9 Qoelet (qhlt) – EcclesiasteAlla fine dei capitoli 4,17-5 l'autore concludeva affermando che si riceve tutto da Dio. Di conseguenza ciascuno vive ogni giorno ciò deve attuare ed è tutto questo fonte di gioia che viene anch'essa da Dio.
6, 1Un
altro male ho visto sotto il sole, che grava molto sugli uomini. 2A uno
Dio ha concesso beni, ricchezze, onori e non gli manca niente di quanto desidera; ma
Dio non gli concede di poterne godere, anzi sarà un estraneo a divorarli. Ciò è vanità e grave malanno.
3
Se uno avesse cento figli e vivesse molti anni e molti fossero i giorni della sua vita, se egli non gode a sazietà dei suoi beni e
non ha neppure una tomba, allora io dico che l'aborto è meglio di lui. 4Questi infatti viene come un
soffio, se ne va nella
tenebra e
l'oscurità copre il suo nome, 5
non vede neppure il sole, non sa niente; così è nella quiete, a differenza dell'altro! 6Se
quell'uomo vivesse anche due volte mille anni, senza
godere dei suoi beni, non dovranno forse andare tutti e due nel medesimo luogo?
7Tutta
la fatica dell'uomo è per la bocca, ma
la sua fame non è mai sazia. 8Quale
vantaggio ha il saggio sullo stolto? Qual è il
vantaggio del povero nel sapersi destreggiare nella vita?
9
Meglio vedere con gli occhi che
vagare con il desiderio. Anche questo è vanità e un correre dietro al vento. 10
Ciò che esiste, da tempo
ha avuto un nome, e si sa che cos'è un uomo: egli
non può contendere in giudizio con chi è più forte di lui. 11Più aumentano le parole, più cresce il vuoto, e quale utilità c'è per l'uomo? 12Chi sa
quel che è bene per l'uomo durante la sua vita, nei pochi giorni della sua vana esistenza, che passa via come un'ombra? Chi può indicare all'uomo
che cosa avverrà dopo di lui sotto il sole?v. 1 Dopo aver affermato che la gioia della vita è l'unica cosa importante per l'uomo, riprende ad analizzare che uno dei beni principali, la ricchezza, possono non produrre gioia.
v. 2 La ricchezza e tutto ciò che l'uomo possiede, donato da Dio, non può goderne. Il testo afferma perché Dio non glielo concede. Come interpretare questo? Non dobbiamo pensare che sia Dio che non vuole questo, ma piuttosto è una riflessione generale sul fatto che tutto è nelle mani di Dio. Come tutto ciò che si possiede è dono di Dio, così tutta la vicenda umana è guidata e letta nel progetto universale di Dio. A volte sono le scelte umane a mandare in fumo i doni di Dio, quindi è necessario riflette sull'opera di Dio e cercare di adattarvisi nel miglior modo possibile.
v. 3 Può succedere che uno abbia tutto il necessario per vivere in abbondanza, ma non sia felice e continui a lamentarsi di tutto. È assurdo ma è spesso così. Morire senza tomba è il colmo delle sventure e quindi la scomparsa del ricordo. Si ribadisce nuovamente che non sono i beni che danno la gioia. Di conseguenza è inutile attaccarsi ad essi.
v. 4 Soffio come qualcosa di inconsistente che si dissolve come la nebbia. Di conseguenza anche la sua identità (nome) scompare. Quindi attaccarsi ai beni materiali porta a perdere il proprio nome la propria identità.
v. 5 Il sole è simbolo della bellezza che circonda l'uomo. Godere della bellezza è un valore anche se si sa che tutto finirà con la morte. L'attaccamento alle cose materiali e ai beni impedisce anche questa gioia.
vv. 7-8 L'uomo lavora ed è intraprendente per saziare ogni sua fame, ogni suo bisogno. Però non si sazia mai. In questo caso il sapiente e lo stolto sono uguali. L'uomo è stato fatto così da Dio e quindi non deve cambiare il progetto di Dio, ma capirlo per trovare quegli spazi di gioia che gli sono possibili. Questo avviene nel valorizzare e vedere le piccole gioie della vita.
v. 9 Continua l'insistenza di Qoelet sulla concretezza della realtà e sull'assurdità dei sogni e dei desideri. Perdere tempo rincorrendo sogni è inutile. È invece sensato godere delle piccole esperienze concrete di ogni giorno.
vv. 10-12 Ancora Qoelet è attento alla realtà concreta e si pone la domanda che cosa è bene per l'uomo concreto, non astratto o in generale. Ciò che esiste è concreto ed ha un nome ed i sogni invece non sono nulla. Di conseguenza è bene non fantasticare troppo per non trovarsi a lottare con Dio e col suo progetto (chi è più forte di lui). Se l'uomo non sa che cosa sia bene per lui concretamente figurarsi se conosce ciò che avverrà dopo di lui.
- Sappiamo godere delle piccole gioie che la vita ci dona o non siamo mai soddisfatti lamentandoci sempre?
- Siamo concreti ed agiamo consapevoli che questa è la realtà dentro la quale siamo o viviamo in sogni irrealizzabili?
- Cerchiamo di vedere il bene concreto più che lamentarci sempre?