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Lectio divina XVII domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 25 luglio 2021 – XVII Domenica del Tempo Ordinario

Gesù è il pane spezzato per tutti
2 Re 4,42-44 • Salmo 144 • Efesini 4,1-6 • Giovanni 6,1-15

Lettura
Con questa domenica si interrompe la lettura del vangelo si Marco per iniziare il capitolo sesto di Giovanni. La narrazione costituisce il vertice ed il termine dell'attività di Gesù in Galilea. Nel capitolo, dopo la presentazione del fatto della moltiplicazione dei pani e dei pesci (vv.1-15), assieme ad altre vicende, è contenuta anche la spiegazione che Gesù stesso dà dell'avvenimento iniziale (vv.26-71).

Gv6,1-15
1Dopo questi fatti, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. 3Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
5Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. 7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". 8Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?". 10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 12E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". 13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: "Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!". 15Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Commento
Molta gente seguiva Gesù per le contrade di Galilea, perché vedeva "i segni che compiva". Dopo questa introduzione è riportata al v.3 una annotazione che può facilmente sfuggire: "Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli". Tale particolare acquista maggiore significato in quanto viene richiamato anche al termine del racconto: v.15. Qui si legge: "Gesù, ..., si ritirò sul monte da solo". Al v.4 vi è poi un richiamo esplicito alla festa giudaica della Pasqua che ormai era vicina. Questi elementi contribuiscono a dare le coordinate di lettura e di comprensione dell'azione compiuta da Gesù nei confronti della "grande folla che veniva da lui", per incontrare il mistero di Dio che si rivela per suo mezzo. Al centro del brano (vv.5-13) abbiamo la narrazione minuziosa del miracolo. Molti commentatori vedono in certi particolari del racconto un collegamento con l'ultima cena di Gesù e con la celebrazione dell'Eucaristia (la folla si siede; "Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì"; Gesù invita a raccogliere "i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto"). Infine sono riportati il fraintendimento del "segno" da parte della gente, che stavano per venire "a prenderlo per farlo re", ed il ritiro in solitudine di Gesù sulla montagna (vv.14-15).

Gesù con dei "segni" cerca di manifestarsi, di farsi conoscere ai discepoli ed alle folle che lo seguono. Egli vuole in questo modo comunicare il mistero di Dio, che si rivela sulla montagna, nel silenzio, nella solitudine e nella parola. Di fronte al "segno" della moltiplicazione dei pani e dei pesci, che rimanda a Gesù attraverso la Pasqua e l'Eucaristia, la moltitudine non comprende, perché vede in quell'evento un gesto finalizzato a risolvere soltanto le problematiche umane. Per questo Gesù non ci sta e, ritirandosi sulla montagna, invita a leggere la realtà con gli occhi di Dio e non con quelli degli uomini.

Collegamento fra le letture
Gesù é il "segno" sovrabbondante donato all'umanità, così si legge nel vangelo di Giovanni. Anche la prima lettura evidenzia che i doni del Signore sono sempre abbondanti: "così dice il Signore: ne mangeranno e ne avanzerà anche". Davanti ai doni di Dio occorre evitare il rischio del fraintendimento, cioè della loro lettura secondo la nostra mentalità utilitaristica e materialistica. L'azione rivelativa di Gesù richiede ed interpella la collaborazione degli uomini. Questa è espressa dai venti pani d'orzo e farro contenuti nella bisaccia dell'uomo di Baal-Salisa e dai cinque pani d'orzo con i due pesci del ragazzo, che era con i discepoli di Gesù. Per accogliere i doni di Dio, che hanno in Gesù il loro apice, occorre, come dice Paolo, attrezzarsi di umiltà, mansuetudine e pazienza. Questi atteggiamenti sono indispensabili per realizzare la propria vocazione, per essere "un solo corpo" e per crescere nella comunione con "Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti".

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina XVI domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 18 luglio 2021 – XVI Domenica del Tempo Ordinario

Riposarsi con Gesù per essere solidali con gli uomini
Geremia 26,1-6 • Salmo 22 • Efesini 2,13-18 • Marco 6,30-34

Lettura
In Marco 6,6-13 abbiamo visto l'invio dei dodici in missione da parte di Gesù affinché, con la predicazione e le attività ed essa connesse, diffondessero il regno. Segue, nei vv.14-29, un intermezzo su Giovanni Battista. Di lui si narra la morte a partire dagli interrogativi e dal rimorso che nascono in Erode davanti a Gesù, ritenuto Giovanni risuscitato. A questo punto il testo presenta il ritorno dei discepoli dalla missione.

Mc 6,30-34
30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: "Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'". Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose

Commento
Il brano si apre con gli apostoli che, radunati "attorno a Gesù", riferiscono "tutto quello che avevano fatto ed insegnato". É questa una notizia che fa pensare all'esito positivo avuto dalla loro missione. Dopo averli ascoltati, Gesù li invita "in disparte, in un luogo solitario", perché si potessero riposare. Infatti erano molto pressati dalla folla, al punto da non aver neanche il tempo per mangiare. La sosta, proposta da Gesù ai suoi, non serve soltanto a recuperare le forze spese per evangelizzare, essa permette soprattutto di stare con lui; infatti "partirono sulla barca verso un luogo solitario". Infine, poiché molti "li videro partire", andarono a cercarli precedendoli nel raggiungere la meta stabilita: "da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero". La scena si chiude con la presentazione di Gesù che, commosso davanti alle folle, "perché erano come pecore senza pastore", insegna loro molte cose e da loro dà mangiare per mezzo dei discepoli (vedi la continuazione della narrazione in Mc 6, 35-44).

La missione, compiuta nel nome di Gesù produce sicuramente dei risultati positivi. Essa, perché sia efficace, richiede agli evangelizzatori la capacità di trovare del tempo per il riposo e soprattutto di sostare con Gesù. In lui essi ritrovano l'equilibrio ed il discernimento per non essere travolti dagli avvenimenti; con lui rimettono a fuoco le motivazioni per l'annuncio e da lui imparano come amorevolmente si deve comunicare con gli uomini di oggi e venire incontro alle loro necessità concrete.

Collegamento fra le letture
Gesù Cristo è il "germoglio giusto", suscitato da Dio, il quale si prende cura del suo popolo ed è il pastore che pascola le pecore nel nome del Signore. Il nuovo pastore, come dice Geremia, è in contrasto con i falsi pastori, "che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo". La solidarietà di Gesù, manifestata nei confronti delle folle, come narra l'evangelista Marco, le stimola ad andare con lui, per trovare nel banchetto del suo insegnamento orientamenti sicuri per un popolo disorientato. Il compito è grande ed urgente! Per questo Gesù coinvolge i dodici nella missione di evangelizzatori appassionati. Dietro ai dodici dobbiamo vedere non solo i pastori della chiesa, ma tutti i discepoli. Ciascuno, nella misura in cui condivide il ministero di Gesù, perché sta con lui, contribuisce, come dice Paolo, a portare i lontani ad essere vicini a Dio, a creare riconciliazione e ad essere capaci di "annunziare pace".

La vita
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Lectio divina XV domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 11 luglio 2021 – XV Domenica del Tempo Ordinario

Inviati ad essere il vangelo che salva
Amos 7,12-15 • Salmo 84 • Efesini 1,3-14 • Marco 6,7-13

Lettura
Dopo il rifiuto di Gesù da parte dei concittadini, la vicenda non si ferma perché con lui ormai ci sono dei seguaci, che condividono il suo cammino. I discepoli, chiamati al suo seguito all'inizio del ministero (1,16-20), ed i dodici, scelti in modo particolare tra le folle (3,13-19), ora sono mandati in missione al servizio del vangelo e del regno.

Mc 6,7-13
7Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: "Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro". 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Commento
Il brano si apre con la notizia della chiamata dei dodici da parte di Gesù, per "mandarli a due a due". Questo invio in missione serve ad estendere il più possibile il potere di Gesù "sugli spiriti impuri", cioè neutralizzare quegli spiriti che si oppongono alla santità della vita degli uomini. Perché tutti siano liberati da questi demoni, Gesù condivide con i dodici un suo potere specifico. Nel v.12 troviamo poi illustrato come viene esercitata l'autorità ricevuta dai dodici: "proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano i demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano". Coloro che sono collocati ai margini della comunità: peccatori, disabili, malati, per mezzo del servizio esercitato dai dodici, diventano, attraverso l'accoglienza del vangelo, il cuore della chiesa nascente. Al centro del brano (vv.8-11) ci sono le istruzioni concrete date da Gesù ai suoi in vista della missione a loro assegnata. Essi devono dotarsi di un'attrezzatura costituita da un bastone, dai sandali, da una tunica e non portare "per il viaggio nient'altro". Arrivati in una città era bene che risiedessero nella stessa casa e se non venivano accolti con benevolenza, andandosene da quella località, dovevano scuotere "la polvere di sotto ai piedi". Questo gesto, indica da un lato la missione evangelica che continua e dall'altro la responsabilità di coloro che non accolgono la buona notizia portata dagli evangelizzatori.

Per liberare tutti gli uomini dal potere degli spiriti immondi, cioè degli spiriti che impediscono la salvezza, Gesù manda i dodici, che condividono la sua stessa autorità. Questa viene esercitata con la testimonianza coerente della vita, staccata dalle cose materiali, con l'annuncio del vangelo a tutti e con la costituzione della nuova comunità di Gesù fatta da poveri, ammalati ed emarginati.

Collegamento fra le letture
La vocazione e la missione, ad essa collegata, sono gli elementi unificanti delle letture odierne. Il profeta Amos, nella prima lettura, cacciato da Amasia sacerdote di Betél, è costretto a spiegare il suo compito in mezzo al popolo. Egli, che non era "profeta, né figlio di profeta", ma "pastore e raccoglitore di sicomori", è stato preso dal Signore e mandato a profetizzare al popolo d'Israele. Per questo Amos non può sottrarsi all'incarico ricevuto. Anche i dodici, chiamati da Gesù, sono inviati ad esercitare la sua stessa missione, sostenuti dal potere a loro direttamente trasmesso da lui. Pur nella povertà dei mezzi essi hanno la forza di portare a compimento la missione di liberazione ricevuta perché, per mezzo di Gesù, Dio è all'opera anche in loro. Così, con san Paolo, ogni discepolo è invitato a benedire e a lodare Dio per il dono ricevuto. Egli ci ha fatto "conoscere il mistero della sua volontà", "il vangelo della nostra salvezza" e ci ha donato "il sigillo dello Spirito Santo". Tutti quindi siamo inviati ad essere in vari modi profeti ed evangelizzatori per il bene della città degli uomini e della chiesa.

La vita
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Lectio divina XIV domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 4 luglio 2021 – XIV Domenica del Tempo Ordinario

L'incredulità dei concittadini di Gesù
Ezechiele 2,2-5 • Salmo 29 • 2Corinti 12,7-10 • Marco 6,1-6

Lettura
Dopo l'episodio della tempesta sul lago, l'evangelista presenta, nel quinto capitolo, la narrazione di tre miracoli compiuti da Gesù: la liberazione dell'indemoniato dagli spiriti immondi, la vita ridonata alla figlia del capo della sinagoga e la guarigione della donna affetta da emorragia. I racconti hanno come finalità l'annuncio della misericordia di Gesù, della prevalenza del bene sul male e la presentazione della nascita della fede in chi riceve il dono. All'inizio del sesto capitolo Gesù è presentato a Nazaret.

Mc 6,1-6
1Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: "Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?". Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando.

Commento
Nazaret è la sua patria di Gesù e di sabato insegna nella sinagoga. Collegandoci con una scena simile, realizzatasi a Cafarnao (1,21-28), conosciamo già che il suo insegnamento è impartito con autorità, cioè la sua parola ha il potere di cambiare l'uomo, perché scova in lui ogni forma di male e lo sradica. Di fronte a questo modo di presentarsi di Gesù e alla proposta da lui offerta di vivere in modo diverso, sorgono le reazioni dei concittadini. Essi non riescono a capire da "dove gli vengono queste cose" e quale sia la fonte della sapienza "che gli è stata data". Conoscendo le sue origini ("non è costui il falegname? ..."), i nazareni sono fortemente condizionati da una precomprensione nei suoi riguardi, che impedisce di cogliere la novità portata da Gesù. Per questo invece di comunicare con lui, fidandosi ciecamente, essi si scandalizzano, cioè restano separati e lontani da Gesù. Il detto proverbiale riportato dalle parole di Gesù ("un profeta non è disprezzato se non nella sua patria") e l'impossibilità che egli ha di compiere prodigi, a causa "della loro incredulità", suggellano il rifiuto attuato dai concittadini nei confronti del maestro.

Chi incontra e ascolta Gesù può correre il rischio di rifiutarlo. Ciò si realizza quando una persona è troppo attaccata alle sue sicurezze o è incapace di lasciarsi trasformare dalla novità dell'insegnamento di Gesù. Quando questo accade viene smascherata l'incredulità di fondo dei suoi interlocutori.

Collegamento fra le letture
La prima lettura, tratta dal profeta Ezechiele, ci porta ad un momento singolare della storia d'Israele: la diaspora forzata nel territorio di Babilonia. La causa di tale sventura è presentata dal testo stesso. Infatti si legge che gli israeliti sono un popolo di ribelli, che si sono rivolti contro Dio e hanno peccato contro lui e "sono testardi e dal cuore indurito". Nonostante l'atteggiamento d'Israele, il Signore ha deciso di farsi presente nel suo popolo in esilio per mezzo del profeta che "si trova in mezzo a loro". Nel vangelo leggiamo che anche chi segue Gesù e lo ascolta può non accoglierlo realmente e comportarsi di conseguenza come i suoi compaesani di Nazaret. Essi non riuscirono a cogliere la novità da lui portata e a diventare nella fede suoi discepoli. Nella seconda lettura, dice Paolo, che agli uomini pur costituendo un popolo di ribelli, Dio manda continuamente la sua "grazia". Questo dono, concretizzatosi in Gesù, se accolta trasforma le debolezze umane in manifestazione della "potenza di Cristo". Anche il cristiano, che fa spazio a Cristo nella sua vita, dovrebbe dire con Paolo: "quando sono debole è allora che sono forte".

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Lectio divina XIII domenica T.O. - B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 27 giugno 2021 – XIII Domenica del Tempo Ordinario

Con la fede tutto è possibile!
Sapienza 1,13-15;2,23-24 • Salmo 29 • 2Corinzi 8,7.9.13-15 • Marco 5,21-43

Lettura
Gesù continua il suo ministero in Galilea attorno al lago. Dopo essere stato nella regione di Geraseni (5,1) e nel territorio della Decapoli (5,21) ora ritorna probabilmente a Cafarnao e qui viene circondato da persone che aspettano da lui i frutti del suo ministero.

Mc 5,21-43
21Essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: "La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva". 24Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata". 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi ha toccato le mie vesti?". 31I suoi discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha toccato?"". 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male".
35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, soltanto abbi fede!". 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: "Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: "Talitàkum", che significa: "Fanciulla, io ti dico: àlzati!". 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Commento
La pericope contiene due racconti inseriti uno nell'altro. I vv.21-24.35-43 narrano la vicenda della figlia del capo della sinagoga richiamata in vita ed i vv.25-34 presentano la guarigione della donna affetta da emorragia. Appena Gesù scende dalla barca, Giairo, "uno dei capi della sinagoga" del luogo, si getta ai piedi del maestro chiedendo con insistenza la guarigione della figlia che era ormai in fin di vita. Colpisce subito la fiducia di quest'uomo nella possibilità che ha Gesù di sanare la figlia. La scena si interrompe perché mentre Gesù che va con Giairo, circondato da molta folla, viene inserita la vicenda della donna che aveva perdite di sangue. Ella mentre cammina accanto a Gesù, tocca il suo mantello, sicura di ottenere la guarigione con gesto silenzioso e compiuto nascostamente: "se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata". La donna, affetta da anni da una malattia che nessun medico aveva guarito, è sicura di ottenere beneficio dal maestro di Galilea. Gesù però avverte che è successo qualcosa di straordinario in quanto una potenza è uscita da lui. La donna è guarita però lui vuole incontrare chi ha beneficiato del suo dono e desidera completare l'opera donando la salvezza piena, per questo pone una domanda: "chi mi ha toccato le vesti?". Alla risposta semplicistica dei discepoli si contrappone la donna "impaurita e tremante" che, sapendosi scoperta, si getta in silenzio ai piedi di Gesù. Le parole pronunciate dal maestro ("Figlia, la tua fede ti ha salvata . . .") riconoscono la fede che la donna ha avuto nell'accostarsi a lui, ufficializzano la guarigione avvenuta e donando alla donna la pace, frutto della profonda comunione con Dio. Riprende il racconto di Giairo con la notizia della morte della fanciulla. Tutto sembra ormai finito e concluso. Gesù però, intervenendo, si rivolge al capo della sinagoga, ridà speranza e riapre anche narrativamente la scena: "Non temere, soltanto abbi fede". Arrivati alla casa dominano le scene collegate alla morte della fanciulla: "gente che piangeva e urlava forte". In questa situazione, Gesù dichiara che la bimba non è morta, ma dorme; attirandosi così la derisione di tutti. Giairo, la moglie e quei pochi portati da Gesù continuano ad avere fede e assistono così alla scena nella quale Gesù richiama alla vita la fanciulla: "Talitàkùm", che significa: "fanciulla, io ti dico: alzati". Il racconto si chiude presentando la fanciulla di dodici anni che riprende le sue attività e la richiesta di Gesù di tenere nascosto l'avvenimento.

Gesù ascolta ed accoglie ogni richiesta che a lui viene rivolta con fede. Nulla a lui è impossibile! Certamente egli è venuto a portare agli uomini la vita di Dio e la pace, che possono essere accolte soltanto da chi ha fede in lui e da chi lo incontra con autenticità nella vita.

Collegamento fra le letture
Gesù Cristo rivela il Dio della vita. Questo può essere il tema che lega le letture di questa domenica. Nella prima lettura il testo della sapienza proclama che Dio "non ha creato la morte e non gode della rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano". Nel testo è anche indicato lo scopo della creazione: "Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità" cioè per l'immortalità. Tale obbiettivo è possibile perché ogni persona è stata fatta ad immagine della natura di Dio. La morte allora non viene da Dio, ma è una realtà portata nel mondo dell'insidia del diavolo. Gesù Cristo, dice il vangelo di Marco, attraverso il suo ministero, rivela la bontà di Dio, che salva e libera l'uomo dal peccato, dal male e dalla morte. Così sono da leggere i due racconti contenuti nella pericope marciana. Per partecipare pienamente a questo dono occorre la fede. Questo è l'invito accorato che Paolo rivolge ai Corinzi. La fede si traduce poi in opere concrete di carità e soprattutto porta a riconoscere "la grazia del Signore nostro Gesù Cristo". Egli da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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