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Lectio divina sul Libro dell'Apocalisse - 25

APOCALISSE
Venticinquesima Lettura

L'Apocalisse si avvia ora verso il suo culmine, cioè la descrizione del giudizio divino sul male incarnato in una donna-metropoli, prostituta e chiamata Babilonia, alla quale subentrerà la rappresentazione della salvezza dei giusti nella città-sposa, la Gerusalemme celeste. Nei capp. 17 e 18 impera la figura di Babilonia la storica nemica d'Israele.

Lettura
AP 18

18 1Dopo questo, vidi un altro angelo discendere dal cielo con grande potere, e la terra fu illuminata dal suo splendore. 2Gridò a gran voce: "È caduta, è caduta Babilonia la grande, ed è diventata covo di demòni, rifugio di ogni spirito impuro, rifugio di ogni uccello impuro e rifugio di ogni bestia impura e orrenda. 3Perché tutte le nazioni hanno bevuto del vino della sua sfrenata prostituzione, i re della terra si sono prostituiti con essa e i mercanti della terra si sono arricchiti del suo lusso sfrenato". 4E udii un'altra voce dal cielo: "Uscite, popolo mio, da essa, per non associarvi ai suoi peccati e non ricevere parte dei suoi flagelli. 5Perché i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo e Dio si è ricordato delle sue iniquità. 6Ripagàtela con la sua stessa moneta, retribuitela con il doppio dei suoi misfatti. Versàtele doppia misura nella coppa in cui beveva. 7Quanto ha speso per la sua gloria e il suo lusso, tanto restituitele in tormento e afflizione. Poiché diceva in cuor suo: "Seggo come regina, vedova non sono e lutto non vedrò". 8Per questo, in un solo giorno, verranno i suoi flagelli: morte, lutto e fame. Sarà bruciata dal fuoco, perché potente Signore è Dio che l'ha condannata". 9I re della terra, che con essa si sono prostituiti e hanno vissuto nel lusso, piangeranno e si lamenteranno a causa sua, quando vedranno il fumo del suo incendio, 10tenendosi a distanza per paura dei suoi tormenti, e diranno: "Guai, guai, città immensa, Babilonia, città possente, in un'ora sola è giunta la tua condanna!". 11Anche i mercanti della terra piangono e si lamentano su di essa, perché nessuno compera più le loro merci: 12i loro carichi d'oro, d'argento e di pietre preziose, di perle, di lino, di porpora, di seta e di scarlatto; legni profumati di ogni specie, oggetti d'avorio, di legno, di bronzo, di ferro, di marmo; 13cinnamòmo, amòmo, profumi, unguento, incenso, vino, olio, fior di farina, frumento, bestiame, greggi, cavalli, carri, schiavi e vite umane. 14"I frutti che ti piacevano tanto si sono allontanati da te; tutto quel lusso e quello splendore per te sono perduti e mai più potranno trovarli". 15I mercanti, divenuti ricchi grazie a essa, si terranno a distanza per timore dei suoi tormenti; piangendo e lamentandosi, diranno: 16"Guai, guai, la grande città, tutta ammantata di lino puro, di porpora e di scarlatto, adorna d'oro, di pietre preziose e di perle! 17In un'ora sola tanta ricchezza è andata perduta!". Tutti i comandanti di navi, tutti gli equipaggi, i naviganti e quanti commerciano per mare si tenevano a distanza 18e gridavano, guardando il fumo del suo incendio: "Quale città fu mai simile all'immensa città?". 19Si gettarono la polvere sul capo, e fra pianti e lamenti gridavano: "Guai, guai, città immensa, di cui si arricchirono quanti avevano navi sul mare: in un'ora sola fu ridotta a un deserto! 20Esulta su di essa, o cielo, e voi, santi, apostoli, profeti, perché, condannandola, Dio vi ha reso giustizia!".
21Un angelo possente prese allora una pietra, grande come una màcina, e la gettò nel mare esclamando: "Con questa violenza sarà distrutta Babilonia, la grande città, e nessuno più la troverà. 22Il suono dei musicisti, dei suonatori di cetra, di flauto e di tromba, non si udrà più in te; ogni artigiano di qualsiasi mestiere non si troverà più in te; il rumore della màcina non si udrà più in te; 23la luce della lampada non brillerà più in te; la voce dello sposo e della sposa non si udrà più in te. Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra e tutte le nazioni dalle tue droghe furono sedotte. 24In essa fu trovato il sangue di profeti e di santi e di quanti furono uccisi sulla terra".

Commento
Con una grandiosa manifestazione angelica, con toni ed immagini grandiosi, Giovanni disegna in visione il giudizio su Babilonia, il cui crollo è descritto solo attraverso gli echi che esso provoca. Babilonia è caduta perché è diventata sede di ogni forma di impurità, cioè di idolatria. La Babilonia fiorente a causa del demoniaco è stata ingannata e tutto è dominato dal male (cfr. Is 13,21-22). La città ha influenzato col male le nazioni perché questo sistema fondato nel male ha una forte capacità di presa su tutte le nazioni. Una seconda voce invita il popolo di Dio a separarsi radicalmente dal male incarnato da Babilonia. Anche in questo caso ci si riferisce ad un testo di Is 48,20; 52,11. Il secondo invito consiste nel punire la città con "la legge del taglione"[2] che qui è descritta in modo molto severo. Dio non resta indifferente di fronte al potere blasfemo, violento e peccaminoso. La prima lamentazione su Babilonia la troviamo nei vv. 9-10. La distruzione di Babilonia non è descritta direttamente ma attraverso le reazioni di tre categorie di persone: i re, i mercanti e i comandanti. I re indicano il potere statale che ha perso la sua fonte di piacere e di male. La seconda lamentazione (vv. 11-17a) è molto più ampia ed è aperta dai gestori del sistema commerciale che ruotava attorno all'impero. I mercanti indicano tutti coloro che ne hanno approfittato per i loro interessi e si sono arricchiti in questa situazione di male e di peccato. Oggi potrebbero essere identificate con le strutture di peccato che sfruttano i popoli per i loro guadagni iniqui. Crollando il perno che sorreggeva l'economia, i prodotti di lusso crollano e non trovano più sbocco nel mercato. La grande idolatria delle ricchezze, del lusso sfrenato, del consumismo acceca il cuore dell'uomo ma anche lo delude profondamente viene meno e si rivela fragile ed impotente (cfr. Mt 6,19 "non accumulate tesori...). Infine i comandanti ed i lavoratori del mare rappresentano quelli che noi oggi chiamiamo "servizi" o "terziario". Il riferimento è a Ez 26-28. La fragilità del successo iniquo, dei trionfi e della gloria frutti del male non durano e in un'ora scompaiono. Una voce esterna si rivolge ai giusti e dichiara che per loro è finito un incubo e inizia un nuovo orizzonte di luce e di pace (v.20). Condannando il male Dio rende giustizia al bene. Il giudizio di Dio sui peccatori ha come rovescio della medaglia la gloria dei santi. Nell'ultima parte un angelo possente getta in mare una macina e se si pensa a Roma essa sprofonda nel Mediterraneo con tutti i sui vizi (cfr. Mt 18,6). C'è un panorama estremo di desolazione, un sudario di silenzio e di morte si stende su tutta la vita civile. Il destino della città del male, che ha ucciso profeti, santi ed innocenti, è di restare senza musica . La musica può coprire il male ma diventa anche il segno del bene e dei santi che vivono nella comunità.

- C'è un invito a verificare le contaminazioni inebrianti che abbiamo col male che è presente attorno a noi.
- Il lusso ed i beni di consumo inutili forse rendono schiavi anche noi.
- Tutto scomparirà ciò che è male solo il canto è un messaggio di speranza e di luce.

[2] La legge del taglione consiste in una regola presente nella civiltà ebraica antica, che se una persona faceva un danno ad un'altra persona colui che ha provocato il danno riceveva la stessa pena, anche semplificabile in "occhio per occhio dente per dente". Non era soltanto una regola ebraica ma era presente in molto paesi orientali, si trova per la prima volta nel codice di Hammurabi, la più antica raccolta di leggi dell'umanità: stilata durante il regno del re babilonese Hammurabi (sul trono tra il 1792 al 1750 a.C.), rimase per secoli il primo codice con cui gli esseri umani regolavano la loro vita sociale. Nella Bibbia Dt 19,21 e Gesù cambia radicalmente la legge: Mt 5, 38-41.

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