LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 28 febbraio 2021– II Domenica di Quaresima
Questi è il figlio prediletto, ascoltateloGenesi 22,1-2.9a.10-13.15-18 • Sal 115 • Romani 8,31b-34 • Marco 9,2-10
LetturaIl racconto della trasfigurazione si trova in un punto decisivo del vangelo di Marco. Gesù ormai ha annunciato il vangelo nelle località di Galilea, ha dei discepoli che lo seguono e tra di loro ha costituito il gruppo dei dodici. Dopo la professione di fede di Pietro (8,29), Gesù ha insegnato ai suoi la passione, la morte e la resurrezione del Figlio dell'uomo con le conseguenze inevitabili per la vita di ogni discepolo (8,34ss). L'esperienza della trasfigurazione si colloca di fronte allo sconcerto e alle difficoltà suscitate nei discepoli dall'insegnamento della croce.
Mc 9,2-102 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4 E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". 6 Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7 Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: "Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!". 8 E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. 10 Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.11 E lo interrogavano: "Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?". 12 Egli rispose loro: "Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato.CommentoLa scena si apre presentando i destinatari dell'esperienza: Pietro, Giacomo e Giovanni. Costoro sono portati da Gesù "sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli". La presenza di questi discepoli, i primi che furono chiamati da Gesù, sottolinea il particolare legame che essi hanno con Gesù e con la vicenda della sua morte e resurrezione, di cui la trasfigurazione risulta un anticipo. Poi Gesù si trasfigura e le sue vesti cambiano: "divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche". Questa annotazione, assieme con l'apparizione di Elia e Mosè, indicano che Gesù fa parte del mondo celeste e che può essere conosciuto profondamente seguendo la rivelazione. Essa, contenuta nella Bibbia, è qui richiamata dalle figure di Mosè ed Elia. L'apice della narrazione è costituito dal formarsi della nube, segno della presenza di Dio "che li coprì con la sua ombra", e dalle parole che da essa escono: "«Questi è il Figlio mio, l'amato; ascoltatelo!»". Qui la voce ha la funzione di presentare ai discepoli l'identità di Gesù. In questo modo essi dovrebbero superare l'incomprensione manifestata davanti al mistero rivelato: "Non sapeva cosa dire, perché erano spaventati". Il quadro si chiude con l'invito di Gesù a "non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti". La trasfigurazione è stata per i discepoli un'esperienza che anticipa la resurrezione, ma evidenzia anche la difficoltà a comprendere l'insegnamento ricevuto: "chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti". Per questa ragione era quindi bene che per il momento tacessero. A quel punto i discepoli, non solo sono incapaci di capire adeguatamente il mistero, ma ancora non possiedono l'attrezzatura necessaria (il dono dello Spirito Santo) per annunciarlo con efficacia.
La luce della trasfigurazione rivela ai discepoli la vera identità di Gesù, che da essi è recepita con difficoltà. L'accoglieranno pienamente quando, seguendo il comando del Padre, ascolteranno le parole di Gesù che parlano della sua croce e della croce del discepolo. Solo così si entra nel mistero della sua persona, si cammina veramente verso la pasqua e si è abilitati ad essere suoi testimoni credibili.
Collegamento fra le lettureL'idea che percorre decisamente le tre letture è quella del padre che "per amore" non risparmia il proprio figlio. E' l'amore obbediente per Dio che porta Abramo a mettersi in viaggio col figlio Isacco fin sul monte per offrirlo in olocausto "va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò. Così arrivarono al luogo...". L'amore di Abramo per Dio è così grande e spontaneo che viene ricompensato con la riconsegna del figlio: "non stendere la mano contro il ragazzo... Ora so che tu temi Dio". Dio promette anche benedizione ad Abramo, discendenza numerosa, successo e, tramite suo, benedizione alle altre nazioni. Paolo, nella lettera ai Romani, sottolinea efficacemente l'amore di Dio per l'umanità, manifestatosi nel non aver risparmiato il proprio Figlio e averlo dato per tutti: "Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme con lui?". Così anche nel vangelo, il racconto della trasfigurazione di Gesù anticipa la gloria del Figlio dell'uomo, dopo essere stato consegnato nelle mani dei peccatori. A questa gloria, dono d'amore di Dio, sono chiamati a partecipare anche i discepoli.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)