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Lectio divina XXIV domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 12 settembre 2021 – XXIV Domenica TO B

Educati da Gesù a portare la croce
Isaia 50,5-9a • Salmo 114 • Giacomo 2,14-18 • Marco 8,27-35

Lettura
Nella prima parte del vangelo, Marco presenta il ministero di Gesù svolto principalmente tra la gente. Il maestro, con insegnamenti e miracoli, annuncia il Regno di Dio in Galilea e nelle regioni limitrofe. Durante il suo servizio, chiama tra la folla i discepoli a seguirlo in modo più determinato. Tra costoro sceglie i dodici che diventano i suoi stretti collaboratori. Con la pericope di questa domenica inizia la parte del vangelo nella quale Gesù dedica attenzione particolare ai discepoli.

Mc8,27-35
27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: "La gente, chi dice che io sia?". 28Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti". 29Ed egli domandava loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: "Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".
34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.

Commento
Il brano è composto da due parti. La prima (vv.27-33) contiene la professione di fede di Pietro, l'annuncio della passione di Gesù ed il rimprovero a Pietro. La seconda (vv.34-35) è formata dalle parole di Gesù sulla croce del discepolo.
Il brano si apre presentando Gesù con i discepoli in cammino "verso i villaggi introno a Cesarea di Filippo". Durante il tragitto interroga i suoi per conoscere che cosa la gente dice di lui. I discepoli rispondono dichiarando che in lui tutti vedono un grande personaggio, anche se gli attribuiscono diverse identità: il Battista, Elia, un profeta. Gesù vuole però conoscere anche il loro pensiero e dice: "Ma voi chi dite che io sia?". L'interrogazione porta alla confessione di Pietro che a nome di tutti afferma: "Tu sei il Cristo". Gesù poi chiede ai suoi il silenzio. Questo è necessario non per celare chissà quale segreto, ma perché ancora non sono abilitati all'annuncio e alla testimonianza. Tutto ciò sarà possibile solo dopo la sua pasqua. Gesù inizia così "a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire,... venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare". Con le sue parole Gesù non solo anticipa la sua fine, ma inizia anche a preparare i suoi a tale avvenimento. La sofferenza-morte-risurrezione di Gesù è un fatto così decisivo e radicale per i discepoli che è necessario essere preparati per riconoscerlo, accoglierlo e viverlo. La reazione di Pietro alle parole pronunciate da Gesù è testimonianza concreta di come sia difficile recepire la catechesi di Gesù. Pietro protesta perché, come tutti, si aspettava un Messia diverso da quello che Gesù gradualmente andava delineando. Così il primo degli apostoli dimostra la chiusura e la cecità del discepolo nei confronti del maestro. Gesù reagisce alle parole di Pietro dicendo: "va dietro a me satana". È tentazione forte per i discepoli trattare Gesù ed i suoi insegnamenti alla maniera umana. Quando succede questo è opera del maligno che porta a mettersi davanti al maestro. Il discepolo sta invece con umiltà sempre dietro a Gesù. Il testo si chiude con le parole di Gesù che anticipano la croce del discepolo: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso...".

Di fronte a Gesù tutti devono prendere posizione. Non si può restare neutrali. Il discepolo però è invitato a vigilare perché può raggiungere, come Pietro, momenti di grande fede, ma anche precipitare in situazioni di abissale lontananza da Gesù Cristo. L'equilibrio nel discepolo si raggiunge seguendo il maestro con umiltà, portando la propria croce e donando gratuitamente la vita.

Collegamento tra le letture
Gesù Cristo che salva l'umanità attraverso la sua pasqua, collega le letture odierne. Isaia, nella prima lettura tratta dal terzo canto del "servo del Signore", preannuncia che l'inviato di Dio eserciterà la sua missione tra difficoltà e sofferenze. La fiducia in Dio lo porta a superare le prove: "Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto deluso". Il discorso isaiano viene applicato a sé da Gesù. È lui il Figlio dell'uomo, che deve molto soffrire. Davanti a Gesù non si può restare neutrali. Occorre schierarsi a favore o contro. Anche i discepoli, che sono con lui, sono invitati a stare in guardia perché, come afferma Giacomo, rischiano di avere una fede teorica, astratta e non calata nella vita. Gesù invece va seguito con scelte concrete, con atteggiamenti di vita chiari e determinati. Chi non si comporta in questo modo, anche dentro alle relazioni comunitarie, è invitato a verificare la propria scelta di fede.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina XXIII domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 5 settembre2021–XXIII Domenica TO B

Gesù: la parola di Dio che salva tutti
Isaia 35,4-7 • Salmo 145 • Giacomo 2,1-7 • Marco 7,31-37

Lettura
Gesù, abbandonati i territori circostanti il lago di Galilea, dove fino a quel momento aveva svolto il suo ministero, si sposta nelle regioni di Tiro (Mc 7,24-30) e di Sidone per raggiungere poi la regione della Decapoli, passando per il mare di Galilea (Mc 7,31-37). Anche qui egli esercita la sua missione, delineata sinteticamente dal brano odierno.

Mc 7,31-37
31Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: "Effatà", cioè: "Apriti!". 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!".

Commento
Il testo porta in pieno territorio della Decapoli, regione notoriamente pagana. A Gesù viene condotto "un sordomuto" per essere guarito (v.32). Nei vv.33-34 si ha la descrizione minuziosa del gesto taumaturgico. Gesù porta l'uomo "lontano dalla folla", perché tra loro due si possa instaurare una autentica relazione interpersonale senza condizionamenti esterni. Dopo tocca con le dita gli occhi del sordo e cura con la saliva la lingua muta. Infine, "guardando verso il cielo... disse: "Effatà", cioè: "Apriti"". Qui si ha l'apice della narrazione: la parola di Gesù libera, salva, rinnova il sordomuto ("e subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente"). Gesù chiede da ultimo a tutti coloro che hanno assistito al miracolo di non divulgare l'accaduto. Essi infatti non sono ancora in grado di essere dei testimoni autorevoli di Gesù, perché dovevano ancora percorrere un lungo itinerario di discepolato e soprattutto non sono ancora stati abilitati a tale compito dalla sua passione-morte-resurrezione. Le indicazioni date da Gesù vengono disattese e tutti parlano di quanto era accaduto e proclamano con forza le sue opere: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!".

Gesù porta la salvezza anche ai pagani. Costoro, attraverso la sua parola proclamata con autorità, vengono trasformati radicalmente e sanati fin nella profondità del loro essere. Chi ascolta la parola di Gesù incontra Dio e a lui deve rispondere con tutto se stesso. La conseguenza di tale incontro diventa voglia incontenibile di annunciare a tutti le stupende meraviglie operate da Dio per mezzo di Gesù.

Collegamento fra le letture
Dio non abbandona mai l'uomo che è nella necessità. Lo afferma il profeta Isaia: "Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio... Egli viene a salvarvi". La salvezza consiste in una trasformazione radicale dell'individuo ad opera di Dio: "lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto". In questa linea procede anche il racconto evangelico nel quale si narra la guarigione di un sordomuto da parte di Gesù. Nel testo troviamo però due elementi nuovi, che è bene richiamare. Il primo: Dio per mezzo di Gesù fa giungere la sua presenza amorosa a tutti gli uomini, quindi anche a coloro che erano considerati pagani dai giudei. Il secondo: la presenza liberatrice di Dio si realizza concretamente attraverso l'ascolto e l'accoglienza della parola di Gesù. Chi vive tale esperienza non solo è spinto a proclamare a tutti le opere del Signore ma anche, come dice Giacomo, sceglie i poveri perché questi sono prediletti da Dio: "Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?"

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
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Lectio divina XXII domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 29 agosto 2021 – XXII Domenica TO

Le parole di Gesù cambiano il cuore
Deuteronomio 4,1-2.6-8•Salmo 14•Giacomo 1,17-18.21-22.27•Marco 7,1-8.14-15.21-23

Lettura
Si riprende la lettura del vangelo di Marco. Dopo il ritorno dei discepoli dalla missione, l'evangelista riporta la prima moltiplicazione dei pani e dei pesci (6,31-44). Poi Gesù manda ancora i suoi sull'altra riva del lago, mentre lui si ferma a pregare (6,45-46). Li raggiunge camminando sull'acqua e viene scambiato per un fantasma. Riconosciuto attraverso la sua parola e accolto sulla barca, approdano a Genesaret e come al solito molta gente si accalca attorno a loro. (6,47-56).

Mc7,1-8.14-15.21-23
1 Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3- i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi 4e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, 5quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?".
6Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.7Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini.8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini". (9E diceva loro: "Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. 10Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. 11Voi invece dite: "Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio", 12non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. 13Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte".)
14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: "Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro". [16]
(17Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. 18E disse loro: "Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro, 19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?". Così rendeva puri tutti gli alimenti. 20E diceva: "Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo.)21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo".

Commento
Il brano può essere suddiviso in tre parti. All'inizio ritroviamo i farisei con gli scribi che accusano Gesù perché i suoi "discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi". Era infatti in uso una serie di procedure da applicare rigorosamente prima della consumazione del pasto. I discepoli invece "prendono cibo con mani impure(cioè non lavate)". Al centro vi sono le parole di Gesù che, chiamato in causa direttamente, citando il profeta Isaia, smaschera l'ipocrisia dei suoi interlocutori. Egli dice: "questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me". Infatti l'esecuzione materiale dei precetti umani, non sempre corrisponde alla volontà di Dio. Infine Gesù si rivolge alla folla e ad essa offre il suo insegnamento. Egli afferma che non è ciò che entra nell'uomo a contaminarlo, ma "le cose che escono" da lui. È "dal cuore degli uomini che escono i propositi di male". Occorre quindi vigilare sul proprio cuore.

L'accusa rivolta dai farisei a Gesù, in quanto responsabile del gruppo dei discepoli, di non rispettare le regole formali della tradizione, diventa l'occasione da parte sua per denunciare il loro formalismo religioso e la doppiezza del loro cuore. Ciò che Gesù chiama cuore oggi è da identificarsi con la coscienza. Infatti i farisei mentre da un lato proclamano la santità della legge, dall'altro praticano la malvagità. Gesù vuole spezzare tale comportamento ipocrita e modificare la loro coscienza cieca.

Collegamento fra le letture
Il messaggio centrale di questa domenica consiste, come dice Giacomo nella seconda lettura, nell'essere "di quelli che mettono in pratica la parola e non ascoltatori soltanto". Anche nella prima lettura il tema ritorna nelle istruzioni date da Mosé. Egli afferma che i comandi del Signore Dio, accolti e praticati, producono saggezza ed intelligenza. La Parola per essere accolta richiede un cuore puro e nello stesso tempo essa, entrando nella vita dell'uomo, purifica il suo cuore. Come già si è detto il termine cuore è da intendersi come coscienza. Questa è la sede dove l'uomo forma i suoi pensieri, le decisioni ed i sentimenti. Tutto questo non nasce dal nulla, ma scaturisce dal tesoro racchiuso nella coscienza dell'uomo. Per tale ragione, è allora necessario alimentare e formare la nostra coscienza con la parola del Signore, per arricchire sempre più la fonte di riferimento della nostra vita.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Lectio divina XXI domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 22 agosto 2021 – XXI Domenica TO

Solo Gesù ha parole per la vita eterna
Giosué 24,1-2a.15-17.18b • Salmo 33 • Efesini 5,21-23 • Giovanni 6,60-69

Lettura
Dopo il lungo discorso sul "pane di vita", letto nelle domeniche precedenti, sono presentate le reazioni degli uditori di Gesù. L'evangelista ha già indicato reazioni della folla (Gv 6,30-31), dei giudei (Gv 6,41-42 e Gv 6,52). Ora sono di scena i discepoli.

Gv 6,60-69
59Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. 60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?". 61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: "Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre".
66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: "Volete andarvene anche voi?". 68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".

Commento
Il brano inizia presentando i discepoli indignati nei confronti del discorso pronunciato da Gesù: "questa parola è dura! Chi può ascoltarla?". Essi si comportano come i giudei e mormorano contro Gesù. Infatti, non possono sopportare gli insegnamenti del maestro che si è presentato disceso dal cielo e cibo per la loro vita. Tale discorso li mette in crisi, scompiglia le loro certezze e li separa da lui (scandalizza). La reazione dei discepoli è occasione per Gesù di ripresa degli insegnamenti precedenti e di nuova provocazione: "se vedeste il Figlio dell'uomo salire la dov'era prima?". Se a loro fa problema la discesa dal cielo di Gesù, figurarsi la sua salita al Padre! Gli insegnamenti di Gesù e la sua stessa identità non possono essere compresi con i semplici strumenti naturali, di cui l'uomo è dotato. È necessario il dono dello Spirito e soltanto lui può introdurre adeguatamente nel mistero e dare l'intelligenza della fede. A questo punto Gesù rivela che alcuni discepoli non hanno la fede: "tra voi vi sono alcuni che non credono". Egli conosce fino in fondo i suoi, le motivazioni che stanno alla base delle loro scelte e la loro vera identità. Contro il pericolo dell'esteriorità, Gesù afferma nuovamente che si può essere suoi discepoli soltanto se il Padre chiama a vivere quest'esperienza. Il brano si chiude con la nota che registra l'abbandono di molti discepoli: "molti dei suoi discepoli tornarono indietro". Gesù allora si rivolge provocatoriamente ai dodici e chiede di esternare le loro intenzioni: "volete andarvene anche voi?". Anche in questo caso è Pietro, come a Cesarea di Filippo, che esplicita la fede del gruppo e la loro disponibilità a seguirlo.

La persona di Gesù ed il suo insegnamento non sono facilmente accettabili. Egli sconvolge le tradizioni e la cultura del tempo. Anche quelli che gli stanno vicino e lo seguono sono continuamente tentati di abbandonarlo. Questo capita quando da Gesù si attendono obiettivi e risposte prettamente umani. Solo l'intervento della Trinità, Padre, Figlio e Spirito abilita i discepoli ad accogliere con fede il mistero di Dio rivelato in Gesù Cristo.

Collegamento fra le letture
Il tema della scelta fondamentale di fede collega le letture. Nela prima, tratta dal libro di Giosuè, si presenta il resoconto dell'assemblea di Sichem. Tutto il popolo assieme ai suoi capi deve scegliere se servire il Signore o altre divinità. Di fronte alla proposta di Giosuè il popolo rinnova la sua professione di fede nel Signore: "lungi da noi l'abbandonare il Signore per servire altri dei! Perciò anche noi vogliamo servire il Signore, perché Egli è il nostro Dio". Anche nel vangelo il tema ritorna con forte evidenza. Quando Gesù propone ai suoi di mangiare la sua carne e bere il suo sangue, scoppia la crisi anche nel gruppo dei discepoli. Le parole di Gesù e la sua persona vanno accolte con fede, come hanno fatto i dodici, che si sono espressi attraverso Pietro. Essi confermano la scelta di stare con Gesù Cristo, riconosciuto ed accolto come Figlio e inviato del Padre. La seconda lettura si collega al tema centrale indicato in quanto la scelta di fede si traduce poi in comportamenti concreti nelle situazioni di ogni giorno. La fede porta ad impostare da credenti le relazioni familiari ed ecclesiali.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Lectio divina Assunzione della Beata Vergine Maria

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 15 agosto 2021 – Assunzione della Beata Vergine Maria

Maria, primizia della Chiesa gloriosa
Assunzione della Beata Vergine Maria
Apocalisse 11, 19a; 12, 1-6a. 10ab .Salmo 44 .1 Corinzi 15, 20-26 .Luca 1, 39-56

Lettura
L'evangelista s. Luca, dopo il prologo, nel primo capitolo del vangelo narra dapprima l'inizio dell'esistenza di Giovanni Battista e poi l'annuncio a Maria della nascita di Gesù. A coronamento del dittico precedente, troviamo il brano presentato dalla Solennità odierna, che si articola attorno alla figura delle due madri.

Lc 1,39-56
39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto".
46Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,48perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.49Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome;50di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.54Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,55come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre".56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Commento
Il racconto inizia con una cornice introduttiva che riporta la notizia del viaggio di Maria verso la città di Giuda, del suo ingresso nella casa di Zaccaria e del saluto rivolto alla cugina Elisabetta. Col v.41 si apre la prima parte della pericope che è dominata dall'esperienza e dalle parole di Elisabetta. All'inizio si afferma che "il bambino sussultò nel suo grembo" dopo aver "udito il saluto di Maria". Poi il racconto continua rilevando il dono dello Spirito Santo concesso ad Elisabetta: "fu colmata di Spirito Santo". Infine ella, sotto ispirazione, comincia a parlare profeticamente: benedice Maria per la sua maternità ("Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo"), la manifesta madre del Signore, in virtù dell'esperienza vissuta nell'incontro con lei, proclama "beata colei che ha creduto all'adempimento delle parole del Signore". Col v.46 inizia la seconda parte che vede in scena Maria, la quale canta a Dio il "Magnificat". Questo è un cantico tratto dalla preghiera tradizionale ebraica. Con genere letterario diverso, Maria riprende le parole di Elisabetta pronunciate poco prima, collocandole profondamente nel mistero di Dio suo Salvatore. Maria si fa interprete di tutti i poveri della terra e con riconoscenza canta le grandi opere compiute da Dio, suo Signore e salvatore. Dio manifesta le sue azioni grandi in chi è umile e semplice, donando a loro la sua misericordia. Il Signore è sempre fedele alle sue promesse: "Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre".

L'incontro delle due madri narrato da Luca, le quali a titolo diverso stanno vivendo un particolare rapporto col mistero di Dio, suggerisce alcune importanti indicazioni. Prima di tutto Maria trova nel dialogo con Elisabetta la conferma del progetto in cui il mistero di Dio l'aveva inserita. Poi Maria esercita, nei confronti della cugina, un ministero di mediazione in ordine al dono dello Spirito Santo. Infatti, Elisabetta lo riceve dopo aver udito la voce della madre del Signore. Infine Elisabetta, ricevuto lo Spirito, è da lui guidata e riesce così a percepire il mistero che si sta compiendo nella cugina. In conclusione si può affermare che nell'incontro interpersonale, vissuto nella volontà di Dio e nella comunione ecclesiale, non solo si chiarisce e si comprende la propria vocazione, ma si ha pure il dono sovrabbondante dello Spirito che permette una lucida e penetrante comprensione del mistero di Dio. Il dono dello Spirito è anche anticipazione e garanzia della vita eterna. Il dono dello Spirito rende consapevoli dell'opera di Dio, della sua fedeltà e della sua misericordia, ed orienta verso il Regno eterno, meta definitiva della vita.

Collegamento tra le letture
La salvezza donata da Dio a tutta l'umanità è il tema che collega le letture della solennità odierna. Nella prima lettura si legge: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza ed il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo". Questo dono offerto a tutti è presentato ancora nell'Apocalisse con immagini simboliche: l'arca dell'alleanza nel santuario, la donna vestita di sole, il figlio maschio partorito dalla donna. Le promesse di Dio si sono realizzate in Maria e tramite lei. Maria è la madre del Signore, colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore, la donna nella quale l'Onnipotente ha compiuto grandi cose. Maria è anche la prima a godere dei frutti della redenzione attuata da Cristo. Così si esprime Paolo nella seconda lettura: "tutti riceveranno la vita in Cristo". Chi è di Cristo partecipa alla sua gloria e non deve temere alcun nemico: "bisogna che egli regni finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte".

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Lectio divina XIX domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 8 agosto 2021 – XIX Domenica del Tempo Ordinario

Gesù Cristo è il pane che dà la vita eterna
1Re, 19,4-8 • Salmo 33 • Efesini 4,30-5,2 • Giovanni 6,41-51

Lettura
Dopo il dibattito con la folla, nel quale Gesù precisa nuovamente lo scopo del suo ministero (Gv 6,24-35), Giovanni presenta Gesù che, alla festa di pasqua tiene un lungo discorso sul "pane della vita". Nella prima parte del discorso (vv.34-40) Gesù ha presentato se stesso come "pane della vita", la sua relazione col Padre e lo scopo della sua missione: "chi vede il figlio e crede in lui ha la vita eterna". Le parole pronunciate da Gesù suscitano le reazioni degli ascoltatori, ed è il testo di oggi.

Gv 6,41-51
41Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo". 42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?".
43Gesù rispose loro: "Non mormorate tra voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".

Commento
Il brano si apre presentando i giudei che mormorano contro Gesù a causa della affermazione fatta poco prima nella quale aveva dichiarato: "io sono il pane disceso dal cielo". La contestazione dei giudei è una protesta forte nei confronti di Gesù, che può essere paragonata alla mormorazione d'Israele nei confronti di Mosè, quando si trovò in difficoltà nel deserto (Es 16,2-8). Lo sdegno dei giudei è ulteriormente rafforzato dalle origini di Gesù. Egli che proviene da ceto operaio e non ha alcuna dignità adeguata da fornire, come può attribuirsi simili origini e dire: "sono disceso dal cielo?". Gesù risponde ponendosi su un altro piano. Dapprima afferma che le mormorazioni non servono in quanto sono situazioni senza storia, perché restano tra chi le compie. Poi richiama la prospettiva generale entro cui si collocano il suo ministero e le sue parole: l'opera di Dio. È Dio il protagonista che fa incontrare Gesù Cristo, che ammaestra tramite i profeti, che attraverso Gesù dona la risurrezione nell'ultimo giorno. Per riconoscere l'opera di Dio e per entrare nelle dinamiche da lui poste in essere occorre credere. Per questo Gesù afferma: "chi crede ha la vita eterna". L'ultima parte della pericope è un'esplicitazione che Gesù compie, attraverso la categoria del "pane della vita", del collegamento esistente tra Dio Padre con Gesù Cristo e tra Dio Padre con gli uomini attraverso Gesù. Egli è il nuovo pane che può sfamare l'umanità e che dà la vita eterna, perché è "disceso dal cielo", cioè viene da Dio. Chi lo riceve con fede, anche attraverso il segno dell'Eucaristia a cui si allude, vivrà in eterno perché in lui entra la vita di Dio.

L'azione di Dio può sempre essere valutata da giudizi prettamente umani. Questo modo di accogliere l'operato di Dio invece di facilitare ostacola l'incontro con lui. Gesù insegna che nei confronti di Dio occorre porsi con la fede e basta. Essa riesce a portare l'uomo a vera comunione con Dio attraverso la rivelazione attuata da Gesù Cristo. Una delle strade per arrivare a raggiungere tale obbiettivo è il sacramento dell'Eucarestia accolto con fede.

Collegamento fra le letture
Dio è presente nella storia e porta l'uomo alla comunione con lui. Questa prospettiva può risultare difficile da attuare da parte dei suoi inviati e incomprensibile da parte dei destinatari. Tale è stata l'esperienza di Elia che, eseguita una missione affidatagli da Dio, ora deve fuggire perché cercato per essere ucciso. Dio però non lo abbandona, lo nutre attraverso la sua parola e gli permette di continuare la sua missione. Anche i destinatari del ministero di Gesù non riescono ad intravedere l'azione di Dio che si compie in lui. Per questo sono chiusi e non disponibili nei suoi confronti. Questa situazione può continuare anche nella Chiesa e tale realtà, come dice Paolo, rattrista "lo Spirito Santo di Dio". Per crescere nella fede e per vivere scelte comunitarie conseguenti, è necessario dedicarsi a Dio così come lo si è conosciuto tramite Gesù Cristo.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina XVIII domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 1 agosto 2021 – XVIII Domenica del Tempo Ordinario

Gesù è il pane di Dio
Esodo, 16,2-4.12-15 • Salmo 77 • Efesini 4,17.20-24 • Giovanni 6,24-35

Lettura
Continua la lettura del capitolo sesto del vangelo di Giovanni. Domenica scorsa è stato presentato l'evento della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ora la liturgia, del lungo discorso tenuto da Gesù per spiegare l'avvenimento, presenta un dibattito acceso tra Gesù e la folla.

Gv 6,24-35
24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".
26Gesù rispose loro: "In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo". 28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?". 29Gesù rispose loro: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato".
30Allora gli dissero: "Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo". 32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". 34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane". 35Gesù rispose loro: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

Commento
La pericope si apre presentando la folla in ricerca di Gesù. Non trovandolo, si reca al di là del lago a Cafarnao, dove Gesù con i suoi si era probabilmente recato e dove dimorava a casa di Pietro. Trovatolo la gente pone al maestro una domanda, con la quale forse desidera indagare sulla modalità straordinaria con cui Gesù avrebbe realizzato il suo trasferimento da Tiberiade a Cafarnao. Come aveva straordinariamente sfamato le genti così era da pensare che anche si spostasse con modalità fuori della norma. Gesù lascia cadere la questione ed interviene portando il discorso su di un altro piano: "voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati". Gesù così contesta gli interessi della folla, orientati soltanto a obbiettivi materiali ed incapaci di cogliere il significato contenuto nelle azioni compiute da lui. Gesù poi rivolge alla gente l'invito di procurarsi il cibo che "rimane per la vita eterna". Questo cibo è lui stesso, "il Figlio dell'uomo", che si offre e si dona per l'umanità. L'alimento proposto dal maestro di Galilea è un dono che va accolto già nel presente, come frutto del suo ministero, ed avrà piena realizzazione nella vita eterna. Per partecipare al banchetto preparato, Gesù afferma che occorre credere in colui che Dio ha mandato. Gli uditori comprendono che Gesù sta parlando di sé ed allora pongono una domanda esplicita e provocatoria: "quale segno tu compi perché vediamo e crediamo?". La fede è una cosa seria e si accorda a chi non solo pronuncia parole, ma compie anche fatti adeguati conseguenti. Gesù risponde alla domanda presentando se stesso come il pane del cielo, donato da Dio come prova per la loro fede e a suo sostegno: "il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". Il fraintendimento delle parole di Gesù continua da parte della folla e quindi Gesù è costretto a precisare ulteriormente che lui è il pane della vita: "Io sono il pane della vita".

Non sempre le aspettative, che la gente ha nei confronti di Gesù, sono giuste. Egli è venuto primariamente non per risolvere i problemi materiali delle persone, ma per dare a tutti la vita eterna. Questa si riceve accogliendo Gesù, il dono del Padre. La comunione con Gesù Cristo sazia completamente la vita delle persone, ad essa dà senso e porta alla vita con Dio nell'eternità.

Collegamento fra le letture
Dio Padre che, in modo provvidenziale, si prende cura dell'umanità è il tema unificante le letture odierne. Nel testo dell'Esodo si narra di Dio il quale sostiene il suo popolo in difficoltà, mentre attraversa il deserto. La protesta degli israeliti è forte e la tentazione di tornare alle sicurezze egiziane è sempre più emergente. Dio allora provvede alle necessità del popolo: "al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane". L'intervento di Dio è però finalizzato non a saziare i bisogni materiali degli israeliti, ma a porre un segno che li aiuti a riconoscere e a credere che Lui è il loro Dio. Spetta poi a Mosè il compito di spiegare ogni cosa. Anche nel vangelo, dove le folle sono presentate alla ricerca di Gesù per risolvere i problemi materiali della vita, egli risponde affermando di essere stato mandato nel mondo per donare a tutti la vita di Dio e per rendere partecipe l'umanità della vita eterna. Se questa convinzione di fede è fatta propria, sempre più i cristiani, allora, come afferma Paolo scrivendo agli efesini, devono abbandonare il comportamento dei pagani e sono invitati a seguire Cristo. Chi lo ascolta e da lui è istruito "depone l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici". Gesù crea così nei suoi discepoli l'uomo nuovo plasmato secondo Dio.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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Lectio divina XVII domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 25 luglio 2021 – XVII Domenica del Tempo Ordinario

Gesù è il pane spezzato per tutti
2 Re 4,42-44 • Salmo 144 • Efesini 4,1-6 • Giovanni 6,1-15

Lettura
Con questa domenica si interrompe la lettura del vangelo si Marco per iniziare il capitolo sesto di Giovanni. La narrazione costituisce il vertice ed il termine dell'attività di Gesù in Galilea. Nel capitolo, dopo la presentazione del fatto della moltiplicazione dei pani e dei pesci (vv.1-15), assieme ad altre vicende, è contenuta anche la spiegazione che Gesù stesso dà dell'avvenimento iniziale (vv.26-71).

Gv6,1-15
1Dopo questi fatti, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. 3Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
5Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. 7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". 8Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?". 10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 12E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". 13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: "Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!". 15Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Commento
Molta gente seguiva Gesù per le contrade di Galilea, perché vedeva "i segni che compiva". Dopo questa introduzione è riportata al v.3 una annotazione che può facilmente sfuggire: "Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli". Tale particolare acquista maggiore significato in quanto viene richiamato anche al termine del racconto: v.15. Qui si legge: "Gesù, ..., si ritirò sul monte da solo". Al v.4 vi è poi un richiamo esplicito alla festa giudaica della Pasqua che ormai era vicina. Questi elementi contribuiscono a dare le coordinate di lettura e di comprensione dell'azione compiuta da Gesù nei confronti della "grande folla che veniva da lui", per incontrare il mistero di Dio che si rivela per suo mezzo. Al centro del brano (vv.5-13) abbiamo la narrazione minuziosa del miracolo. Molti commentatori vedono in certi particolari del racconto un collegamento con l'ultima cena di Gesù e con la celebrazione dell'Eucaristia (la folla si siede; "Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì"; Gesù invita a raccogliere "i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto"). Infine sono riportati il fraintendimento del "segno" da parte della gente, che stavano per venire "a prenderlo per farlo re", ed il ritiro in solitudine di Gesù sulla montagna (vv.14-15).

Gesù con dei "segni" cerca di manifestarsi, di farsi conoscere ai discepoli ed alle folle che lo seguono. Egli vuole in questo modo comunicare il mistero di Dio, che si rivela sulla montagna, nel silenzio, nella solitudine e nella parola. Di fronte al "segno" della moltiplicazione dei pani e dei pesci, che rimanda a Gesù attraverso la Pasqua e l'Eucaristia, la moltitudine non comprende, perché vede in quell'evento un gesto finalizzato a risolvere soltanto le problematiche umane. Per questo Gesù non ci sta e, ritirandosi sulla montagna, invita a leggere la realtà con gli occhi di Dio e non con quelli degli uomini.

Collegamento fra le letture
Gesù é il "segno" sovrabbondante donato all'umanità, così si legge nel vangelo di Giovanni. Anche la prima lettura evidenzia che i doni del Signore sono sempre abbondanti: "così dice il Signore: ne mangeranno e ne avanzerà anche". Davanti ai doni di Dio occorre evitare il rischio del fraintendimento, cioè della loro lettura secondo la nostra mentalità utilitaristica e materialistica. L'azione rivelativa di Gesù richiede ed interpella la collaborazione degli uomini. Questa è espressa dai venti pani d'orzo e farro contenuti nella bisaccia dell'uomo di Baal-Salisa e dai cinque pani d'orzo con i due pesci del ragazzo, che era con i discepoli di Gesù. Per accogliere i doni di Dio, che hanno in Gesù il loro apice, occorre, come dice Paolo, attrezzarsi di umiltà, mansuetudine e pazienza. Questi atteggiamenti sono indispensabili per realizzare la propria vocazione, per essere "un solo corpo" e per crescere nella comunione con "Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti".

La vita
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Lectio divina XVI domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 18 luglio 2021 – XVI Domenica del Tempo Ordinario

Riposarsi con Gesù per essere solidali con gli uomini
Geremia 26,1-6 • Salmo 22 • Efesini 2,13-18 • Marco 6,30-34

Lettura
In Marco 6,6-13 abbiamo visto l'invio dei dodici in missione da parte di Gesù affinché, con la predicazione e le attività ed essa connesse, diffondessero il regno. Segue, nei vv.14-29, un intermezzo su Giovanni Battista. Di lui si narra la morte a partire dagli interrogativi e dal rimorso che nascono in Erode davanti a Gesù, ritenuto Giovanni risuscitato. A questo punto il testo presenta il ritorno dei discepoli dalla missione.

Mc 6,30-34
30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: "Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'". Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose

Commento
Il brano si apre con gli apostoli che, radunati "attorno a Gesù", riferiscono "tutto quello che avevano fatto ed insegnato". É questa una notizia che fa pensare all'esito positivo avuto dalla loro missione. Dopo averli ascoltati, Gesù li invita "in disparte, in un luogo solitario", perché si potessero riposare. Infatti erano molto pressati dalla folla, al punto da non aver neanche il tempo per mangiare. La sosta, proposta da Gesù ai suoi, non serve soltanto a recuperare le forze spese per evangelizzare, essa permette soprattutto di stare con lui; infatti "partirono sulla barca verso un luogo solitario". Infine, poiché molti "li videro partire", andarono a cercarli precedendoli nel raggiungere la meta stabilita: "da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero". La scena si chiude con la presentazione di Gesù che, commosso davanti alle folle, "perché erano come pecore senza pastore", insegna loro molte cose e da loro dà mangiare per mezzo dei discepoli (vedi la continuazione della narrazione in Mc 6, 35-44).

La missione, compiuta nel nome di Gesù produce sicuramente dei risultati positivi. Essa, perché sia efficace, richiede agli evangelizzatori la capacità di trovare del tempo per il riposo e soprattutto di sostare con Gesù. In lui essi ritrovano l'equilibrio ed il discernimento per non essere travolti dagli avvenimenti; con lui rimettono a fuoco le motivazioni per l'annuncio e da lui imparano come amorevolmente si deve comunicare con gli uomini di oggi e venire incontro alle loro necessità concrete.

Collegamento fra le letture
Gesù Cristo è il "germoglio giusto", suscitato da Dio, il quale si prende cura del suo popolo ed è il pastore che pascola le pecore nel nome del Signore. Il nuovo pastore, come dice Geremia, è in contrasto con i falsi pastori, "che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo". La solidarietà di Gesù, manifestata nei confronti delle folle, come narra l'evangelista Marco, le stimola ad andare con lui, per trovare nel banchetto del suo insegnamento orientamenti sicuri per un popolo disorientato. Il compito è grande ed urgente! Per questo Gesù coinvolge i dodici nella missione di evangelizzatori appassionati. Dietro ai dodici dobbiamo vedere non solo i pastori della chiesa, ma tutti i discepoli. Ciascuno, nella misura in cui condivide il ministero di Gesù, perché sta con lui, contribuisce, come dice Paolo, a portare i lontani ad essere vicini a Dio, a creare riconciliazione e ad essere capaci di "annunziare pace".

La vita
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Lectio divina XV domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 11 luglio 2021 – XV Domenica del Tempo Ordinario

Inviati ad essere il vangelo che salva
Amos 7,12-15 • Salmo 84 • Efesini 1,3-14 • Marco 6,7-13

Lettura
Dopo il rifiuto di Gesù da parte dei concittadini, la vicenda non si ferma perché con lui ormai ci sono dei seguaci, che condividono il suo cammino. I discepoli, chiamati al suo seguito all'inizio del ministero (1,16-20), ed i dodici, scelti in modo particolare tra le folle (3,13-19), ora sono mandati in missione al servizio del vangelo e del regno.

Mc 6,7-13
7Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: "Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro". 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Commento
Il brano si apre con la notizia della chiamata dei dodici da parte di Gesù, per "mandarli a due a due". Questo invio in missione serve ad estendere il più possibile il potere di Gesù "sugli spiriti impuri", cioè neutralizzare quegli spiriti che si oppongono alla santità della vita degli uomini. Perché tutti siano liberati da questi demoni, Gesù condivide con i dodici un suo potere specifico. Nel v.12 troviamo poi illustrato come viene esercitata l'autorità ricevuta dai dodici: "proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano i demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano". Coloro che sono collocati ai margini della comunità: peccatori, disabili, malati, per mezzo del servizio esercitato dai dodici, diventano, attraverso l'accoglienza del vangelo, il cuore della chiesa nascente. Al centro del brano (vv.8-11) ci sono le istruzioni concrete date da Gesù ai suoi in vista della missione a loro assegnata. Essi devono dotarsi di un'attrezzatura costituita da un bastone, dai sandali, da una tunica e non portare "per il viaggio nient'altro". Arrivati in una città era bene che risiedessero nella stessa casa e se non venivano accolti con benevolenza, andandosene da quella località, dovevano scuotere "la polvere di sotto ai piedi". Questo gesto, indica da un lato la missione evangelica che continua e dall'altro la responsabilità di coloro che non accolgono la buona notizia portata dagli evangelizzatori.

Per liberare tutti gli uomini dal potere degli spiriti immondi, cioè degli spiriti che impediscono la salvezza, Gesù manda i dodici, che condividono la sua stessa autorità. Questa viene esercitata con la testimonianza coerente della vita, staccata dalle cose materiali, con l'annuncio del vangelo a tutti e con la costituzione della nuova comunità di Gesù fatta da poveri, ammalati ed emarginati.

Collegamento fra le letture
La vocazione e la missione, ad essa collegata, sono gli elementi unificanti delle letture odierne. Il profeta Amos, nella prima lettura, cacciato da Amasia sacerdote di Betél, è costretto a spiegare il suo compito in mezzo al popolo. Egli, che non era "profeta, né figlio di profeta", ma "pastore e raccoglitore di sicomori", è stato preso dal Signore e mandato a profetizzare al popolo d'Israele. Per questo Amos non può sottrarsi all'incarico ricevuto. Anche i dodici, chiamati da Gesù, sono inviati ad esercitare la sua stessa missione, sostenuti dal potere a loro direttamente trasmesso da lui. Pur nella povertà dei mezzi essi hanno la forza di portare a compimento la missione di liberazione ricevuta perché, per mezzo di Gesù, Dio è all'opera anche in loro. Così, con san Paolo, ogni discepolo è invitato a benedire e a lodare Dio per il dono ricevuto. Egli ci ha fatto "conoscere il mistero della sua volontà", "il vangelo della nostra salvezza" e ci ha donato "il sigillo dello Spirito Santo". Tutti quindi siamo inviati ad essere in vari modi profeti ed evangelizzatori per il bene della città degli uomini e della chiesa.

La vita
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Lectio divina XIV domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 4 luglio 2021 – XIV Domenica del Tempo Ordinario

L'incredulità dei concittadini di Gesù
Ezechiele 2,2-5 • Salmo 29 • 2Corinti 12,7-10 • Marco 6,1-6

Lettura
Dopo l'episodio della tempesta sul lago, l'evangelista presenta, nel quinto capitolo, la narrazione di tre miracoli compiuti da Gesù: la liberazione dell'indemoniato dagli spiriti immondi, la vita ridonata alla figlia del capo della sinagoga e la guarigione della donna affetta da emorragia. I racconti hanno come finalità l'annuncio della misericordia di Gesù, della prevalenza del bene sul male e la presentazione della nascita della fede in chi riceve il dono. All'inizio del sesto capitolo Gesù è presentato a Nazaret.

Mc 6,1-6
1Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: "Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?". Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando.

Commento
Nazaret è la sua patria di Gesù e di sabato insegna nella sinagoga. Collegandoci con una scena simile, realizzatasi a Cafarnao (1,21-28), conosciamo già che il suo insegnamento è impartito con autorità, cioè la sua parola ha il potere di cambiare l'uomo, perché scova in lui ogni forma di male e lo sradica. Di fronte a questo modo di presentarsi di Gesù e alla proposta da lui offerta di vivere in modo diverso, sorgono le reazioni dei concittadini. Essi non riescono a capire da "dove gli vengono queste cose" e quale sia la fonte della sapienza "che gli è stata data". Conoscendo le sue origini ("non è costui il falegname? ..."), i nazareni sono fortemente condizionati da una precomprensione nei suoi riguardi, che impedisce di cogliere la novità portata da Gesù. Per questo invece di comunicare con lui, fidandosi ciecamente, essi si scandalizzano, cioè restano separati e lontani da Gesù. Il detto proverbiale riportato dalle parole di Gesù ("un profeta non è disprezzato se non nella sua patria") e l'impossibilità che egli ha di compiere prodigi, a causa "della loro incredulità", suggellano il rifiuto attuato dai concittadini nei confronti del maestro.

Chi incontra e ascolta Gesù può correre il rischio di rifiutarlo. Ciò si realizza quando una persona è troppo attaccata alle sue sicurezze o è incapace di lasciarsi trasformare dalla novità dell'insegnamento di Gesù. Quando questo accade viene smascherata l'incredulità di fondo dei suoi interlocutori.

Collegamento fra le letture
La prima lettura, tratta dal profeta Ezechiele, ci porta ad un momento singolare della storia d'Israele: la diaspora forzata nel territorio di Babilonia. La causa di tale sventura è presentata dal testo stesso. Infatti si legge che gli israeliti sono un popolo di ribelli, che si sono rivolti contro Dio e hanno peccato contro lui e "sono testardi e dal cuore indurito". Nonostante l'atteggiamento d'Israele, il Signore ha deciso di farsi presente nel suo popolo in esilio per mezzo del profeta che "si trova in mezzo a loro". Nel vangelo leggiamo che anche chi segue Gesù e lo ascolta può non accoglierlo realmente e comportarsi di conseguenza come i suoi compaesani di Nazaret. Essi non riuscirono a cogliere la novità da lui portata e a diventare nella fede suoi discepoli. Nella seconda lettura, dice Paolo, che agli uomini pur costituendo un popolo di ribelli, Dio manda continuamente la sua "grazia". Questo dono, concretizzatosi in Gesù, se accolta trasforma le debolezze umane in manifestazione della "potenza di Cristo". Anche il cristiano, che fa spazio a Cristo nella sua vita, dovrebbe dire con Paolo: "quando sono debole è allora che sono forte".

La vita
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- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina XIII domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 27 giugno 2021 – XIII Domenica del Tempo Ordinario

Con la fede tutto è possibile!
Sapienza 1,13-15;2,23-24 • Salmo 29 • 2Corinzi 8,7.9.13-15 • Marco 5,21-43

Lettura
Gesù continua il suo ministero in Galilea attorno al lago. Dopo essere stato nella regione di Geraseni (5,1) e nel territorio della Decapoli (5,21) ora ritorna probabilmente a Cafarnao e qui viene circondato da persone che aspettano da lui i frutti del suo ministero.

Mc 5,21-43
21Essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: "La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva". 24Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata". 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi ha toccato le mie vesti?". 31I suoi discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha toccato?"". 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male".
35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, soltanto abbi fede!". 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: "Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: "Talitàkum", che significa: "Fanciulla, io ti dico: àlzati!". 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Commento
La pericope contiene due racconti inseriti uno nell'altro. I vv.21-24.35-43 narrano la vicenda della figlia del capo della sinagoga richiamata in vita ed i vv.25-34 presentano la guarigione della donna affetta da emorragia. Appena Gesù scende dalla barca, Giairo, "uno dei capi della sinagoga" del luogo, si getta ai piedi del maestro chiedendo con insistenza la guarigione della figlia che era ormai in fin di vita. Colpisce subito la fiducia di quest'uomo nella possibilità che ha Gesù di sanare la figlia. La scena si interrompe perché mentre Gesù che va con Giairo, circondato da molta folla, viene inserita la vicenda della donna che aveva perdite di sangue. Ella mentre cammina accanto a Gesù, tocca il suo mantello, sicura di ottenere la guarigione con gesto silenzioso e compiuto nascostamente: "se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata". La donna, affetta da anni da una malattia che nessun medico aveva guarito, è sicura di ottenere beneficio dal maestro di Galilea. Gesù però avverte che è successo qualcosa di straordinario in quanto una potenza è uscita da lui. La donna è guarita però lui vuole incontrare chi ha beneficiato del suo dono e desidera completare l'opera donando la salvezza piena, per questo pone una domanda: "chi mi ha toccato le vesti?". Alla risposta semplicistica dei discepoli si contrappone la donna "impaurita e tremante" che, sapendosi scoperta, si getta in silenzio ai piedi di Gesù. Le parole pronunciate dal maestro ("Figlia, la tua fede ti ha salvata . . .") riconoscono la fede che la donna ha avuto nell'accostarsi a lui, ufficializzano la guarigione avvenuta e donando alla donna la pace, frutto della profonda comunione con Dio. Riprende il racconto di Giairo con la notizia della morte della fanciulla. Tutto sembra ormai finito e concluso. Gesù però, intervenendo, si rivolge al capo della sinagoga, ridà speranza e riapre anche narrativamente la scena: "Non temere, soltanto abbi fede". Arrivati alla casa dominano le scene collegate alla morte della fanciulla: "gente che piangeva e urlava forte". In questa situazione, Gesù dichiara che la bimba non è morta, ma dorme; attirandosi così la derisione di tutti. Giairo, la moglie e quei pochi portati da Gesù continuano ad avere fede e assistono così alla scena nella quale Gesù richiama alla vita la fanciulla: "Talitàkùm", che significa: "fanciulla, io ti dico: alzati". Il racconto si chiude presentando la fanciulla di dodici anni che riprende le sue attività e la richiesta di Gesù di tenere nascosto l'avvenimento.

Gesù ascolta ed accoglie ogni richiesta che a lui viene rivolta con fede. Nulla a lui è impossibile! Certamente egli è venuto a portare agli uomini la vita di Dio e la pace, che possono essere accolte soltanto da chi ha fede in lui e da chi lo incontra con autenticità nella vita.

Collegamento fra le letture
Gesù Cristo rivela il Dio della vita. Questo può essere il tema che lega le letture di questa domenica. Nella prima lettura il testo della sapienza proclama che Dio "non ha creato la morte e non gode della rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano". Nel testo è anche indicato lo scopo della creazione: "Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità" cioè per l'immortalità. Tale obbiettivo è possibile perché ogni persona è stata fatta ad immagine della natura di Dio. La morte allora non viene da Dio, ma è una realtà portata nel mondo dell'insidia del diavolo. Gesù Cristo, dice il vangelo di Marco, attraverso il suo ministero, rivela la bontà di Dio, che salva e libera l'uomo dal peccato, dal male e dalla morte. Così sono da leggere i due racconti contenuti nella pericope marciana. Per partecipare pienamente a questo dono occorre la fede. Questo è l'invito accorato che Paolo rivolge ai Corinzi. La fede si traduce poi in opere concrete di carità e soprattutto porta a riconoscere "la grazia del Signore nostro Gesù Cristo". Egli da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
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Lectio divina XII domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 20 giugno 2021 – XII Domenica del Tempo Ordinario

Chi crede in Gesù vince ogni paura
Giobbe 38,1.8-11 • Salmo 106 • 2 Corinti 5,14-17 • Marco 4,35-41

Lettura
Gesù insegna alle folle per mezzo delle parabole. Tra i suoi uditori alcuni si staccano dalla massa anonima e si avvicinano a lui per chiedere ulteriori approfondimenti. A costoro, che sono da identificare con i discepoli, Gesù in privato spiega ogni cosa. A questo punto della narrazione si trova il racconto de "La tempesta sedata".

Mc 4,35-41
35In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: "Passiamo all'altra riva". 36E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. 37Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. 38Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che siamo perduti?". 39Si destò, minacciò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. 40Poi disse loro: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?". 41E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?".

Commento
Coloro che hanno accolto l'insegnamento di Gesù sono invitati a passare "all'altra riva" con lui. Durante la traversata si solleva "una grande tempesta di vento" che suscita grande paura in chi è sulla barca. A fronte dell'agitazione del lago viene presentato per contrasto Gesù che tranquillamente "se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva". Colpisce sicuramente il persistere del sonno di Gesù nel pieno della tempesta. Subito dopo entrano in azione i discepoli che lo svegliano con parole trepidanti, cariche di tensione, indice del loro sentirsi abbandonati in quel pericolo mortale: "maestro, non t'importa che siamo perduti?". Gesù, svegliatosi, ascolta la loro richiesta e ordina al vento e al mare di tacere e di calmarsi ed essi ubbidiscono: "il vento cessò e vi fu grande bonaccia". Il racconto si conclude con due domande decisive di Gesù rivolte ai discepoli: "perché avete paura?" e "non avete ancora fede?". I suoi ancora non capiscono fino in fondo la sua identità e non si fidano pienamente, per questo hanno paura. La stessa reazione dei discepoli, indicata nell'ultimo versetto, conferma il disagio esistente nella relazione tra Gesù ed i suoi: "Chi è dunque costui ...?".

Chi segue Gesù e va con lui sulla barca non sempre coglie fino in fondo la sua identità. A volte si ha la sensazione che il maestro sia assente o disinteressato delle vicende travagliate vissute dei suoi discepoli. Per questo essi si lasciano prendere dalla paura. L'intervento di Gesù, che riporta tranquillità sul lago, diventa segno della sua capacità di contrastare anche le più terribili forze distruttrici. Come egli si oppone ai demoni, così riesce a farsi obbedire da quanto rischia di portare i suoi discepoli e tutti gli uomini alla rovina. Al credente è quindi chiesto di conoscere meglio il maestro e soprattutto di fidarsi di lui.

Collegamento fra le letture
Tutti gli uomini ed anche i discepoli cristiani fanno fatica a conoscere il mistero di Dio. Giobbe non riesce a trovare spiegazioni di fronte alle disgrazie che colpiscono lui e la sua famiglia. Anche i discepoli, sulla barca con Gesù, non comprendono come possa conciliarsi la presenza del maestro con loro e la contemporanea avversità della vita a cui essi devono far fronte. Per questo gridano: "non t'importa che siamo perduti?". A Giobbe Dio risponde invitandolo a considerare l'ordine inscritto nel creato. "Chi ha chiuso tra due porte il mare" e chi controlla "l'orgoglio delle sue onde" interverrà decisamente anche nel turbine attraversato da Giobbe. Per questo egli, pur attraversando grandi prove, resta sempre fedele a Dio e non perde la speranza in lui. Sul lago Gesù si manifesta ai suoi capace di controllare ogni difficoltà che li minaccia. Per questo allora il discepolo, secondo lo stimolo lanciato da Paolo nella seconda lettura, non deve accontentarsi di conoscere Gesù "alla maniera umana", cioè soltanto nella sua dimensione storica e concreta, ma è chiamato ad essere "una creatura nuova" in Gesù; ciò significa aver fede in lui e liberarsi da qualsiasi paura.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Lectio divina XI domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 13 giugno 2021–XI Domenica del Tempo Ordinario

La forza del vangelo e del regno
Ez 17,22-24-Sal91 - 2Cor 5,6-10 - Mc 4,26-34

Lettura
Nel vangelo di Marco, Gesù pronuncia un discorso in parabole come insegnamento rivolto ai discepoli che ha chiamato alla sua sequela e alle folle che ascoltano la sua predicazione del Regno che viene (cfr. Mc 4,1-34). Il tema dominante delle parabole è il seme gettato nella terra. All'inizio Gesù narra la vicenda del seminatore che getta il seme nel terreno (presumibilmente grano) ed il risultato ottenuto dalla sua crescita. Poi Gesù spiega la parabola del seminatore e, dopo due brevi detti sulla lampada e sull'ascolto (cfr. Mc 4,21-25),abbiamo le parabole odierne.

Mc 4,26-34
In quel tempo 26Diceva Gesù: "Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. 28Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; 29e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura".
30Diceva: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; 32ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra".
33Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. 34Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Commento
Il racconto è strutturato in due parti distinte. La prima (vv.26-29) presenta il processo del seme che germoglia, produce il frutto e viene poi falciato; la seconda (vv.30-32) illustra la parabola del granello di senape. Nei vv.33-34 la conclusione sull'insegnamento dato da Gesù con molte parabole e sulla spiegazione che lui dava ai suoi discepoli.
Gesù afferma che il regno di Dio è "come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa". Il seme è l'elemento che collega le parabole. Anche se sembra morto nella terra in realtà genera vita e diventa una pianta. Esso poi si moltiplicherà e darà frutti abbondanti. Il seme è adatto per rappresentare la dinamica del mistero della presenza di Gesù, del vangelo annunciato e della vita cristiana vissuta: il regno di Dio.
Segue un'altra parabola di senape. Il chicco di senape è tra i semi più minuscoli, non più grande di una capocchia di uno spillo; eppure anch'esso, se seminato in terra, diventa un albero che si impone. Sembra impossibile che da un seme così minuscolo possa derivare un albero tanto rigoglioso. Eppure proprio ciò che ai nostri occhi è piccolo, può avere una forza impensabile. Il seme anche se piccolo in terra marcisce, germoglia, poi spunta e cresce fino a essere un arbusto sulle cui fronde gli uccelli possono fare il nido. Qui Gesù allude certamente a quell'albero intravisto da Daniele, simbolo del regno universale di Dio (cfr.Dn 4,6-9.17-19). Il vangelo che ci è stato donato può sembrare piccola cosa, rivestito poi di parola umana, fragile e debole, comunicato poi da uomini e donne poveri, senza cultura, non saggi secondo il mondo (cfr. 1Cor 1,26). Eppure quando il vangelo è seminato, predicato e testimoniato dai discepoli, proprio perché è parola di Dio contenuta in parole umane, è fecondo cresce, tocca tante persone e arriva al loro cuore.
Queste parabole invitano a riflettere da un lato sulla consapevolezza che abbiamo del vangelo che ci è dato e che noi dobbiamo seminare e dall'altro sulla nostra visione del Regno come realtà che si diffonde ad opera di piccoli e di poveri. È la realtà di un "piccolo gregge" (Lc 12,32), che può diventare grande perché destinato a tutte le genti del mondo intero.

La venuta del regno di Dio è paragonata al processo agricolo che ogni contadino conosce bene, anzi che vive con attenzione e premura: semina, nascita del grano, crescita, formazione della spiga, maturazione e mietitura. Di fronte a tale sviluppo, occorre meravigliarsi, guardando alla potenza, alla forza presente in quel piccolo seme secco, che sembra addirittura niente. Così è il regno di Dio: piccola realtà, ma che ha in sé una potenza misteriosa, silenziosa, irresistibile ed efficace, che si dilata senza che noi facciamo nulla. Di fronte a questa realtà, il contadino non può fare davvero nulla: deve solo seminare il seme nella terra, ma poi sia che lui dorma sia che si alzi di notte per controllare ciò che accade, la crescita non dipende più da lui. L'insegnamento di Gesù consiste nel meravigliarsi del regno che si dilata sempre di più, anche quando noi non ce ne accorgiamo, e di conseguenza occorre avere fiducia nel vangelo e nella sua forza. Di conseguenza è necessario che gli evangelizzatori siano soltanto servi al servizio del vangelo e non protagonisti. Il seme è la parola che, seminata dall'evangelizzatore, darà frutto anche se lui non se ne accorge. Il seme è buono, se la parola predicata è parola di Dio e non dell'evangelizzatore, essa darà sicuramente frutti abbondanti. Questa è la certezza del "seminatore" credente e consapevole di ciò che opera: la speranza della mietitura e del raccolto non può essere messa in discussione perché Gesù è sempre con noi ed è lui il protagonista della evangelizzazione e della crescita del regno.

Collegamento fra le letture
Anche le realtà piccole ed insignificanti agli occhi degli uomini, nelle mani di Dio diventano grandi e magnifiche: "un ramoscello lo pianterò... metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico" (Ez 17,22-23). Anche il vangelo ed il regno di Dio se sono seminati con abbondanza cresceranno e faranno frutti perché Dio è all'opera nella storia in odo silenzioso e sempre nascosto. A noi spetta il compito di collaborare positivamente seminando con la parola e con la testimonianza della vita, credendo fermamente nell'opera di Dio nel mondo (2Cor 5,6-7).

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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Lectio divina Corpus Domini - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 6 giugno 2021– Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

Eucaristia: la compagnia di Gesù Cristo con i suoi
Esodo 24,3-8 • Salmo 115 • Ebrei 9,11-15 • Marco 14,12-16.22-26

Lettura
Il brano evangelico della festa odierna ci riporta al cuore della narrazione secondo san Marco. Esso è costituito dai capitoli 14-16, che raccontano il mistero della passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo il Figlio di Dio. Gesù, dopo aver partecipato alla mensa in casa di Simone il lebbroso a Betania, si prepara a vivere la cena dell'antica pasqua ebraica con i dodici. Nel frattempo Giuda ha ormai deciso di consegnarlo ai sommi sacerdoti.

Mc 14,12-16.22-26
12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?". 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: "Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo.14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?". 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi". 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo". 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: "Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio".
26Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Commento
Nel testo troviamo due parti tra loro distinte in quanto viene soppresso l'annuncio del tradimento di Giuda (14,17-21). Nella prima vengono presentati gli interessi ed i preparativi dei discepoli finalizzati a "mangiare la Pasqua" con Gesù. Tutto il quadro rimanda alla pasqua ebraica, ricordo della liberazione del popolo di Dio dalla schiavitù egiziana e del dono della salvezza. Le parole pronunciate da Gesù contengono un elemento di novità, che già nei preparativi anticipa un cambiamento di significato della cena di Gesù. "L'uomo con una brocca d'acqua", indicato dal maestro e che i discepoli dovranno seguire, è un servo addetto ad umili servigi. Costui, pur nella continuità con la tradizione ebraica, permette di comprendere subito che la cena di Gesù avrà come caratteristica di fondo il servizio. In quest'occasione poi Gesù insegnerà ai sui il dono totale di sé agli altri. Nella seconda parte abbiamo la cena in senso stretto con l'istituzione dell'eucaristia. Questa è da Gesù collegata con la sua morte e resurrezione: "questo è il mio corpo... questo è il mio sangue versato per molti". Così la morte-resurrezione di Gesù e l'eucaristia, collegano insieme Dio ed il popolo redento da Cristo e attuano la nuova alleanza realizzata da Gesù. Infine egli preannuncia il giorno in cui berrà il "vino nuovo nel Regno di Dio". Con questa immagine viene richiamato non solo il contenuto di tutta la predicazione di Gesù: il Regno di Dio, ma si presenta anche l'eucaristia come il banchetto che anticipa quello finale, al quale tutti sono invitati ed attesi da Gesù.

L'istituzione dell'eucaristia da parte di Gesù si colloca nell'antica tradizione d'Israele che celebra la pasqua. Essa però diventa segno della nuova alleanza, attuata nel servizio e nel dono totale di Dio, in quanto rimanda alla redenzione operata da Cristo. L'eucaristia è anche anticipazione del banchetto finale verso il quale tutti sono incamminati.

Collegamento fra le letture
La solennità del Corpo e del Sangue di Cristo collega le tre letture proposte dalla liturgia. La prima lettura presenta solennemente il rito dell'alleanza tra Dio ed Israele al Sinai. Di fronte all'impegno di Dio, il popolo risponde dicendo: "Tutti i comandamenti il Signore ha dato, noi lo eseguiremo!". Mosé sigilla poi con il sangue asperso l'alleanza avvenuta. La liturgia del Sinai rimanda con chiarezza, come dice la lettera agli Ebrei, ad un nuovo sacrificio, nel quale Cristo "con il proprio sangue" ha "ottenuto una redenzione eterna". "Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza". Così l'eucaristia, istituita da Gesù nell'ultima cena, secondo il racconto di san Marco, è memoriale della morte e risurrezione del Signore, è il nuovo patto stipulato tra Dio ed il suo popolo ed è la compagnia di Gesù Cristo che cammina con i suoi verso la pienezza del "Regno d Dio".

La vita
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Lectio divina S.S. Trinità

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 30 maggio 2021 – S.S. Trinità

Io sono con voi per fare discepoli tutti i popoli
Deuteronomio 4,32-34.39-40 • Salmo 32 • Romani 8,14-17 • Matteo 28,16-20

Lettura
Il brano evangelico ci mantiene nel clima pasquale presentandoci ancora una volta un incontro del risorto con i suoi. Secondo il racconto di san Matteo i protagonisti dell'esperienza sono gli undici discepoli. Essi, dopo aver perso Giuda, accolgono l'invito dell'angelo ed eseguono il comando dato a loro da Gesù risorto di recarsi in Galilea per vederlo.

Mt 28,16-20
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Commento
Il riferimento diretto del brano alla solennità della santissima Trinità è contenuto nell'indicazione che viene data per coloro i quali vogliono diventare discepoli del Signore. Essi devono essere battezzati "nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". Questo particolare è collocato in un breve testo che contiene la sintesi di tutto il vangelo secondo san Matteo. Prima di tutto è presentata la figura di Gesù che si manifesta "in Galilea, sul monte che aveva loro fissato". Il monte è ancora una volta il luogo decisivo per l'incontro con Gesù, che porta la salvezza all'umanità riattivando il discepolato e dando inizio alla missione. Sul monte egli si presenta come colui che ha "ogni potere in cielo e in terra", cioè il Figlio seduto alla destra del Padre, dopo la resurrezione e l'ascensione: "quando lo videro, gli si prostrarono innanzi". Viene poi delineata dalla parola di Gesù l'identità del gruppo dei discepoli ed il loro compito storico da svolgere "tutti i giorni". I discepoli, dopo la pasqua, sono presentati ancora segnati dal dubbio che accompagna la loro fede: "alcuni però dubitavano". Questo limite può essere superato e sfociare in una fede piena soltanto se essi permettono a Gesù di avvicinarsi e di parlare con loro. Dall'incontro con Gesù risorto si determina l'obiettivo che i discepoli devono raggiungere nella loro missione: "andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (una traduzione più corretta sarebbe "andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli"). Per raggiungere tale scopo dispongono di due strumenti: il battesimo nel nome della Trinità e l'insegnamento di tutto quanto Gesù ha loro comunicato, affinché sia da tutti messo in pratica. Il brano si chiude con la promessa di Gesù risorto di essere sempre presente attivamente nell'opera evangelizzatrice - missionaria dei suoi: "io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".

Conclusione. La comunione dei discepoli con la Trinità è resa possibile e concreta attraverso l'incontro diretto che essi hanno col Risorto, il quale sul monte sempre aspetta i suoi per comunicare con loro. Anche la missione cristiana, svolta dalla chiesa nella storia, diventa partecipazione al mistero della santa Trinità perché, col vangelo proclamato ed il battesimo celebrato, si fanno i cristiani e si continua la sua opera di redenzione.

Collegamento fra le letture
Le letture possono essere osservate come un trittico trinitario sul quale ogni quadro delinea le caratteristiche di una delle tre persone. La prima lettura, tratta dal Deuteronomio, sottolinea il Dio d'Israele. Egli è creatore, parla col suo popolo e si è scelto "una nazione". Questo Dio è unico: "lassù nei cieli e quaggiù sulla terra non ve n'è altro". Il Dio che ha scelto Israele, viene fatto conoscere dal Nuovo Testamento come il "Padre del Signore nostro Gesù Cristo". La seconda lettura è incentrata sullo Spirito santo che, donato agli uomini, li fa "figli di Dio", "eredi di Dio" e "coeredi di Cristo", in quanto partecipi della sua sofferenza e della sua gloria. Il vangelo punta sulla particolare mediazione di Gesù risorto. Egli, incontrando i suoi, in forza del potere ricevuto, li spinge verso un compito che ha lo scopo di portare l'intera umanità alla comunione con la santa Trinità.
La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
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La Parrocchia di Don Teofilo

Parrocchia di don Teofilo

  Inongo è il capo luogo della provincia di Mai-Ndombe. La provincia di Mai-Ndombe è stata durante la colonizzazione una proprietà privata del Re Leopoldo II e poi di suo figlio Baldoino. Durante la colonizzazione, non era consentito agli europei penetrare in questa provincia, tranne ai missionari mandati dal Re stesso. Così, questa provincia è rimasta povera e non sviluppata. La provincia è bagnata da tanti fiumi, e non ci sono le strade: solo i sentieri. Questa provincia forma la diocesi di Inongo.
  La popolazione della città di Inongo è stimata tra 85 e 100 mila abitanti. Una diecina d'anni fa erano 45 mila. Ma dobbiamo riconoscere che il servizio dell'anagrafe non è ben organizzato.
Solo 22% della popolazione ha un lavoro. Quasi tutti vivono dell'agricoltura (un'agricoltura manuale e artigianale). La popolazione coltiva soprattutto per avere da mangiare in famiglia.
In genere, la gente è poverissima, e cosi anche la Chiesa che dovrebbe vivere delle offerte si ritrova con le mani vuote.
La superficie del territorio della parrocchia di Inongo è di 24.149 km quadrati.
  Ci sono tanti grandi paesi, ma senza parrocchie. Dalla città, i sacerdoti devono andare a volte a 80 km, percorrendo il fiume per celebrare le messe.
A 57 km da Inongo c'è, ad esempio, un paese di 5 o 6 mila abitanti (IBENGA) dove non c'è neanche un pronto soccorso e le mamme vanno a partorire nella foresta o cercando di arrivare a un paese dove possono trovare una struttura sanitaria.
  Per trovare da mangiare, la gente deve andare nei campi, alla pesca ogni giorno, se no, non si mangia.
I campi sono lontani dalla città, a volte fino 22 km. Non ci sono trasporti e cosi trasportano i frutti dei loro campi a piedi o con la bicicletta. Le donne trasportano il peso addosso (40- 50 kg).
  La parrocchia è stata fondata nel 1907 dai missionari venuti dal Belgio.
La parrocchia di Inongo ha almeno 100 paesini senza preti che aspettano il sacerdote sempre dalla citta. Essendo questi viaggi costosi, a volte i sacerdoti non riescono a visitare tutti i paesi della parrocchia a causa della difficoltà del trasporto o perché nella parrocchia stessa non c'è neanche una moto per aiutare il sacerdote a muoversi.
  La chiesa principale Sant'Alberto magno è grande come anche quella secondaria di San Giovanni Battista.
Però, ho visto che li mancano anche un sistema di sonorizzazione e anche una tastiera per la liturgia.

                                                    
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Bilancio economico 2020

Relazione sul bilancio economico 2020 letto al termine della s.messa il 21 febbraio 2021.

A nome del Comitato per gli Affari Economici della parrocchia di San Pietro apostolo di Goito vi leggerò una breve relazione per illustrare gli accadimenti dello scorso anno.
Come prima cosa desideriamo comunicare i dati riguardanti l'anagrafe parrocchiale.
Nel corso del 2020
• sono stati battezzati 16 bambini e bambine,
• 40 bambini e bambine hanno partecipato al sacramento della Prima Confessione
• 41 tra ragazzi e ragazze hanno ricevuto il sacramento della Prima Comunione.

A seguito delle restrizioni introdotte per affrontare l'emergenza sanitaria è stato possibile celebrare un solo matrimonio e posticipato al 2021 la celebrazione delle Cresime. Nel corso dello scorso anno sono stati celebrati 104 funerali.

Di seguito diamo notizia delle spese sostenute nel corso del 2020.
Le uscite maggiori hanno riguardato la manutenzione degli immobili e degli impianti di riscaldamento ormai vecchi e inefficienti. In particolare :
• sono stati completati i lavori di allestimento del locale Caritas,
• sostituite e, dove possibile, riparate e messe a norma le caldaie della casa parrocchiale e delle Suore
• messo in sicurezza il campetto di calcio
• sostituiti i microfoni e portate alcune migliorie nella Basilica
per un costo complessivo di euro 51.500.

Per riscaldamento, illuminazione e assicurazione della Basilica, delle Chiesette delle frazioni, della casa parrocchiale e quella delle Suore, sono stati spesi complessivamente euro 20.800.
Per l'oratorio, ricordando che quest'anno non si è potuta svolgere l'attività solitamente dedicata ai ragazzi e ai giovani, si sono impiegati complessivamente euro 19.950 per servizi di pulizia, per il riscaldamento e per la sostituzione della caldaia del teatro.
Euro 16.500 sono stati investiti nella remunerazione dei presbiteri, delle suore, dei padri ausiliari e dei collaboratori per il servizio prestato.
Le spese per il culto e le iniziative pastorali sono state complessivamente 11.350 euro e 6.930 euro quelli impiegati per varie attività parrocchiali e di assistenza.
La gestione economica della parrocchia vive grazie a quanto raccolto.
Nel dettaglio le entrate sono derivate: dalle raccolti fondi per le iniziative diocesane e Caritas per euro 21.500 di cui 7.400 riversati a favore dei beneficiari.
Le offerte raccolte, grazie alla libera generosità dei parrocchiani, durante le messe domenicali, per le festività e in occasione della celebrazione dei sacramenti, sono state complessivamente 64.050 euro.
Le entrate straordinarie ammontano a euro 32.800, sono dovute tra le altre a un rimborso assicurativo, a un ristoro ricevuto dalla Diocesi di Mantova per affrontare l'emergenza sanitaria, da contributi ricevuti dal comune per alcune iniziative e 6.200 euro raccolti per il restauro dell'organo.
A seguito della drastica limitazione delle attività dell'oratorio le entrate relative sono state di euro 6.600 e euro 5.830 sono stati raccolti in occasione delle altre attività parrocchiali.
Grazie a un lascito testamentario di euro 30.000 disposto da una Signora, originaria di Goito, deceduta nel 2020 il residuo delle entrate rispetto alle uscite è di euro 26.400.

Desideriamo in quest'occasione ringraziare tutti coloro che in questo difficile anno, con offerte di denaro e con i servizi prestati, sono stati vicini alle necessità della parrocchia e delle persone più bisognose.

Vi lasciamo informandovi che nel corso del nuovo anno inizierà il restauro dell'organo parrocchiale.
Abbiamo dato il via a questo progetto solo dopo una lunga e approfondita riflessione. I dubbi principali erano legati alla crisi che stiamo vivendo in quest'ultimo anno e all'opportunità di intraprendere un progetto impegnativo in questo momento. D'altro canto già da alcuni anni è emersa la necessità di mettere mano all'organo per recuperarlo al meglio al fine di preservare, a beneficio di tutti, il bene artistico, ma anche l'importante simbolo di culto. In questo difficile anno, si è inoltre concretizzata, la possibilità di accedere ai fondi destinati, dalla Conferenza Episcopale Italiana, a tale scopo, un'occasione che non si sarebbe presentata una seconda volta da qui la decisione di presentare la domanda di contributo e quindi di dare inizio ai lavori.
A gennaio 2021 abbiamo ricevuto il decreto di assegnazione del contributo di euro 39.449 a sostegno del restauro dell'organo della Basilica. Altre iniziative sono state messe in campo per la raccolta dei fondi necessari per la realizzazione dell'opera che dovrebbe concludersi nel corso di un triennio.

Ringraziamo tutti per l'attenzione e per quanto vorrete continuare a fare per la comunità.

Comitato per Affari Economici
Parrocchia S.Pietro Apostolo Goito

Avviso dei Carabinieri

L'Arma dei carabinieri è sempre accanto ai cittadini.
Non esitare a chiamare il 112 per segnalazioni di aiuto o persone sospette. 
Anche in questi giorni di festa, la prudenza non è mai troppa. Noi possiamo aiutarvi.
Truffe

Il Sacramento della riconciliazione

UNA RIFLESSIONE DEL CARD. CARLO MARIA MARTINI PER GLI ADULTI CHE VOGLIONO CELEBRARE BENE IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE

Il colloquio penitenziale prevede tre momenti:
• Confessio laudis,
• Confessio vitae,
• Confessio fidei
Card Carlo Maria Martini

Il disagio di fronte al contenuto dell'accusa dei peccati è molto diffuso nella chiesa di oggi. Un disagio che, a mio parere, nasce proprio dalla forma, dall'atmosfera che assume la Confessione.
Ovviamente, per quanti intendono il sacramento della penitenza o Riconciliazione nel modo antico, come una confessione breve, frequente, nella quale si costruisce una serie di piccole pietre miliari che aiutano a essere purificati dalle colpe quotidiane e a mantenere vivo il senso della gratuità della salvezza, esso ha tuttora un significato preciso, anzi è una grazia; li invito perciò a continuare così.
Il mio suggerimento vale dunque per coloro che trovano difficile la pratica della confessione regolare, ritenendola faticosa, formale, poco stimolante, addirittura inutile.
A questi propongo il colloquio penitenziale, cioè un dialogo fatto con il sacerdote, nel quale cerco di vivere il momento della riconciliazione in una maniera più ampia rispetto alla confessione breve che elenca semplicemente le mancanze; tale allargamento è previsto, fra l'altro, dal nuovo Ordo Poenitentiae.
Si inizia il colloquio con la lettura di una pagina biblica, con un Salmo, cosí da porsi in un'atmosfera di verità davanti al Signore. Segue quindi un triplice momento: confessio laudis, confessio vitae, confessio fidei.

La confessio laudis risponde alla domanda: dall'ultima confessione, quali sono le cose per cui sento di dover maggiormente ringraziare Dio che mi è stato vicino?
Iniziare con il ringraziamento e la lode mette la nostra vita nel giusto quadro ed è molto importante far emergere i doni che il Signore ci ha fatto.

La confessio vitae può partire dalla domanda:
• Dall'ultima confessione, che cosa c'è in me che non vorrei che ci fosse?
• Che cosa mi pesa?
• Questo è il momento della confessione dei peccati o delle mancanze precise – la si fa in base allo schema dei dieci comandamenti o delle virtù teologali e cardinali, ecc. -;
• tuttavia è fondamentale mettere davanti a Dio le situazioni che abbiamo vissuto e che ci pesano
• (un'antipatia da cui non riusciamo a liberarci e non sappiamo se da parte nostra c'è stata o meno una colpa;
• una certa fatica nell'amare, nel perdonare, nel servire gli altri).

La confessio fidei, infine, è la preparazione immediata a ricevere il perdono di Dio. È la proclamazione davanti a Lui: "Credo nella tua potenza sulla mia vita".
È necessario cercare di vivere l'esperienza della salvezza come esperienza di fiducia, di gioia, come il momento in cui il Signore entra nella mia esistenza e mi dà la buona notizia.
(Carlo Maria Martini, La via di Timoteo)


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