Da sabato 5 ottobre, la S. Messa a
Goito sarà celebrata alle
ore 18.
A
Cerlongo la messa prefestiva
rimane sospesa.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 27 ottobre 2024– XXX Domenica TO - B
Gesù dà la vista e fa discepoliGeremia 31,7-9 • Salmo 125 • Ebrei 5,1-6 • Marco 10,46-52
Lettura
Dopo aver sostato a Gerico, Gesù esce dalla città con i suoi compagni ed inizia a percorrere la salita che conduce a Gerusalemme. Altra gente va con loro, perché è tempo di pellegrinaggio pasquale, e sulla strada incontrano il cieco Bartimeo.
Mc 10, 46-5246E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". 49Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". Chiamarono il cieco, dicendogli: "Coraggio! Àlzati, ti chiama!". 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: "Che cosa vuoi che io faccia per te?". E il cieco gli rispose: "Rabbunì, che io veda di nuovo!". 52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.CommentoIl racconto del cieco Bartimeo è l'ultima guarigione operata da Gesù e riportata da Marco. La narrazione dedica molto spazio alla presentazione del cieco e del suo avvicinamento a Gesù. Bartimeo oltre ad essere ceco è anche povero, infatti siede "lungo la strada a mendicare". Quando sente passare Gesù decide di incontrarsi con lui e con la voce, unico mezzo di cui dispone, cerca di attirare l'attenzione del rabbi. Anche se "molti lo rimproveravano perché tacesse" egli è determinato nel suo scopo e urla forte: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". La fede personale di Bartimeo è così posta in rilievo, nonostante la contrarietà del gruppo che lo circonda. A questo punto è Gesù che prende l'iniziativa: "Gesù si fermò e disse: chiamatelo!". Allora il cieco si getta completamente verso Gesù, lasciando cadere anche il mantello, oggetto così utile per un povero di quella regione in quanto necessario per ripararsi dalle basse temperature notturne. Il racconto di guarigione in senso stretto inizia con una domanda di Gesù: "che cosa vuoi che io faccia per te?". Bartimeo non chiede aiuti economici, né di partecipare al potere e nemmeno la vita eterna; egli dice: "Rabbunì, che io veda di nuovo!". Le parole di Gesù, conseguenti, sottolineano ancora la fede di Bartimeo che, attraverso il dono della vista fisica, chiede la conoscenza del mistero di Gesù. Per questo Gesù gli dà il dono della comunione con lui, che si realizza anche attraverso il vedere. Dopo aver acquistato la vista egli "lo seguiva per la strada" che porta a Gerusalemme.
Per incontrare Gesù che passa occorre liberarsi di tutto ed usare tutti i mezzi necessari per realizzare tale incontro. Chi entra in questa dinamica trova in modo sorprendente il Signore che ha già preso l'iniziativa per avvicinarsi a lui. Quando si è alla presenza di Gesù Cristo si è liberati dalla incapacità costitutiva di riconoscerlo: la cecità. Egli poi corrobora la fede e permette di seguirlo sulla strada che va a Gerusalemme e alla croce, per risorgere infine con lui.
Collegamento fra le lettureNella prima lettura il testo di Geremia porta un messaggio di speranza per Israele, oppresso dall'esperienza dell'esilio. Tutti torneranno nella terra promessa, quelli che vengono "dalla terra del settentrione", cioè Babilonia, e coloro che giungono "dall'estremità della terra". A questo nuovo esodo parteciperanno anche persone che fanno fatica a camminare: "il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente". Le prime due categorie di persone troveranno vitalità e cammineranno per dono di Dio e le seconde esprimeranno speranza di vita nel futuro, secondo la promessa del Signore. La promessa antica è ripresa nel testo evangelico attraverso l'opera di Gesù. Egli cambia radicalmente gli uomini che con fede si avvicinano a lui. É stata l'esperienza di Bartimeo ed é la vicenda di ogni uomo. Gesù infatti è il "sommo sacerdote", costituito per il bene degli uomini, proclama la Lettera agli Ebrei, che "é in grado di sentire giusta compassione per coloro che sono nell'ignoranza e nell'errore".
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Goito 20 ottobre 2024– XXIX Domenica TO - B
È grande colui che serveIsaia 53,10-11 • Salmo 32 • Ebrei 4,14-16 • Marco 10,35-45
Lettura
Prosegue il cammino di Gesù verso Gerusalemme. Per la terza volta egli presenta il tema della sofferenza, della condanna e della morte del Figlio dell'uomo (10,25-45). È argomento molto importante perché diventa il punto di partenza del racconto evangelico della odierna domenica.
Mc 10,35-4535Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: "Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo". 36Egli disse loro: "Che cosa volete che io faccia per voi?". 37Gli risposero: "Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". 38Gesù disse loro: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?". 39Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse loro: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".CommentoIl brano inizia presentando Giacomo e Giovanni, che rivolgono a Gesù una richiesta: "Maestro, ... concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". A tale obiettivo essi tengono molto e per questo vogliono obbligare il maestro ad esaudire la loro richiesta. Gesù risponde: "voi non sapete quello che domandate", e riporta la problematica nella prospettiva della sua passione e morte, delle quali il calice ed il battesimo sono immagini simboliche. L'ulteriore insistenza dei due, costringe Gesù a dichiarare che anche loro condivideranno il suo calice ed il suo battesimo, ma sedere alla destra o alla sinistra non sta a lui concederlo; "è per coloro per i quali è stato preparato". La partecipazione dell'uomo al regno di Dio, e quindi alla salvezza, è un dono che viene da Dio e solo lui conosce i tempi e le modalità di realizzazione. La reazione del gruppo è di sdegno nei confronti dei due fratelli, i quali avevano interpretato politicamente e utilitaristicamente la missione del maestro. Gesù di conseguenza interviene ancora una volta, partendo dal problema concreto emerso tra i dodici. Egli indica che i discepoli non possono pensare ad un potere sulla misura di quello esercitato dai "governanti delle nazioni" e dai "loro capi". Coloro che sono di Cristo, per essere grandi e primi, dovranno diventare servitori e schiavi di tutti. Tale atteggiamento ha la motivazione ultima nel Figlio dell'uomo che "non è venuto per essere servito, ma per servire...".
I discepoli hanno chiesto di partecipare al "potere" di Gesù, fraintendendolo sul modello umano, ed egli scombina le categorie di pensiero del tempo al riguardo. Gesù afferma, infatti, che il discepolo è grande quando serve. Tale servizio ha in Gesù Cristo il modello unico ed il criterio ultimo di comportamento.
Collegamento fra le lettureLe tre letture odierne convergono sulla figura di Gesù Cristo servo e redentore. Nel testo di Isaia è presentato "il servo del Signore" che, "cresciuto come un virgulto davanti a lui..., offrirà se stesso in sacrificio di riparazione". Nel brano evangelico Gesù specifica di essere venuto per servire e dare la vita in riscatto per molti. Tale dono raggiungerà il suo apice nella passione, morte e resurrezione del Signore. In questo modo Gesù diventa il "sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli", dice la lettera agli Ebrei, e che sa "prendere parte alle nostre debolezze". Di fronte alle nostre miserie e ai nostri peccati siamo invitati ad accostarci "dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia...".
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Goito 13 ottobre 2024– XXVIII Domenica TO - B
L'amore di Cristo libera dalle ricchezzeSapienza 7,7-11 • Salmo 89 • Ebrei 4,12-13 • Marco 10,17-30
Lettura
Gesù interviene per chiarire come deve essere il comportamento del discepolo in alcune situazioni concrete di vita. Dopo aver trattato il problema del rapporto nella coppia e nella comunità, ora viene messo a fuoco la questione delle ricchezze.
Mc 10,17-3017Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?". 18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre". 20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!". 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: "Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: "E chi può essere salvato?". 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: "Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio".28Pietro allora prese a dirgli: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". 29Gesù gli rispose: "In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.CommentoIl brano odierno è articolato in modo complesso. All'inizio, troviamo presentata la scena di "un tale" che va incontro a Gesù e gli chiede che cosa deve "fare per avere la vita eterna". Di fronte alla familiarità di costui con "i comandamenti", che viveva fin dalla giovinezza, Gesù, con amore di predilezione, lo invita a completare la sua perfezione vendendo quello che possiede. Dopo aver dato ai poveri il ricavato della vendita ed essersi così assicurato "un tesoro in cielo", gli resta soltanto di andare con lui e seguirlo: "Vieni! Seguimi!". La scena si chiude presentando il ricco che se ne va rattristato, "perché aveva molti beni", e riportando le parole solenni di Gesù il quale, rivolto ai discepoli, afferma: "Quanto è difficile per quelli che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio!". Il brano continua sottolineando lo stupore dei discepoli nei confronti delle parole pronunciate da Gesù. Egli allora, per sostenerli, dichiara che la salvezza è opera di Dio: "impossibile agli uomini, ma non a Dio". A Pietro poi che rileva, a nome del gruppo, il fatto di aver lasciato tutto, Gesù dà la certezza della ricompensa su questa terra assieme a persecuzioni, e della vita eterna dopo la morte.
Le ricchezze costituiscono un ostacolo serio per la vita cristiana. Esse non solo frenano il discepolato, ma escludono anche dalla salvezza. In tale situazione, in cui vive l'uomo, solo Dio può intervenire con la sua forza e trasformare la realtà per mezzo dell'opera di Gesù. Chi si lascia amare da Gesù e segue i suoi insegnamenti ha la sicurezza della salvezza.
Collegamento fra le lettureI doni della prudenza e della sapienza, leggiamo nella prima lettura, vengono conferiti a Salomone in cambio della sua capacità di essere distaccato dal potere e dai beni materiali: "La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto". Gesù aggiunge nel vangelo che è necessario essere liberi dalle ricchezze per vivere seriamente da discepoli e per accedere alla salvezza eterna. Se ci si lascia penetrare dalla "parola di Dio viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio", afferma la seconda lettura, essa smaschera i nostri compromessi, aiuta a discernere "i sentimenti ed i pensieri del cuore" e procura la consolazione della ricompensa adesso e nella vita eterna.
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Goito 6 ottobre 2024– XXVII Domenica TO - B
Un cuore libero per il regno di DioGenesi 2,18-24 • Salmo 127 • Ebrei 2,9-11 • Marco 10,2-16
Lettura
Gesù si trova in cammino verso la Giudea ed ha ormai lasciato il territorio della Galilea. La folla si accosta continuamente a lui e viene ammaestrata. Così Gesù approfondisce ed amplia i temi trattati nei passi precedenti.
Mc 10,2-162Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". 4Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla". 5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto". 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio".13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso". 16E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.CommentoNel brano odierno incontriamo due elementi tra di loro collegati. Il primo (vv.2-12) presenta una disputa, tra i farisei e Gesù, sulla liceità da parte di un marito di ripudiare la propria moglie. Gesù al subdolo quesito posto dai farisei, "per metterlo alla prova", risponde rimandando alle prescrizioni date al riguardo da Mosé, a causa della durezza del loro cuore. Con questa espressione si intende l'ostinata insensibilità del popolo alle manifestazioni della volontà di Dio. Mosé aveva quindi prescritto una norma, davanti alla pratica diffusa del ripudio della moglie, per controllare il problema senza per questo considerare la pratica legittima in sé. Rimandando poi al progetto originario di Dio, dove furono creati "maschio e femmina", Gesù indica la reciprocità tra maschio e femmina come decisiva per la propria realizzazione: "per questo l'uomo lascerà suo padre ...". Il secondo elemento (vv.13-16) indica la difficoltà che hanno i discepoli a capire la missione di Gesù ed i destinatari privilegiati di essa. Infatti ai bambini e a "chi è come loro appartiene il regno di Dio", perché con disponibilità e senza precomprensioni accolgono la volontà di Dio.
Gesù insegna un nuovo modo di vivere il rapporto tra uomo e donna. Non è solo un progetto umano, ma diventa realizzazione somma della volontà di Dio che vuole salvare. Con l'amore si entra in tale dinamica e la misura dell'amore è quella insegnata da Gesù, che accoglie tutti senza escludere alcuno. Chi segue Gesù deve superare le logiche e gli interessi umani per accogliere il regno di Dio e viverlo in libertà, come fanno i bambini.
Collegamento fra le lettureIl progetto originario di Dio in ordine al rapporto uomo - donna, a cui Gesù si riferisce nel brano evangelico, viene illustrato dal racconto tratto dal libro della Genesi. All'uomo che era solo, Dio dà "un aiuto che gli sia simile". Per questo Dio crea la donna direttamente dal corpo di Adamo. Così l'uomo riconosce in lei la carne della sua carne e l'osso delle sue ossa. La conseguenza concreta diventa che "i due saranno una sola carne". Anche i discepoli sono chiamati ad essere uniti fraternamente attraverso un concreto amore accogliente. L'unità della coppia e della comunità dei discepoli si realizza per mezzo di Gesù che è morto "a vantaggio di tutti". La lettera agli Ebrei afferma pure che "colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da uno solo; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli". In tale prospettiva allora la fraternità diventa segno della volontà di Dio e del suo regno accolti col cuore di fanciullo.
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Goito 29 settembre 2024– XXVI Domenica TO - B
Con Gesù, liberi da ogni compromessoNumeri 11,25-29 • Salmo 18 • Giacomo 5,1-6 • Marco 9,38-43.45.47-48
Lettura
Chiusa la scena precedente, nella quale Gesù aveva istruito i suoi discepoli sulla necessità della pasqua per il Figlio dell'uomo e per i suoi seguaci, indicandone la modalità concreta di realizzazione nella vita di ciascuno, attraverso l'accoglienza ed il servizio, i discepoli si rivolgono ora al maestro con una domanda concreta, che scaturisce dalla loro esperienza.
Mc 9,38-43.45.47-4838Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva". 39Ma Gesù disse: "Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. 44 [44] 45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. [46] 47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.CommentoIl brano si apre con una affermazione di Giovanni, il quale presenta un fatto capitato ai discepoli. Essi volevano impedire ad un tale di scacciare demoni nel nome di Gesù, "perché non li seguiva". Gesù risponde indicando maggiori possibilità di appartenenza a lui. Chi fa opere grandi nel suo nome non può parlare male di lui subito dopo. Chi non è esplicitamente contro Gesù ed i suoi è già orientato verso di loro. Chi compie un gesto di solidarietà nei confronti dei discepoli, "perché sono di Cristo, ...non perderà la ricompensa". Per questo non occorre mai limitare o escludere nessuno. Segue poi il discorso di Gesù sullo scandalo. Scandalizzare significa interrompere il rapporto intenso che una persona sta vivendo con Gesù. Lo scandalo, la separazione da Cristo, può realizzarsi nei confronti di un altro ("uno di questi piccoli che credono") o di se stessi ("se la tua mano ti è motivo di scandalo..."). La conseguenza dello scandalo è sempre la Geenna, cioè l'assenza della vita di Dio.
Gesù indica dei criteri minimi, che spesso non collimano con quelli dei discepoli, per appartenere al suo gruppo. Quanto umanamente può sembrare insignificante, ha invece valore e peso per Gesù. Chi sta con lui non deve diventare, per sé e per gli altri, occasione di interruzione del rapporto col maestro. Per perseverare nella comunione con Gesù Cristo e per non essere di scandalo, occorre compiere con coraggio i tagli necessari e accettare qualsiasi sacrificio. Così si evita la condanna eterna e si sperimenta la potenza di Dio.
Collegamento fra le lettureIl testo del libro dei Numeri può collegarsi molto bene con la prima parte del vangelo. Anche Giosué, come Giovanni, tenta di impedire l'azione profetica di Eldad e Medad, i quali, pur non essendo andati alla convocazione presso la tenda, "si misero a profetizzare nell'accampamento". E Mosé risponde: "Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo...". Mosé e Gesù devono intervenire per evidenziare i limiti dei loro discepoli e per dare dei criteri attraverso i quali costituire la comunità secondo il cuore di Dio. Per questo nessuno può arrogarsi il diritto, col suo comportamento, di allontanarsi da Gesù o di fare in modo che altri si separino da lui. Giacomo, infine, mette in guardia dal rischio che proviene dalla ricchezza, frutto dell'ingiustizia nei confronti dei poveri: "il salario da voi defraudato ai lavoratori... e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore". Facciamo attenzione, perché ogni forma di ricchezza "scandalizza", cioè separa da Cristo!
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Goito 22 settembre 2024– XXV Domenica TO - B
Accogliendo e servendo s'incontra GesùSapienza 2,12.17-20 • Salmo 53 • Giacomo 3,16-4,3 • Marco 9,30-37
Lettura
Gesù, dopo aver provocato la confessione di Pietro a Cesarea di Filippo ed aver preannunciato la sua pasqua, porta alcuni discepoli sul monte e davanti a loro si trasfigura (9,2-8). In questo modo infonde coraggio ai suoi ed indica loro il tracciato da percorrere. È però difficile entrare nella logica insegnata da Gesù, per questo si rende necessario da parte sua riprendere le istruzioni fino a quel momento impartite.
Mc 9,30-3730Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà". 32Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.33Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo per la strada?". 34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti". 36E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: 37"Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".CommentoIl brano odierno può essere diviso in due parti. Nella prima (vv.30-32) si descritto nuovamente Gesù che in Galilea insegna ai suoi discepoli la pasqua del Figlio dell'uomo: "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni, risorgerà". Con queste parole l'attività del maestro risulta fortemente concentrata sulla necessità di formare i suoi. Costoro invece si dimostrano incapaci di sintonizzarsi con Gesù: "non capivano queste parole". Rassegnati e forse delusi "avevano timore di interrogarlo", cioè di chiedere spiegazioni perché ormai ne avevano ricevute molte. La seconda parte (vv.33-37) presenta una scena realizzatasi nel borgo di Cafarnao. In una casa (probabilmente quella di Pietro) Gesù rompe il silenzio, creatosi precedentemente tra lui ed i discepoli, chiedendo quale fosse l'oggetto della loro discussione: "di che cosa stavate discutendo per la strada?". Essi non hanno il coraggio di rispondere e tacciono; "infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande". Gesù, davanti alla distanza dei suoi e al sentiero sbagliato che hanno imboccato nel loro discorrere per via, non si perde d'animo e con pazienza ricomincia a ragionare con loro indicando le coordinate della vita evangelica: "se uno vuol essere il primo sia l'ultimo di tutti ed il servitore di tutti" e "chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me".
Il discepolo che cammina con Gesù facilmente ha difficoltà nel comprendere il maestro e può allontanarsi dai suoi insegnamenti, per perdersi in progetti umani organizzati tra colleghi. Tutto questo produce mancanza di comunicazione con Gesù. Per ritornare a camminare realmente con lui occorre lasciarsi istruire ed accogliere la prospettiva della pasqua, che nel presente si concretizza nel servizio e nell'accoglienza.
Collegamento fra le lettureLa lettura del libro della Sapienza si collega all'insegnamento di Gesù sulla passione, morte e resurrezione del Figlio dell'uomo. É lui il "giusto" che "è di imbarazzo", perché "rimprovera le trasgressioni della legge e rinfaccia le mancanze" commesse. É lui "il figlio di Dio" condannato "a una morte infame". I discepoli sono incapaci di capire l'istruzione di Gesù e con i loro atteggiamenti e comportamenti si allontanano sempre più dal maestro. Tale tendenza potrà essere invertita se nella vita si accoglie il criterio indicato da Gesù per raggiungere la vera grandezza: realizzarsi con gli altri in un atteggiamento di servizio concreto. Questa scelta di fondo, collocata a fondamento della propria esistenza, non solo permette di incontrare nel fratello Gesù e colui che lo ha mandato, ma fa in modo che siano evitate, come dice Giacomo, "gelosie e spirito di contesa", disordine e ogni sorta di cattive azioni", "le guerre e le liti". Così il discepolo avrà in dono "la sapienza che viene dall'alto".
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Goito 15 settembre 2024– XXIV Domenica TO - B
Educati da Gesù a portare la croceIsaia 50,5-9a • Salmo 114 • Giacomo 2,14-18 • Marco 8,27-35
Lettura
Nella prima parte del vangelo, Marco presenta il ministero di Gesù svolto principalmente tra la gente. Il maestro, con insegnamenti e miracoli, annuncia il Regno di Dio in Galilea e nelle regioni limitrofe. Durante il suo servizio, chiama tra la folla i discepoli a seguirlo in modo più determinato. Tra costoro sceglie i dodici che diventano i suoi stretti collaboratori. Con la pericope di questa domenica inizia la parte del vangelo nella quale Gesù dedica attenzione particolare ai discepoli.
Mc 8,27-3527Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: "La gente, chi dice che io sia?". 28Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti". 29Ed egli domandava loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: "Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.CommentoIl brano è composto da due parti. La prima (vv.27-33) contiene la professione di fede di Pietro, l'annuncio della passione di Gesù ed il rimprovero a Pietro. La seconda (vv.34-35) è formata dalle parole di Gesù sulla croce del discepolo.
Il brano si apre presentando Gesù con i discepoli in cammino "verso i villaggi introno a Cesarea di Filippo". Durante il tragitto interroga i suoi per conoscere che cosa la gente dice di lui. I discepoli rispondono dichiarando che in lui tutti vedono un grande personaggio, anche se gli attribuiscono diverse identità: il Battista, Elia, un profeta. Gesù vuole però conoscere anche il loro pensiero e dice: "Ma voi chi dite che io sia?". L'interrogazione porta alla confessione di Pietro che a nome di tutti afferma: "Tu sei il Cristo". Gesù poi chiede ai suoi il silenzio. Questo è necessario non per celare chissà quale segreto, ma perché ancora non sono abilitati all'annuncio e alla testimonianza. Tutto ciò sarà possibile solo dopo la sua pasqua. Gesù inizia così "a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire,... venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare". Con le sue parole Gesù non solo anticipa la sua fine, ma inizia anche a preparare i suoi a tale avvenimento. La sofferenza-morte-risurrezione di Gesù è un fatto così decisivo e radicale per i discepoli che è necessario essere preparati per riconoscerlo, accoglierlo e viverlo. La reazione di Pietro alle parole pronunciate da Gesù è testimonianza concreta di come sia difficile recepire la catechesi di Gesù. Pietro protesta perché, come tutti, si aspettava un Messia diverso da quello che Gesù gradualmente andava delineando. Così il primo degli apostoli dimostra la chiusura e la cecità del discepolo nei confronti del maestro. Gesù reagisce alle parole di Pietro dicendo: "va dietro a me satana". È tentazione forte per i discepoli trattare Gesù ed i suoi insegnamenti alla maniera umana. Quando succede questo è opera del maligno che porta a mettersi davanti al maestro. Il discepolo sta invece con umiltà sempre dietro a Gesù. Il testo si chiude con le parole di Gesù che anticipano la croce del discepolo: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso...".
Di fronte a Gesù tutti devono prendere posizione. Non si può restare neutrali. Il discepolo però è invitato a vigilare perché può raggiungere, come Pietro, momenti di grande fede, ma anche precipitare in situazioni di abissale lontananza da Gesù Cristo. L'equilibrio nel discepolo si raggiunge seguendo il maestro con umiltà, portando la propria croce e donando gratuitamente la vita.
Collegamento tra le lettureGesù Cristo che salva l'umanità attraverso la sua pasqua, collega le letture odierne. Isaia, nella prima lettura tratta dal terzo canto del "servo del Signore", preannuncia che l'inviato di Dio eserciterà la sua missione tra difficoltà e sofferenze. La fiducia in Dio lo porta a superare le prove: "Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto deluso". Il discorso isaiano viene applicato a sé da Gesù. È lui il Figlio dell'uomo, che deve molto soffrire. Davanti a Gesù non si può restare neutrali. Occorre schierarsi a favore o contro. Anche i discepoli, che sono con lui, sono invitati a stare in guardia perché, come afferma Giacomo, rischiano di avere una fede teorica, astratta e non calata nella vita. Gesù invece va seguito con scelte concrete, con atteggiamenti di vita chiari e determinati. Chi non si comporta in questo modo, anche dentro alle relazioni comunitarie, è invitato a verificare la propria scelta di fede.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 8 settembre 2024– XXIII Domenica TO - B
Gesù: la parola di Dio che salva tuttiIsaia 35,4-7 • Salmo 145 • Giacomo 2,1-7 • Marco 7,31-37
Lettura
Gesù, abbandonati i territori circostanti il lago di Galilea, dove fino a quel momento aveva svolto il suo ministero, si sposta nelle regioni di Tiro (Mc 7,24-30) e di Sidone per raggiungere poi la regione della Decapoli, passando per il mare di Galilea (Mc 7,31-37). Anche qui egli esercita la sua missione, delineata sinteticamente dal brano odierno.
Mc 7,31-3731Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: "Effatà", cioè: "Apriti!". 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!".CommentoIl testo porta in pieno territorio della Decapoli, regione notoriamente pagana. A Gesù viene condotto "un sordomuto" per essere guarito (v.32). Nei vv.33-34 si ha la descrizione minuziosa del gesto taumaturgico. Gesù porta l'uomo "lontano dalla folla", perché tra loro due si possa instaurare una autentica relazione interpersonale senza condizionamenti esterni. Dopo tocca con le dita gli occhi del sordo e cura con la saliva la lingua muta. Infine, "guardando verso il cielo... disse: "Effatà", cioè: "Apriti"". Qui si ha l'apice della narrazione: la parola di Gesù libera, salva, rinnova il sordomuto ("e subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente"). Gesù chiede da ultimo a tutti coloro che hanno assistito al miracolo di non divulgare l'accaduto. Essi infatti non sono ancora in grado di essere dei testimoni autorevoli di Gesù, perché dovevano ancora percorrere un lungo itinerario di discepolato e soprattutto non sono ancora stati abilitati a tale compito dalla sua passione-morte-resurrezione. Le indicazioni date da Gesù vengono disattese e tutti parlano di quanto era accaduto e proclamano con forza le sue opere: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!".
Gesù porta la salvezza anche ai pagani. Costoro, attraverso la sua parola proclamata con autorità, vengono trasformati radicalmente e sanati fin nella profondità del loro essere. Chi ascolta la parola di Gesù incontra Dio e a lui deve rispondere con tutto se stesso. La conseguenza di tale incontro diventa voglia incontenibile di annunciare a tutti le stupende meraviglie operate da Dio per mezzo di Gesù.
Collegamento fra le lettureDio non abbandona mai l'uomo che è nella necessità. Lo afferma il profeta Isaia: "Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio... Egli viene a salvarvi". La salvezza consiste in una trasformazione radicale dell'individuo ad opera di Dio: "lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto". In questa linea procede anche il racconto evangelico nel quale si narra la guarigione di un sordomuto da parte di Gesù. Nel testo troviamo però due elementi nuovi, che è bene richiamare. Il primo: Dio per mezzo di Gesù fa giungere la sua presenza amorosa a tutti gli uomini, quindi anche a coloro che erano considerati pagani dai giudei. Il secondo: la presenza liberatrice di Dio si realizza concretamente attraverso l'ascolto e l'accoglienza della parola di Gesù. Chi vive tale esperienza non solo è spinto a proclamare a tutti le opere del Signore ma anche, come dice Giacomo, sceglie i poveri perché questi sono prediletti da Dio: "Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?"
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 1 settembre 2024 – XXII Domenica TO - B
Le parole di Gesù cambiano il cuoreDeuteronomio 4,1-2.6-8•Salmo 14•Giacomo 1,17-18.21-22.27•Marco 7,1-8.14-15.21-23
Lettura
Si riprende la lettura del vangelo di Marco. Dopo il ritorno dei discepoli dalla missione, l'evangelista riporta la prima moltiplicazione dei pani e dei pesci (6,31-44). Poi Gesù manda ancora i suoi sull'altra riva del lago, mentre lui si ferma a pregare (6,45-46). Li raggiunge camminando sull'acqua e viene scambiato per un fantasma. Riconosciuto attraverso la sua parola e accolto sulla barca, approdano a Genesaret e come al solito molta gente si accalca attorno a loro. (6,47-56).
Mc 7, 1-8.14-15.21-231 Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3- i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi 4e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, 5quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?".6Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. 7Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. 8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini". (9E diceva loro: "Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. 10Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. 11Voi invece dite: "Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio", 12non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. 13Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte".)14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: "Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro". [16](17Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. 18E disse loro: "Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro, 19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?". Così rendeva puri tutti gli alimenti. 20E diceva: "Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo.) 21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo".CommentoIl brano può essere suddiviso in tre parti. All'inizio ritroviamo i farisei con gli scribi che accusano Gesù perché i suoi "discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi". Era infatti in uso una serie di procedure da applicare rigorosamente prima della consumazione del pasto. I discepoli invece "prendono cibo con mani impure (cioè non lavate)". Al centro vi sono le parole di Gesù che, chiamato in causa direttamente, citando il profeta Isaia, smaschera l'ipocrisia dei suoi interlocutori. Egli dice: "questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me". Infatti l'esecuzione materiale dei precetti umani, non sempre corrisponde alla volontà di Dio. Infine Gesù si rivolge alla folla e ad essa offre il suo insegnamento. Egli afferma che non è ciò che entra nell'uomo a contaminarlo, ma "le cose che escono" da lui. È "dal cuore degli uomini che escono i propositi di male". Occorre quindi vigilare sul proprio cuore.
L'accusa rivolta dai farisei a Gesù, in quanto responsabile del gruppo dei discepoli, di non rispettare le regole formali della tradizione, diventa l'occasione da parte sua per denunciare il loro formalismo religioso e la doppiezza del loro cuore. Ciò che Gesù chiama cuore oggi è da identificarsi con la coscienza. Infatti i farisei mentre da un lato proclamano la santità della legge, dall'altro praticano la malvagità. Gesù vuole spezzare tale comportamento ipocrita e modificare la loro coscienza cieca.
C
ollegamento fra le lettureIl messaggio centrale di questa domenica consiste, come dice Giacomo nella seconda lettura, nell'essere "di quelli che mettono in pratica la parola e non ascoltatori soltanto". Anche nella prima lettura il tema ritorna nelle istruzioni date da Mosé. Egli afferma che i comandi del Signore Dio, accolti e praticati, producono saggezza ed intelligenza. La Parola per essere accolta richiede un cuore puro e nello stesso tempo essa, entrando nella vita dell'uomo, purifica il suo cuore. Come già si è detto il termine cuore è da intendersi come coscienza. Questa è la sede dove l'uomo forma i suoi pensieri, le decisioni ed i sentimenti. Tutto questo non nasce dal nulla, ma scaturisce dal tesoro racchiuso nella coscienza dell'uomo. Per tale ragione, è allora necessario alimentare e formare la nostra coscienza con la parola del Signore, per arricchire sempre più la fonte di riferimento della nostra vita.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 25 agosto 2024– XXI Domenica TO - B
Solo Gesù ha parole per la vita eternaGiosué 24,1-2a.15-17.18b • Salmo 33 • Efesini 5,21-23 • Giovanni 6,60-69
Lettura
Dopo il lungo discorso sul "pane di vita", letto nelle domeniche precedenti, sono presentate le reazioni degli uditori di Gesù. L'evangelista ha già indicato reazioni della folla (Gv 6,30-31), dei giudei (Gv 6,41-42 e Gv 6,52). Ora sono di scena i discepoli.
Gv 6, 59-6959Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. 60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?". 61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: "Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre".66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: "Volete andarvene anche voi?". 68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".CommentoIl brano inizia presentando i discepoli indignati nei confronti del discorso pronunciato da Gesù: "questa parola è dura! Chi può ascoltarla?". Essi si comportano come i giudei e mormorano contro Gesù. Infatti, non possono sopportare gli insegnamenti del maestro che si è presentato disceso dal cielo e cibo per la loro vita. Tale discorso li mette in crisi, scompiglia le loro certezze e li separa da lui (scandalizza). La reazione dei discepoli è occasione per Gesù di ripresa degli insegnamenti precedenti e di nuova provocazione: "se vedeste il Figlio dell'uomo salire la dov'era prima?". Se a loro fa problema la discesa dal cielo di Gesù, figurarsi la sua salita al Padre! Gli insegnamenti di Gesù e la sua stessa identità non possono essere compresi con i semplici strumenti naturali, di cui l'uomo è dotato. È necessario il dono dello Spirito e soltanto lui può introdurre adeguatamente nel mistero e dare l'intelligenza della fede. A questo punto Gesù rivela che alcuni discepoli non hanno la fede: "tra voi vi sono alcuni che non credono". Egli conosce fino in fondo i suoi, le motivazioni che stanno alla base delle loro scelte e la loro vera identità. Contro il pericolo dell'esteriorità, Gesù afferma nuovamente che si può essere suoi discepoli soltanto se il Padre chiama a vivere quest'esperienza. Il brano si chiude con la nota che registra l'abbandono di molti discepoli: "molti dei suoi discepoli tornarono indietro". Gesù allora si rivolge provocatoriamente ai dodici e chiede di esternare le loro intenzioni: "volete andarvene anche voi?". Anche in questo caso è Pietro, come a Cesarea di Filippo, che esplicita la fede del gruppo e la loro disponibilità a seguirlo.
La persona di Gesù ed il suo insegnamento non sono facilmente accettabili. Egli sconvolge le tradizioni e la cultura del tempo. Anche quelli che gli stanno vicino e lo seguono sono continuamente tentati di abbandonarlo. Questo capita quando da Gesù si attendono obiettivi e risposte prettamente umani. Solo l'intervento della Trinità, Padre, Figlio e Spirito abilita i discepoli ad accogliere con fede il mistero di Dio rivelato in Gesù Cristo.
Collegamento fra le lettureIl tema della scelta fondamentale di fede collega le letture. Nela prima, tratta dal libro di Giosuè, si presenta il resoconto dell'assemblea di Sichem. Tutto il popolo assieme ai suoi capi deve scegliere se servire il Signore o altre divinità. Di fronte alla proposta di Giosuè il popolo rinnova la sua professione di fede nel Signore: "lungi da noi l'abbandonare il Signore per servire altri dei! Perciò anche noi vogliamo servire il Signore, perché Egli è il nostro Dio". Anche nel vangelo il tema ritorna con forte evidenza. Quando Gesù propone ai suoi di mangiare la sua carne e bere il suo sangue, scoppia la crisi anche nel gruppo dei discepoli. Le parole di Gesù e la sua persona vanno accolte con fede, come hanno fatto i dodici, che si sono espressi attraverso Pietro. Essi confermano la scelta di stare con Gesù Cristo, riconosciuto ed accolto come Figlio e inviato del Padre. La seconda lettura si collega al tema centrale indicato in quanto la scelta di fede si traduce poi in comportamenti concreti nelle situazioni di ogni giorno. La fede porta ad impostare da credenti le relazioni familiari ed ecclesiali.
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Goito 18 agosto 2024– XX Domenica TO - B
Eucaristia: carne e sangue donati per la vita eterna di tuttiProverbi 9,1-6 • Salmo 33 • Efesini 5,15-20 • Giovanni 6,51-58
Lettura
Continua la lettura del capitolo sesto del vangelo di Giovanni, chiamato anche discorso del "pane di vita". Alla gente che lo cerca per interessi materiali, Gesù propone sé come pane che sfama e sazia ogni bisogno di vita. Oggi la liturgia presenta l'ultima parte del discorso di Gesù.
Gv 6,51-5851Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?". 53Gesù disse loro: "In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".CommentoIl brano si apre con una dichiarazione di Gesù: "Io sono il pane vivo disceso dal cielo". Con questa immagine egli richiama la sua incarnazione, in quanto è Parola venuta dal Padre ed entrata nel mondo, e il suo essere dono per il nutrimento dell'umanità. Infatti come il pane anch'egli deve essere mangiato. Questa idea è esplicitata direttamente da Gesù quando dice: "se uno mangia di questo pane vivrà in eterno". Chi mangia il "pane vivo disceso dal cielo" partecipa all'eternità di Dio Padre. Gesù poi aggiunge che il pane da lui dato è la sua "carne per la vita del mondo". Poiché nel racconto giovanneo, a differenza dei sinottici, non sono riportate le parole del Signore sul pane e sul calice dell'ultima cena, sembra che in 6, 51 si ritrovi l'istituzione eucaristica secondo l'evangelista Giovanni. Le parole di Gesù non sono capite dai giudei, i quali restano stupiti davanti all'idea di mangiare la sua carne. A questo punto Gesù non fa nulla per eliminare la ripugnanza giudaica, al pensiero cannibalistico di mangiare la sua carne, ed accentua ulteriormente l'immagine aggiungendo anche la necessità di bere il suo sangue per avere la vita. Nella Bibbia, mangiare la carne di qualcuno è considerato metafora di azione ostile e bere il sangue è un'azione orrenda, proibita dalla Legge di Dio. I giudei, che ascoltano le parole di Gesù, si fermano nella loro interpretazione a questo livello. Esse hanno invece per il cristiano un significato positivo, che è colto soltanto se riferito all'Eucaristia istituita da Gesù. Nel v. 54 troviamo esplicitate le conseguenze nel credente che si nutre del pane di vita. Chi mangia la carne di Gesù ha la vita eterna adesso e riceve la promessa della resurrezione "nell'ultimo giorno". Questa diventa conseguenza della continua comunione con Gesù, espressa attraverso la categoria del dimorare: "chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui". La comunione con Gesù Cristo è realmente una partecipazione alla comunione intima che esiste tra Padre e Figlio: "come io vivo per il Padre, così colui che mangia di me vivrà per me". Chi vive in comunione con Gesù partecipa direttamente alla stessa vita di Dio Padre.
L'Eucaristia è il pane vivo donato da Gesù Cristo. Chi mangia l'Eucaristia si nutre di Gesù stesso: del suo corpo e del suo sangue. Attraverso questo alimento celeste si realizza la comunione col Figlio e, per mezzo di lui, col Padre. Infine la vita eterna, la vita di Dio Padre, e condivisa con gli uomini attraverso il sacramento eucaristico.
Collegamento fra le lettureL'immagine del banchetto, usata per esprimere la relazione vitale con Dio, collega le letture odierne. La prima lettura riporta le parole della Sapienza che, personificata, invita tutti a partecipare al banchetto preparato nella sua casa. Anche chi è privo di senno può partecipare al banchetto. Anzi costoro, mangiando il pane e bevendo il vino, preparati dalla Sapienza, abbandoneranno la stoltezza, avranno la vita, cammineranno diritti per la retta via. Anche Gesù nel vangelo si presenta invitando i suoi discepoli ad una mensa. Qui egli si dona come pane vivo disceso dal cielo, per essere mangiato, e come sangue da bere perché i suoi abbiano la vita eterna e risurrezione finale. La seconda lettura si inserisce in questo quadro con le esortazioni morali di Paolo ai cristiani di Efeso. Per partecipare adeguatamente al banchetto preparato da Gesù Cristo, dice l'apostolo, è necessario "vigilare attentamente", comportandosi "non da stolti, ma da uomini saggi". È pure utile capire bene la volontà di Dio, chiedere il dono dello Spirito Santo con la preghiera comunitaria e ringraziare Dio Padre per ogni cosa "nel nome del Signore Gesù Cristo".
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LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 11 agosto 2021– XIX Domenica del Tempo Ordinario - B
Gesù Cristo è il pane che dà la vita eterna1Re, 19,4-8 • Salmo 33 • Efesini 4,30-5,2 • Giovanni 6,41-51
Lettura
Dopo il dibattito con la folla, nel quale Gesù precisa nuovamente lo scopo del suo ministero (Gv 6,24-35), Giovanni presenta Gesù che, alla festa di pasqua tiene un lungo discorso sul "pane della vita". Nella prima parte del discorso (vv.34-40) Gesù ha presentato se stesso come "pane della vita", la sua relazione col Padre e lo scopo della sua missione: "chi vede il figlio e crede in lui ha la vita eterna". Le parole pronunciate da Gesù suscitano le reazioni degli ascoltatori, ed è il testo di oggi.
Gv 6,41-5141Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo". 42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?".43Gesù rispose loro: "Non mormorate tra voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".CommentoIl brano si apre presentando i giudei che mormorano contro Gesù a causa della affermazione fatta poco prima nella quale aveva dichiarato: "io sono il pane disceso dal cielo". La contestazione dei giudei è una protesta forte nei confronti di Gesù, che può essere paragonata alla mormorazione d'Israele nei confronti di Mosè, quando si trovò in difficoltà nel deserto (Es 16,2-8). Lo sdegno dei giudei è ulteriormente rafforzato dalle origini di Gesù. Egli che proviene da ceto operaio e non ha alcuna dignità adeguata da fornire, come può attribuirsi simili origini e dire: "sono disceso dal cielo?". Gesù risponde ponendosi su un altro piano. Dapprima afferma che le mormorazioni non servono in quanto sono situazioni senza storia, perché restano tra chi le compie. Poi richiama la prospettiva generale entro cui si collocano il suo ministero e le sue parole: l'opera di Dio. È Dio il protagonista che fa incontrare Gesù Cristo, che ammaestra tramite i profeti, che attraverso Gesù dona la risurrezione nell'ultimo giorno. Per riconoscere l'opera di Dio e per entrare nelle dinamiche da lui poste in essere occorre credere. Per questo Gesù afferma: "chi crede ha la vita eterna". L'ultima parte della pericope è un'esplicitazione che Gesù compie, attraverso la categoria del "pane della vita", del collegamento esistente tra Dio Padre con Gesù Cristo e tra Dio Padre con gli uomini attraverso Gesù. Egli è il nuovo pane che può sfamare l'umanità e che dà la vita eterna, perché è "disceso dal cielo", cioè viene da Dio. Chi lo riceve con fede, anche attraverso il segno dell'Eucaristia a cui si allude, vivrà in eterno perché in lui entra la vita di Dio.
L'azione di Dio può sempre essere valutata da giudizi prettamente umani. Questo modo di accogliere l'operato di Dio invece di facilitare ostacola l'incontro con lui. Gesù insegna che nei confronti di Dio occorre porsi con la fede e basta. Essa riesce a portare l'uomo a vera comunione con Dio attraverso la rivelazione attuata da Gesù Cristo. Una delle strade per arrivare a raggiungere tale obbiettivo è il sacramento dell'Eucarestia accolto con fede.
Collegamento fra le lettureDio è presente nella storia e porta l'uomo alla comunione con lui. Questa prospettiva può risultare difficile da attuare da parte dei suoi inviati e incomprensibile da parte dei destinatari. Tale è stata l'esperienza di Elia che, eseguita una missione affidatagli da Dio, ora deve fuggire perché cercato per essere ucciso. Dio però non lo abbandona, lo nutre attraverso la sua parola e gli permette di continuare la sua missione. Anche i destinatari del ministero di Gesù non riescono ad intravedere l'azione di Dio che si compie in lui. Per questo sono chiusi e non disponibili nei suoi confronti. Questa situazione può continuare anche nella Chiesa e tale realtà, come dice Paolo, rattrista "lo Spirito Santo di Dio". Per crescere nella fede e per vivere scelte comunitarie conseguenti, è necessario dedicarsi a Dio così come lo si è conosciuto tramite Gesù Cristo.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 4 agosto 2024– XVIII Domenica del Tempo Ordinario - B
Gesù è il pane di DioEsodo, 16,2-4.12-15 • Salmo 77 • Efesini 4,17.20-24 • Giovanni 6,24-35
Lettura
Continua la lettura del capitolo sesto del vangelo di Giovanni. Domenica scorsa è stato presentato l'evento della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ora la liturgia, del lungo discorso tenuto da Gesù per spiegare l'avvenimento, presenta un dibattito acceso tra Gesù e la folla.
Gv 6,24-3524Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".26Gesù rispose loro: "In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo". 28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?". 29Gesù rispose loro: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato".30Allora gli dissero: "Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo". 32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". 34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane". 35Gesù rispose loro: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!CommentoLa pericope si apre presentando la folla in ricerca di Gesù. Non trovandolo, si reca al di là del lago a Cafarnao, dove Gesù con i suoi si era probabilmente recato e dove dimorava a casa di Pietro. Trovatolo la gente pone al maestro una domanda, con la quale forse desidera indagare sulla modalità straordinaria con cui Gesù avrebbe realizzato il suo trasferimento da Tiberiade a Cafarnao. Come aveva straordinariamente sfamato le genti così era da pensare che anche si spostasse con modalità fuori della norma. Gesù lascia cadere la questione ed interviene portando il discorso su di un altro piano: "voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati". Gesù così contesta gli interessi della folla, orientati soltanto a obbiettivi materiali ed incapaci di cogliere il significato contenuto nelle azioni compiute da lui. Gesù poi rivolge alla gente l'invito di procurarsi il cibo che "rimane per la vita eterna". Questo cibo è lui stesso, "il Figlio dell'uomo", che si offre e si dona per l'umanità. L'alimento proposto dal maestro di Galilea è un dono che va accolto già nel presente, come frutto del suo ministero, ed avrà piena realizzazione nella vita eterna. Per partecipare al banchetto preparato, Gesù afferma che occorre credere in colui che Dio ha mandato. Gli uditori comprendono che Gesù sta parlando di sé ed allora pongono una domanda esplicita e provocatoria: "quale segno tu compi perché vediamo e crediamo?". La fede è una cosa seria e si accorda a chi non solo pronuncia parole, ma compie anche fatti adeguati conseguenti. Gesù risponde alla domanda presentando se stesso come il pane del cielo, donato da Dio come prova per la loro fede e a suo sostegno: "il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". Il fraintendimento delle parole di Gesù continua da parte della folla e quindi Gesù è costretto a precisare ulteriormente che lui è il pane della vita: "Io sono il pane della vita".
Non sempre le aspettative, che la gente ha nei confronti di Gesù, sono giuste. Egli è venuto primariamente non per risolvere i problemi materiali delle persone, ma per dare a tutti la vita eterna. Questa si riceve accogliendo Gesù, il dono del Padre. La comunione con Gesù Cristo sazia completamente la vita delle persone, ad essa dà senso e porta alla vita con Dio nell'eternità.
Collegamento fra le lettureDio Padre che, in modo provvidenziale, si prende cura dell'umanità è il tema unificante le letture odierne. Nel testo dell'Esodo si narra di Dio il quale sostiene il suo popolo in difficoltà, mentre attraversa il deserto. La protesta degli israeliti è forte e la tentazione di tornare alle sicurezze egiziane è sempre più emergente. Dio allora provvede alle necessità del popolo: "al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane". L'intervento di Dio è però finalizzato non a saziare i bisogni materiali degli israeliti, ma a porre un segno che li aiuti a riconoscere e a credere che Lui è il loro Dio. Spetta poi a Mosè il compito di spiegare ogni cosa. Anche nel vangelo, dove le folle sono presentate alla ricerca di Gesù per risolvere i problemi materiali della vita, egli risponde affermando di essere stato mandato nel mondo per donare a tutti la vita di Dio e per rendere partecipe l'umanità della vita eterna. Se questa convinzione di fede è fatta propria, sempre più i cristiani, allora, come afferma Paolo scrivendo agli efesini, devono abbandonare il comportamento dei pagani e sono invitati a seguire Cristo. Chi lo ascolta e da lui è istruito "depone l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici". Gesù crea così nei suoi discepoli l'uomo nuovo plasmato secondo Dio.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 28 luglio 2024 XVII Domenica del Tempo Ordinario B
Gesù è il pane spezzato per tutti2 Re 4,42-44 • Salmo 144 • Efesini 4,1-6 • Giovanni 6,1-15
Lettura
Con questa domenica si interrompe la lettura del vangelo si Marco per iniziare il capitolo sesto di Giovanni. La narrazione costituisce il vertice ed il termine dell'attività di Gesù in Galilea. Nel capitolo, dopo la presentazione del fatto della moltiplicazione dei pani e dei pesci (vv.1-15), assieme ad altre vicende, è contenuta anche la spiegazione che Gesù stesso dà dell'avvenimento iniziale (vv.26-71).
Gv 6,1-151Dopo questi fatti, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. 3Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.5Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. 7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". 8Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?". 10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 12E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". 13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: "Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!". 15Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.CommentoMolta gente seguiva Gesù per le contrade di Galilea, perché vedeva "i segni che compiva". Dopo questa introduzione è riportata al v.3 una annotazione che può facilmente sfuggire: "Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli". Tale particolare acquista maggiore significato in quanto viene richiamato anche al termine del racconto: v.15. Qui si legge: "Gesù, ..., si ritirò sul monte da solo". Al v.4 vi è poi un richiamo esplicito alla festa giudaica della Pasqua che ormai era vicina. Questi elementi contribuiscono a dare le coordinate di lettura e di comprensione dell'azione compiuta da Gesù nei confronti della "grande folla che veniva da lui", per incontrare il mistero di Dio che si rivela per suo mezzo. Al centro del brano (vv.5-13) abbiamo la narrazione minuziosa del miracolo. Molti commentatori vedono in certi particolari del racconto un collegamento con l'ultima cena di Gesù e con la celebrazione dell'Eucaristia (la folla si siede; "Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì"; Gesù invita a raccogliere "i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto"). Infine sono riportati il fraintendimento del "segno" da parte della gente, che stavano per venire "a prenderlo per farlo re", ed il ritiro in solitudine di Gesù sulla montagna (vv.14-15).
Gesù con dei "segni" cerca di manifestarsi, di farsi conoscere ai discepoli ed alle folle che lo seguono. Egli vuole in questo modo comunicare il mistero di Dio, che si rivela sulla montagna, nel silenzio, nella solitudine e nella parola. Di fronte al "segno" della moltiplicazione dei pani e dei pesci, che rimanda a Gesù attraverso la Pasqua e l'Eucaristia, la moltitudine non comprende, perché vede in quell'evento un gesto finalizzato a risolvere soltanto le problematiche umane. Per questo Gesù non ci sta e, ritirandosi sulla montagna, invita a leggere la realtà con gli occhi di Dio e non con quelli degli uomini.
Collegamento fra le lettureGesù é il "segno" sovrabbondante donato all'umanità, così si legge nel vangelo di Giovanni. Anche la prima lettura evidenzia che i doni del Signore sono sempre abbondanti: "così dice il Signore: ne mangeranno e ne avanzerà anche". Davanti ai doni di Dio occorre evitare il rischio del fraintendimento, cioè della loro lettura secondo la nostra mentalità utilitaristica e materialistica. L'azione rivelativa di Gesù richiede ed interpella la collaborazione degli uomini. Questa è espressa dai venti pani d'orzo e farro contenuti nella bisaccia dell'uomo di Baal-Salisa e dai cinque pani d'orzo con i due pesci del ragazzo, che era con i discepoli di Gesù. Per accogliere i doni di Dio, che hanno in Gesù il loro apice, occorre, come dice Paolo, attrezzarsi di umiltà, mansuetudine e pazienza. Questi atteggiamenti sono indispensabili per realizzare la propria vocazione, per essere "un solo corpo" e per crescere nella comunione con "Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti".
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 21 luglio 2024 – XVI Domenica del Tempo Ordinario B
Riposarsi con Gesù per essere solidali con gli uominiGeremia 26,1-6 • Salmo 22 • Efesini 2,13-18 • Marco 6,30-34
Lettura
In Marco 6,6-13 abbiamo visto l'invio dei dodici in missione da parte di Gesù affinché, con la predicazione e le attività ad essa connesse, diffondessero il regno. Segue, nei vv.14-29, un intermezzo su Giovanni Battista. Di lui si narra la morte a partire dagli interrogativi e dal rimorso che nascono in Erode davanti a Gesù, ritenuto Giovanni risuscitato. A questo punto il testo presenta il ritorno dei discepoli dalla missione.
Mc 6,30-3430Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: "Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'". Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte coseCommentoIl brano si apre con gli apostoli che, radunati "attorno a Gesù", riferiscono "tutto quello che avevano fatto ed insegnato". É questa una notizia che fa pensare all'esito positivo avuto dalla loro missione. Dopo averli ascoltati, Gesù li invita "in disparte, in un luogo solitario", perché si potessero riposare. Infatti erano molto pressati dalla folla, al punto da non aver neanche il tempo per mangiare. La sosta, proposta da Gesù ai suoi, non serve soltanto a recuperare le forze spese per evangelizzare, essa permette soprattutto di stare con lui; infatti "partirono sulla barca verso un luogo solitario". Infine, poiché molti "li videro partire", andarono a cercarli precedendoli nel raggiungere la meta stabilita: "da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero". La scena si chiude con la presentazione di Gesù che, commosso davanti alle folle, "perché erano come pecore senza pastore", insegna loro molte cose e dà loro da mangiare per mezzo dei discepoli (vedi la continuazione della narrazione in Mc 6, 35-44).
La missione, compiuta nel nome di Gesù produce sicuramente dei risultati positivi. Essa, perché sia efficace, richiede agli evangelizzatori la capacità di trovare del tempo per il riposo e soprattutto di sostare con Gesù. In lui essi ritrovano l'equilibrio ed il discernimento per non essere travolti dagli avvenimenti; con lui rimettono a fuoco le motivazioni per l'annuncio e da lui imparano come amorevolmente si deve comunicare con gli uomini di oggi e venire incontro alle loro necessità concrete.
Collegamento fra le lettureGesù Cristo è il "germoglio giusto", suscitato da Dio, il quale si prende cura del suo popolo ed è il pastore che pascola le pecore nel nome del Signore. Il nuovo pastore, come dice Geremia, è in contrasto con i falsi pastori, "che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo". La solidarietà di Gesù, manifestata nei confronti delle folle, come narra l'evangelista Marco, le stimola ad andare con lui, per trovare nel banchetto del suo insegnamento orientamenti sicuri per un popolo disorientato. Il compito è grande ed urgente! Per questo Gesù coinvolge i dodici nella missione di evangelizzatori appassionati. Dietro ai dodici dobbiamo vedere non solo i pastori della chiesa, ma tutti i discepoli. Ciascuno, nella misura in cui condivide il ministero di Gesù, perché sta con lui, contribuisce, come dice Paolo, a portare i lontani ad essere vicini a Dio, a creare riconciliazione e ad essere capaci di "annunziare pace".
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Goito 14 luglio 2024 – XV Domenica del Tempo Ordinario B
Inviati ad essere il vangelo che salvaAmos 7,12-15 • Salmo 84 • Efesini 1,3-14 • Marco 6,7-13
Lettura
Dopo il rifiuto di Gesù da parte dei concittadini, la vicenda non si ferma perché con lui ormai ci sono dei seguaci, che condividono il suo cammino. I discepoli, chiamati al suo seguito all'inizio del ministero (1,16-20), ed i dodici, scelti in modo particolare tra le folle (3,13-19), ora sono mandati in missione al servizio del vangelo e del regno.
Mc 6,7-137Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: "Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro". 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.CommentoIl brano si apre con la notizia della chiamata dei dodici da parte di Gesù, per "mandarli a due a due". Questo invio in missione serve ad estendere il più possibile il potere di Gesù "sugli spiriti impuri", cioè neutralizzare quegli spiriti che si oppongono alla santità della vita degli uomini. Perché tutti siano liberati da questi demoni, Gesù condivide con i dodici un suo potere specifico. Nel v.12 troviamo poi illustrato come viene esercitata l'autorità ricevuta dai dodici: "proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano i demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano". Coloro che sono collocati ai margini della comunità: peccatori, disabili, malati, per mezzo del servizio esercitato dai dodici, diventano, attraverso l'accoglienza del vangelo, il cuore della chiesa nascente. Al centro del brano (vv.8-11) ci sono le istruzioni concrete date da Gesù ai suoi in vista della missione a loro assegnata. Essi devono dotarsi di un'attrezzatura costituita da un bastone, dai sandali, da una tunica e non portare "per il viaggio nient'altro". Arrivati in una città era bene che risiedessero nella stessa casa e se non venivano accolti con benevolenza, andandosene da quella località, dovevano scuotere "la polvere di sotto ai piedi". Questo gesto, indica da un lato la missione evangelica che continua e dall'altro la responsabilità di coloro che non accolgono la buona notizia portata dagli evangelizzatori.
Per liberare tutti gli uomini dal potere degli spiriti immondi, cioè degli spiriti che impediscono la salvezza, Gesù manda i dodici, che condividono la sua stessa autorità. Questa viene esercitata con la testimonianza coerente della vita, staccata dalle cose materiali, con l'annuncio del vangelo a tutti e con la costituzione della nuova comunità di Gesù fatta da poveri, ammalati ed emarginati.
Collegamento fra le lettureLa vocazione e la missione, ad essa collegata, sono gli elementi unificanti delle letture odierne. Il profeta Amos, nella prima lettura, cacciato da Amasia sacerdote di Betél, è costretto a spiegare il suo compito in mezzo al popolo. Egli, che non era "profeta, né figlio di profeta", ma "pastore e raccoglitore di sicomori", è stato preso dal Signore e mandato a profetizzare al popolo d'Israele. Per questo Amos non può sottrarsi all'incarico ricevuto. Anche i dodici, chiamati da Gesù, sono inviati ad esercitare la sua stessa missione, sostenuti dal potere a loro direttamente trasmesso da lui. Pur nella povertà dei mezzi essi hanno la forza di portare a compimento la missione di liberazione ricevuta perché, per mezzo di Gesù, Dio è all'opera anche in loro. Così, con san Paolo, ogni discepolo è invitato a benedire e a lodare Dio per il dono ricevuto. Egli ci ha fatto "conoscere il mistero della sua volontà", "il vangelo della nostra salvezza" e ci ha donato "il sigillo dello Spirito Santo". Tutti quindi siamo inviati ad essere in vari modi profeti ed evangelizzatori per il bene della città degli uomini e della chiesa.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 7 luglio 2024– XIV Domenica del Tempo Ordinario B
L'incredulità dei concittadini di GesùEzechiele 2,2-5 • Salmo 29 • 2Corinti 12,7-10 • Marco 6,1-6
Lettura
Dopo l'episodio della tempesta sul lago, l'evangelista presenta, nel quinto capitolo, la narrazione di tre miracoli compiuti da Gesù: la liberazione dell'indemoniato dagli spiriti immondi, la vita ridonata alla figlia del capo della sinagoga e la guarigione della donna affetta da emorragia. I racconti hanno come finalità l'annuncio della misericordia di Gesù, della prevalenza del bene sul male e la presentazione della nascita della fede in chi riceve il dono. All'inizio del sesto capitolo Gesù è presentato a Nazaret.
Mc 6,1-61Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: "Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?". Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando.CommentoNazaret è la sua patria di Gesù e di sabato insegna nella sinagoga. Collegandoci con una scena simile, realizzatasi a Cafarnao (1,21-28), conosciamo già che il suo insegnamento è impartito con autorità, cioè la sua parola ha il potere di cambiare l'uomo, perché scova in lui ogni forma di male e lo sradica. Di fronte a questo modo di presentarsi di Gesù e alla proposta da lui offerta di vivere in modo diverso, sorgono le reazioni dei concittadini. Essi non riescono a capire da "dove gli vengono queste cose" e quale sia la fonte della sapienza "che gli è stata data". Conoscendo le sue origini ("non è costui il falegname? ..."), i nazareni sono fortemente condizionati da una precomprensione nei suoi riguardi, che impedisce di cogliere la novità portata da Gesù. Per questo invece di comunicare con lui, fidandosi ciecamente, essi si scandalizzano, cioè restano separati e lontani da Gesù. Il detto proverbiale riportato dalle parole di Gesù ("un profeta non è disprezzato se non nella sua patria") e l'impossibilità che egli ha di compiere prodigi, a causa "della loro incredulità", suggellano il rifiuto attuato dai concittadini nei confronti del maestro.
Chi incontra e ascolta Gesù può correre il rischio di rifiutarlo. Ciò si realizza quando una persona è troppo attaccata alle sue sicurezze o è incapace di lasciarsi trasformare dalla novità dell'insegnamento di Gesù. Quando questo accade viene smascherata l'incredulità di fondo dei suoi interlocutori.
Collegamento fra le lettureLa prima lettura, tratta dal profeta Ezechiele, ci porta ad un momento singolare della storia d'Israele: la diaspora forzata nel territorio di Babilonia. La causa di tale sventura è presentata dal testo stesso. Infatti si legge che gli israeliti sono un popolo di ribelli, che si sono rivolti contro Dio e hanno peccato contro lui e "sono testardi e dal cuore indurito". Nonostante l'atteggiamento d'Israele, il Signore ha deciso di farsi presente nel suo popolo in esilio per mezzo del profeta che "si trova in mezzo a loro". Nel vangelo leggiamo che anche chi segue Gesù e lo ascolta può non accoglierlo realmente e comportarsi di conseguenza come i suoi compaesani di Nazaret. Essi non riuscirono a cogliere la novità da lui portata e a diventare nella fede suoi discepoli. Nella seconda lettura, dice Paolo, che agli uomini pur costituendo un popolo di ribelli, Dio manda continuamente la sua "grazia". Questo dono, concretizzatosi in Gesù, se accolta trasforma le debolezze umane in manifestazione della "potenza di Cristo". Anche il cristiano, che fa spazio a Cristo nella sua vita, dovrebbe dire con Paolo: "quando sono debole è allora che sono forte".
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- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 30 giugno 2024– XIII Domenica del Tempo Ordinario - B
Con la fede tutto è possibile!Sapienza 1,13-15;2,23-24 • Salmo 29 • 2Corinzi 8,7.9.13-15 • Marco 5,21-43
Lettura
Gesù continua il suo ministero in Galilea attorno al lago. Dopo essere stato nella regione di Geraseni (5,1) e nel territorio della Decapoli (5,21) ora ritorna probabilmente a Cafarnao e qui viene circondato da persone che aspettano da lui i frutti del suo ministero.
Mc 5,21-4321Essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: "La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva". 24Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata". 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi ha toccato le mie vesti?". 31I suoi discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha toccato?"". 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male".35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, soltanto abbi fede!". 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: "Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico: àlzati!". 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.CommentoLa pericope contiene due racconti inseriti uno nell'altro. I vv.21-24.35-43 narrano la vicenda della figlia del capo della sinagoga richiamata in vita ed i vv.25-34 presentano la guarigione della donna affetta da emorragia. Appena Gesù scende dalla barca, Giairo, "uno dei capi della sinagoga" del luogo, si getta ai piedi del maestro chiedendo con insistenza la guarigione della figlia che era ormai in fin di vita. Colpisce subito la fiducia di quest'uomo nella possibilità che ha Gesù di sanare la figlia. La scena si interrompe perché mentre Gesù che va con Giairo, circondato da molta folla, viene inserita la vicenda della donna che aveva perdite di sangue. Ella mentre cammina accanto a Gesù, tocca il suo mantello, sicura di ottenere la guarigione con gesto silenzioso e compiuto nascostamente: "se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata". La donna, affetta da anni da una malattia che nessun medico aveva guarito, è sicura di ottenere beneficio dal maestro di Galilea. Gesù però avverte che è successo qualcosa di straordinario in quanto una potenza è uscita da lui. La donna è guarita però lui vuole incontrare chi ha beneficiato del suo dono e desidera completare l'opera donando la salvezza piena, per questo pone una domanda: "chi mi ha toccato le vesti?". Alla risposta semplicistica dei discepoli si contrappone la donna "impaurita e tremante" che, sapendosi scoperta, si getta in silenzio ai piedi di Gesù. Le parole pronunciate dal maestro ("Figlia, la tua fede ti ha salvata . . .") riconoscono la fede che la donna ha avuto nell'accostarsi a lui, ufficializzano la guarigione avvenuta e donando alla donna la pace, frutto della profonda comunione con Dio. Riprende il racconto di Giairo con la notizia della morte della fanciulla. Tutto sembra ormai finito e concluso. Gesù però, intervenendo, si rivolge al capo della sinagoga, ridà speranza e riapre anche narrativamente la scena: "Non temere, soltanto abbi fede". Arrivati alla casa dominano le scene collegate alla morte della fanciulla: "gente che piangeva e urlava forte". In questa situazione, Gesù dichiara che la bimba non è morta, ma dorme; attirandosi così la derisione di tutti. Giairo, la moglie e quei pochi portati da Gesù continuano ad avere fede e assistono così alla scena nella quale Gesù richiama alla vita la fanciulla: "Talità kùm", che significa: "fanciulla, io ti dico: alzati". Il racconto si chiude presentando la fanciulla di dodici anni che riprende le sue attività e la richiesta di Gesù di tenere nascosto l'avvenimento.
Gesù ascolta ed accoglie ogni richiesta che a lui viene rivolta con fede. Nulla a lui è impossibile! Certamente egli è venuto a portare agli uomini la vita di Dio e la pace, che possono essere accolte soltanto da chi ha fede in lui e da chi lo incontra con autenticità nella vita.
Collegamento fra le lettureGesù Cristo rivela il Dio della vita. Questo può essere il tema che lega le letture di questa domenica. Nella prima lettura il testo della sapienza proclama che Dio "non ha creato la morte e non gode della rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano". Nel testo è anche indicato lo scopo della creazione: "Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità" cioè per l'immortalità. Tale obbiettivo è possibile perché ogni persona è stata fatta ad immagine della natura di Dio. La morte allora non viene da Dio, ma è una realtà portata nel mondo dell'insidia del diavolo. Gesù Cristo, dice il vangelo di Marco, attraverso il suo ministero, rivela la bontà di Dio, che salva e libera l'uomo dal peccato, dal male e dalla morte. Così sono da leggere i due racconti contenuti nella pericope marciana. Per partecipare pienamente a questo dono occorre la fede. Questo è l'invito accorato che Paolo rivolge ai Corinzi. La fede si traduce poi in opere concrete di carità e soprattutto porta a riconoscere "la grazia del Signore nostro Gesù Cristo". Egli da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)