LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 24 ottobre 2021– XXX Domenica TO B
Gesù dà la vista e fa discepoliGeremia 31,7-9 • Salmo 125 • Ebrei 5,1-6 • Marco 10,46-52
LetturaDopo aver sostato a Gerico, Gesù esce dalla città con i suoi compagni ed inizia a percorrere la salita che conduce a Gerusalemme. Altra gente va con loro, perché è tempo di pellegrinaggio pasquale, e sulla strada incontrano il cieco Bartimeo.
Mc 10,46-5246E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". 49Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". Chiamarono il cieco, dicendogli: "Coraggio! Àlzati, ti chiama!". 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: "Che cosa vuoi che io faccia per te?". E il cieco gli rispose: "Rabbunì, che io veda di nuovo!". 52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.CommentoIl racconto del cieco Bartimeo è l'ultima guarigione operata da Gesù e riportata da Marco. La narrazione dedica molto spazio alla presentazione del cieco e del suo avvicinamento a Gesù. Bartimeo oltre ad essere ceco è anche povero, infatti siede "lungo la strada a mendicare". Quando sente passare Gesù decide di incontrarsi con lui e con la voce, unico mezzo di cui dispone, cerca di attirare l'attenzione del rabbi. Anche se "molti lo rimproveravano perché tacesse" egli è determinato nel suo scopo e urla forte: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". La fede personale di Bartimeo è così posta in rilievo, nonostante la contrarietà del gruppo che lo circonda. A questo punto è Gesù che prende l'iniziativa: "Gesù si fermò e disse: chiamatelo!". Allora il cieco si getta completamente verso Gesù, lasciando cadere anche il mantello, oggetto così utile per un povero di quella regione in quanto necessario per ripararsi dalle basse temperature notturne. Il racconto di guarigione in senso stretto inizia con una domanda di Gesù: "che cosa vuoi che io faccia per te?". Bartimeo non chiede aiuti economici, né di partecipare al potere e nemmeno la vita eterna; egli dice: "Rabbunì, che io veda di nuovo!". Le parole di Gesù, conseguenti, sottolineano ancora la fede di Bartimeo che, attraverso il dono della vista fisica, chiede la conoscenza del mistero di Gesù. Per questo Gesù gli dà il dono della comunione con lui, che si realizza anche attraverso il vedere. Dopo aver acquistato la vista egli "lo seguiva per la strada" che porta a Gerusalemme.
Per incontrare Gesù che passa occorre liberarsi di tutto ed usare tutti i mezzi necessari per realizzare tale incontro. Chi entra in questa dinamica trova in modo sorprendente il Signore che ha già preso l'iniziativa per avvicinarsi a lui. Quando si è alla presenza di Gesù Cristo si è liberati dalla incapacità costitutiva di riconoscerlo: la cecità. Egli poi corrobora la fede e permette di seguirlo sulla strada che va a Gerusalemme e alla croce, per risorgere infine con lui.
Collegamento fra le lettureNella prima lettura il testo di Geremia porta un messaggio di speranza per Israele, oppresso dall'esperienza dell'esilio. Tutti torneranno nella terra promessa, quelli che vengono "dalla terra del settentrione", cioè Babilonia, e coloro che giungono "dall'estremità della terra". A questo nuovo esodo parteciperanno anche persone che fanno fatica a camminare: "il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente". Le prime due categorie di persone troveranno vitalità e cammineranno per dono di Dio e le seconde esprimeranno speranza di vita nel futuro, secondo la promessa del Signore. La promessa antica è ripresa nel testo evangelico attraverso l'opera di Gesù. Egli cambia radicalmente gli uomini che con fede si avvicinano a lui. É stata l'esperienza di Bartimeo ed é la vicenda di ogni uomo. Gesù infatti è il "sommo sacerdote", costituito per il bene degli uomini, proclama la Lettera agli Ebrei, che "é in grado di sentire giusta compassione per coloro che sono nell'ignoranza e nell'errore".
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Goito 17 ottobre 2021 – XXIX Domenica TO B
È grande colui che serveIsaia 53,10-11 • Salmo 32 • Ebrei 4,14-16 • Marco 10,35-45
LetturaProsegue il cammino di Gesù verso Gerusalemme. Per la terza volta egli presenta il tema della sofferenza, della condanna e della morte del Figlio dell'uomo (10,25-45). È argomento molto importante perché diventa il punto di partenza del racconto evangelico della odierna domenica.
Mc 10,35-4535Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: "Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo". 36Egli disse loro: "Che cosa volete che io faccia per voi?". 37Gli risposero: "Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". 38Gesù disse loro: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?". 39Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse loro: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".CommentoIl brano inizia presentando Giacomo e Giovanni, che rivolgono a Gesù una richiesta: "Maestro, ... concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". A tale obiettivo essi tengono molto e per questo vogliono obbligare il maestro ad esaudire la loro richiesta. Gesù risponde: "voi non sapete quello che domandate", e riporta la problematica nella prospettiva della sua passione e morte, delle quali il calice ed il battesimo sono immagini simboliche. L'ulteriore insistenza dei due, costringe Gesù a dichiarare che anche loro condivideranno il suo calice ed il suo battesimo, ma sedere alla destra o alla sinistra non sta a lui concederlo; "è per coloro per i quali è stato preparato". La partecipazione dell'uomo al regno di Dio, e quindi alla salvezza, è un dono che viene da Dio e solo lui conosce i tempi e le modalità di realizzazione. La reazione del gruppo è di sdegno nei confronti dei due fratelli, i quali avevano interpretato politicamente e utilitaristicamente la missione del maestro. Gesù di conseguenza interviene ancora una volta, partendo dal problema concreto emerso tra i dodici. Egli indica che i discepoli non possono pensare ad un potere sulla misura di quello esercitato dai "governanti delle nazioni" e dai "loro capi". Coloro che sono di Cristo, per essere grandi e primi, dovranno diventare servitori e schiavi di tutti. Tale atteggiamento ha la motivazione ultima nel Figlio dell'uomo che "non è venuto per essere servito, ma per servire...".
I discepoli hanno chiesto di partecipare al "potere" di Gesù, fraintendendolo sul modello umano, ed egli scombina le categorie di pensiero del tempo al riguardo. Gesù afferma, infatti, che il discepolo è grande quando serve. Tale servizio ha in Gesù Cristo il modello unico ed il criterio ultimo di comportamento.
Collegamento fra le lettureLe tre letture odierne convergono sulla figura di Gesù Cristo servo e redentore. Nel testo di Isaia è presentato "il servo del Signore" che, "cresciuto come un virgulto davanti a lui..., offrirà se stesso in sacrificio di ripazione". Nel brano evangelico Gesù specifica di essere venuto per servire e dare la vita in riscatto per molti. Tale dono raggiungerà il suo apice nella passione, morte e resurrezione del Signore. In questo modo Gesù diventa il "sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli", dice la lettera agli Ebrei, e che sa "prendere parte alle nostre debolezze". Di fronte alle nostre miserie e ai nostri peccati siamo invitati ad accostarci "dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia...".
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Goito10 ottobre 2021 – XXVIII Domenica TO B
L'amore di Cristo libera dalle ricchezzeSapienza 7,7-11 • Salmo 89 • Ebrei 4,12-13 • Marco 10,17-30
LetturaGesù interviene per chiarire come deve essere il comportamento del discepolo in alcune situazioni concrete di vita. Dopo aver trattato il problema del rapporto nella coppia e nella comunità, ora viene messo a fuoco la questione delle ricchezze.
Mc 10,17-3017Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?". 18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre". 20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!". 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: "Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: "E chi può essere salvato?". 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: "Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio".28Pietro allora prese a dirgli: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". 29Gesù gli rispose: "In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.CommentoIl brano odierno è articolato in modo complesso. All'inizio, troviamo presentata la scena di "un tale" che va incontro a Gesù e gli chiede che cosa deve "fare per avere la vita eterna". Di fronte alla familiarità di costui con "i comandamenti", che viveva fin dalla giovinezza, Gesù, con amore di predilezione, lo invita a completare la sua perfezione vendendo quello che possiede. Dopo aver dato ai poveri il ricavato della vendita ed essersi così assicurato "un tesoro in cielo", gli resta soltanto di andare con lui e seguirlo: "Vieni!Seguimi!". La scena si chiude presentando il ricco che se ne va rattristato, "perché aveva molti beni", e riportando le parole solenni di Gesù il quale, rivolto ai discepoli, afferma: "Quanto è difficile per quelli che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio!". Il brano continua sottolineando lo stupore dei discepoli nei confronti delle parole pronunciate da Gesù. Egli allora, per sostenerli, dichiara che la salvezza è opera di Dio: "impossibile agli uomini, ma non a Dio". A Pietro poi che rileva, a nome del gruppo, il fatto di aver lasciato tutto, Gesù dà la certezza della ricompensa su questa terra assieme a persecuzioni, e della vita eterna dopo la morte.
Le ricchezze costituiscono un ostacolo serio per la vita cristiana. Esse non solo frenano il discepolato, ma escludono anche dalla salvezza. In tale situazione, in cui vive l'uomo, solo Dio può intervenire con la sua forza e trasformare la realtà per mezzo dell'opera di Gesù. Chi si lascia amare da Gesù e segue i suoi insegnamenti ha la sicurezza della salvezza.
Collegamento fra le lettureI doni della prudenza e della sapienza, leggiamo nella prima lettura, vengono conferiti a Salomone in cambio della sua capacità di essere distaccato dal potere e dai beni materiali: "La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto". Gesù aggiunge nel vangelo che è necessario essere liberi dalle ricchezze per vivere seriamente da discepoli e per accedere alla salvezza eterna. Se ci si lascia penetrare dalla "parola di Dio viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio", afferma la seconda lettura, essa smaschera i nostri compromessi, aiuta a discernere "i sentimenti ed i pensieri del cuore" e procura la consolazione della ricompensa adesso e nella vita eterna.
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Goito 3 ottobre 2021 – XXVII Domenica TO B
Un cuore libero per il regno di DioGenesi 2,18-24 • Salmo 127 • Ebrei 2,9-11 • Marco 10,2-16
LetturaGesù si trova in cammino verso la Giudea ed ha ormai lasciato il territorio della Galilea. La folla si accosta continuamente a lui e viene ammaestrata. Così Gesù approfondisce ed amplia i temi trattati nei passi precedenti.
Mc 10,2-162Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". 4Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla". 5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7 per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8 e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto". 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio".13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso". 16E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.CommentoNel brano odierno incontriamo due elementi tra loro collegati. Il primo (vv.2-12) presenta una disputa, tra i farisei e Gesù, sulla liceità da parte di un marito di ripudiare la propria moglie. Gesù al subdolo quesito posto dai farisei, "per metterlo alla prova", risponde rimandando alle prescrizioni date al riguardo da Mosé, a causa della durezza del loro cuore. Con questa espressione si intende l'ostinata insensibilità del popolo alle manifestazioni della volontà di Dio. Mosé aveva quindi prescritto una norma, davanti alla pratica diffusa del ripudio della moglie, per controllare il problema senza per questo considerare la pratica legittima in sé. Rimandando poi al progetto originario di Dio, dove furono creati "maschio e femmina", Gesù indica la reciprocità tra maschio e femmina come decisiva per la propria realizzazione: "per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre...". Il secondo elemento (vv.13-16) indica la difficoltà che hanno i discepoli a capire la missione di Gesù ed i destinatari privilegiati di essa. Infatti ai bambini e a "chi è come loro appartiene il regno di Dio", perché con disponibilità e senza precomprensioni accolgono la volontà di Dio.
Gesù insegna un nuovo modo di vivere il rapporto tra uomo e donna. Non è solo un progetto umano, ma diventa realizzazione somma della volontà di Dio che vuole salvare. Con l'amore si entra in tale dinamica e la misura dell'amore è quella insegnata da Gesù, che accoglie tutti senza escludere alcuno. Chi segue Gesù è invitato a superare le logiche e gli interessi umani per accogliere il regno di Dio e viverlo in libertà, come fanno i bambini.
Collegamento fra le lettureIl progetto originario di Dio in ordine al rapporto uomo - donna, a cui Gesù si riferisce nel brano evangelico, viene illustrato dal racconto tratto dal libro della Genesi. All'uomo che era solo, Dio dà "un aiuto che gli sia simile". Per questo Dio crea la donna direttamente dal corpo di Adamo. Così l'uomo riconosce in lei la carne della sua carne e l'osso delle sue ossa. La conseguenza concreta diventa che "i due saranno una sola carne". Anche i discepoli sono chiamati ad essere uniti fraternamente attraverso un concreto amore accogliente. L'unità della coppia e della comunità dei discepoli si realizza per mezzo di Gesù che è morto "a vantaggio di tutti". La lettera agli Ebrei afferma pure che "colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da uno solo; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli". In tale prospettiva allora la fraternità diventa segno della volontà di Dio e del suo regno accolti col cuore di fanciullo.
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Goito 26 settembre 2021 – XXVI Domenica TO B
Con Gesù, liberi da ogni compromessoNumeri 11,25-29 • Salmo 18 • Giacomo 5,1-6 • Marco 9,38-43.45.47-48
LetturaChiusa la scena precedente, nella quale Gesù aveva istruito i suoi discepoli sulla necessità della pasqua per il Figlio dell'uomo e per i suoi seguaci, indicandone la modalità concreta di realizzazione nella vita di ciascuno, attraverso l'accoglienza ed il servizio, i discepoli si rivolgono ora al maestro con una domanda concreta, che scaturisce dalla loro esperienza.
Mc 9,38-43.45.47-4838Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva". 39Ma Gesù disse: "Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. 44 [44] 45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. [46] 47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.CommentoIl brano si apre con una affermazione di Giovanni, il quale presenta un fatto capitato ai discepoli. Essi hanno volevano impedire ad un tale di scacciare demoni nel nome di Gesù, "perché non ci seguiva". Gesù risponde indicando maggiori possibilità di appartenenza a lui. Chi fa opere grandi nel suo nome non può parlare male di lui subito dopo. Chi non è esplicitamente contro Gesù ed i suoi è già orientato verso di loro. Chi compie un gesto di solidarietà nei confronti dei discepoli, "perché sono di Cristo, ...non perderà la sua ricompensa". Per questo non occorre mai limitare o escludere nessuno. Segue poi il discorso di Gesù sullo scandalo. Scandalizzare significa interrompere il rapporto intenso che una persona sta vivendo con Gesù. Lo scandalo, la separazione da Cristo, può realizzarsi nei confronti di un altro ("uno di questi piccoli che credono") o di se stessi ("se la tua mano ti è motivo di scandalo..."). La conseguenza dello scandalo è sempre la Geenna, cioè l'assenza della vita di Dio.
Gesù indica dei criteri minimi, che spesso non collimano con quelli dei discepoli, per appartenere al suo gruppo. Quanto umanamente può sembrare insignificante, ha invece valore e peso per Gesù. Chi sta con lui non deve diventare, per sé e per gli altri, occasione di interruzione del rapporto col maestro. Per perseverare nella comunione con Gesù Cristo e per non essere di scandalo, occorre compiere con coraggio i tagli necessari e accettare qualsiasi sacrificio. Così si evita la condanna eterna e si sperimenta la potenza di Dio.
Collegamento fra le lettureIl testo del libro dei Numeri può collegarsi molto bene con la prima parte del vangelo. Anche Giosué, come Giovanni, tenta di impedire l'azione profetica di Eldad e Medad, i quali, pur non essendo andati alla convocazione presso la tenda, "si misero a profetizzare nell'accampamento". E Mosé risponde: "Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo...". Mosé e Gesù devono intervenire per evidenziare i limiti dei loro discepoli e per dare dei criteri attraverso i quali costituire la comunità secondo il cuore di Dio. Per questo nessuno può arrogarsi il diritto, col suo comportamento, di allontanarsi da Gesù o di fare in modo che altri si separino da lui. Giacomo, infine, mette in guardia dal rischio che proviene dalla ricchezza, frutto dell'ingiustizia nei confronti dei poveri: "il salario da voi defraudato ai lavoratori... e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore". Facciamo attenzione, perché ogni forma di ricchezza "scandalizza", cioè separa da Cristo!
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Goito 19 settembre2021–XXV Domenica TO B
Accogliendo e servendo s'incontra GesùSapienza 2,12.17-20 • Salmo 53 • Giacomo 3,16-4,3 • Marco 9,30-37
LetturaGesù, dopo aver provocato la confessione di Pietro a Cesarea di Filippo ed aver preannunciato la sua pasqua, porta alcuni discepoli sul monte e davanti a loro si trasfigura (9,2-8). In questo modo infonde coraggio ai suoi ed indica loro il tracciato da percorrere. È però difficile entrare nella logica insegnata da Gesù, per questo si rende necessario da parte sua riprendere le istruzioni fino a quel momento impartite.
Mc 9,30-37
30Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà". 32Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.33Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo per la strada?". 34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti". 36E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: 37"Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".CommentoIl brano odierno può essere diviso in due parti. Nella prima (vv.30-32) si descritto nuovamente Gesù che in Galilea insegna ai suoi discepoli la pasqua del Figlio dell'uomo: "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni, risorgerà". Con queste parole l'attività del maestro risulta fortemente concentrata sulla necessità di formare i suoi. Costoro invece si dimostrano incapaci di sintonizzarsi con Gesù: "non capivano queste parole". Rassegnati e forse delusi "avevano timore di interrogarlo", cioè di chiedere spiegazioni perché ormai ne avevano ricevute molte. La seconda parte (vv.33-37) presenta una scena realizzatasi nel borgo di Cafarnao. In una casa (probabilmente quella di Pietro) Gesù rompe il silenzio, creatosi precedentemente tra lui ed i discepoli, chiedendo quale fosse l'oggetto della loro discussione: "di che cosa stavate discutendo per la strada?". Essi non hanno il coraggio di rispondere e tacciono; "infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande". Gesù, davanti alla distanza dei suoi e al sentiero sbagliato che hanno imboccato nel loro discorrere per via, non si perde d'animo e con pazienza ricomincia a ragionare con loro indicando le coordinate della vita evangelica: "se uno vuol essere il primo sia l'ultimo di tutti ed il servitore di tutti" e "chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me".
Il discepolo che cammina con Gesù facilmente ha difficoltà nel comprendere il maestro e può allontanarsi dai suoi insegnamenti, per perdersi in progetti umani organizzati tra colleghi. Tutto questo produce mancanza di comunicazione con Gesù. Per ritornare a camminare realmente con lui occorre lasciarsi istruire ed accogliere la prospettiva della pasqua, che nel presente si concretizza nel servizio e nell'accoglienza.
Collegamento fra le lettureLa lettura del libro della Sapienza si collega all'insegnamento di Gesù sulla passione, morte e resurrezione del Figlio dell'uomo. É lui il "giusto" che "è di imbarazzo", perché "rimprovera le trasgressioni della legge e rinfaccia le mancanze" commesse. É lui "il figlio di Dio" condannato "a una morte infame". I discepoli sono incapaci di capire l'istruzione di Gesù e con i loro atteggiamenti e comportamenti si allontanano sempre più dal maestro. Tale tendenza potrà essere invertita se nella vita si accoglie il criterio indicato da Gesù per raggiungere la vera grandezza: realizzarsi con gli altri in un atteggiamento di servizio concreto. Questa scelta di fondo, collocata a fondamento della propria esistenza, non solo permette di incontrare nel fratello Gesù e colui che lo ha mandato, ma fa in modo che siano evitate, come dice Giacomo, "gelosie e spirito di contesa", disordine e ogni sorta di cattive azioni", "le guerre e le liti". Così il discepolo avrà in dono "la sapienza che viene dall'alto".
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Goito 12 settembre 2021 – XXIV Domenica TO B
Educati da Gesù a portare la croceIsaia 50,5-9a • Salmo 114 • Giacomo 2,14-18 • Marco 8,27-35
LetturaNella prima parte del vangelo, Marco presenta il ministero di Gesù svolto principalmente tra la gente. Il maestro, con insegnamenti e miracoli, annuncia il Regno di Dio in Galilea e nelle regioni limitrofe. Durante il suo servizio, chiama tra la folla i discepoli a seguirlo in modo più determinato. Tra costoro sceglie i dodici che diventano i suoi stretti collaboratori. Con la pericope di questa domenica inizia la parte del vangelo nella quale Gesù dedica attenzione particolare ai discepoli.
Mc8,27-3527Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: "La gente, chi dice che io sia?". 28Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti". 29Ed egli domandava loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: "Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.CommentoIl brano è composto da due parti. La prima (vv.27-33) contiene la professione di fede di Pietro, l'annuncio della passione di Gesù ed il rimprovero a Pietro. La seconda (vv.34-35) è formata dalle parole di Gesù sulla croce del discepolo.
Il brano si apre presentando Gesù con i discepoli in cammino "verso i villaggi introno a Cesarea di Filippo". Durante il tragitto interroga i suoi per conoscere che cosa la gente dice di lui. I discepoli rispondono dichiarando che in lui tutti vedono un grande personaggio, anche se gli attribuiscono diverse identità: il Battista, Elia, un profeta. Gesù vuole però conoscere anche il loro pensiero e dice: "Ma voi chi dite che io sia?". L'interrogazione porta alla confessione di Pietro che a nome di tutti afferma: "Tu sei il Cristo". Gesù poi chiede ai suoi il silenzio. Questo è necessario non per celare chissà quale segreto, ma perché ancora non sono abilitati all'annuncio e alla testimonianza. Tutto ciò sarà possibile solo dopo la sua pasqua. Gesù inizia così "a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire,... venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare". Con le sue parole Gesù non solo anticipa la sua fine, ma inizia anche a preparare i suoi a tale avvenimento. La sofferenza-morte-risurrezione di Gesù è un fatto così decisivo e radicale per i discepoli che è necessario essere preparati per riconoscerlo, accoglierlo e viverlo. La reazione di Pietro alle parole pronunciate da Gesù è testimonianza concreta di come sia difficile recepire la catechesi di Gesù. Pietro protesta perché, come tutti, si aspettava un Messia diverso da quello che Gesù gradualmente andava delineando. Così il primo degli apostoli dimostra la chiusura e la cecità del discepolo nei confronti del maestro. Gesù reagisce alle parole di Pietro dicendo: "va dietro a me satana". È tentazione forte per i discepoli trattare Gesù ed i suoi insegnamenti alla maniera umana. Quando succede questo è opera del maligno che porta a mettersi davanti al maestro. Il discepolo sta invece con umiltà sempre dietro a Gesù. Il testo si chiude con le parole di Gesù che anticipano la croce del discepolo: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso...".
Di fronte a Gesù tutti devono prendere posizione. Non si può restare neutrali. Il discepolo però è invitato a vigilare perché può raggiungere, come Pietro, momenti di grande fede, ma anche precipitare in situazioni di abissale lontananza da Gesù Cristo. L'equilibrio nel discepolo si raggiunge seguendo il maestro con umiltà, portando la propria croce e donando gratuitamente la vita.
Collegamento tra le lettureGesù Cristo che salva l'umanità attraverso la sua pasqua, collega le letture odierne. Isaia, nella prima lettura tratta dal terzo canto del "servo del Signore", preannuncia che l'inviato di Dio eserciterà la sua missione tra difficoltà e sofferenze. La fiducia in Dio lo porta a superare le prove: "Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto deluso". Il discorso isaiano viene applicato a sé da Gesù. È lui il Figlio dell'uomo, che deve molto soffrire. Davanti a Gesù non si può restare neutrali. Occorre schierarsi a favore o contro. Anche i discepoli, che sono con lui, sono invitati a stare in guardia perché, come afferma Giacomo, rischiano di avere una fede teorica, astratta e non calata nella vita. Gesù invece va seguito con scelte concrete, con atteggiamenti di vita chiari e determinati. Chi non si comporta in questo modo, anche dentro alle relazioni comunitarie, è invitato a verificare la propria scelta di fede.
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Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 5 settembre2021–XXIII Domenica TO B
Gesù: la parola di Dio che salva tuttiIsaia 35,4-7 • Salmo 145 • Giacomo 2,1-7 • Marco 7,31-37
LetturaGesù, abbandonati i territori circostanti il lago di Galilea, dove fino a quel momento aveva svolto il suo ministero, si sposta nelle regioni di Tiro (Mc 7,24-30) e di Sidone per raggiungere poi la regione della Decapoli, passando per il mare di Galilea (Mc 7,31-37). Anche qui egli esercita la sua missione, delineata sinteticamente dal brano odierno.
Mc 7,31-3731Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: "Effatà", cioè: "Apriti!". 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!".CommentoIl testo porta in pieno territorio della Decapoli, regione notoriamente pagana. A Gesù viene condotto "un sordomuto" per essere guarito (v.32). Nei vv.33-34 si ha la descrizione minuziosa del gesto taumaturgico. Gesù porta l'uomo "lontano dalla folla", perché tra loro due si possa instaurare una autentica relazione interpersonale senza condizionamenti esterni. Dopo tocca con le dita gli occhi del sordo e cura con la saliva la lingua muta. Infine, "guardando verso il cielo... disse: "Effatà", cioè: "Apriti"". Qui si ha l'apice della narrazione: la parola di Gesù libera, salva, rinnova il sordomuto ("e subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente"). Gesù chiede da ultimo a tutti coloro che hanno assistito al miracolo di non divulgare l'accaduto. Essi infatti non sono ancora in grado di essere dei testimoni autorevoli di Gesù, perché dovevano ancora percorrere un lungo itinerario di discepolato e soprattutto non sono ancora stati abilitati a tale compito dalla sua passione-morte-resurrezione. Le indicazioni date da Gesù vengono disattese e tutti parlano di quanto era accaduto e proclamano con forza le sue opere: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!".
Gesù porta la salvezza anche ai pagani. Costoro, attraverso la sua parola proclamata con autorità, vengono trasformati radicalmente e sanati fin nella profondità del loro essere. Chi ascolta la parola di Gesù incontra Dio e a lui deve rispondere con tutto se stesso. La conseguenza di tale incontro diventa voglia incontenibile di annunciare a tutti le stupende meraviglie operate da Dio per mezzo di Gesù.
Collegamento fra le lettureDio non abbandona mai l'uomo che è nella necessità. Lo afferma il profeta Isaia: "Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio... Egli viene a salvarvi". La salvezza consiste in una trasformazione radicale dell'individuo ad opera di Dio: "lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto". In questa linea procede anche il racconto evangelico nel quale si narra la guarigione di un sordomuto da parte di Gesù. Nel testo troviamo però due elementi nuovi, che è bene richiamare. Il primo: Dio per mezzo di Gesù fa giungere la sua presenza amorosa a tutti gli uomini, quindi anche a coloro che erano considerati pagani dai giudei. Il secondo: la presenza liberatrice di Dio si realizza concretamente attraverso l'ascolto e l'accoglienza della parola di Gesù. Chi vive tale esperienza non solo è spinto a proclamare a tutti le opere del Signore ma anche, come dice Giacomo, sceglie i poveri perché questi sono prediletti da Dio: "Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?"
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 29 agosto 2021 – XXII Domenica TO
Le parole di Gesù cambiano il cuoreDeuteronomio 4,1-2.6-8•Salmo 14•Giacomo 1,17-18.21-22.27•Marco 7,1-8.14-15.21-23
LetturaSi riprende la lettura del vangelo di Marco. Dopo il ritorno dei discepoli dalla missione, l'evangelista riporta la prima moltiplicazione dei pani e dei pesci (6,31-44). Poi Gesù manda ancora i suoi sull'altra riva del lago, mentre lui si ferma a pregare (6,45-46). Li raggiunge camminando sull'acqua e viene scambiato per un fantasma. Riconosciuto attraverso la sua parola e accolto sulla barca, approdano a Genesaret e come al solito molta gente si accalca attorno a loro. (6,47-56).
Mc7,1-8.14-15.21-231 Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3- i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi 4e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, 5quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?".6Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.7Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini.8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini". (9E diceva loro: "Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. 10Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. 11Voi invece dite: "Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio", 12non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. 13Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte".)14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: "Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro". [16](17Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. 18E disse loro: "Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro, 19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?". Così rendeva puri tutti gli alimenti. 20E diceva: "Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo.)21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo".CommentoIl brano può essere suddiviso in tre parti. All'inizio ritroviamo i farisei con gli scribi che accusano Gesù perché i suoi "discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi". Era infatti in uso una serie di procedure da applicare rigorosamente prima della consumazione del pasto. I discepoli invece "prendono cibo con mani impure(cioè non lavate)". Al centro vi sono le parole di Gesù che, chiamato in causa direttamente, citando il profeta Isaia, smaschera l'ipocrisia dei suoi interlocutori. Egli dice: "questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me". Infatti l'esecuzione materiale dei precetti umani, non sempre corrisponde alla volontà di Dio. Infine Gesù si rivolge alla folla e ad essa offre il suo insegnamento. Egli afferma che non è ciò che entra nell'uomo a contaminarlo, ma "le cose che escono" da lui. È "dal cuore degli uomini che escono i propositi di male". Occorre quindi vigilare sul proprio cuore.
L'accusa rivolta dai farisei a Gesù, in quanto responsabile del gruppo dei discepoli, di non rispettare le regole formali della tradizione, diventa l'occasione da parte sua per denunciare il loro formalismo religioso e la doppiezza del loro cuore. Ciò che Gesù chiama cuore oggi è da identificarsi con la coscienza. Infatti i farisei mentre da un lato proclamano la santità della legge, dall'altro praticano la malvagità. Gesù vuole spezzare tale comportamento ipocrita e modificare la loro coscienza cieca.
Collegamento fra le lettureIl messaggio centrale di questa domenica consiste, come dice Giacomo nella seconda lettura, nell'essere "di quelli che mettono in pratica la parola e non ascoltatori soltanto". Anche nella prima lettura il tema ritorna nelle istruzioni date da Mosé. Egli afferma che i comandi del Signore Dio, accolti e praticati, producono saggezza ed intelligenza. La Parola per essere accolta richiede un cuore puro e nello stesso tempo essa, entrando nella vita dell'uomo, purifica il suo cuore. Come già si è detto il termine cuore è da intendersi come coscienza. Questa è la sede dove l'uomo forma i suoi pensieri, le decisioni ed i sentimenti. Tutto questo non nasce dal nulla, ma scaturisce dal tesoro racchiuso nella coscienza dell'uomo. Per tale ragione, è allora necessario alimentare e formare la nostra coscienza con la parola del Signore, per arricchire sempre più la fonte di riferimento della nostra vita.
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Goito 22 agosto 2021 – XXI Domenica TO
Solo Gesù ha parole per la vita eternaGiosué 24,1-2a.15-17.18b • Salmo 33 • Efesini 5,21-23 • Giovanni 6,60-69
LetturaDopo il lungo discorso sul "pane di vita", letto nelle domeniche precedenti, sono presentate le reazioni degli uditori di Gesù. L'evangelista ha già indicato reazioni della folla (Gv 6,30-31), dei giudei (Gv 6,41-42 e Gv 6,52). Ora sono di scena i discepoli.
Gv 6,60-6959Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. 60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?". 61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: "Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre".66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: "Volete andarvene anche voi?". 68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".CommentoIl brano inizia presentando i discepoli indignati nei confronti del discorso pronunciato da Gesù: "questa parola è dura! Chi può ascoltarla?". Essi si comportano come i giudei e mormorano contro Gesù. Infatti, non possono sopportare gli insegnamenti del maestro che si è presentato disceso dal cielo e cibo per la loro vita. Tale discorso li mette in crisi, scompiglia le loro certezze e li separa da lui (scandalizza). La reazione dei discepoli è occasione per Gesù di ripresa degli insegnamenti precedenti e di nuova provocazione: "se vedeste il Figlio dell'uomo salire la dov'era prima?". Se a loro fa problema la discesa dal cielo di Gesù, figurarsi la sua salita al Padre! Gli insegnamenti di Gesù e la sua stessa identità non possono essere compresi con i semplici strumenti naturali, di cui l'uomo è dotato. È necessario il dono dello Spirito e soltanto lui può introdurre adeguatamente nel mistero e dare l'intelligenza della fede. A questo punto Gesù rivela che alcuni discepoli non hanno la fede: "tra voi vi sono alcuni che non credono". Egli conosce fino in fondo i suoi, le motivazioni che stanno alla base delle loro scelte e la loro vera identità. Contro il pericolo dell'esteriorità, Gesù afferma nuovamente che si può essere suoi discepoli soltanto se il Padre chiama a vivere quest'esperienza. Il brano si chiude con la nota che registra l'abbandono di molti discepoli: "molti dei suoi discepoli tornarono indietro". Gesù allora si rivolge provocatoriamente ai dodici e chiede di esternare le loro intenzioni: "volete andarvene anche voi?". Anche in questo caso è Pietro, come a Cesarea di Filippo, che esplicita la fede del gruppo e la loro disponibilità a seguirlo.
La persona di Gesù ed il suo insegnamento non sono facilmente accettabili. Egli sconvolge le tradizioni e la cultura del tempo. Anche quelli che gli stanno vicino e lo seguono sono continuamente tentati di abbandonarlo. Questo capita quando da Gesù si attendono obiettivi e risposte prettamente umani. Solo l'intervento della Trinità, Padre, Figlio e Spirito abilita i discepoli ad accogliere con fede il mistero di Dio rivelato in Gesù Cristo.
Collegamento fra le lettureIl tema della scelta fondamentale di fede collega le letture. Nela prima, tratta dal libro di Giosuè, si presenta il resoconto dell'assemblea di Sichem. Tutto il popolo assieme ai suoi capi deve scegliere se servire il Signore o altre divinità. Di fronte alla proposta di Giosuè il popolo rinnova la sua professione di fede nel Signore: "lungi da noi l'abbandonare il Signore per servire altri dei! Perciò anche noi vogliamo servire il Signore, perché Egli è il nostro Dio". Anche nel vangelo il tema ritorna con forte evidenza. Quando Gesù propone ai suoi di mangiare la sua carne e bere il suo sangue, scoppia la crisi anche nel gruppo dei discepoli. Le parole di Gesù e la sua persona vanno accolte con fede, come hanno fatto i dodici, che si sono espressi attraverso Pietro. Essi confermano la scelta di stare con Gesù Cristo, riconosciuto ed accolto come Figlio e inviato del Padre. La seconda lettura si collega al tema centrale indicato in quanto la scelta di fede si traduce poi in comportamenti concreti nelle situazioni di ogni giorno. La fede porta ad impostare da credenti le relazioni familiari ed ecclesiali.
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Goito 15 agosto 2021 – Assunzione della Beata Vergine Maria
Maria, primizia della Chiesa gloriosaAssunzione della Beata Vergine Maria
Apocalisse 11, 19a; 12, 1-6a. 10ab .Salmo 44 .1 Corinzi 15, 20-26 .Luca 1, 39-56
LetturaL'evangelista s. Luca, dopo il prologo, nel primo capitolo del vangelo narra dapprima l'inizio dell'esistenza di Giovanni Battista e poi l'annuncio a Maria della nascita di Gesù. A coronamento del dittico precedente, troviamo il brano presentato dalla Solennità odierna, che si articola attorno alla figura delle due madri.
Lc 1,39-5639In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto".46Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,48perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.49Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome;50di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.54Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,55come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre".56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.CommentoIl racconto inizia con una cornice introduttiva che riporta la notizia del viaggio di Maria verso la città di Giuda, del suo ingresso nella casa di Zaccaria e del saluto rivolto alla cugina Elisabetta. Col v.41 si apre la prima parte della pericope che è dominata dall'esperienza e dalle parole di Elisabetta. All'inizio si afferma che "il bambino sussultò nel suo grembo" dopo aver "udito il saluto di Maria". Poi il racconto continua rilevando il dono dello Spirito Santo concesso ad Elisabetta: "fu colmata di Spirito Santo". Infine ella, sotto ispirazione, comincia a parlare profeticamente: benedice Maria per la sua maternità ("Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo"), la manifesta madre del Signore, in virtù dell'esperienza vissuta nell'incontro con lei, proclama "beata colei che ha creduto all'adempimento delle parole del Signore". Col v.46 inizia la seconda parte che vede in scena Maria, la quale canta a Dio il "Magnificat". Questo è un cantico tratto dalla preghiera tradizionale ebraica. Con genere letterario diverso, Maria riprende le parole di Elisabetta pronunciate poco prima, collocandole profondamente nel mistero di Dio suo Salvatore. Maria si fa interprete di tutti i poveri della terra e con riconoscenza canta le grandi opere compiute da Dio, suo Signore e salvatore. Dio manifesta le sue azioni grandi in chi è umile e semplice, donando a loro la sua misericordia. Il Signore è sempre fedele alle sue promesse: "Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre".
L'incontro delle due madri narrato da Luca, le quali a titolo diverso stanno vivendo un particolare rapporto col mistero di Dio, suggerisce alcune importanti indicazioni. Prima di tutto Maria trova nel dialogo con Elisabetta la conferma del progetto in cui il mistero di Dio l'aveva inserita. Poi Maria esercita, nei confronti della cugina, un ministero di mediazione in ordine al dono dello Spirito Santo. Infatti, Elisabetta lo riceve dopo aver udito la voce della madre del Signore. Infine Elisabetta, ricevuto lo Spirito, è da lui guidata e riesce così a percepire il mistero che si sta compiendo nella cugina. In conclusione si può affermare che nell'incontro interpersonale, vissuto nella volontà di Dio e nella comunione ecclesiale, non solo si chiarisce e si comprende la propria vocazione, ma si ha pure il dono sovrabbondante dello Spirito che permette una lucida e penetrante comprensione del mistero di Dio. Il dono dello Spirito è anche anticipazione e garanzia della vita eterna. Il dono dello Spirito rende consapevoli dell'opera di Dio, della sua fedeltà e della sua misericordia, ed orienta verso il Regno eterno, meta definitiva della vita.
Collegamento tra le lettureLa salvezza donata da Dio a tutta l'umanità è il tema che collega le letture della solennità odierna. Nella prima lettura si legge: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza ed il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo". Questo dono offerto a tutti è presentato ancora nell'Apocalisse con immagini simboliche: l'arca dell'alleanza nel santuario, la donna vestita di sole, il figlio maschio partorito dalla donna. Le promesse di Dio si sono realizzate in Maria e tramite lei. Maria è la madre del Signore, colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore, la donna nella quale l'Onnipotente ha compiuto grandi cose. Maria è anche la prima a godere dei frutti della redenzione attuata da Cristo. Così si esprime Paolo nella seconda lettura: "tutti riceveranno la vita in Cristo". Chi è di Cristo partecipa alla sua gloria e non deve temere alcun nemico: "bisogna che egli regni finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte".
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LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 8 agosto 2021 – XIX Domenica del Tempo Ordinario
Gesù Cristo è il pane che dà la vita eterna1Re, 19,4-8 • Salmo 33 • Efesini 4,30-5,2 • Giovanni 6,41-51
LetturaDopo il dibattito con la folla, nel quale Gesù precisa nuovamente lo scopo del suo ministero (Gv 6,24-35), Giovanni presenta Gesù che, alla festa di pasqua tiene un lungo discorso sul "pane della vita". Nella prima parte del discorso (vv.34-40) Gesù ha presentato se stesso come "pane della vita", la sua relazione col Padre e lo scopo della sua missione: "chi vede il figlio e crede in lui ha la vita eterna". Le parole pronunciate da Gesù suscitano le reazioni degli ascoltatori, ed è il testo di oggi.
Gv 6,41-5141Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo". 42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?".43Gesù rispose loro: "Non mormorate tra voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".CommentoIl brano si apre presentando i giudei che mormorano contro Gesù a causa della affermazione fatta poco prima nella quale aveva dichiarato: "io sono il pane disceso dal cielo". La contestazione dei giudei è una protesta forte nei confronti di Gesù, che può essere paragonata alla mormorazione d'Israele nei confronti di Mosè, quando si trovò in difficoltà nel deserto (Es 16,2-8). Lo sdegno dei giudei è ulteriormente rafforzato dalle origini di Gesù. Egli che proviene da ceto operaio e non ha alcuna dignità adeguata da fornire, come può attribuirsi simili origini e dire: "sono disceso dal cielo?". Gesù risponde ponendosi su un altro piano. Dapprima afferma che le mormorazioni non servono in quanto sono situazioni senza storia, perché restano tra chi le compie. Poi richiama la prospettiva generale entro cui si collocano il suo ministero e le sue parole: l'opera di Dio. È Dio il protagonista che fa incontrare Gesù Cristo, che ammaestra tramite i profeti, che attraverso Gesù dona la risurrezione nell'ultimo giorno. Per riconoscere l'opera di Dio e per entrare nelle dinamiche da lui poste in essere occorre credere. Per questo Gesù afferma: "chi crede ha la vita eterna". L'ultima parte della pericope è un'esplicitazione che Gesù compie, attraverso la categoria del "pane della vita", del collegamento esistente tra Dio Padre con Gesù Cristo e tra Dio Padre con gli uomini attraverso Gesù. Egli è il nuovo pane che può sfamare l'umanità e che dà la vita eterna, perché è "disceso dal cielo", cioè viene da Dio. Chi lo riceve con fede, anche attraverso il segno dell'Eucaristia a cui si allude, vivrà in eterno perché in lui entra la vita di Dio.
L'azione di Dio può sempre essere valutata da giudizi prettamente umani. Questo modo di accogliere l'operato di Dio invece di facilitare ostacola l'incontro con lui. Gesù insegna che nei confronti di Dio occorre porsi con la fede e basta. Essa riesce a portare l'uomo a vera comunione con Dio attraverso la rivelazione attuata da Gesù Cristo. Una delle strade per arrivare a raggiungere tale obbiettivo è il sacramento dell'Eucarestia accolto con fede.
Collegamento fra le lettureDio è presente nella storia e porta l'uomo alla comunione con lui. Questa prospettiva può risultare difficile da attuare da parte dei suoi inviati e incomprensibile da parte dei destinatari. Tale è stata l'esperienza di Elia che, eseguita una missione affidatagli da Dio, ora deve fuggire perché cercato per essere ucciso. Dio però non lo abbandona, lo nutre attraverso la sua parola e gli permette di continuare la sua missione. Anche i destinatari del ministero di Gesù non riescono ad intravedere l'azione di Dio che si compie in lui. Per questo sono chiusi e non disponibili nei suoi confronti. Questa situazione può continuare anche nella Chiesa e tale realtà, come dice Paolo, rattrista "lo Spirito Santo di Dio". Per crescere nella fede e per vivere scelte comunitarie conseguenti, è necessario dedicarsi a Dio così come lo si è conosciuto tramite Gesù Cristo.
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Goito 1 agosto 2021 – XVIII Domenica del Tempo Ordinario
Gesù è il pane di DioEsodo, 16,2-4.12-15 • Salmo 77 • Efesini 4,17.20-24 • Giovanni 6,24-35
LetturaContinua la lettura del capitolo sesto del vangelo di Giovanni. Domenica scorsa è stato presentato l'evento della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ora la liturgia, del lungo discorso tenuto da Gesù per spiegare l'avvenimento, presenta un dibattito acceso tra Gesù e la folla.
Gv 6,24-3524Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".26Gesù rispose loro: "In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo". 28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?". 29Gesù rispose loro: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato".30Allora gli dissero: "Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo". 32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". 34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane". 35Gesù rispose loro: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!CommentoLa pericope si apre presentando la folla in ricerca di Gesù. Non trovandolo, si reca al di là del lago a Cafarnao, dove Gesù con i suoi si era probabilmente recato e dove dimorava a casa di Pietro. Trovatolo la gente pone al maestro una domanda, con la quale forse desidera indagare sulla modalità straordinaria con cui Gesù avrebbe realizzato il suo trasferimento da Tiberiade a Cafarnao. Come aveva straordinariamente sfamato le genti così era da pensare che anche si spostasse con modalità fuori della norma. Gesù lascia cadere la questione ed interviene portando il discorso su di un altro piano: "voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati". Gesù così contesta gli interessi della folla, orientati soltanto a obbiettivi materiali ed incapaci di cogliere il significato contenuto nelle azioni compiute da lui. Gesù poi rivolge alla gente l'invito di procurarsi il cibo che "rimane per la vita eterna". Questo cibo è lui stesso, "il Figlio dell'uomo", che si offre e si dona per l'umanità. L'alimento proposto dal maestro di Galilea è un dono che va accolto già nel presente, come frutto del suo ministero, ed avrà piena realizzazione nella vita eterna. Per partecipare al banchetto preparato, Gesù afferma che occorre credere in colui che Dio ha mandato. Gli uditori comprendono che Gesù sta parlando di sé ed allora pongono una domanda esplicita e provocatoria: "quale segno tu compi perché vediamo e crediamo?". La fede è una cosa seria e si accorda a chi non solo pronuncia parole, ma compie anche fatti adeguati conseguenti. Gesù risponde alla domanda presentando se stesso come il pane del cielo, donato da Dio come prova per la loro fede e a suo sostegno: "il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". Il fraintendimento delle parole di Gesù continua da parte della folla e quindi Gesù è costretto a precisare ulteriormente che lui è il pane della vita: "Io sono il pane della vita".
Non sempre le aspettative, che la gente ha nei confronti di Gesù, sono giuste. Egli è venuto primariamente non per risolvere i problemi materiali delle persone, ma per dare a tutti la vita eterna. Questa si riceve accogliendo Gesù, il dono del Padre. La comunione con Gesù Cristo sazia completamente la vita delle persone, ad essa dà senso e porta alla vita con Dio nell'eternità.
Collegamento fra le lettureDio Padre che, in modo provvidenziale, si prende cura dell'umanità è il tema unificante le letture odierne. Nel testo dell'Esodo si narra di Dio il quale sostiene il suo popolo in difficoltà, mentre attraversa il deserto. La protesta degli israeliti è forte e la tentazione di tornare alle sicurezze egiziane è sempre più emergente. Dio allora provvede alle necessità del popolo: "al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane". L'intervento di Dio è però finalizzato non a saziare i bisogni materiali degli israeliti, ma a porre un segno che li aiuti a riconoscere e a credere che Lui è il loro Dio. Spetta poi a Mosè il compito di spiegare ogni cosa. Anche nel vangelo, dove le folle sono presentate alla ricerca di Gesù per risolvere i problemi materiali della vita, egli risponde affermando di essere stato mandato nel mondo per donare a tutti la vita di Dio e per rendere partecipe l'umanità della vita eterna. Se questa convinzione di fede è fatta propria, sempre più i cristiani, allora, come afferma Paolo scrivendo agli efesini, devono abbandonare il comportamento dei pagani e sono invitati a seguire Cristo. Chi lo ascolta e da lui è istruito "depone l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici". Gesù crea così nei suoi discepoli l'uomo nuovo plasmato secondo Dio.
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Goito 25 luglio 2021 – XVII Domenica del Tempo Ordinario
Gesù è il pane spezzato per tutti2 Re 4,42-44 • Salmo 144 • Efesini 4,1-6 • Giovanni 6,1-15
LetturaCon questa domenica si interrompe la lettura del vangelo si Marco per iniziare il capitolo sesto di Giovanni. La narrazione costituisce il vertice ed il termine dell'attività di Gesù in Galilea. Nel capitolo, dopo la presentazione del fatto della moltiplicazione dei pani e dei pesci (vv.1-15), assieme ad altre vicende, è contenuta anche la spiegazione che Gesù stesso dà dell'avvenimento iniziale (vv.26-71).
Gv6,1-151Dopo questi fatti, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. 3Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.5Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. 7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". 8Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?". 10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 12E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". 13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: "Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!". 15Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.CommentoMolta gente seguiva Gesù per le contrade di Galilea, perché vedeva "i segni che compiva". Dopo questa introduzione è riportata al v.3 una annotazione che può facilmente sfuggire: "Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli". Tale particolare acquista maggiore significato in quanto viene richiamato anche al termine del racconto: v.15. Qui si legge: "Gesù, ..., si ritirò sul monte da solo". Al v.4 vi è poi un richiamo esplicito alla festa giudaica della Pasqua che ormai era vicina. Questi elementi contribuiscono a dare le coordinate di lettura e di comprensione dell'azione compiuta da Gesù nei confronti della "grande folla che veniva da lui", per incontrare il mistero di Dio che si rivela per suo mezzo. Al centro del brano (vv.5-13) abbiamo la narrazione minuziosa del miracolo. Molti commentatori vedono in certi particolari del racconto un collegamento con l'ultima cena di Gesù e con la celebrazione dell'Eucaristia (la folla si siede; "Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì"; Gesù invita a raccogliere "i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto"). Infine sono riportati il fraintendimento del "segno" da parte della gente, che stavano per venire "a prenderlo per farlo re", ed il ritiro in solitudine di Gesù sulla montagna (vv.14-15).
Gesù con dei "segni" cerca di manifestarsi, di farsi conoscere ai discepoli ed alle folle che lo seguono. Egli vuole in questo modo comunicare il mistero di Dio, che si rivela sulla montagna, nel silenzio, nella solitudine e nella parola. Di fronte al "segno" della moltiplicazione dei pani e dei pesci, che rimanda a Gesù attraverso la Pasqua e l'Eucaristia, la moltitudine non comprende, perché vede in quell'evento un gesto finalizzato a risolvere soltanto le problematiche umane. Per questo Gesù non ci sta e, ritirandosi sulla montagna, invita a leggere la realtà con gli occhi di Dio e non con quelli degli uomini.
Collegamento fra le lettureGesù é il "segno" sovrabbondante donato all'umanità, così si legge nel vangelo di Giovanni. Anche la prima lettura evidenzia che i doni del Signore sono sempre abbondanti: "così dice il Signore: ne mangeranno e ne avanzerà anche". Davanti ai doni di Dio occorre evitare il rischio del fraintendimento, cioè della loro lettura secondo la nostra mentalità utilitaristica e materialistica. L'azione rivelativa di Gesù richiede ed interpella la collaborazione degli uomini. Questa è espressa dai venti pani d'orzo e farro contenuti nella bisaccia dell'uomo di Baal-Salisa e dai cinque pani d'orzo con i due pesci del ragazzo, che era con i discepoli di Gesù. Per accogliere i doni di Dio, che hanno in Gesù il loro apice, occorre, come dice Paolo, attrezzarsi di umiltà, mansuetudine e pazienza. Questi atteggiamenti sono indispensabili per realizzare la propria vocazione, per essere "un solo corpo" e per crescere nella comunione con "Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti".
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Goito 18 luglio 2021 – XVI Domenica del Tempo Ordinario
Riposarsi con Gesù per essere solidali con gli uominiGeremia 26,1-6 • Salmo 22 • Efesini 2,13-18 • Marco 6,30-34
LetturaIn Marco 6,6-13 abbiamo visto l'invio dei dodici in missione da parte di Gesù affinché, con la predicazione e le attività ed essa connesse, diffondessero il regno. Segue, nei vv.14-29, un intermezzo su Giovanni Battista. Di lui si narra la morte a partire dagli interrogativi e dal rimorso che nascono in Erode davanti a Gesù, ritenuto Giovanni risuscitato. A questo punto il testo presenta il ritorno dei discepoli dalla missione.
Mc 6,30-3430Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: "Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'". Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte coseCommentoIl brano si apre con gli apostoli che, radunati "attorno a Gesù", riferiscono "tutto quello che avevano fatto ed insegnato". É questa una notizia che fa pensare all'esito positivo avuto dalla loro missione. Dopo averli ascoltati, Gesù li invita "in disparte, in un luogo solitario", perché si potessero riposare. Infatti erano molto pressati dalla folla, al punto da non aver neanche il tempo per mangiare. La sosta, proposta da Gesù ai suoi, non serve soltanto a recuperare le forze spese per evangelizzare, essa permette soprattutto di stare con lui; infatti "partirono sulla barca verso un luogo solitario". Infine, poiché molti "li videro partire", andarono a cercarli precedendoli nel raggiungere la meta stabilita: "da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero". La scena si chiude con la presentazione di Gesù che, commosso davanti alle folle, "perché erano come pecore senza pastore", insegna loro molte cose e da loro dà mangiare per mezzo dei discepoli (vedi la continuazione della narrazione in Mc 6, 35-44).
La missione, compiuta nel nome di Gesù produce sicuramente dei risultati positivi. Essa, perché sia efficace, richiede agli evangelizzatori la capacità di trovare del tempo per il riposo e soprattutto di sostare con Gesù. In lui essi ritrovano l'equilibrio ed il discernimento per non essere travolti dagli avvenimenti; con lui rimettono a fuoco le motivazioni per l'annuncio e da lui imparano come amorevolmente si deve comunicare con gli uomini di oggi e venire incontro alle loro necessità concrete.
Collegamento fra le lettureGesù Cristo è il "germoglio giusto", suscitato da Dio, il quale si prende cura del suo popolo ed è il pastore che pascola le pecore nel nome del Signore. Il nuovo pastore, come dice Geremia, è in contrasto con i falsi pastori, "che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo". La solidarietà di Gesù, manifestata nei confronti delle folle, come narra l'evangelista Marco, le stimola ad andare con lui, per trovare nel banchetto del suo insegnamento orientamenti sicuri per un popolo disorientato. Il compito è grande ed urgente! Per questo Gesù coinvolge i dodici nella missione di evangelizzatori appassionati. Dietro ai dodici dobbiamo vedere non solo i pastori della chiesa, ma tutti i discepoli. Ciascuno, nella misura in cui condivide il ministero di Gesù, perché sta con lui, contribuisce, come dice Paolo, a portare i lontani ad essere vicini a Dio, a creare riconciliazione e ad essere capaci di "annunziare pace".
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Goito 11 luglio 2021 – XV Domenica del Tempo Ordinario
Inviati ad essere il vangelo che salvaAmos 7,12-15 • Salmo 84 • Efesini 1,3-14 • Marco 6,7-13
LetturaDopo il rifiuto di Gesù da parte dei concittadini, la vicenda non si ferma perché con lui ormai ci sono dei seguaci, che condividono il suo cammino. I discepoli, chiamati al suo seguito all'inizio del ministero (1,16-20), ed i dodici, scelti in modo particolare tra le folle (3,13-19), ora sono mandati in missione al servizio del vangelo e del regno.
Mc 6,7-137Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: "Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro". 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.CommentoIl brano si apre con la notizia della chiamata dei dodici da parte di Gesù, per "mandarli a due a due". Questo invio in missione serve ad estendere il più possibile il potere di Gesù "sugli spiriti impuri", cioè neutralizzare quegli spiriti che si oppongono alla santità della vita degli uomini. Perché tutti siano liberati da questi demoni, Gesù condivide con i dodici un suo potere specifico. Nel v.12 troviamo poi illustrato come viene esercitata l'autorità ricevuta dai dodici: "proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano i demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano". Coloro che sono collocati ai margini della comunità: peccatori, disabili, malati, per mezzo del servizio esercitato dai dodici, diventano, attraverso l'accoglienza del vangelo, il cuore della chiesa nascente. Al centro del brano (vv.8-11) ci sono le istruzioni concrete date da Gesù ai suoi in vista della missione a loro assegnata. Essi devono dotarsi di un'attrezzatura costituita da un bastone, dai sandali, da una tunica e non portare "per il viaggio nient'altro". Arrivati in una città era bene che risiedessero nella stessa casa e se non venivano accolti con benevolenza, andandosene da quella località, dovevano scuotere "la polvere di sotto ai piedi". Questo gesto, indica da un lato la missione evangelica che continua e dall'altro la responsabilità di coloro che non accolgono la buona notizia portata dagli evangelizzatori.
Per liberare tutti gli uomini dal potere degli spiriti immondi, cioè degli spiriti che impediscono la salvezza, Gesù manda i dodici, che condividono la sua stessa autorità. Questa viene esercitata con la testimonianza coerente della vita, staccata dalle cose materiali, con l'annuncio del vangelo a tutti e con la costituzione della nuova comunità di Gesù fatta da poveri, ammalati ed emarginati.
Collegamento fra le lettureLa vocazione e la missione, ad essa collegata, sono gli elementi unificanti delle letture odierne. Il profeta Amos, nella prima lettura, cacciato da Amasia sacerdote di Betél, è costretto a spiegare il suo compito in mezzo al popolo. Egli, che non era "profeta, né figlio di profeta", ma "pastore e raccoglitore di sicomori", è stato preso dal Signore e mandato a profetizzare al popolo d'Israele. Per questo Amos non può sottrarsi all'incarico ricevuto. Anche i dodici, chiamati da Gesù, sono inviati ad esercitare la sua stessa missione, sostenuti dal potere a loro direttamente trasmesso da lui. Pur nella povertà dei mezzi essi hanno la forza di portare a compimento la missione di liberazione ricevuta perché, per mezzo di Gesù, Dio è all'opera anche in loro. Così, con san Paolo, ogni discepolo è invitato a benedire e a lodare Dio per il dono ricevuto. Egli ci ha fatto "conoscere il mistero della sua volontà", "il vangelo della nostra salvezza" e ci ha donato "il sigillo dello Spirito Santo". Tutti quindi siamo inviati ad essere in vari modi profeti ed evangelizzatori per il bene della città degli uomini e della chiesa.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 4 luglio 2021 – XIV Domenica del Tempo Ordinario
L'incredulità dei concittadini di Gesù
Ezechiele 2,2-5 • Salmo 29 • 2Corinti 12,7-10 • Marco 6,1-6
LetturaDopo l'episodio della tempesta sul lago, l'evangelista presenta, nel quinto capitolo, la narrazione di tre miracoli compiuti da Gesù: la liberazione dell'indemoniato dagli spiriti immondi, la vita ridonata alla figlia del capo della sinagoga e la guarigione della donna affetta da emorragia. I racconti hanno come finalità l'annuncio della misericordia di Gesù, della prevalenza del bene sul male e la presentazione della nascita della fede in chi riceve il dono. All'inizio del sesto capitolo Gesù è presentato a Nazaret.
Mc 6,1-61Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: "Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?". Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando.CommentoNazaret è la sua patria di Gesù e di sabato insegna nella sinagoga. Collegandoci con una scena simile, realizzatasi a Cafarnao (1,21-28), conosciamo già che il suo insegnamento è impartito con autorità, cioè la sua parola ha il potere di cambiare l'uomo, perché scova in lui ogni forma di male e lo sradica. Di fronte a questo modo di presentarsi di Gesù e alla proposta da lui offerta di vivere in modo diverso, sorgono le reazioni dei concittadini. Essi non riescono a capire da "dove gli vengono queste cose" e quale sia la fonte della sapienza "che gli è stata data". Conoscendo le sue origini ("non è costui il falegname? ..."), i nazareni sono fortemente condizionati da una precomprensione nei suoi riguardi, che impedisce di cogliere la novità portata da Gesù. Per questo invece di comunicare con lui, fidandosi ciecamente, essi si scandalizzano, cioè restano separati e lontani da Gesù. Il detto proverbiale riportato dalle parole di Gesù ("un profeta non è disprezzato se non nella sua patria") e l'impossibilità che egli ha di compiere prodigi, a causa "della loro incredulità", suggellano il rifiuto attuato dai concittadini nei confronti del maestro.
Chi incontra e ascolta Gesù può correre il rischio di rifiutarlo. Ciò si realizza quando una persona è troppo attaccata alle sue sicurezze o è incapace di lasciarsi trasformare dalla novità dell'insegnamento di Gesù. Quando questo accade viene smascherata l'incredulità di fondo dei suoi interlocutori.
Collegamento fra le lettureLa prima lettura, tratta dal profeta Ezechiele, ci porta ad un momento singolare della storia d'Israele: la diaspora forzata nel territorio di Babilonia. La causa di tale sventura è presentata dal testo stesso. Infatti si legge che gli israeliti sono un popolo di ribelli, che si sono rivolti contro Dio e hanno peccato contro lui e "sono testardi e dal cuore indurito". Nonostante l'atteggiamento d'Israele, il Signore ha deciso di farsi presente nel suo popolo in esilio per mezzo del profeta che "si trova in mezzo a loro". Nel vangelo leggiamo che anche chi segue Gesù e lo ascolta può non accoglierlo realmente e comportarsi di conseguenza come i suoi compaesani di Nazaret. Essi non riuscirono a cogliere la novità da lui portata e a diventare nella fede suoi discepoli. Nella seconda lettura, dice Paolo, che agli uomini pur costituendo un popolo di ribelli, Dio manda continuamente la sua "grazia". Questo dono, concretizzatosi in Gesù, se accolta trasforma le debolezze umane in manifestazione della "potenza di Cristo". Anche il cristiano, che fa spazio a Cristo nella sua vita, dovrebbe dire con Paolo: "quando sono debole è allora che sono forte".
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- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 27 giugno 2021 – XIII Domenica del Tempo Ordinario
Con la fede tutto è possibile!Sapienza 1,13-15;2,23-24 • Salmo 29 • 2Corinzi 8,7.9.13-15 • Marco 5,21-43
LetturaGesù continua il suo ministero in Galilea attorno al lago. Dopo essere stato nella regione di Geraseni (5,1) e nel territorio della Decapoli (5,21) ora ritorna probabilmente a Cafarnao e qui viene circondato da persone che aspettano da lui i frutti del suo ministero.
Mc 5,21-4321Essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: "La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva". 24Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata". 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi ha toccato le mie vesti?". 31I suoi discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha toccato?"". 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male".35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, soltanto abbi fede!". 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: "Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: "Talitàkum", che significa: "Fanciulla, io ti dico: àlzati!". 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.CommentoLa pericope contiene due racconti inseriti uno nell'altro. I vv.21-24.35-43 narrano la vicenda della figlia del capo della sinagoga richiamata in vita ed i vv.25-34 presentano la guarigione della donna affetta da emorragia. Appena Gesù scende dalla barca, Giairo, "uno dei capi della sinagoga" del luogo, si getta ai piedi del maestro chiedendo con insistenza la guarigione della figlia che era ormai in fin di vita. Colpisce subito la fiducia di quest'uomo nella possibilità che ha Gesù di sanare la figlia. La scena si interrompe perché mentre Gesù che va con Giairo, circondato da molta folla, viene inserita la vicenda della donna che aveva perdite di sangue. Ella mentre cammina accanto a Gesù, tocca il suo mantello, sicura di ottenere la guarigione con gesto silenzioso e compiuto nascostamente: "se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata". La donna, affetta da anni da una malattia che nessun medico aveva guarito, è sicura di ottenere beneficio dal maestro di Galilea. Gesù però avverte che è successo qualcosa di straordinario in quanto una potenza è uscita da lui. La donna è guarita però lui vuole incontrare chi ha beneficiato del suo dono e desidera completare l'opera donando la salvezza piena, per questo pone una domanda: "chi mi ha toccato le vesti?". Alla risposta semplicistica dei discepoli si contrappone la donna "impaurita e tremante" che, sapendosi scoperta, si getta in silenzio ai piedi di Gesù. Le parole pronunciate dal maestro ("Figlia, la tua fede ti ha salvata . . .") riconoscono la fede che la donna ha avuto nell'accostarsi a lui, ufficializzano la guarigione avvenuta e donando alla donna la pace, frutto della profonda comunione con Dio. Riprende il racconto di Giairo con la notizia della morte della fanciulla. Tutto sembra ormai finito e concluso. Gesù però, intervenendo, si rivolge al capo della sinagoga, ridà speranza e riapre anche narrativamente la scena: "Non temere, soltanto abbi fede". Arrivati alla casa dominano le scene collegate alla morte della fanciulla: "gente che piangeva e urlava forte". In questa situazione, Gesù dichiara che la bimba non è morta, ma dorme; attirandosi così la derisione di tutti. Giairo, la moglie e quei pochi portati da Gesù continuano ad avere fede e assistono così alla scena nella quale Gesù richiama alla vita la fanciulla: "Talitàkùm", che significa: "fanciulla, io ti dico: alzati". Il racconto si chiude presentando la fanciulla di dodici anni che riprende le sue attività e la richiesta di Gesù di tenere nascosto l'avvenimento.
Gesù ascolta ed accoglie ogni richiesta che a lui viene rivolta con fede. Nulla a lui è impossibile! Certamente egli è venuto a portare agli uomini la vita di Dio e la pace, che possono essere accolte soltanto da chi ha fede in lui e da chi lo incontra con autenticità nella vita.
Collegamento fra le lettureGesù Cristo rivela il Dio della vita. Questo può essere il tema che lega le letture di questa domenica. Nella prima lettura il testo della sapienza proclama che Dio "non ha creato la morte e non gode della rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano". Nel testo è anche indicato lo scopo della creazione: "Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità" cioè per l'immortalità. Tale obbiettivo è possibile perché ogni persona è stata fatta ad immagine della natura di Dio. La morte allora non viene da Dio, ma è una realtà portata nel mondo dell'insidia del diavolo. Gesù Cristo, dice il vangelo di Marco, attraverso il suo ministero, rivela la bontà di Dio, che salva e libera l'uomo dal peccato, dal male e dalla morte. Così sono da leggere i due racconti contenuti nella pericope marciana. Per partecipare pienamente a questo dono occorre la fede. Questo è l'invito accorato che Paolo rivolge ai Corinzi. La fede si traduce poi in opere concrete di carità e soprattutto porta a riconoscere "la grazia del Signore nostro Gesù Cristo". Egli da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 20 giugno 2021 – XII Domenica del Tempo Ordinario
Chi crede in Gesù vince ogni pauraGiobbe 38,1.8-11 • Salmo 106 • 2 Corinti 5,14-17 • Marco 4,35-41
LetturaGesù insegna alle folle per mezzo delle parabole. Tra i suoi uditori alcuni si staccano dalla massa anonima e si avvicinano a lui per chiedere ulteriori approfondimenti. A costoro, che sono da identificare con i discepoli, Gesù in privato spiega ogni cosa. A questo punto della narrazione si trova il racconto de "La tempesta sedata".
Mc 4,35-4135In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: "Passiamo all'altra riva". 36E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. 37Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. 38Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che siamo perduti?". 39Si destò, minacciò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. 40Poi disse loro: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?". 41E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?".CommentoColoro che hanno accolto l'insegnamento di Gesù sono invitati a passare "all'altra riva" con lui. Durante la traversata si solleva "una grande tempesta di vento" che suscita grande paura in chi è sulla barca. A fronte dell'agitazione del lago viene presentato per contrasto Gesù che tranquillamente "se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva". Colpisce sicuramente il persistere del sonno di Gesù nel pieno della tempesta. Subito dopo entrano in azione i discepoli che lo svegliano con parole trepidanti, cariche di tensione, indice del loro sentirsi abbandonati in quel pericolo mortale: "maestro, non t'importa che siamo perduti?". Gesù, svegliatosi, ascolta la loro richiesta e ordina al vento e al mare di tacere e di calmarsi ed essi ubbidiscono: "il vento cessò e vi fu grande bonaccia". Il racconto si conclude con due domande decisive di Gesù rivolte ai discepoli: "perché avete paura?" e "non avete ancora fede?". I suoi ancora non capiscono fino in fondo la sua identità e non si fidano pienamente, per questo hanno paura. La stessa reazione dei discepoli, indicata nell'ultimo versetto, conferma il disagio esistente nella relazione tra Gesù ed i suoi: "Chi è dunque costui ...?".
Chi segue Gesù e va con lui sulla barca non sempre coglie fino in fondo la sua identità. A volte si ha la sensazione che il maestro sia assente o disinteressato delle vicende travagliate vissute dei suoi discepoli. Per questo essi si lasciano prendere dalla paura. L'intervento di Gesù, che riporta tranquillità sul lago, diventa segno della sua capacità di contrastare anche le più terribili forze distruttrici. Come egli si oppone ai demoni, così riesce a farsi obbedire da quanto rischia di portare i suoi discepoli e tutti gli uomini alla rovina. Al credente è quindi chiesto di conoscere meglio il maestro e soprattutto di fidarsi di lui.
Collegamento fra le lettureTutti gli uomini ed anche i discepoli cristiani fanno fatica a conoscere il mistero di Dio. Giobbe non riesce a trovare spiegazioni di fronte alle disgrazie che colpiscono lui e la sua famiglia. Anche i discepoli, sulla barca con Gesù, non comprendono come possa conciliarsi la presenza del maestro con loro e la contemporanea avversità della vita a cui essi devono far fronte. Per questo gridano: "non t'importa che siamo perduti?". A Giobbe Dio risponde invitandolo a considerare l'ordine inscritto nel creato. "Chi ha chiuso tra due porte il mare" e chi controlla "l'orgoglio delle sue onde" interverrà decisamente anche nel turbine attraversato da Giobbe. Per questo egli, pur attraversando grandi prove, resta sempre fedele a Dio e non perde la speranza in lui. Sul lago Gesù si manifesta ai suoi capace di controllare ogni difficoltà che li minaccia. Per questo allora il discepolo, secondo lo stimolo lanciato da Paolo nella seconda lettura, non deve accontentarsi di conoscere Gesù "alla maniera umana", cioè soltanto nella sua dimensione storica e concreta, ma è chiamato ad essere "una creatura nuova" in Gesù; ciò significa aver fede in lui e liberarsi da qualsiasi paura.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 13 giugno 2021–XI Domenica del Tempo Ordinario
La forza del vangelo e del regnoEz 17,22-24-Sal91 - 2Cor 5,6-10 - Mc 4,26-34
LetturaNel vangelo di Marco, Gesù pronuncia un discorso in parabole come insegnamento rivolto ai discepoli che ha chiamato alla sua sequela e alle folle che ascoltano la sua predicazione del Regno che viene (cfr. Mc 4,1-34). Il tema dominante delle parabole è il seme gettato nella terra. All'inizio Gesù narra la vicenda del seminatore che getta il seme nel terreno (presumibilmente grano) ed il risultato ottenuto dalla sua crescita. Poi Gesù spiega la parabola del seminatore e, dopo due brevi detti sulla lampada e sull'ascolto (cfr. Mc 4,21-25),abbiamo le parabole odierne.
Mc 4,26-34In quel tempo 26Diceva Gesù: "Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. 28Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; 29e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura".30Diceva: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; 32ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra".33Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. 34Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.CommentoIl racconto è strutturato in due parti distinte. La prima (vv.26-29) presenta il processo del seme che germoglia, produce il frutto e viene poi falciato; la seconda (vv.30-32) illustra la parabola del granello di senape. Nei vv.33-34 la conclusione sull'insegnamento dato da Gesù con molte parabole e sulla spiegazione che lui dava ai suoi discepoli.
Gesù afferma che il regno di Dio è "come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa". Il seme è l'elemento che collega le parabole. Anche se sembra morto nella terra in realtà genera vita e diventa una pianta. Esso poi si moltiplicherà e darà frutti abbondanti. Il seme è adatto per rappresentare la dinamica del mistero della presenza di Gesù, del vangelo annunciato e della vita cristiana vissuta: il regno di Dio.
Segue un'altra parabola di senape. Il chicco di senape è tra i semi più minuscoli, non più grande di una capocchia di uno spillo; eppure anch'esso, se seminato in terra, diventa un albero che si impone. Sembra impossibile che da un seme così minuscolo possa derivare un albero tanto rigoglioso. Eppure proprio ciò che ai nostri occhi è piccolo, può avere una forza impensabile. Il seme anche se piccolo in terra marcisce, germoglia, poi spunta e cresce fino a essere un arbusto sulle cui fronde gli uccelli possono fare il nido. Qui Gesù allude certamente a quell'albero intravisto da Daniele, simbolo del regno universale di Dio (cfr.Dn 4,6-9.17-19). Il vangelo che ci è stato donato può sembrare piccola cosa, rivestito poi di parola umana, fragile e debole, comunicato poi da uomini e donne poveri, senza cultura, non saggi secondo il mondo (cfr. 1Cor 1,26). Eppure quando il vangelo è seminato, predicato e testimoniato dai discepoli, proprio perché è parola di Dio contenuta in parole umane, è fecondo cresce, tocca tante persone e arriva al loro cuore.
Queste parabole invitano a riflettere da un lato sulla consapevolezza che abbiamo del vangelo che ci è dato e che noi dobbiamo seminare e dall'altro sulla nostra visione del Regno come realtà che si diffonde ad opera di piccoli e di poveri. È la realtà di un "piccolo gregge" (Lc 12,32), che può diventare grande perché destinato a tutte le genti del mondo intero.
La venuta del regno di Dio è paragonata al processo agricolo che ogni contadino conosce bene, anzi che vive con attenzione e premura: semina, nascita del grano, crescita, formazione della spiga, maturazione e mietitura. Di fronte a tale sviluppo, occorre meravigliarsi, guardando alla potenza, alla forza presente in quel piccolo seme secco, che sembra addirittura niente. Così è il regno di Dio: piccola realtà, ma che ha in sé una potenza misteriosa, silenziosa, irresistibile ed efficace, che si dilata senza che noi facciamo nulla. Di fronte a questa realtà, il contadino non può fare davvero nulla: deve solo seminare il seme nella terra, ma poi sia che lui dorma sia che si alzi di notte per controllare ciò che accade, la crescita non dipende più da lui. L'insegnamento di Gesù consiste nel meravigliarsi del regno che si dilata sempre di più, anche quando noi non ce ne accorgiamo, e di conseguenza occorre avere fiducia nel vangelo e nella sua forza. Di conseguenza è necessario che gli evangelizzatori siano soltanto servi al servizio del vangelo e non protagonisti. Il seme è la parola che, seminata dall'evangelizzatore, darà frutto anche se lui non se ne accorge. Il seme è buono, se la parola predicata è parola di Dio e non dell'evangelizzatore, essa darà sicuramente frutti abbondanti. Questa è la certezza del "seminatore" credente e consapevole di ciò che opera: la speranza della mietitura e del raccolto non può essere messa in discussione perché Gesù è sempre con noi ed è lui il protagonista della evangelizzazione e della crescita del regno.
Collegamento fra le lettureAnche le realtà piccole ed insignificanti agli occhi degli uomini, nelle mani di Dio diventano grandi e magnifiche: "un ramoscello lo pianterò... metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico" (Ez 17,22-23). Anche il vangelo ed il regno di Dio se sono seminati con abbondanza cresceranno e faranno frutti perché Dio è all'opera nella storia in odo silenzioso e sempre nascosto. A noi spetta il compito di collaborare positivamente seminando con la parola e con la testimonianza della vita, credendo fermamente nell'opera di Dio nel mondo (2Cor 5,6-7).
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