesù "della suo esodo", della sua dipartita, della fine della vita "che stava per compiersi a Gerusalemme". È chiaro che qui Gesù prende coscienza del suo dover soffrire. A questa scena così intensa, in quanto manifestazione della gloria di Cristo ed anticipazione della sua sofferenza, fa da contrasto la non comprensione dei discepoli, che assistono al fatto. Essi, "oppressi dal sonno", non si rendono conto di quanto accade, oppure, come Pietro, fanno proposte inadeguate al momento. Infatti egli voleva arrivare alla "gloria" senza passare attraverso la croce. Quanto i discepoli non riescono a raggiungere con le proprie forze il progetto di Dio, è possibile sperarlo dall'intervento di Dio e dalla sua rivelazione. La presenza di Dio sul monte e la sua parola, spingono i discepoli a fidarsi di Gesù Cristo e a credere ai suoi insegnamenti: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo".
La trasfigurazione di Gesù è anticipazione della sua pasqua di morte e resurrezione. È un'esperienza che avviene nella preghiera; aiuta Gesù a mettersi decisamente sulla strada della passione e stimola i discepoli a superare la loro distanza che li separa dal mistero di Dio. Dio che si rivela è realmente accolto da essi quando diventano capaci di ascoltare e recepire fino in fondo il discorso della croce. Chi nella preghiera crede e ascolta, facendo della croce la regola della vita, cammina con Cristo verso la gloria della Pasqua eterna.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa "trasfigurazione" è l'esperienza che fa percepire il senso più profondo della realtà. Essa non può mai significare il suo abbandono in vista di un altro mondo più appetibile. Le parole di Mosè e di Elia rivelano la trasfigurazione di Gesù come il momento in cui egli viene definitivamente orientato e sostenuto nella sua partenza per Gerusalemme. Anche per Pietro ed i suoi compagni, la partecipazione a quel momento li spinge a una responsabilità impegnativa nel presente, segnata dalla croce. Essi non sono invitati a stare sul Tabor, ma a scendere e ad andare. Per Abramo, nella prima lettura, la visione del cielo e delle stelle con le parole divine sono l'immissione impegnativa nella promessa e negli sviluppi futuri della storia di Dio con lui e col suo popolo. Lo sguardo alla "patria nei cieli" e la certezza della "trasfigurazione del corpo mortale", presentati dalla seconda lettura, non sono da intendere come consolazione o come distrazione dal presente. Essi sono riferimenti, che aiutano il cristiano ad essere consapevole delle dimensioni più profonde della sua realtà, lo rendono capace di stare rivolto da amico alla croce di Cristo e di evitare l'eccessivo interesse per le cose della terra.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 9 marzo 2025, I Quaresima - Anno C
Lo Spirito e la Parola vincono il DiavoloDeuteronomio 26, 4-10 . Salmo 90 . Romani 10, 8-13 . Luca 4, 1-13
Lettura
Il brano evangelico della prima domenica di quaresima, riporta ai testi iniziali dell'opera attraverso i quali l'evangelista presenta i segni che identificano Gesù. Dopo la manifestazione di Gesù come Figlio di Dio al battesimo (3, 21-22), si ha la genealogia, che qualifica il Figlio di Dio come figlio del primo uomo Adamo (3, 23-38). Infine incontriamo il testo odierno.
Lc 4, 1-131Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane". 4Gesù gli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo".5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6e gli disse: "Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo". 8Gesù gli rispose: "Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto".9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti:Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardoaffinché essi ti custodiscano;11e anche:Essi ti porteranno sulle loro maniperché il tuo piede non inciampi in una pietra".12Gesù gli rispose: "È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo".13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.CommentoIl racconto inizia presentando Gesù, "pieno di Spirito Santo", che lascia il Giordano e, guidato dallo Spirito, va nel deserto. La sottolineatura di Luca sul ruolo dello Spirito, si ricollega al racconto della sua discesa su Gesù mentre prega dopo il battesimo ed anticipa tutte le altre volte che l'evangelista indicherà il forte rapporto esistente tra Gesù e lo Spirito Santo. I quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto, assistito dallo Spirito, sono stati da lui vissuti in obbedienza alla volontà di Dio. La tentazione, sperimentata in quel contesto, diventa così una tappa necessaria, inscritta in un cammino positivo di crescita. Luca aggiunge anche che Gesù, "in quei giorni", "non mangiò nulla". In questo modo l'attenzione del lettore si porta su Gesù, il quale è tanto concentrato sulla volontà del Padre e nella lotta contro la tentazione da non pensare nemmeno a mangiare. Terminati i quaranta giorni, egli ebbe fame; con questa annotazione si introducono le tre tentazioni emblematiche narrate nel testo. La prima tentazione del diavolo consiste nel chiedere a Gesù di trasformare in pane una pietra. Gesù risponde citando il Deuteronomio ("sta scritto: "non di solo pane vivrà l'uomo") ed invita ad andare all'essenziale della vita. La seconda spinge Gesù in alto e ad essere condizionato dalla potenza e dalla gloria mondane. Secondo l'evangelista è il diavolo che insinua negli uomini questa tentazione subdola e sottile. Gesù risponde citando la Scrittura nella quale si proclama che solo a Dio occorre prostrarsi. La terza, immaginata avvenuta sul pinnacolo del tempio di Gerusalemme, consiste nel chiedere a Gesù che faccia valere la sua identità di "Figlio di Dio" e quindi pretendere soccorso nelle situazioni di grave difficoltà. Si tratta della tentazione che cerca soluzioni miracolistiche o magiche nei confronti dei problemi della vita. Ancora Gesù risponde citando le Scritture ed invita a confidare pienamente in Dio. Il racconto si chiude dicendo che "dopo aver esaurito ogni specie di tentazione il diavolo si allontanò da lui". La battaglia però non è finita; si ha ora una tregua fino "al momento fissato", quando il diavolo tornerà. Questo tempo è quello della passione ed in particolare il momento in cui satana spinge Giuda al tradimento del Maestro.
Le tentazioni con cui inizia il cammino del Figlio di Dio, guidato dallo Spirito Santo, evidenziano una realtà costitutiva della vita. Esse, che si insinuano in tutte le dimensioni del vissuto umano, vanno riconosciute e superate attraverso un riferimento forte e costante alle Scritture ed una confidenza filiale in Dio.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl testo guida è il racconto che presenta Gesù nel deserto per quaranta giorni, dove subisce tentazioni. Si tratta, infatti, del brano caratteristico della prima domenica di quaresima. La difficoltà della tentazione consiste nel non riuscire a procedere nella vita di fede, da parte dell'uomo che ha ricevuto il dono dello Spirito. Questo dono non è un possesso pacifico, ma è sempre esposto all'asprezza della lotta con il diavolo. In questo senso diventa emblematico il comportamento di Gesù, il quale è capace di mantenersi fedele a causa di un efficace orientamento a quello che il Signore richiede ed è manifestato nella Scrittura. La situazione dell'israelita, descritta nella prima lettura, che deve accogliere i frutti della terra e del suo lavoro come un dono di Dio, porta ad un sempre rinnovato riconoscimento del Signore. Nel testo di Paolo è presentato il cristiano che, dopo aver creduto con il cuore ed ottenuto la giustificazione per la fede, cammina ulteriormente verso la salvezza con la confessione della bocca: "Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo".
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 2 marzo 2025, VIII domenica TO - Anno C
Per dare buoni fruttiSiracide 27, 4-7 . Salmo 91 . 1 Corinzi 15, 54-58 . Luca 6, 39-45
Lettura
Il brano odierno fa parte del discorso detto della pianura: Lc 6,20 – 49. Rispetto a Matteo, l'evangelista Luca fa una proposta molto concisa ed incisiva. Siamo nella parte parabolica del discorso e la liturgia in questa domenica ne propone la prima parte.
Lc 6, 39-4539Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? 40Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 42Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 45L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.CommentoIl testo di Luca raccoglie alcune sentenze pronunciate da Gesù per i discepoli e forse in polemica con gli avversari, in un contesto generale di carattere parabolico. L'inizio infatti rimanda a tale sfondo: "Gesù disse ai suoi discepoli una parabola".
Seguono poi le cinque sentenze. La prima (v. 39) è un invito rivolto ai discepoli a non essere ciechi: "Può forse un cieco guidare un altro cieco?". Ciechi sono coloro che non seguono gli insegnamenti di Gesù e di conseguenza la volontà di Dio. Nella comunità di Gesù tutti ricevono compiti educativi alla fede e responsabilità di guidare altri nel cammino cristiano (figli, amici, parenti, ecc.). Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità nella fedeltà prima di tutto e nel non delegare ad altri il compito di guida. La seconda sentenza riguarda il discepolo ed il maestro. Essa completa la riflessione iniziata nella prima. Il discepolo deve essere consapevole di dipendere sempre dall'unico maestro Gesù Cristo. Ogni attività svolta dal discepolo è sempre nel nome di Cristo Signore. Questo però non autorizza nessuno a sentirsi indegno o impreparato, perché chi segue il maestro e mette in pratica quanto lui insegna, continua a svolgere la sua stessa missione: "un discepolo non è più del maestro; ma ognuno che sia ben preparato sarà come il suo maestro". Il terzo detto parabolico è sulla scheggia e sulla trave nell'occhio: "perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo?". Anche in questo caso, probabilmente in polemica col comportamento dei suoi avversari connazionali, invita i discepoli a non giudicare le persone secondo le categorie umane, ma a rifarsi continuamente alla misericordia di Dio. La correzione fraterna è utile ed importante, ma solo se esprime la misericordia di Dio e porta ad incontrare il suo amore. Segue il paragone dell'albero buono e di quello cattivo. Essi sono dichiarati tali a secondo dei loro frutti: "Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né albero cattivo che produca frutto buono". Nell'ultima sentenza l'immagine dell'albero è applicata all'uomo. Anche l'uomo buono produce risultati buoni ed il cattivo frutti di malvagità. La bontà o la malvagità della persona si rivela nei suoi comportamenti esteriori, che dipendono dalla interiorità, cioè dai valori fondamentali che una persona ha posto a base della sua esistenza. Questa è la roccia sulla quale i discepoli sono invitati a costruire la casa della loro vita a cui fa riferimento la parabola finale non riportata nel testo liturgico (Lc 6,47– 49).
Il discepolo, che segue Gesù Cristo, non può accettare di omologarsi sui comportamenti e sugli insegnamenti frutto della saggezza umana. Egli è invitato a modellare la propria vita sulle parole dette da Gesù, per essere guida autorevole, per essere segno dell'amore misericordioso di Dio e per dare frutti buoni. In quanto radicato profondamente sugli insegnamenti del Maestro, il discepolo è l'uomo saggio ben radicato sulla roccia.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa coerenza tra scelta di fede e comportamento pratico del credente è il tema che unisce le letture. Il libro del Siracide afferma con autorevolezza che la modalità con cui l'uomo parla è la sua prova di vita. "La parola rivela il sentimenti del cuore", dice la prima lettura, in quanto attraverso la parola la persona rivela quello che è ed i valori che possiede. Anche il testo del Vangelo è in questa linea: "l'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda". Di fronte a questo impegno il cristiano può scoraggiarsi perché riflettendo gli appaiono i suoi difetti e si rende conto delle proprie incoerenze. A questo punto diventa forte e carico di speranze il messaggio di Paolo ai Corinzi: "La morte è stata inghiottita dalla vittoria. Dov'è o morte la tua vittoria? Dov'è o morte il tuo pungiglione?". Gesù Cristo, vincendo la morte, vince anche i nostri limiti, le nostre incoerenze ed i nostri difetti. Veramente è da credere che prima o poi la coerenza tra fede e vita si realizzerà in noi e nella comunità per la potenza del Signore morto e risorto. A noi resta nel frattempo da prendere sul serio il monito paolino: "rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più
nell'pera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore""
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- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 23 febbraio 2025, VII domenica TO - Anno C
Amare senza misura1 Samuele 26, 2.7-9.12-13.22-23 . Salmo 102 . 1 Corinti 15, 45-49 . Luca 6, 27-38
Lettura
Il così detto discorso della pianura, riportato dall'evangelista s. Luca, è strutturato in tre parti. All'inizio si ha l'annuncio profetico (vv. 20-26), costituito dalle beatitudini e dai "guai". Segue la parte parenetica (il passo odierno: vv. 27-38) ed infine quella parabolica (vv. 39-49).
Lc 6, 27-3827Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da' a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio".CommentoIl brano inizia presentando Gesù che si rivolge a tutti i suoi uditori: "a voi che ascoltate, io dico ...". Costoro sono i discepoli, la folla che lo circonda è idealmente chiunque si trovi ad ascoltare le sue parole. A tutti Gesù insegna: "Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano ...". L'amore al nemico è il messaggio etico specifico portato da Gesù e la novità assoluta da lui predicata e vissuta. Che cosa significa amare i nemici? Lo spiega Gesù stesso: fare del bene, benedire e pregare per coloro che vi odiano, maledicono e maltrattano. Egli precisa poi che si giunge ad amare il nemico soltanto se si fa propria la regola d'oro, presente nelle civiltà antiche: "come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro". Gesù non dice di evitare agli altri quello che non desideriamo, ma spinge a farsi carico positivamente e creativamente di quanto immaginiamo che gli altri desiderano da noi. Vivendo così si giunge fino ad amare i nemici, cioè al vero amore cristiano. Il contenuto dell'insegnamento di Gesù è ulteriormente specificato attraverso tre interrogative retoriche nei vv. 32-34. Queste mostrano come l'amore per coloro che ci amano, la beneficenza a chi ci ha fatto del bene, il prestito concesso a chi è in grado di contraccambiare, non contrassegnano la realtà cristiana, ma sono comuni a tutti gli uomini, peccatori compresi. Gesù desidera che il comportamento dei suoi discepoli si qualifichi per l'amore verso i nemici, nel fare il bene e nel prestare "senza sperarne nulla". Solo vivendo così, egli dice, "sarete figli dell'Altissimo" e diventerete misericordiosi come il Padre vostro. La parte finale del testo presenta le conseguenze pratiche di chi è misericordioso. Gli atteggiamenti assunti nella vita, in sintonia con le parole di Gesù, determineranno l'atteggiamento escatologico di Dio nei nostri confronti e la consistenza del premio eterno.
Chi ascolta le parole di Gesù necessariamente deve incarnarle nella vita attraverso un comportamento etico conseguente. Il cristiano è lanciato da Gesù verso l'obiettivo specifico dell'amore da lui insegnato che porta a fare agli altri quello che essi desiderano da noi. Questa prospettiva deve completarsi necessariamente con l'amore al nemico. Solo così si è veri discepoli di Cristo e figli di Dio in camminano verso il premio eterno.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREDavide è nell'accampamento di Saul e tutta la truppa del re dorme profondamente. Egli ha la possibilità di eliminare il suo nemico, ma non vuole uccidere Saul e dice: "chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?". Per questo la lancia del re e "la brocca d'acqua, che era dalla parte del capo di Saul" diventano il segno che Davide ha risparmiato il "consacrato del Signore" e che "il Signore renderà a ciascuno secondo giustizia". Il comportamento di Davide descritto nella prima lettura è l'anticipazione dell'insegnamento evangelico di Gesù, che vuole i suoi discepoli capaci di amore concreto verso tutti fino ad amare i nemici. Questa prospettiva di vita non è sicuramente possibile all'uomo fatto soltanto di terra, come dice s. Paolo nella seconda lettura. Per entrare in tale dinamica evangelica è necessario portare sempre più "l'immagine dell'uomo celeste", che completa "l'immagine dell'uomo di terra", e rende sempre più "figli dell'Altissimo".
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 16 febbraio 2025, VI domenica TO - Anno C
É beato chi dà il cuore a CristoGeremia 17, 5-8 . Salmo 1 . 1 Corinti 15, 12.16-20 . Luca 6, 17.20-26
Lettura
Gesù continua a svolgere il ministero in Galilea. Il suo insegnamento e le sue opere suscitano la reazione negativa degli scribi e dei farisei. Nel frattempo egli costituisce i dodici apostoli scegliendoli tra i discepoli, dopo aver trascorso tutta la notte sul monte a pregare (Lc 6, 13-16).
Lc 6, 17.20-2617Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, [18che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. 19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.]20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:"Beati voi, poveri,perché vostro è il regno di Dio.21Beati voi, che ora avete fame,perché sarete saziati.Beati voi, che ora piangete,perché riderete.22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.24Ma guai a voi, ricchi,perché avete già ricevuto la vostra consolazione.25Guai a voi, che ora siete sazi,perché avrete fame.Guai a voi, che ora ridete,perché sarete nel dolore e piangerete.26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.CommentoIl brano si apre presentando Gesù che, sceso dal monte dell'orazione con i dodici apostoli, viene circondato dai discepoli e da grande moltitudine di gente proveniente "da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone"; questa regione era abitata dai pagani. La gente cerca Gesù per ascoltarlo, per essere guariti e liberati dagli spiriti impuri. L'evangelista ha così presentato i destinatari ultimi del discorso di Gesù. Occorre però osservare che le parole del maestro, pronunciate "in un luogo pianeggiante", sono immediatamente dirette ai discepoli: "alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva". La prima beatitudine ("beati voi poveri, perché vostro é il regno di Dio"), riferita ai discepoli, dichiara beata non la povertà ma la persona che ha creato con Gesù una intensa relazione non condizionata da nulla di materiale. A chi è così, viene dato il regno di Dio. Per contrasto non sono beati ("guai a voi ricchi") coloro che pongono le loro sicurezze ed il loro cuore nei beni materiali. Questi costituiscono per la persona una barriera insormontabile che ostacola l'incontro con Gesù Cristo. I discepoli sono poi beati perché ora hanno fame, cioè il loro rapporto con Gesù Cristo esige l'accettazione di limitazioni e rinunce anche nei bisogni fondamentali della vita. Costoro parteciperanno al banchetto escatologico, preparato alla fine dei tempi, dove ogni limite e carenza umana sperimentati saranno compensati dalla condivisione del regno di Dio. Ma guai invece a chi cerca affannosamente di saziare i propri bisogni, escludendo Gesù Cristo dalla propria vita. Chi si comporta così resterà fuori per sempre dal regno. Sono infine beati quei discepoli che, seguendo "il Figlio dell'uomo", a causa sua ora piangono e sono odiati, insultati, esclusi e calunniati. Anche per questi il regno di Dio, a cui parteciperanno, sarà una ricompensa inimmaginabile. Invece chi cerca la felicità ad ogni costo e con ogni mezzo e narcisisticamente pretende di essere al centro dell'attenzione, desiderando d'essere superiore a tutti, costui è escluso dalla beatitudine e ha la sorte dei falsi profeti.
Per il discepolo la vera beatitudine consiste nell'aver creato un rapporto intenso con Cristo al punto da considerare tutto il resto secondario e marginale: ricchezze, necessità primarie, sofferenza e giudizio degli altri. Sono invece esclusi dalla beatitudine coloro che pongono nelle cose e nelle esperienze umane il loro cuore.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nella carne il suo sostegno e allontanando il suo cuore dal Signore", così inizia la prima lettura tratta dal profeta Geremia. L'uomo che vive confidando esclusivamente sulle relazioni da lui create, gestite e controllate progetta un'esistenza piena di sventure, perché chiusa su se stessa. Egli, dice il profeta, è "come un tamerisco nella steppa", non vede il bene che lo circonda, è come se dimorasse nel deserto o "in una terra di salsedine" dove non cresce nulla. Invece è benedetto "l'uomo che confida nel Signore". Abbiamo incontrato lo stesso insegnamento anche nel brano evangelico. Per Gesù sono beati i discepoli poveri, affamati, piangenti e rifiutati per il vangelo. Costoro sono persone che fondano la loro esistenza nel rapporto col Signore e non si chiudono nel cerchio mortale del loro egoismo. S. Paolo, nella seconda lettura, completa l'insegnamento odierno. La fede in Cristo morto e risorto è la garanzia della beatitudine presente e futura.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 9 febbraio 2025, V domenica TO - Anno C
La parola di Cristo educa e sconfigge la pauraIsaia, 6,1-2a.3-8 . Salmo 137 . 1Corinti 15,1-11 . Luca 5,1-11
Lettura
Lasciata Nazaret, Gesù scende a Cafarnao, città della Galilea collocata sulle rive del lago di Genezaret. In quella località continua il suo ministero nella duplice dimensione di annunzio profetico, esercitato con autorità nella sinagoga, e di azione taumaturgica.
Lc 5,1-111Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca". 5Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore". 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.CommentoIl nuovo capitolo si apre presentando Gesù sulla riva del lago mentre insegna "la parola di Dio" alla folla che lo circonda. Il gruppo degli ascoltatori è consistente; per sottrarsi alla ressa e per essere visto e ascoltato da tutti decide di ammaestrarli stando su di una barca, scostato un po' da terra (vv. 1-3). Della prima scena è utile sottolineare la presentazione di Gesù come autorevole maestro inserito nella scia degli inviati da Dio. Segue la narrazione della pesca straordinaria (vv. 4-7). Gesù, terminato l'insegnamento, si rivolge a Simone e gli dice: "prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca". La prima reazione dell'esperto pescatore è di disappunto alla richiesta formulata da Gesù: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla". Di giorno quindi il risultato non sarebbe stato sicuramente migliore. Mentre Simone parla, il suo atteggiamento nei confronti di Gesù però si modifica e subito aggiunge: "ma sulla tua parola getterò le reti". La grandiosità della pesca è espressa con un crescendo di immagini. "Presero una quantità enorme di pesci"; poi si presentano le reti che quasi si rompono a causa del tanto pesce; infine le due barche sono appena sufficienti a contenere l'abbondanza dei pesci. Qui Gesù è indicato come un maestro diverso dagli altri. Egli ha una parola efficace che produce risultati inimmaginabili in chi la segue con fede. Infine viene delineata la reazione conseguente di Simone e lo stupore che "aveva invaso lui e tutti gli altri che erano con lui" (vv. 8-10a). La straordinarietà della pesca, che rivela la novità portata dal maestro, spinge Simone (che già a Cafarnao aveva sperimentato questo: cfr. 4,38-41) a buttarsi alle ginocchia di Gesù dicendo: "Signore, allontanati da me perché sono un peccatore". Gesù, che è il Signore, attraverso la sua opera non solo porta l'uomo ad incontrare il mistero di Dio, ma lo aiuta ad avere una percezione realistica delle proprie miserie. Il racconto si chiude con le parole di Gesù rivolte a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". Egli rassicura Simone e lo incoraggia annunciandogli che avrà la missione di portare gli uomini ad incontrarsi con lui. Simone ed i suoi soci con radicalità e generosità seguono decisamente Gesù, facendolo diventare la guida della loro vita. Occorre da ultimo annotare che nel racconto vi è un particolare interesse per la figura di Simone, già evidenziato anche nel capitolo precedente nella vicenda di Cafarnao.
L'insegnamento autorevole di Gesù trascina le folle. Chi ascolta le sue parole e si fida di lui, come ha fatto Simone, vive esperienze umanamente imprevedibili ed inspiegabili, sempre comunque caratterizzate dall'abbondanza del dono. Tutto questo oggi continua a realizzarsi nella comunità radunata attorno a Simon Pietro e da lui presieduta, nella quale è presente il Signore.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREChi segue con fede le parole di Gesù incontra il mistero "fascinoso e tremendo" di Dio. Anche il profeta Isaia, come si legge nella prima lettura, vede "il Signore seduto su di un trono alto ed elevato". Tale esperienza lo porta a percepire la sua miseria e a proclamare: "Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono...". Vive la stessa dimensione anche Simone che dopo la pesca straordinaria afferma in ginocchio: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". I limiti dell'uomo non ostacolano e non bloccano l'opera di Dio. Egli, come fa Gesù, viene incontro ad ogni individuo, lo incoraggia ("non temere"), toglie da lui ogni peccato ed iniquità con la forza bruciante del suo amore (cfr. prima lettura) e gli affida un compito in ordine alla diffusione della salvezza tra gli uomini. Pure Paolo, che non si ritiene degno "d'essere chiamato apostolo, perché ha perseguitato la Chiesa di Dio", per opera della grazia di Dio è quello che è e trasmette a tutti l'annuncio della Pasqua di salvezza. La Parola accolta con fede apre sempre prospettive di speranza, di bene e di felicità.
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Goito 2 febbraio 2025, Presentazione del Signore al Tempio
GESÙ: LUCE PER TUTTI I POPOLIMl 3, 1-4; Sal 23; Eb 2, 14-18; Lc 2, 22-40.
Lettura
La festa della presentazione al Tempio di Gesù ci riporta ai racconti dell'infanzia secondo la narrazione di san Luca. Nel secondo capitolo l'evangelista, dopo aver presentato la nascita di Gesù e la sua manifestazione ai pastori (2,1-20), si preoccupa di indicare il compimento da parte della famiglia di Nazaret di alcune norme prescritte dalla religiosità ebraica: la circoncisione e l'imposizione del nome (2,21), la presentazione al Tempio del figlio primogenito (2,22-39) ed il pellegrinaggio pasquale al Tempio, quando Gesù era dodicenne (2,41-51).
LC 2,22-4022Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore - 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.25Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:29"Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, 30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31preparata da te davanti a tutti i popoli:32luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele".33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: "Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35- e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori".36C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
CommentoIl racconto contiene due episodi: l'incontro con Simeone (vv.25-35) e la venuta della profetessa Anna (vv.36-38). Essi sono incorniciati da una introduzione (vv.22-24), che presenta l'adempimento della "Legge del Signore", e da una notizia conclusiva (v.39), riguardante il ritorno a Nazaret della famiglia, con l'aggiunta del sommario sulla crescita di Gesù (v.40). Il testo è molto elaborato e ricco di significati. Soffermiamo l'attenzione particolarmente su Simeone e sul suo cantico, in quanto sembrano portare una riflessione caratteristica dell'evangelista. Simeone è la figura tipica dell'ebreo devoto (v.25) che, proprio per la sua umiltà, ha il dono dello Spirito Santo (v.26), il quale è la forza che lo muove e lo porta ad andare verso la salvezza presente nel Tempio: Cristo Signore. Da questo incontro scaturisce il cantico del vegliardo, che può essere visto come l'inno di tutta l'umanità, la quale, per mezzo della Parola fatta carne, ritrova la pace (v.29). Gesù infatti è presentato come la salvezza preparata da Dio per tutti i popoli e per questo "luce per illuminare le genti". Nello stesso tempo Gesù è cantato "gloria del tuo popolo Israele", cioè colui che rende il popolo eletto capace di fedeltà al suo Dio (v.32). Per tale ragione Israele sarà allora manifestazione del Signore, per la convocazione universale di un'unica assemblea di Dio, costituita non solo da israeliti, ma da tutti gli uomini. Tale prospettiva genera sicuramente stupore (v.33) e nello stesso tempo si pone "segno di contraddizione" (v.34) e fonte di dolore per lo spirito (v.35).
L'esecuzione di una prescrizione, contenuta nella legge mosaica, diventa per l'evangelista l'occasione per presentare Gesù come la salvezza per tutti i popoli. Questo obiettivo si realizzerà pienamente quando il primo Israele ed il nuovo (la Chiesa), superando le difficoltà suscitate dalla storia e dalla natura umana, manifesteranno in povertà e umiltà il Signore, per creare per mezzo suo un'assemblea universale di pace.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl tema della salvezza che scaturisce dal Tempio del Signore unisce le tre letture. Nella prima il profeta Malachia proclama che la salvezza, indicata come nuova alleanza, sarà realizzata da un messaggero di Dio: "Ecco, io manderò un mio messaggero". La sua opera purificatrice partirà dal "Tempio del Signore". L'evangelista san Luca, presentando Gesù nel Tempio fra le braccia di Simeone ed Anna, indica il salvatore che realizza le profezie e nello stesso tempo le travalica in quanto la sua opera sarà a beneficio di tutte le genti. La lettera agli Ebrei sottolinea, infine, che Gesù, nuovo "sommo sacerdote", "fedele nelle cose che riguardano Dio", si prende cura degli uomini, perché "in tutto si è reso simile ai fratelli". Egli allora "è in grado di venire in aiuto" a tutti coloro che sono nel bisogno.
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Goito 26 gennaio 2025, III domenica TO - Anno C – Della Parola di Dio
Evangelizzare a partire dalle ScrittureNeemia 8,2-4a.5-6.8-10 . Salmo 18 . 1Corinti 12,12-31° . Luca 1,1-4; 4,14-21
Lettura
Il brano odierno rimanda a due punti diversi del vangelo di Luca. All'inizio leggiamo il prologo (1,1-4), che serve da presentazione generale del vangelo e di tutta l'opera lucana. Poi incontriamo l'inizio della narrazione del ministero pubblico di Gesù e la prima parte della sua presenza a Nazaret (4,14-21).
Lc 1,1-4; 4,14-211Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, 3così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, 4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.4, 14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:18 Lo Spirito del Signore è sopra di me;per questo mi ha consacrato con l'unzionee mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,a proclamare ai prigionieri la liberazionee ai ciechi la vista;a rimettere in libertà gli oppressi,19 a proclamare l'anno di grazia del Signore.20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato".CommentoIl prologo dà i criteri di lettura del vangelo di Luca. In esso infatti troviamo indicato il metodo usato dall'evangelista nella compilazione dell'opera ("anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza"), il risultato ottenuto ("un resoconto ordinato") e la finalità desiderata (in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto). Chi si accosta al vangelo deve sapere che esso non è una pia lettura, ma serve ad approfondire la scelta di fede effettuata e a dare maggior spessore alla formazione ricevuta. Per questo allora occorre continuamente scrutare e cercare di capire quale sia l'insegnamento che soggiace all'armoniosa e fluida narrazione lucana.
L'inizio del ministero di Gesù è focalizzato da Luca sulla sua presenza in sinagoga a Nazaret e sulle parole da lui pronunciate. La lettura di Isaia, estremamente importante, si colloca nel contesto solenne del rito sinagogale sabbatico. Essa infatti è preceduta da gesti introduttivi ("si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo, ... trovò il passo") ed è seguita da azioni conclusive ("arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette"). Tutti nella sinagoga lo guardano perché attendono da lui qualcosa di significativo. Le parole di Gesù proclamano infatti subito dopo, che è giunto il tempo del compimento delle Scritture: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato". I dati fondamentali di tale compimento sono indicati nel dono dello Spirito, che consacra Gesù, e nell'evangelizzazione dei poveri, conseguente alla sua missione. Da tale evangelizzazione dipende il destino dei poveri e di tutte le genti, perché in essa si manifesta l'"anno di grazia del Signore".
Ascoltando o leggendo il vangelo di Luca occorre andare in profondità per incontrare Gesù Cristo compimento delle Scritture. Queste, affidate alla chiesa, devono incessantemente essere proclamate nel nome di Gesù e sotto l'azione dello Spirito. Infatti ogni evangelizzazione concreta ed efficace parte sempre dalle Scritture e da esse, accolte con disponibilità, dipende la reale salvezza dei soggetti e delle vicende umane.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa proclamazione delle Scritture, offerta da Esdra al suo popolo e fatta da Gesù a Nazaret, collega la prima lettura col vangelo. La lettura del "libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno ..." rende quel giorno "consacrato al Signore", cioè santo e festoso. Il libro di Isaia proclamato da Gesù, trova in lui il pieno compimento e attraverso di lui in tutti coloro che ascoltano le Scritture e le mettono in pratica. Qui si innesta la seconda lettura. É la Parola accolta con docilità che rende le mote membra "un corpo solo"; è la Parola che porta ad essere "battezzati in un solo Spirito"; è ancora la Parola che compiendosi in noi spinge ad "aspirare ai carismi più grandi".
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Goito 19 gennaio 2025, II domenica TO - Anno C
Gesù dona il vino buonoIsaia 62,1-5 . Salmo 95 . 1 Corinti 12, 4-11 . Giovanni 2,1-12
Il racconto del primo segno compiuto da Gesù a Cana, completa quest'anno l'articolazione tradizionale dei tre avvenimenti che insieme costituiscono l'epifania del Signore: venuta dei magi, battesimo di Gesù e acqua cambiata in vino. Il testo giovanneo odierno si colloca praticamente all'inizio del ministero pubblico di Gesù, in cui con segni e parole egli si mostra al popolo come rivelazione del Padre. È utile, per la lettura e la comprensione del brano, tener conto di quanto dice il Battista a proposito di Gesù: "...l'uomo sul quale vedrai scendere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio" (Gv 1,33-34).
Gv 2,1-121Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno vino". 4E Gesù le rispose: "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora". 5Sua madre disse ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela".6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le anfore"; e le riempirono fino all'orlo. 8Disse loro di nuovo: "Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto". Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo 10e gli disse: "Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora".11Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.CommentoIl testo si apre con una introduzione narrativa che annuncia uno sposalizio a "Cana di Galilea" - i cui festeggiamenti, secondo la tradizione ebraica, duravano sette giorni - e poi l'evangelista presenta gli autorevoli invitati: "c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli". Poi si delinea la situazione di crisi, che si profila sempre più pesante all'interno della festa in corso; infatti era "venuto a mancare il vino". La madre di Gesù chiede al figlio un intervento risolutore, ma egli in un primo momento sembra non disponibile in quanto dice: "non è ancora giunta la mia ora". Non era ancora il momento in cui si doveva manifestare la gloria di Gesù; essa si evidenzierà in tutto il suo splendore nella pasqua. Tale momento della vita di Gesù è sicuramente richiamato all'inizio del brano ("il terzo giorno") anche con la figura della madre, che nel racconto giovanneo ritornerà poi soltanto ai piedi della croce (cfr. 19,25-27). Gesù compirà il segno, forse anche a causa dell'insistenza della madre. Tutto il racconto del miracolo in senso stretto, è strutturato attorno alle parole di Gesù e all'obbedienza dei servi alle indicazioni ricevute. "Qualsiasi cosa vi dica, fatela" aveva detto la madre ai servi. Va notato la grande quantità di acqua trasformata in vino: ("sei anfore... contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri") e la bontà del vino, dichiarata dal maestro di tavola, al quale per primo fu portato il vino. Infine nel v. 11 troviamo indicato lo scopo del miracolo e di tutto il racconto. A Cana "fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù" che manifestarono la sua gloria e suscitarono la fede nei suoi discepoli i quali "credettero in lui".
Gesù a Cana, guidato dallo Spirito Santo e spinto dall'insistenza della madre, compie un primo "segno" o miracolo. Questo rivela e manifesta Gesù come lo sposo che trasforma positivamente ogni situazione difficile e dà alla Chiesa il vino abbondante del suo amore, il quale produce gioia e festa, se in obbedienza si ascoltano le sue parole. Il segno compiuto a Cana anticipa anche il grande segno della passione- morte-resurrezione di Gesù; entrambi per essere riconosciuti e capiti richiedono ai discepoli la fede.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Un tema che potrebbe unire le letture è il dono sovrabbondante concesso da Gesù per mezzo dell'"unico e medesimo Spirito". La ricchezza e "la diversità dei ministeri" o carismi, descritte dall'apostolo nella prima lettera ai Corinzi, sono il segno visibile dell'amore sovrabbondante donato da Gesù Cristo alla Chiesa per mezzo "dello Spirito per l'utilità comune". Questo tema, come è già stato scritto, è presente anche nel brano del vangelo dietro l'immagine dell'abbondante e buon vino donato da Gesù a Cana. Se la chiesa accoglie il dono di Gesù realizza quanto viene detto nel testo di Isaia. Essa "sarà una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio", "perché il Signore troverà in te la sua delizia... il tuo Dio gioirà di te" in quanto ha raggiunto "la sua giustizia e la sua salvezza". In questo modo la chiesa potrà essere lampada che risplende perché i popoli vedano "la tua giustizia, tutti i re la tua gloria".
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Goito 12 gennaio 2025, Battesimo del Signore - Anno C
Nello Spirito, Gesù è figlio predilettoIsaia 40,1-5.9-11 . Salmo 104 . Tito 2,11-14.3,4-7 . Luca 3,15-16.21-22
Lettura
Il testo evangelico, che la liturgia del battesimo del Signore ci propone, è composto di due parti. La prima (vv.15-16) si collega col ministero di Giovanni Battista ed è già stata proclamata e commentata nella terza domenica di avvento. La seconda (vv.21-22) presenta l'"inizio di Gesù" al Giordano.
Lc 3, 15-16.21-2215Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. (...).21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento".CommentoI versetti, che riportano il ministero di Giovanni Battista e le sue parole, sono quest'oggi finalizzati a sottolineare e a preparare la venuta di colui che "battezzerà in Spirito santo e fuoco". Col v. 21 l'evangelista inizia a presentare Gesù, descrivendo prima il grande movimento battesimale che interessa tutto il popolo: "mentre tutto il popolo veniva battezzato...". All'interno di questo contesto, in solidarietà col popolo, anche Gesù riceve il battesimo. La cerimonia battesimale non è descritta, mentre sono indicati i fatti conseguenti considerati quindi molto importanti. Dapprima si presenta Gesù che "stava in preghiera", cioè egli non perdeva occasione per vivere un particolare rapporto di intimità col Padre. Da questa esperienza di fondo, dipendono gli altri avvenimenti descritti. "Il cielo si aprì", cioè con la venuta di Gesù riprende la possibilità di comunicazione tra Dio ed il suo popolo; essa si era interrotta a causa dell'infedeltà del popolo e tale esperienza veniva espressa nel linguaggio profetico con l'immagine dei "cieli chiusi". "Discese sopra di lui lo Spirito Santo...": il dono dello Spirito è per Gesù l'effetto della sua relazione con il Padre ed è la presenza che lo renderà battezzatore "in Spirito Santo e fuoco". Luca accentua anche l'aspetto visivo del dono dello Spirito a Gesù: "in forma corporea, come una colomba". In questo modo egli non vuole dare una descrizione oggettiva dello Spirito, ma intende sottolineare il carattere di manifestazione concreta, esperienziale della presenza dello Spirito. Infine, "venne una voce dal cielo...", la voce del Padre che ratifica ed esplicita il rapporto esistente tra lui e Gesù.
Gesù, in solidarietà col popolo, riceve il battesimo proposto da Giovanni. In questo contesto si evidenzia la particolare relazione esistente tra Gesù ed il Padre. Da tale rapporto dipendono il dono dello Spirito Santo per Gesù ed il suo ministero esercitato nello Spirito. Il battesimo celebrato dalla Chiesa, che dona lo Spirito nel nome di Gesù, è possibile perché esiste un'intima relazione di Gesù col Padre e della Chiesa con Gesù.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREGiovanni che Gesù, colui che è più forte di lui, battezzerà in Spirito Santo e fuoco, cioè darà il dono dello Spirito per creare un nuovo popolo che è la Chiesa. Il battesimo cristiano è preceduto dal battesimo di Gesù, che segna l'inizio di una nuova era. Questa è caratterizzata dal rapporto intimo di Gesù col Padre, dentro al quale vengono coinvolti positivamente gli uomini ed il mondo. Il dono dello Spirito è l'equipaggiamento di Gesù per la missione che sta per iniziare, ma è pure l'attrezzatura indispensabile per la missione della Chiesa. L'efficacia delle parole di Gesù e delle sue opere viene spiegata col dono dello Spirito che fa di Gesù il portatore della potenza di Dio. In questa linea è da leggere nella lettera a Tito l'affermazione della generosità di Dio: "È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza... Si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro ed il suo amore per gli uomini". Gesù è colui che, per mezzo dello Spirito, diventa dono di Dio potente per gli uomini, rendendoli popolo santo. Questo è il nuovo popolo raffigurato profeticamente dalle parole di Isaia nella prima lettura.
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Goito 5 gennaio 2025– II Domenica dopo Natale - Anno C
La Parola abita tra noiSiracide 24,1-4.8-12 - Salmo 146 - Efesini 1,3-6.15-18 - Giovanni 1,1-18
Lettura
La liturgia della parola, della seconda domenica di Natale, offre nuovamente il testo evangelico del prologo di san Giovanni, già incontrato durante la celebrazione del giorno di Natale. Il Prologo, nel suo insieme, costituisce un inno alla Parola fatta carne e funge da introduzione a tutto il vangelo.
Gv 1,1-181In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2Egli era, in principio, presso Dio:3tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. 4In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. 6Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. 9Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. 11Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. 12A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13i quali, non da sangue né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15Giovanni gli dà testimonianza e proclama: "Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me". 16Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. 17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.CommentoIl complesso ed articolato testo, che apre il vangelo di san Giovanni, contiene un insieme di tematiche tra loro collegate. I primi due versetti presentano la Parola che è con Dio e delineano la loro profonda identità e relazione. Col v.3 si entra nella dimensione della creazione e si afferma che tutto il creato è intimamente connesso con la Parola. Questa non solo ne è l'origine, ma fa diventare il mondo rivelazione, in quanto porta in sé l'impronta della Parola. I vv. 6-8 indicano il ruolo di Giovanni Battista nella storia della salvezza. Nei vv. 9-13 il testo inizia a trattare il mistero dell'incarnazione della Parola che, venendo nel mondo e fra la sua gente, trova contemporaneamente rifiuto e accoglienza; coloro che credendo, accolgono la Parola e diventano figli di Dio. Da ultimo, nei vv. 14-18, la Parola fatta carne rivela la gloria della comunione del Dio invisibile, che rimanda alla partecipazione e all'accoglienza del mistero da parte della comunità.
Il Verbo-Parola è la rivelazione di Dio. Tale manifestazione si realizza secondo modalità diverse. Il creato, che "è stato fatto per mezzo di lui", parla di Dio. La vicenda della venuta "tra la sua gente", culminata nel dono della legge fatto per mezzo di Mosé, è manifestazione della Parola. Il dono della grazia, realizzatosi per mezzo di Gesù Cristo ("Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi"), è rivelazione della Parola. A Dio che si manifesta corrisponde da parte dell'uomo o il rifiuto, che separa da Dio ("la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta"), o il riconoscimento - accoglienza da parte di "quelli che credono nel suo nome", che dà loro "il potere di diventare figli di Dio". Il testo esclude una terza via caratterizzabile dall'incertezza, dal tentennamento o dall'indecisione. Nella dinamica di Dio che si rivela e dell'uomo che lo accoglie ha un posto nodale la comunità, la quale diventa segno di accoglienza e sostegno di chi è chiamato a credere.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl testo del Siracide indica gli elementi essenziali e più maturi della rappresentazione della Sapienza in Israele: "prima dei secoli, fin da principio, egli mi creò" "Ho officiato nella tenda santa davanti a lui" "Nella città amata mi ha fatto abitare". Essa raggiunge la definitiva e reale personificazione nel disegno del Verbo-Luce e del Verbo-Carne, delineato da san Giovanni. La vicenda della "venuta tra la sua gente" è manifestazione della Parola! Il dono della grazia, realizzatasi per mezzo di Cristo, è rivelazione della sua Parola. A Dio che si manifesta l'uomo o oppone un rifiuto, separandosi così da lui, o lo riconosce ed accoglie, diventando così suo figlio. La comunità cristiana è chiamata ad invocare incessantemente lo "Spirito di sapienza e di rivelazione", come dice Paolo, per poter andare realmente incontro alla sua speranza che è Cristo Signore. In questo modo egli realizza il progetto indicato per lei dal Prologo giovanneo. Quanto detto fin qui, ci porta da un lato a conoscere sempre meglio la manifestazione continua del mistero di Dio servendoci delle categorie culturali del nostro tempo, accogliendolo con libertà, e dall'altro ad invocare nell'orazione incessante personalmente e comunitariamente il dono dello Spirito di Sapienza che viene dall'alto.
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Goito 29 dicembre 2024– Santa Famiglia Anno C
IO DEVO OCCUPARMI DELLE COSE DEL PADRE1 Samuele 1,20 – 22.24-28 - Salmo 83 - 1 Giovanni 3,1 – 2.21 – 24 - Luca 2,41 – 52
Lettura
Il brano si colloca come sequenza finale dei racconti dell'infanzia lucani. Dopo la manifestazione a Betlemme (2,1-20), Gesù Cristo si rivela a Gerusalemme, nel tempio, attraverso gli incontri con Simeone e Anna (2,25 – 38). Al tempio è strettamente collegata la vicenda dello smarrirsi del dodicenne a Gerusalemme, presentata dalla liturgia odierna.
IL VANGELO2, 41I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". 49Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? ". 50Ma essi non compresero le sue parole. 51Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.CommentoIl racconto si apre presentando la consuetudine dei genitori di Gesù di salire a Gerusalemme per la Pasqua. Poi si ha la prima scena costituita dal dodicenne che resta a Gerusalemme: "il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero".
Maria e Giuseppe reagiscono quando, dopo una giornata di viaggio, si rendono conto che Gesù non è nella carovana e lo cercano prima tra i parenti e poi ritornano nella Città Santa. Emerge già a questo punto l'importanza che Gerusalemme ed il tempio hanno per Gesù. Mentre tutti tornano a casa, dopo aver compiuto le pratiche religiose, Gesù resta là perché quella è la sua casa. La seconda scena presenta il ritrovamento di Gesù nel Tempio: "dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava". Dopo la sottolineatura dello stupore di quelli che lo ascoltavano, "per la sua intelligenza e le sue risposte", il brano si concentra sul dialogo tra madre e figlio. La risposta data da Gesù all'interrogativo postogli da Maria, anche a nome di Giuseppe, è fondamentale: "Perché mi cercate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Gesù dodicenne è già consapevole di essere figlio di Dio. Questa intuizione cerca di approfondirla e svilupparla proprio stando nella casa dove Dio abita e dove, attraverso le Scritture, egli continua a rivelarsi al suo popolo. I suoi però non capiscono le parole di Gesù; questa nota è caratteristica dell'uomo di ogni tempo quando incontra la rivelazione di Dio. Il brano si chiude con la notizia del ritorno a Nazaret di Gesù con i suoi, della vita con loro e della sua crescita.
Il racconto dello smarrimento del dodicenne Gesù, a Gerusalemme nel tempio, evidenzia alcuni elementi importanti. Gesù è consapevole della sua identità di Figlio di Dio. Questa però, secondo le dinamiche dell'apprendimento umano, richiede approfondimento, sviluppo e consolidamento. Ciò avviene per lui stando a Gerusalemme nel tempio. Qui, infatti, Dio Padre abita e qui, attraverso la mediazione dei dottori della legge, si incontrano le scritture attraverso le quali Dio parla al suo popolo.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa vocazione ad essere tutti figli di Dio, nascendo in una famiglia umana, collega le letture della domenica. Nella prima lettura si narra la nascita di Samuele, avuto come dono chiesto al Signore. Per questo motivo Anna, dopo averlo generato, lo dona a Dio: "Per questo fanciullo ho pregato ed il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho chiesto. Perciò anch'io lo do in cambio al Signore...". La seconda lettura sottolinea che tutti i credenti sono di Dio, sono "figli di Dio". Essi sono tali perché vengono dall'amore infinito e creativo di Dio e perché, attraverso la rivelazione, che ha il suo apice in Gesù Cristo, sono rinnovati, plasmati e fatti rinascere. Nel vangelo è presentato Gesù figlio di Dio e nella sua vita di dodicenne emergono già indicazioni utili per crescere da figli di Dio. Questo si realizza stando con Dio nell'ascolto e nella meditazione delle Scritture. La famiglia, concludendo, nella quale la persona nasce e cresce ha la responsabilità di porre in atto le strategie adeguate perché ogni individuo arrivi ad essere pienamente e consapevolmente figlio di Dio: il suo compito educativo è fondamentale.
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Goito 25 dicembre 2024– Natale del Signore Anno C
OGGI È NATO IL SALVATORES. Messa della Notte
Isaia 9,1-3.5-6 . Salmo 95 . Timoteo 2,11-14 . Luca 2,1-14
Lettura
All'inizio del secondo capitolo, l'evangelista Luca riporta "la nascita di Gesù nella città di Davide e la sua manifestazione ai pastori" (Lc 2,1-20). La narrazione completa comprende tre quadri: la nascita di Gesù a Betlemme, l'annuncio dell'angelo ai pastori e la loro venuta a Betlemme. Il testo liturgico della notte di Natale ci propone soltanto i primi due.
Lc 2, 1-141In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".CommentoIl primo quadro del racconto (vv.1-7) si articola attorno a tre elementi portanti. Uno è centrato su Cesare Augusto ed ha come scenario "tutta la terra". Un altro fa perno su Davide, chiamato in scena dal censimento e dal viaggio compiuto da Giuseppe, che "apparteneva alla casa e alla famiglia di Davide", a Betlemme per farsi registrare. Il terzo presenta con semplicità e solennità la nascita di Gesù. In esso particolare attenzione è data ai gesti compiuti da Maria (diede alla luce - lo avvolse in fasce - lo depose in una mangiatoia) e alla non accoglienza incontrata dalla coppia: "perché per loro non c'era posto nell'alloggio". Anche il secondo quadro (vv.8-14) raccoglie al suo interno tre elementi: l'apparizione di un angelo ai pastori ("C'erano in quella regione alcuni pastori... Un angelo del Signore si presentò a loro"), l'annunzio da lui portato ("...ecco, vi annuncio una grande gioia, ...oggi nella città di Davide è nato per voi un salvatore") e l'apparizione della schiera celeste che lodava Dio per l'avvenimento accaduto.
Nel primo quadro sembra che l'interesse sia di sottolineare il dono gratuito del "figlio primogenito" da parte di Dio, che si realizza all'interno del comune fluire della storia. Il tempo di Dio accade poi all'incrociarsi degli avvenimenti profani, determinati da Cerase, con le speranze profetiche - religiose legate alla casa di Davide. Ed infine l'opera di Dio non è riconosciuta dai suoi contemporanei, per essa infatti non c'è posto e diventa uno dei tanti casi che capitano nella vita.
Il secondo quadro è dominato dall'annuncio della nascita di "Cristo Signore" recato dall'angelo ai pastori. Questa nascita, decisiva per l'umanità, ha come "segno" il bambino nella mangiatoia. Da qui emerge con chiarezza un rimando al mistero dell'agire umile di Dio, il quale può essere frainteso o non riconosciuto dagli uomini e per questo una voce celeste ad essi deve rivelarlo. Allora il canto conclusivo degli angeli diventa un esplicito riconoscimento del mistero di Dio, realizzatosi nella nascita di Gesù. Esso non solo si rivolge a "Dio nel più alto dei cieli", ma diventa messaggio di speranza e di pace per il cosmo e per tutti gli uomini: "e sulla terra pace agli uomini che egli ama".
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREGesù Cristo è la fonte e la ragione di libertà per tutti gli uomini. Il tema della liberazione ricevuta, che cambia la situazione di un popolo, è presente nelle tre letture della Messa della notte della Solennità del S. Natale. In Isaia la libertà è preannunciata ad Israele ed essa sarà un'esperienza unica ed indescrivibile umanamente perché opera di Dio. Nel Vangelo la narrazione presenta il compimento definitivo della liberazione divina attuata in Gesù, nato a Betlemme, perché discendente della famiglia di Davide. La salvezza-liberazione offerta da Gesù Cristo è per tutti gli uomini e ad essi viene portata da personaggi caratterizzati dalla semplicità e dall'umiltà, ma non previsti nelle logiche religiose del tempo. Anche i cristiani, indica la seconda lettura, si inseriscono in questo itinerario ed hanno un compito molto importante perché con la loro testimonianza diventano segno "della beata speranza" e primizia del "popolo puro" che appartiene a Dio per mezzo di Gesù Cristo.
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- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 22 dicembre 2024– IV Domenica di Avvento Anno C
Il dono dello Spirito svela l'opera di DioMichea 5, 1-4 . Salmo 79 . Ebrei 10, 5-10 . Luca 1, 39-56
Lettura
L'evangelista Luca, dopo il prologo, nel primo capitolo del vangelo narra dapprima l'inizio dell'esistenza di Giovanni Battista e poi l'annuncio a Maria della nascita di Gesù. A coronamento del dittico precedente, troviamo il brano presentato dalla liturgia odierna che si articola attorno alla figura delle due madri.
Lc 1, 39-5639In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto".46Allora Maria disse:"L'anima mia magnifica il Signore 47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,48perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; 50di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.54Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,55come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre".56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.CommentoIl racconto inizia con una cornice introduttiva che riporta la notizia del viaggio di Maria verso la città di Giuda, del suo ingresso nella casa di Zaccaria e del saluto rivolto alla cugina Elisabetta. Col v.41 si apre la prima parte della pericope che è dominata dall'esperienza e dalle parole di Elisabetta. All'inizio si afferma che "il bambino sussultò nel suo grembo" dopo aver "udito il saluto di Maria". Poi il racconto continua rilevando il dono dello Spirito Santo concesso ad Elisabetta: "fu colmata di Spirito Santo". Infine ella, sotto ispirazione, comincia a parlare profeticamente: benedice Maria per la sua maternità ("Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo"), la indica madre del Signore, in virtù dell'esperienza vissuta nell'incontro con lei, proclama "beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto". Col v.46 inizia la seconda parte che vede protagonista Maria, la quale canta a Dio il "Magnificat". Questo è un cantico tratto dalla preghiera tradizionale ebraica. Con genere letterario diverso, Maria riprende le parole poco prima pronunciate da Elisabetta, collocandole profondamente nel mistero di Dio suo Salvatore. Il testo liturgico purtroppo non porta tutto il cantico e nemmeno la chiusura della scena del v. 56, dove si dà notizia della permanenza di Maria presso Elisabetta per "circa tre mesi" e del suo ritorno a casa.
L'incontro delle due madri narrato da Luca, le quali a titolo diverso stanno vivendo un particolare rapporto col mistero di Dio, suggerisce alcune importanti indicazioni. Prima di tutto Maria trova nel dialogo con Elisabetta la conferma del progetto in cui il mistero di Dio l'aveva inserita. Poi Maria esercita, nei confronti della cugina, un ministero di mediazione in ordine al dono dello Spirito Santo. Infatti Elisabetta lo riceve dopo aver udito la voce della madre del Signore. Infine Elisabetta, ricevuto lo Spirito, è da lui guidata e riesce così a percepire il mistero che si sta compiendo nella cugina. In conclusione si può affermare che nell'incontro interpersonale, vissuto nella volontà di Dio e nella comunione ecclesiale, non solo si chiarisce e si comprende la propria vocazione, ma si ha pure il dono sovrabbondante dello Spirito che permette una lucida e penetrante comprensione del mistero di Dio.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE"Entrando nel mondo", dice la lettera agli Ebrei, Cristo ha detto "Ecco io vengo, o Dio,... per fare la tua volontà". "Ed è appunto per quella volontà che noi siamo santificati"; essa ha portato Gesù ad offrire completamente se stesso! La presenza salvante di Cristo nella storia realizza quanto preannunciato dal profeta Michea. È Gesù che pasce "con la forza del Signore", perché gli uomini abitino sicuri e si realizzi la pace. Di conseguenza una grande speranza deve caratterizzare il popolo di Dio. Esso non può sentirsi piccola realtà perché, in ogni tempo, in mezzo a lui c'è il suo Signore. La presenza di Cristo nel grembo di Maria per opera dello Spirito Santo, come leggiamo nel vangelo, suggerisce ulteriori considerazioni. Ella, incontrando Elisabetta, diventa sostegno e luce per la cugina, pure inserita in un progetto d'amore opera dello Spirito Santo. Maria poi riconosce, col cantico del Magnificat la grandezza del dono di Dio, che ha rivestito l'umiltà della serva.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 15 dicembre 2024– III Domenica di Avvento Anno C - Gaudete
Battezzati in Spirito SantoSofonia 3, 14-18a . Salmo: Isaia 12, 2-6 . Filippesi 4, 4-7 . Luca 3, 10-18
Lettura
Nel terzo capitolo di Luca si incontra la predicazione penitenziale del Battista (vv.7-9), dopo che era stato presentato ed era stata indicata la sua missione (vv.1-6). Segue il nostro brano: vv.10-17. La sezione si chiude con la notizia della incarcerazione di Giovanni Battista (vv.18-20).
Lc 3, 10-1810Le folle lo interrogavano: "Che cosa dobbiamo fare?". 11Rispondeva loro: "Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto". 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: "Maestro, che cosa dobbiamo fare?". 13Ed egli disse loro: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: "E noi, che cosa dobbiamo fare?". Rispose loro: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe".15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile".18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.CommentoIl testo inizia presentando, sotto forma di domanda, le reazioni degli uditori della predicazione di Giovanni: "che cosa dobbiamo fare?". Le tre categorie di persone reagenti ("le folle", "i pubblicani" e "alcuni soldati") stanno ad indicare che idealmente tutti sono destinatari dell'insegnamento del Battista. Costui dà ai suoi interlocutori risposte diverse. Alle folle indica la condivisione dei beni: "chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha...". Ai pubblicani, che avevano in concessione la riscossione delle imposte romane, chiede di non approfittare della loro professione e di attenersi a quanto era stato stabilito: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". Ai soldati dice di non usare la violenza e la forza, accontentandosi del reddito legato al loro lavoro: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, accontentatevi delle vostre paghe". La conversione legata al battesimo, amministrato da Giovanni, è per tutti e, per essere vera, deve produrre frutti concreti da vedersi nelle diverse situazioni di vita. A questo punto la narrazione introduce la questione del Messia. Costui era atteso dal popolo ("il popolo era in attesa") e la figura di Giovanni, col suo ministero, faceva pensare e tutti si domandavano "se non fosse lui il Cristo", cioè l'unto e l'inviato di Dio. Egli fuga ogni equivoco dichiarando che "viene colui che è più forte di me", al quale "non sono degno di slegare i lacci dei sandali". Costui, quando giungerà, battezzerà non più con l'acqua, ma "in Spirito Santo e fuoco". La potenza dirompente dello Spirito è come un vento impetuoso che trasforma e cambia radicalmente la realtà della persona, eliminando, come fa il fuoco, tutte le impurità, le negatività e ciò che è inutile. Il ministero esercitato dal "più forte", sarà decisivo e definitivo. Chi incontra Gesù Cristo, prendendo posizione a suo favore o schierandosi contro di lui, ipoteca per sempre il suo futuro o per la salvezza o per la condanna eterna.
La predicazione del Battista porta alla conversione. Quando essa si realizza coinvolge sempre gli aspetti più concreti dell'esistenza. La predicazione e la conversione sono indispensabili per attendere ed incontrare autenticamente "il più forte" che viene. Costui completerà il battesimo di acqua con quello in Spirito Santo e fuoco, per rendere partecipi della salvezza di Dio coloro che a lui aderiscono.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURENella prima lettura, il profeta Sofonia proclama ad un popolo tentato dallo scoraggiamento e dalla tristezza: "Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente". La presenza di Dio produce di conseguenza gioia ("rallegrati... con tutto il cuore") e fiducia nel suo perdono ("ha revocato la tua condanna"), perché egli rinnova "col suo amore". Questa promessa profetica si realizza in Cristo preannunciato da Giovanni: "viene colui che é più forte di me... vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". La presenza del Signore, in mezzo al popolo che lo attende, chiede di produrre nella vita dei segni concreti di conversione, che testimonino la relazione con lui. Oltre alla gioia, auspicata da Sofonia, e alle indicazioni date da Giovanni Battista, sono importanti le istruzioni di Paolo presentate nella seconda lettura. L'apostolo, dopo aver invitato alla gioia, chiede ai cristiani di Filippi di rafforzare la loro affabilità, di non angustiarsi e di vivere nella pace. La pace di Dio ed il dono dello Spirito permetteranno la fedeltà in Cristo.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 8 dicembre 2024 – Immacolata Concezione - Anno C
MARIA: LA DONNA NUOVAGenesi 3, 9-15.20 - Salmo 97 - Efesini 1, 3-6.11-12 - Luca 1, 26-38
LETTURA
Nel primo capitolo del vangelo di Luca, dopo il prologo, troviamo subito due narrazioni che si strutturano a forma di dittico. In un pannello abbiamo la presentazione dell'inizio dell'esistenza di Giovanni e nell'altro incontriamo il racconto dell'annuncio della nascita di Gesù. Su questo secondo brano fermiamo ora la nostra attenzione.
Lc 1,26-3826-38 In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.Commento. Il vangelo si apre indicando con solennità le coordinate della storia della salvezza: l'invito dell'angelo Gabriele, la decisione dichiarata ed esplicita di Dio, il coinvolgimento della casa di Davide e dell'umanità attraverso la figura di Maria ("l'angelo Gabriele fu mandato da Dio ..., a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria." (vv. 26-27).
Segue la prima scena costituita dal saluto dell'angelo e dalla reazione di stupore di Maria (vv. 28-29). Molte ipotesi interpretative sono state proposte su questo punto, che realisticamente risulta difficile da decifrare. Sembra interessante una tesi che vede nell'annuncio dell'angelo l'intervento di Dio il quale trasforma radicalmente e realmente la natura di Maria. Così il "piena di grazie" andrebbe compreso con un significato più allargato: "colei che la grazia ha fatto diventare permanentemente grazia". Di conseguenza la reazione pensosa di Maria ("ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto") evidenzierebbe l'atteggiamento della persona spiritualmente intelligente. Ella ha percepito qualcosa della grandezza della comunicazione ricevuta e procede senza ritrosia, ma con prudenza, nel conoscere tutti i significati in essa contenuti.
Al centro del brano troviamo l'annuncio dell'angelo ed una nuova reazione di Maria (vv. 30-34). Gabriele comunica il concepimento del bambino, ne anticipa già il nome: "Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù" (che significa salvezza di Dio), indicando il tutto come compimento delle profezie sul Messia. Di fronte alla serietà della proposta evangelica Maria riscontra le difficoltà oggettive esistenti: "Come è possibile? Non conosco uomo".
L'ultima parte della narrazione scioglie le difficoltà (vv. 35-38). Il concepimento è possibile perché interviene lo Spirito Santo di Dio. Egli opererà in Maria con la sua potenza creatrice: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'altissimo". Di conseguenza, "Colui che nascerà" potrà essere chiamato santo e Figlio di Dio. A sostegno di Maria l'angelo offre il segno della cugina sterile Elisabetta, che ormai da sei mesi, per intervento del Signore, sta attendendo un figlio. Il testo si chiude con l'assenso razionale e credente di Maria: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto".
La fede intelligente di Maria la rende capace di cogliere lo spessore del messaggio evangelico, di procedere con perseveranza in quel progetto che, pur con difficoltà, diventa realizzabile per intervento dello Spirito di Dio, e di aderire con completa disponibilità alla volontà divina.
COLLEGAMENTI FRA LE LETTURELa figura di Eva (Genesi) e di Maria (vangelo) danno unità alle letture della solennità. Le parole di Genesi: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe..." (3,15) trovano continuità e completamento nella decisione di Maria. Ella, alle parole dell'angelo, risponde con disponibilità dicendo: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". In questo modo rende possibile il dono promesso del "Figlio dell'Altissimo". La stupenda figura di Maria, che accogliendo la proposta di Dio per mezzo della sua intelligenza e della sua fede, ricompone la pienezza e la luce della figura femminile originaria, risultata incrinata nella vicenda di Eva. È Maria la prima discepola, la donna nuova, santa ed immacolata, che realizza in pienezza quanto dice Paolo nella Lettera agli Efesini. Dietro l'icona di Maria è da scorgere la chiesa e tutta l'umanità che in Gesù Cristo "sono stati fatti anche eredi" a lode della gloria di Dio.
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