Il Consigli Pastorale di Unità è un servizio importante attraverso il quale i laici collaborano col parroco nella vita pastorale delle parrocchia.
Oltre ai componenti scelti dall'assemblea ne fanno parte i sacerdoti, il diacono, le suore e i rappresentanti dei vari gruppi parrocchiali.
L'esito delle votazioni svoltesi sabato 12 e domenica 13 settembre è il seguente:
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 15 agosto 2020 – Assunzione della Beata Vergine Maria
Maria, primizia della Chiesa gloriosaApocalisse 11, 19a; 12, 1-6a. 10ab
Salmo 44
1 Corinzi 15, 20-26
Luca 1, 39-56
LetturaL'evangelista s. Luca, dopo il prologo, nel primo capitolo del vangelo narra dapprima l'inizio dell'esistenza di Giovanni Battista e poi l'annuncio a Maria della nascita di Gesù. A coronamento del dittico precedente, troviamo il brano presentato dalla Solennità odierna, che si articola attorno alla figura delle due madri.
Luca 1, 39-5639In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo . Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo .45E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto".46Allora Maria disse:"L'anima mia magnifica il Signore47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,48perché ha guardato l'umiltà della sua serva.D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.49Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotentee Santo è il suo nome;50di generazione in generazione la sua misericordiaper quelli che lo temono.51Ha spiegato la potenza del suo braccio,ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;52ha rovesciato i potenti dai troni,ha innalzato gli umili;53ha ricolmato di beni gli affamati,ha rimandato i ricchi a mani vuote.54Ha soccorso Israele, suo servo,ricordandosi della sua misericordia,55come aveva detto ai nostri padri,per Abramo e la sua discendenza, per sempre".CommentoIl racconto inizia con una cornice introduttiva che riporta la notizia del viaggio di Maria verso la città di Giuda, del suo ingresso nella casa di Zaccaria e del saluto rivolto alla cugina Elisabetta. Col v.41 si apre la prima parte della pericope che è dominata dall'esperienza e dalle parole di Elisabetta. All'inizio si afferma che "il bambino sussultò nel suo grembo" dopo aver "udito il saluto di Maria". Poi il racconto continua rilevando il dono dello Spirito Santo concesso ad Elisabetta: "fu colmata di Spirito Santo". Infine ella, sotto ispirazione, comincia a parlare profeticamente: benedice Maria per la sua maternità ("Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo"), la manifesta madre del Signore, in virtù dell'esperienza vissuta nell'incontro con lei, proclama "beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto". Col v.46 inizia la seconda parte che vede in scena Maria, la quale canta a Dio il "Magnificat". Questo è un cantico tratto dalla preghiera tradizionale ebraica. Con genere letterario diverso, Maria riprende le parole di Elisabetta pronunciate poco prima, collocandole profondamente nel mistero di Dio suo Salvatore. Maria si fa interprete di tutti i poveri della terra e con riconoscenza canta le grandi opere compiute da Dio, suo Signore e salvatore. Dio manifesta le sue azioni grandi in chi è umile e semplice, donando a loro la sua misericordia. Il Signore è sempre fedele alle sue promesse: "Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre".
L'incontro delle due madri narrato da Luca, le quali a titolo diverso stanno vivendo un particolare rapporto col mistero di Dio, suggerisce alcune importanti indicazioni. Prima di tutto Maria trova nel dialogo con Elisabetta la conferma del progetto in cui il mistero di Dio l'aveva inserita. Poi Maria esercita, nei confronti della cugina, un ministero di mediazione in ordine al dono dello Spirito Santo. Infatti, Elisabetta lo riceve dopo aver udito la voce della madre del Signore. Infine Elisabetta, ricevuto lo Spirito, è da lui guidata e riesce così a percepire il mistero che si sta compiendo nella cugina. In conclusione si può affermare che nell'incontro interpersonale, vissuto nella volontà di Dio e nella comunione ecclesiale, non solo si chiarisce e si comprende la propria vocazione, ma si ha pure il dono sovrabbondante dello Spirito che permette una lucida e penetrante comprensione del mistero di Dio. Il dono dello Spirito è anche anticipazione e garanzia della vita eterna. Il dono dello Spirito rende consapevoli dell'opera di Dio, della sua fedeltà e della sua misericordia, ed orienta verso il Regno eterno, meta definitiva della vita.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Nostro patronoIl 29 giugno ricorre la solennità dei santi Pietro e Paolo, due colonne portanti della Chiesa. In quel giorno noi veneriamo ed onoriamo il nostro patrono san Pietro.
Il quadro di Giuseppe Bazzani, pittore mantovano, collocato nell'abside della basilica, raffigura la scena nella quale Cristo Signore consegna le chiavi all'apostolo Pietro. L'episodio è narrato dall'evangelista Matteo al capitolo 16 del vangelo ai versetti 18-19. A Cesarea di Filippo, località che si trova al nord della Galilea, Gesù interroga i suoi sulla sua identità e i discepoli riportano il parere della gente. Poi chiede a loro che si esprimano personalmente e Pietro a nome di tutti dichiara che Gesù è il Cristo (l'unto di Dio, il Messia, l'inviato di Dio). Gesù apprezza le parole di Pietro e afferma che il suo intervento è stato ispirato dal Padre dei cieli. A questo punto Gesù dà a Simone un nome nuovo: Pietro. Lui diventa così la roccia su chi si costruirà la Chiesa (la famiglia di Dio che si raccoglie attorno a Gesù) e attraverso di lui si creeranno le relazioni fraterne della comunità. Per questa ragione a Pietro vengono consegnate le chiavi, che sono simbolo dell'autorità a lui conferita di legare e di sciogliere, di perdonare e di benedire nel nome del Signore.
Per comprendere l'episodio è necessario ricordare anche altri due momenti della vita di Pietro. Il primo quando si colloca nel cortile del Sommo Sacerdote quando Pietro per tre volte dichiara di non conoscere Gesù e di non essere dei suoi discepoli. Qui viene in risalto la debolezza e la fragilità dell'apostolo che di fronte ad una situazione difficile non ha il coraggio di essere fedele al maestro (cfr. Gv 18, 15-27). Il secondo episodio presenta l'incontro di Gesù risorto con Pietro. Dopo una pesca straordinariamente abbondante, perché i discepoli avevano eseguito l'indicazione di Gesù, Pietro riconosce nell'uomo, che li aspettava sulle rive del lago di Galilea, Gesù. Dopo aver mangiato, il maestro interroga per tre volte Pietro e gli chiede di esprimere il suo amore per lui. In questa triplice domanda si può intravedere il recupero del triplice rinnegamento, che può essere colmato soltanto da un amore senza limiti per Gesù (cfr. Gv 21, 15-19). È l'amore per Gesù che rende i discepoli capaci di seguirlo, di essere guide e pastori del gregge del Signore, di essere pietre vive che costruiscono il tempio santo di Dio e lo tengono unito (cfr. 1Pt 2, 4-10).
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 28 giugno 2020 – XIII Domenica del Tempo Ordinario
Nell'accoglienza si gioca la missione2 Re 4, 8-11.14-16a
Salmo 88
Romani 6, 3-4.8-11
Matteo 10, 37-42
LetturaContinua la lettura del capitolo decimo di san Matteo in cui si raccolgono le istruzioni date da Gesù ai suoi discepoli. Dopo il passo di domenica scorsa, troviamo una serie di sentenze pronunciate da Gesù (10, 34-42). Le prime (vv. 34-36) riguardano l'ostilità familiare incontrata dal discepolo. Le altre (vv. 37-42) toccano il tema della sequela del discepolo, che ha accettato di seguire il maestro.
Matteo 10, 37-42In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".CommentoIl brano di questa domenica si apre con una affermazione di Gesù sulla sequela, utilizzando l'immagine della relazione familiare e filiale. Nella vita del discepolo è prioritaria la fedeltà a Cristo e tutto dipende da questa scelta di fondo: "chi ama padre o madre più di me non è degno di me". A questa prima indicazione di Gesù è strettamente correlato l'invito a prendere e portare la croce con lui. Non esiste discepolato evangelico autentico senza che vi sia condivisione con la croce del maestro: "chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me". Ciò significa che per essere discepoli occorre lottare e soffrire per essere fedeli al vangelo e nello stesso tempo si è provati a causa delle difficoltà che il regno incontra nell'impatto col mondo. Seguono due sentenze imperniate sull'antitesi trovare e perdere la vita: "chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà". Chi cerca di possedere la vita, diventando lui il protagonista assoluto attraverso prospettive e scelte egoistiche, l'annulla e la rende inutile. Il discepolo invece, che è invitato a donare la vita gratuitamente agli altri, percorrendo le infinite strade indicate dall'amore, sull'esempio di Cristo Signore, dà ad essa senso e non la spreca inutilmente. Le ultime sentenze sono accomunate dal verbo accogliere, che sottolinea la prospettiva missionaria a cui è chiamato il discepolo. Tutta l'evangelizzazione si gioca nella dinamica dell'accoglienza di Dio e delle persone. Se da un alto i discepoli sono uguali al Figlio, perché hanno accettato di seguirlo, e chi accoglie loro accoglie il Figlio ed il Padre che lo ha mandato, dall'altro gli inviati, consapevoli della loro identità acquisita e della missione ricevuta, devono usare tutte le strategie per essere accolti e per accogliere. L'evangelizzazione non è uno sportello pubblico a disposizione di chi ne ha bisogno, ma un dono indispensabile da offrire alle persone, partendo dai bisogni concreti di tutti ai quali i discepoli cercano di venire incontro con vero amore disinteressato. Chi accoglie i discepoli, che sono i bambini del regno ed i piccoli delle beatitudini, i quali si sforzano di modellare la loro vita sugli insegnamenti del Signore, riceve ricompensa sicura, cioè partecipa direttamente e subito alla comunione ecclesiale e alla vita trinitaria col Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
In conclusione, le coordinate che orientano l'esistenza del discepolo sono la fede radicale in Dio, il Padre, e la solidarietà irreversibile di destino con il Cristo crocefisso. Da questa relazione vitale deriva l'identità del discepolo e l'impegno incondizionato per l'annuncio del vangelo. Questo è da portare a tutti, offrendolo come dono che sgorga da amore solidale.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare,per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Se abbiamo la possibilità, prendiamo foglio e matita e scriviamo le nostre riflessioni. In questo modo si fissano meglio nel nostro cuore e avremo modo di rileggerle nella settimana.
Le Lectio delle domeniche precedenti vengono salvate nella sezione Calendario – Archivio.
E' possibile recitare il rosario in comunione di preghiera ogni giorno sul canale YouTube Unità Pastorale Mincio.
Il grande giorno della Croce: su di essa il Signore Gesù ha compiuto la salvezza del mondo.
Svelata la croce, il mistero nascosto da secoli in Dio lo abbiamo contemplato con i nostri occhi.
Un Corpo dato per noi. Il Sangue versato per la nuova ed eterna Alleanza.
Nel celebrare l'ultima sua cena abbiamo portato all'altare le difficoltà, le attese, le speranze di ogni uomo.
Abbiamo commemorato l'ingresso di Gesù in Gerusalemme, la sua passione e morte in croce.
Al termine, sulla piazza antistante la basilica, viene impartita la benedizione Eucaristica alle quattro parrocchie dell'Unità pastorale.
Raggiungo tutti, anche in questa festa di Pasqua, con un messaggio radicato nelle letture di questa festa che tutti celebriamo. Le due riflessioni, condivise anche con la diffusione delle celebrazioni pasquali, proposte nella notte di Pasqua e nella S. Messa del giorno di Pasqua, siano per tutti messaggio di speranza e progetto per camminare insieme nei prossimi tempi. Buona Pasqua a tutti anche a nome di don Alessandro, don Jonathan, don Fausto, il diacono Claudio e le nostre carissime suore.
Le celebrazioni e le riflessioni si possono riascoltare sul canale Youtube Unità pastorale Mincio.
OMELIA VEGLIA PASQUALE – Goito 11.04.2020 Celebriamo questa sera la risurrezione di Gesù. È una celebrazione che mai avremmo immaginato di viverla in questo modo.
Gesù è risorto nella notte, ed anche noi siamo in qualche mondo nella notte della paura, causata dalla pandemia, nella notte della chiusura di tutte le attività, nella notte delle relazioni bloccate.
Questa notte buia e paurosa viene squarciata dalla luce del Risorto.
La Chiesa sa quanto spesso ci sentiamo distanti, distratti e confusi di fronte al mistero della risurrezione del Signore. Per questo ci prepara con la Quaresima, che quest'anno abbiamo vissuto in un modo particolarissimo, privati dalla comunione tra di noi nelle assemblee liturgiche e della Comunione Eucaristica. Nella Veglia di questa notte con la benedizione del fuoco, col rito della luce, col canto dell'annuncio pasquale e con le letture proclamate, ci è stato ricordato la lunga strada che Dio dalla creazione, attraverso tutti gli eventi della storia della salvezza, ha percorso col suo popolo per realizzare il disegno di fare di tutti una cosa sola in Cristo risorto. Tutte le letture si riferiscono all'evento unico e centrale della risurrezione di Cisto. Era notte fonda nel sepolcro di Cristo, ma Dio Padre vegliava e dall'oscurità si accende improvvisamente la luce; brilla nel mondo la stella del mattino, più radiosa e più splendente del sole: Cristo Signore.
Anche attorno a noi c'è tanto buio, c'è la notte della pandemia, della violenza, dell'egoismo, della crisi economica, ma in questa Veglia la notte viene sconfitta dalla luce del Risorto ed è data ad ogni creatura la possibilità di essere inondata di luce. Questa luce è per noi fonte di gioia ed è dentro di noi fin dal giorno del nostro battesimo, come ci ha ricordato s. Paolo scrivendo ai cristiani di Roma. La nostra celebrazione che ci unisce, anche se siamo a casa nostra, vuole farci sperimentare la gioia vissuta dai primi discepoli per l'evento della risurrezione, la gioia dei cristiani vissuta di generazione in generazione, la gioia dei santi e dei martiri, la gioia che sgorga dalla creazione nuova scaturita dal Risorto, per condividerla reciprocamente e augurarla a ogni uomo e donna della terra.
Nel vangelo di Matteo ascoltato (28,1-10) l'annuncio pasquale si apre con una manifestazione grandiosa: terremoto, un angelo che scende dal cielo e la pietra che chiudeva il sepolcro che rotola via da sola. Un segno grandioso lo vorremmo anche noi oggi, la liberazione dalla pandemia e questo segno lo chiediamo giustamente con insistenza. Ma prima di tutto anche a noi questa sera è detto: "non abbiate paura, voi" che amate Gesù. Non lo vediamo, non lo tocchiamo, non lo sentiamo con i nostri sensi, ma lui è con noi. "È risorto come aveva detto" e se lo volete incontrare andate in Galilea, cioè ritornate a vivere quelle esperienze cristiane che hanno segnato la vostra vita religiosa di un tempo, che forse oggi sono un po' affievolite o coperte di polvere. Ritornate in Galilea cioè ricominciate a fidarvi del Risorto e meno delle nostre capacità e delle nostre possibilità di ogni genere. Ritornate in Galilea cioè mettete la vita nuova del vangelo in ogni momento della vostra vita familiare, ora che dobbiamo stare in casa. Se faremo così sperimenteremo la grande gioia che il Risorto comunica anche oggi ai suoi amici, e inevitabilmente saremo portati a raccontare e a donare a tutti la gioia della vita nuova anche se limitati dalla pandemia.
Signore Gesù, che ci dai la possibilità di rivivere la tua Pasqua aiutaci a tornare in Galilea per vivere con entusiasmo e gioia l'esperienza di discepoli. Aiutaci a non lasciarci schiacciare dal buio. Aiutaci a fidarci di te per fare Pasqua, cioè passare dal buio alla luce, dalla paura alla speranza, dalla fede incerta ad una fiducia cieca in te. Amen!
OMELIA GIORNO DI PASQUA – Goito 12.04.2020 Un saluto particolare a tutti voi che siete collegati con noi e che seguite le nostre celebrazioni.
Il vangelo di Giovanni proclamato poco fa dal diacono ha presentato dei personaggi che corrono per vedere di trovare il Signore. Sono persone che sono alla ricerca di segni del Risorto.
Maria va con sollecitudine al sepolcro mentre è ancora buio e trova la pietra rovesciata e non riesce a credere a ciò che vede, non sa darsi una spiegazione, perciò corre subito a chiamare Pietro, con lui anche il discepolo amato da Gesù vanno insieme al sepolcro.
Vediamo in questi personaggi l'ansia della Chiesa che cerca i segni del Risorto. Quando siamo in una situazione difficile, di disagio, di sofferenza e non siamo più in grado di vederlo, si va alla ricerca di segni. La vicenda descrive molto bene la nostra situazione attuale. Non riusciamo più a vedere il Risorto, il sepolcro è vuoto e non sappiamo dove sia finito.
I due apostoli entrano nel sepolcro e vedono in uno straordinario ordine i teli che avevano avvolto il Signore: il sudario e le altre bende. Vedono e credono nella risurrezione, perché c'erano le prove che non era stato rubato il corpo di Gesù. Così è stata vissuta la ricerca dei segni del Risorto nella prima comunità cristiana.
Anche noi oggi andiamo alla ricerca dei segni del Risorto, come Maria che era guidata dall'affetto per il maestro, come l'apostolo amato che intuitivamente comprese subito quanto era avvenuto, come Pietro lento e riflessivo. Tutti cercavano i segni della presenza del Signore risorto e tutti volevano avere ancora il Signore con loro. Qui viene in risalto un primo segno della presenza del Risorto tra noi: aiutarci a ricercare il Signore e a camminare insieme, sostenendoci gli uni gli altri. In questi mesi credo che questo sostegno sia stato per tutti noi, con tutti i mezzi possibili, una vera presenza del Signore risorto. I messaggi, le registrazioni, le immagini che abbiamo condiviso tra noi, sono la comunicazione di ciò che il Risorto suggerisce a noi e che ci aiutano a ricostruire l'orientamento dell'esistenza cristiana in questo periodo che i segni della presenza del Signore sembrano scomparsi a causa della malattia, delle morti di familiari, della solitudine forzata. Aiutarci a credere è fondamentale oggi e sempre.
Il comportamento di Maddalena ci insegna che nei momenti di difficoltà, quando sembrano mancare i segni del risorto, non bisogna rimanere inerti, ma nel rispetto delle regole, è necessario comunicare con gli altri, perché Dio è presente e ci parla attraverso le nostre sorelle ed i nostri fratelli. Quanto è importante in questo periodo comunicarci la fede, sostenerci a vicenda, tenerci per mano, anche se non possiamo incontrarci.
L'altro discepolo, quello che Gesù amava, fece fatica a credere perché dice il testo: "non avevano ancora compreso la Scritture", cioè che Gesù doveva risuscitare dai morti. La funzione della Scrittura è fondamentale per riconoscere i segni del Risorto. Essa stessa è segno della sua presenza ed apre cuore e mente per riconoscere il Risorto e per accoglierlo. Se il discepolo avesse conosciute le Scritture avrebbe subito compreso. Ma mancandogli questo riferimento fondamentale ha avuto bisogno di vedere e toccare da vicino. Quando non riusciamo più a riconoscere la presenza di Dio nella nostra vita spesso travagliata, la Scrittura ci aiuta a vedere in tanti piccoli eventi, che spesso ci sfuggono, la presenza reale del Risorto. L'evangelista vuole sottolineare il valore della lettura assidua e della comprensione della Scrittura per illuminare la nostra vita, per sperimentare la gloria del Risorto e per vivere il nostro essere chiesa.
O Signore Gesù risorto da morte e uscito per sempre dal sepolcro e dalla morte, libera anche noi dall'oscurità che ci fa paura. Aiutaci a sostenerci gli uni gli altri in questo cammino, perché da soli non ci riusciamo e rendici appassionati delle Scritture Sante, segno della tua presenza tra noi, conforto nelle prove della vita e luce per il nostro cammino. Le Scritture se amate, lette e messe in pratica nella vita ci fanno sperimentare la consolazione che ci dona il Signore Gesù Cristo Risorto e che continua ad essere presente in mezzo a noi. Amen
Molto spesso si sentono suonare le campane e non essendoci funerali veri e propri ma solo la benedizione al cimitero, spesso non si sa nemmeno chi sia morto in paese. Diverse persone ci hanno lasciato nel silenzio di questo strano periodo. Le ricordiamo semplicemente elencandole, ma portandole nel cuore e stando vicini alle famiglie con la preghiera di tutte le comunità.
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Unità Pastorale Mincio
Goito 1 marzo 2020 I domenica di Quaresima
Lettura
Il vangelo della prima domenica di quaresima ci riporta ai capitoli che precedono il "discorso della montagna", del quale abbiamo già letto alcuni passi nelle domeniche precedenti. Siamo agli inizi della vita pubblica di Gesù e l'evangelista Matteo sta tracciando le coordinate del ministero del Messia, che poi si svilupperanno per tutta l'opera. Gesù ha ormai vissuto il battesimo al fiume Giordano, con la rivelazione ad esso collegata. Ora si incontra un racconto pure importante e nodale per la vita di Gesù e per quella dei discepoli.
Mt 41Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2 Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3 Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane". 4 Ma egli rispose: "Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio".
5 Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6 e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra".
7 Gesù gli rispose: "Sta scritto anche:
Non metterai alla prova il Signore Dio tuo".
8 Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9 e gli disse: "Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai". 10Allora Gesù gli rispose: "Vattene, Satana! Sta scritto infatti:
Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto".
11 Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Commento
Il racconto delle tentazioni secondo Matteo è costituito da un'introduzione, da tre scene centrali collegate tra loro e da una conclusione. Nel deserto, sul Tempio di Gerusalemme e sul monte alto si affrontano i due personaggi principali: Gesù ed il diavolo. Vediamo meglio il testo nei suoi particolari. Nei primi due versetti si presenta dapprima Gesù che è "condotto dallo Spirito nel deserto". Egli, dopo essere stato riconosciuto ufficialmente unito allo Spirito al Giordano, è da lui quasi spinto con forza nel deserto. È qui che, come gli antichi profeti, ha la possibilità di approfondire ulteriormente la sua missione, delineatasi col battesimo. Il deserto, come lo fu per Israele, è anche per Gesù il luogo della tentazione. Questa è attuata "dal diavolo" - traduzione greca del termine ebraico "satana" - dopo che Gesù, come Mosé sul Sinai (cfr. Es 34,28), ha digiunato per quaranta giorni e quaranta notti, perché afferrato unicamente dal rapporto esclusivo col Padre. Tre sono le tentazioni del demonio. La prima si aggancia ad un bisogno primario provato da Gesù: la fame. Il demonio, proponendo la sua soluzione – "di che queste piete diventino pane" -, non solo tende a risolvere il problema della fame, ma offre a Gesù l'opportunità di manifestare finalmente la sua identità di Messia - Figlio di Dio, così come Dio manifestò la sua grandezza a Israele nel deserto, donando la manna. Gesù non ci sta. Egli, come ogni credente, sa che Dio provvede a tutte le necessità dell'uomo, anche a quelle materiali, le quali non devono mai offuscare il primo compito di tutti: vivere "di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". La seconda tentazione ha come sfondo Gerusalemme e precisamente la parte più alta del Tempio. Il demonio, con una citazione presa dalla Bibbia, chiede a Gesù di realizzare un gesto spettacolare: buttarsi giù dal pinnacolo. Era, infatti, convinzione in Israele che la rivelazione del Messia avrebbe avuto inizio dal Tempio della Città santa. E quale occasione migliore di quella poteva presentarsi a Gesù per manifestarsi a tutti? La risposta è ancora categorica: "non metterai alla prova il Signore Dio tuo". Così Gesù smaschera da un lato l'uso sbagliato che il demonio fa della Scrittura (quando serve soltanto a giustificare i progetti umani) e dall'altro una spiritualità fasulla che, dietro a gesti religiosi, di fatto vuole usare Dio e desidera piegare Dio ai propri interessi. Qui abbiamo contenute tutte le tentazioni insite in una religiosità formale, alla ricerca solo di se stessi e dei propri interessi di parte, e non veramente finalizzata alla comunione autentica con Dio. L'ultima tentazione avviene su "un monte altissimo" che richiama ancora il monte Sion, sul quale sarebbe stato intronizzato il Messia discendente di Davide. Da quella postazione il diavolo, mostrando a Gesù "tutti i regni del mondo e la loro gloria" e promette che tutte quelle cose sarebbero state sue a condizione che Gesù si fosse prostrato davanti a lui in adorazione. Qui è chiesto a Gesù di sostituire l'adorazione dell'unico Dio e Padre con la prostrazione davanti ad una divinità forte, che dà potere agli uomini. Anche questa è tentazione costante per l'uomo e si trovano le sue tracce fin dalla vicenda dei progenitori nel giardino primordiale. È facile abbandonare Dio, le sue promesse e la sua fedeltà per seguire invece chi, illudendo, vuole offrire materialmente e concretamente sicurezza, potere, tranquillità, benessere e ordine. Gesù smaschera la pretesa idolatrica del diavolo: "vattene satana!". Gesù partecipa alla signoria di Dio non percorrendo facili scorciatoie, ma restando Figlio fedele al Padre, fino all'ubbidienza estrema del Calvario. Questo per altro è il senso di: "il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto". La conclusione della pericope, presentando la fuga del diavolo e la comparsa degli angeli che servono Gesù, richiama la sua vittoria definitiva sul male e la realizzazione delle promesse del Padre fedele.
In conclusione, le tentazioni vissute da Gesù riassumono le prove sperimentate da Israele e anticipano quelle incontrate dai suoi discepoli. La fiducia totale nel Padre fedele, come scelta prioritaria nella vita, e le motivazioni forti trovate nella Scrittura permettono a chiunque, come ha fatto Gesù, di non soccombere al maligno.
La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare,per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Tutte le sere alle 19 le campane parrocchiali suonano per unirci spiritualmente in preghieraEcco il messaggio del Vescovo alla Chiesa mantovana
Carissimi
i cristiani sanno adattarsi ai tempi e alle circostanze, non perché si acquietano ma perché con l'inventiva dello Spirito e la fantasia della carità trovano modi per annunciare la presenza di Gesù, risorto e vivente, e creare vicinanza.
Aiutiamo le tante persone chiuse nelle case in quarantena, i nostri anziani più indifesi, i genitori impegnati a custodire i loro figli, soprattutto il personale sanitario perché tutti si sentano accompagnati dalla Chiesa e raggiunti nel loro bisogno spirituale di rassicurazione e protezione.
Le Chiese particolari si stanno affidando all'intercessione materna di Maria venerata con titoli peculiari nei Santuari delle singole diocesi.
Invito tutte le comunità ad un gesto di preghiera comune per chiedere l'intercessione a Maria vergine delle Grazie, tanto amata dal nostro popolo mantovano. La sera alle ore 19.00 suoniamo le campane per qualche minuto e invitiamo i fedeli a unirsi nella supplica a Maria nelle loro case, seguendo la preghiera che trovate qui di seguito ( in allegato). Il suono delle campane è un segno familiare alla generazione adulta e anziana, meno "social" rispetto alla generazione più giovane, e sarà gradito a chi ricorda i tempi calamitosi nelle campagne scanditi dai rintocchi delle campane. Il loro suono è pubblico, è un segno che associa credenti e non credenti. Il loro suono supera le distanze e ci fa percepire che siamo tutti contemporanei a questa vicenda del coronavirus nella lotta e nella speranza. Il loro suono è già la preghiera della materia cosmica che attraversa gli spazi e arriva al Cielo.
Siate forti nel Signore, "sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l'opera sua in voi" (Gc 1,3-4)
Vi benedico
vescovo Marco
DIGIUNO E PAROLA QUARESIMA 2020
Alla luce delle disposizioni in vigore per fronteggiare l'emergenza sanitaria, le catechesi del vescovo saranno registrate a porte chiuse e rese disponibili sul canale YouTube della Diocesi a partire dallo stesso venerdì alle ore 18. Si potrà scaricare anche il sussidio utilizzato per la preghiera.
I temi delle catechesi - dal titolo "Diventeranno una sola carne" - richiameranno il tema dell'anno pastorale in corso, incentrato sull'amore sponsale:
- 6 marzo | Adamo ed Eva: il sogno di Dio
- 13 marzo | Davide e Betsabea: la complicità uccide
- 20 marzo | Abramo e Sara: fede feconda
- 27 marzo | Rut e Booz: coppia per Dio
- 3 aprile | L'Agnello e la sposa: compimento dell'amore