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LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Mincio
Goito 22 marzo 2020 IV domenica di Quaresima
Lettura
Anche il testo del vangelo di questa domenica, detto del cieco nato,(Gv 9, 1-41)si colloca nel "Libro dei segni". L'evangelista presenta Gesù che si rivela al popolo come inviato del Padre. In questa parte del vangelo di Giovanni hanno un posto determinante le feste giudaiche. La guarigione del cieco dalla nascita avviene a Gerusalemme durante la festa autunnale delle capanne o dei tabernacoli, in cui si festeggia per i raccolti di fine estate, facendo memoria del permanere degli israeliti sotto le tende nel deserto per quarant'anni.
Gv 9, 1-41. In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa "Inviato". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: "Va' a Sìloe e làvati!". Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: "Noi vediamo", il vostro peccato rimane».
Commento.
Nei primi cinque versetti l'evangelista presenta la vicenda che riguarda Gesù, un uomo ceco dalla nascita ed i discepoli. Partendo da una loro domanda, che sottolinea il problema del rapporto esistente tra peccato e malattia fisica, Gesù risponde affermando che la cecità non è conseguenza di qualche peccato commesso. Essa è una delle tante situazioni nelle quali si evidenzia il limite umano creaturale. Nel nostro caso, attraverso l'opera di Gesù, è messo in risalto l'azione benefica di Dio creatore. É così delineato il significato del segno che Gesù sta per compiere; è un esempio della luce che viene nelle tenebre: "finché sono nel mondo sono la luce del mondo". Nei vv. 6-7 troviamo la sobria narrazione del miracolo. Gesù, come un terapeuta, applica del fango sugli occhi del cieco, comunicando così al poveretto la certezza che la sua condizione è presa in seria considerazione. Poi lo invia a lavarsi nella piscina di Siloe, che si trova ai piedi della collina su cui sorge Gerusalemme, a sudovest di essa. Questo fatto si collega ad altre guarigioni famose narrate dalla Bibbia. Pensiamo per esempio a Naaman il siro, che è guarito dalla lebbra dopo essersi immerso nel Giordano, su consiglio del profeta Eliseo (cf 2 Re 5, 10-14). Così anche il nostro cieco, immersosi nella piscina, guarisce dalla cecità fisica attraverso l'opera di Gesù, l'inviato di Dio. Da questo momento inizia una serie di confronti- inchieste (vv. 8-34) tra alcuni gruppi di persone e l'uomo guarito. Dapprima è interrogato dai curiosi, che vogliono sapere e conoscere tutti i particolari dell'avvenimento per avere l'esclusiva della notizia. A costoro l'uomo sa dire soltanto che egli è guarito attraverso l'opera di un uomo di nome Gesù. Poi viene esaminato dai farisei, che contestano la guarigione avvenuta di sabato. In questo giorno, infatti, non è permesso alcun lavoro ed impastare del fango è proibito. Essi consultano anche i genitori dell'uomo guarito, per avere ulteriori spiegazioni. Di fronte all'insistenza dei farisei e alle loro contestazioni l'uomo afferma, partendo dall'esperienza fatta, che Gesù è Dio: "Da che mondo e mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse Dio, non avrebbe potuto far nulla". Infine (vv. 35-41) Gesù incontra nuovamente il cieco guarito. A costui si rivela e si manifesta nella sua identità di "Figlio dell'uomo". L'uomo guarito è desideroso di credere in lui e afferma, prostrandosi: "Io credo, Signore". Ora la guarigione è completa. Ha ricevuto la vista fisica ed ora vede anche con la fede che Gesù è il Signore, il Figlio di Dio. Nello stesso tempo l'evangelista presenta i farisei che si fissano inesorabilmente nella loro cecità. Così diventano vere le parole dette da Gesù: "sono venuto... perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".
Concludendo, di può dire che Dio Padre, per mezzo di Gesù, è sempre vicino a coloro che soffrono a causa dei limiti della natura umana. Chi incontra Gesù e si lascia curare da lui arriva sicuramente ad uscire dal buio fisico per raggiungere anche la luce della fede. In questo cammino si incontrano pure molte difficoltà che vengono dall'esterno: il giudizio degli altri, le tradizioni, i condizionamenti familiari o dei gruppi di appartenenza, le nostre attività. Se si persevera nello stare con Gesù Cristo, ascoltando la sua parola ed eseguendo le sue indicazioni, ogni difficoltà si ridimensiona e si procede nell'itinerario di fede.
La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare,per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Le Lectio delle domeniche precedenti vengono salvate nella sezione: Calendario - Archivio
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CIAO DON FABIO!
Domenica 15 settembre 2013 nella Santa Messa delle ore 10, tutte le comunità dell'Unità Pastorale Mincio si sono riunite nel salutare e ringraziare Don Fabio Montini che è stato chiamato a svolgere il suo ministero nell'Unità Pastorale di Ostiano, Casalromano, Fontanella Grazioli, Volongo.
Le comunità così lo hanno salutato:
Diceva Giovanni Paolo II:
"Il sacerdote è un ponte che unisce la terra e il Cielo, è un uomo prescelto da Dio perché la salvezza operata da Gesù possa arrivare a tutti gli uomini".
In una comunità cristiana si instaura un rapporto significativo tra secerdote e fedeli, un rapporto di amicizia, di fiducia reciproca, di aiuto, di affetto e sostegno spirituale.
Grazie, don Fabio per aver condiviso tutti questi doni con noi.
La comunità cristiana di SolaroloCaro Don Fabio oggi tutta la Comunità di Cerlongo è lieta per la tua nuova ed importante tappa di vita sacerdotale, è lieta per questo tuo nuovo incarico ma anche dispiaciuta di "perderti" come pastore della nostra gente e specialmente come pastore che animava i nostri giovani.
Noi ti siamo veramente riconoscenti don Fabio. La tua pastorale, caratterizzata dal quel tuo stile di spirito sportivo essenziale ed energico, mirava al traguardo senza fronzoli! E' nota l'energia sportiva della tua pedalata!
Viene in mente a questo proposito l'Apostolo Paolo quando usa la metafora sportiva per illustrare il senso dell'impegno del cristiano nel mondo: "Non sapete tutti che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo. Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza metà;"
L'impegno che tu ti sei prodigato di suscitare in noi parrocchiani è un impegno che spinge verso la metà di Cristo e sta ad ognuno di noi essere temperanti per realizzare questa meta.
Don Fabio ti ricordiamo con tanto affetto e che lo Spirito Santo ti aiuti sempre nei tuoi sprint!
Ciao Don Fabio dalla
Comunità di CerlongoLa comunità di Vasto è unanime nel porgere un caloroso saluto ed un ringraziamento a Don Fabio Montini per il servizio sacerdotale svolto.
Il suo è stato un servizio discreto, offertoci sempre in punta di piedi in modo umile e silenzioso come Maria , la Madonna, caratterizzato inoltre dalla dinamicità e dalla freschezza della sua giovane età.
Sono proprio i giovani a porgere un ringraziamento particolare, per i momenti di condivisione, di dialogo e di riflessione spirituale promossi soprattutto nella fase iniziale del suo ministero con noi.
Per concludere, tutta la comunità, si unisce nella preghiera augurando a Don Fabio un cammino sacerdotale lungo, proficuo e sereno.
Ed insieme diciamo "ciao Don Fabio".
La comunità di VastoCaro don Fabio,
è difficile ricordare in così poche righe tutte le esperienze vissute insieme; tutti noi conserviamo e conserveremo un ricordo particolare legato a te e alla tua personalità. Alcuni ricorderanno le serate trascorse in allegria; altri la tua bici sfrecciare per il paese; altri ancora i sorrisi regalati agli anziani.
Proprio per questo prima di lasciarti partire tutta la comunità Goitese sente il bisogno di ringraziarti per l'impegno e l'entusiasmo con cui ti sei dedicato alla nostra parrocchia.
Grazie per l'attenzione rivolta in questi sette anni ai giovani, con i quali sei riuscito a costruire un solido legame fondato sulla spontaneità e l'amicizia, che speriamo possa continuare a crescere nonostante la distanza.
Grazie per la disponibilità che non hai mai negato a chiunque venisse a chiederti consiglio, o semplicemente avesse bisogno di parlare con una persona fidata.
Un altro grazie ti arriva da tutte le famiglie che hai fatto sempre sentire al centro della vita parrocchiale.
E' arrivato il momento di salutarti e augurarti che questa nuova avventura ti riservi tante sorprese e soddisfazioni !!!
Un forte abbraccio!!!!!!
La comunità di GoitoCaro Don Fabio,
è arrivato il momento del "Ciao", dell'arrivederci! Ci tengo a dire che questo saluto avviene davanti allo sguardo materno di Maria, Madonna della Salute, madre di Gesù e di tutti noi, venerata qui a Goito!
Ovviamente questo mio saluto è fatto anche a nome di Don Massimo, delle Suore, di Don Fausto, del diacono Claudio, delle persone della canonica e si aggiunge a quello, appena fatto, dei rappresentanti delle comunità della nostra Unità pastorale.
Sono passati 7 anni dal tuo arrivo qui a Goito proveniente da Ostiglia e ricordo come il cambio con Don Marco Bighi, il tuo predecessore, che mi aveva accolto e introdotto qui a Goito, e se n'è andato dopo appena un anno, è stato un po' duro! In qualche modo eravamo ambedue inesperti e nuovi dell'ambiente! .
Ma allora avevamo solo Goito con tanti propositi in testa! Poi, come ricorderai, sono arrivate le comunità di Cerlongo e Vasto e, infine, Solarolo e insieme abbiamo cominciato a ragionare e a vivere con e per l'unità pastorale "MINCIO"( così denominata per l'affluente del Po che l'attraversa!).L'anno dopo è arrivato anche Don Massimo!
Credo che non abbia dimenticato " il calcio amorevole" , datomi sotto il tavolo quando durante una riunione( non diciamo dove!) la mia calma se ne era andata per lasciare spazio..... ad una certa impazienza. Ma poi lentamente tutto si sistemava e si ripartiva! Ora le difficoltà non sono certo finite, ma...qualcosa con l'aiuto di Dio è...partito!
Hai coltivato e ti sei dedicato soprattutto ai ragazzi delle Medie e non possiamo non esserti grati per i Grest che hai seguito e preparato, per gli animatori che li hanno portati avanti, la cui qualità è migliorata sensibilmente fino a questo ultimo anno, il 2013, come pure anche per i Campi estivi e le uscite fatte con i ragazzi; tutto ciò spesso condito e sostenuto dalle immancabili pizze, gli ottimi risotti e.....la famosissima birra di Don Fabio. Anche alla scuola materna comunale hai dedicato tempo e canto, quando al giovedì, partivi con la tua chitarra e l'immancabile bicicletta. Potrei continuare ma solo il Signore conosce tutto quello che per tuo mezzo è stato fatto a servizio delle nostre comunità.
Abbiamo passato insieme 7 anni: certo noi non ci siamo scelti ma ci siamo trovati insieme; tuttavia ritengo che, pur con caratteri molto diversi, non abbiamo mai perso di vista le cose essenziali del nostro ministero.
Grazie anche per la tua umiltà,l'obbedienza fraterna unita ad una grande semplicità ed apertura di cuore... nonostante... le..... apparenze!
Vorrei dirti il nostro grazie, come preti, e a nome di tutti! Non sapendo bene come orientarci nel darti un segno della nostra amicizia, un segno che fosse visibile e tangibile in modo che guardandolo ti potessi ricordare di noi ( questo ovviamente a causa delle....molte indicazioni...che ci hai dato,come sempre), abbiamo pensato di donarti, da appendere rigorosamente nel tuo studio (o nella stanza che vorrai!) il volto di Cristo e quello di Maria, persone e volti che sei chiamato a far conoscere e annunciare nella nuova Unità Pastorale in cui il Signore ti ha chiamato ad operare. Grazie di cuore !
Il tuo Parroco Don Amedeo
ORATORIO E ANSPI
L'Associazione Nazionale San Paolo Italia è l'organo di collegamento, promozione, difesa, aggiornamento degli oratori e circoli giovanili delle parrocchie, cioè l'associazione degli oratori italiani. Ha natura
ecclesiale (il Vescovo nomina il delegato e l'Anspi è inserita nella diocesi) e
civile (è un ente morale riconosciuto dallo stato). L'appartenenza all'Anspi si esprime tramite una
tessera annuale che i frequentatori dell'oratorio sono tenuti ad avere e che, oltre a fornire coperture assicurative, è un significativo gesto di corresponsabilità e condivisione del progetto educativo dell'oratorio.
* È un
gesto di appartenenza alla grande famiglia dell'oratorio * È un segno di sostegno e adesione alle finalità educative che l'oratorio si propone * Offre una
copertura assicurativa *
Permette di avere alcune agevolazioni nelle varie attività oratoriane (corsi, feste, tornei, gite, campi estivi, ecc..)
- Perché tesserare tutta la famiglia?
Crediamo in un
oratorio di famiglie per le famiglie. La tessera esprime quindi un forte senso di corresponsabilità e di condivisione del progetto educativo dell'oratorio, ed anche un piccolo segno di collaborazione per le spese correnti in un anno (materiale per le attività, riscaldamento, luce, strumenti, ecc..)
- Quando e come tesserarsi?
In parrocchia ci si può tesserare da gennaio 2013. La tessera ha valore annuale (da gennaio a dicembre). Il meccanismo ed i prezzi del tesseramento sono gli stessi degli ultimi due anni:
al momento dell'adesione occorre fornire dati personali e quota del tesseramento (7 euro per minorenni e 10 euro per i maggiorenni, cioè da chi compie 18 anni durante quest'anno, in su)
Vuoi conoscere meglio l'Anspi? Basta navigare nel sito ufficiale:
www.anspi.itOMELIA DI DON AMEDEO PER IL FUNERALE DELLA SUA MAMMA
"Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato" (GV.15,12)
Così il 10 febbraio ci ha lasciato la Sig. Anna Giubelli, la mamma del nostro Parroco Don Amedeo.
La cittadinanza di Goito e di Moglia si è raccolta intorno a Don Amedeo, alla sua famiglia e alla badante Sig. Anna in questo doloroso momento.
Ma la Fede e la Speranza in Dio, "in un Dio che si pone accanto all'uomo, che condivide, che comprende perché anche Lui ha avuto un Figlio incarnato che è morto ingiustamente" come dice Don Amedeo nell'omelia della S.Messa, sostenga tutti quelli che ora piangono il distacco con la Sig. Anna e tutti quelli che l'hanno conosciuta e amata.
Omelia del Parroco Don Amedeo
Funerale di ANNA GIUBELLI, mia madre Goito, lì 12 Febbraio 2013
Non so se vi siano parole adatte per esprimere ciò che si prova in questo momento, la grande emozione, la profonda costernazione e il “turbamento” nel quale ci troviamo. Vi assicuro che ogni volta che ci si accinge ad annunziare il messaggio di speranza che sta dentro il mistero della morte, mistero grandioso ed insondabile, si avverte una grande inadeguetezza ed indegnità poiché non potendo le parole mai dire a sufficienza ciò che vorremmo e portiamo dentro, si arrischia di non riuscire a riflettere in tutta la sua portata sul valore di un’esperienza come quella vissuta dalla mamma ANNA, da noi suoi figli, dalla sorella , dai nipoti e parenti tutti, esperienza dove ognuno si trova ricco solo di sé stesso, della sua dignità, della sua fede.
La morte, poi, non ci pare mai vera perché noi siamo fatti per la vita e da soli non riusciamo a darci una risposta adeguata ogniqualvolta vediamo spegnersi una vita umana, sopratutto per la mamma. Noi davanti alla morte siamo solo capaci di “ silenzio ” .
Cristo, invece, LUI che si è dichiarato la vita, l’abbiamo sentito poco fa nel Vangelo, è in grado di rompere quel silenzio provocato dalla impotenza e dalla sconfitta dell’uomo. Lo ruppe parlando un giorno con la sorella di Lazzaro e torna a romperlo oggi anche per noi e per tutti quelli che lo interrogano su questo grande evento che tocca prima o poi ognuno di noi: “ IO SONO LA RESURREZIONE E LA VITA, ci dice, CHI CREDE IN ME ANCHE SE MUORE VIVRA’; CHIUNQUE VIVE E CREDE IN ME NON MORRA’ ”.
Quando celebriamo l’Eucarestia noi celebriamo questo grande evento , il compimernto di quella Parola. E se è vero tutto ciò, chi è rinato in Lui, nella sua morte e resurrezione con il battesimo, avrà la sua stessa sorte. Scrive S.Paolo ai Corinzi: ” Fratelli, siamo convinti che Colui che ha resuscitato il Signore Gesù resusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a Lui insieme con voi”.
Noi ci troviamo qui nella S.Messa non solo per ricordare ma soprattutto per consolidare e vivere in profondità la nostra fede e Speranza! La morte vista nella prospettiva che ci presenta il Signore cambia senso, non resta più muta e senza futuro! Ed anche i ricordi che umanamente rendono più struggente il distacco, non risultano più come un semplice relitto del passato ma ancora “SEGNANO” il presente di chi visibilmente ci ha lasciato.
Questa storia ANNA la porta dentro di sé perché è stata storia vissuta davanti agli occhi di Dio, è stata storia di una persona che ha amato, lavorato, sofferto, servito, pregato e sperato. Credo non si possa cogliere però in profondità la personalità di mia madre Anna senza rifarci alla sua fede grande che gli ha permesso, anche in questi ultimi 7 anni di “apparente inutilità” su una carrozzina, di andare serenamente avanti sentendosi pienamente inserita in casa e fuori casa, grazie soprattutto all’apporto di quella persona straordinaria che ha saputo capirla, incoraggiarla e valorizzarla con tanta pazienza e umanità, la sua badante Anna.
Leggendo nei Vangeli le apparizioni del Risorto, vediamo come Cristo appare ai suoi con i segni della sua storia di sacrificio e di amore, con le ferite delle mani e dei piedi ancora visibili per ricordare loro la sua individualità, il dono della vita per essi e per insegnarci che anche la nostra storia non ce la lascieremo semplicemente alle spalle ma LUI con la sua grazia ce la ridà “ trasformata”.
C’è dunque un rapporto intimo tra la nostra esistenza prima e dopo la morte. E’ sempre S.Paolo che scrive: “Tutto infatti è per voi…..Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfaccendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno”. Spesso mi sono chiesto: ” Non è forse vero che noi tante volte per valutare il senso e l’importanza di questa vita adottiamo solo la misura degli anni e del disfacimento del corpo dimenticando (come dice la Bibbia) la crescita dell’uomo interiore? ”. Eppure quante volte accade che anche la debolezza fisica ci spinga a scoprire e a vivere nella vita valori che prima non sapevamo vedere e trascuravamo. La fretta, il denaro, la carriera, alle volte, ci portano a sottovalutare i valori fondamentali della nostra vita.
Apriamo bene gli occhi, allora : noi non siamo né padroni né signori della nostra vita. Questa vita… questa vita è un dono! Tutto ci è dato! Tutto ci è stato dato e niente ci è dovuto. La vita nasce e poi sparisce. Tutto passa. Qualcuno sostiene che la morte “esiste “ per impedire all’uomo di credersi il maestro della vita. Tuttavia l’uomo lo crede lo stesso!
Sono pure convinto tuttavia che da questo abissso di morte può rinascere in noi la FEDE, quella vera, quella di cui oggi parla il Vangelo di Gesù, la fede certo in un Dio che non ha sempre una risposta magica, pronto per soccorrere i limiti della natura umana quasi Lui sia un “despota capriccioso” che fa alto e basso nella vita dell’uomo MA un Dio che si pone accanto all’uomo, un Dio che condivide, che comprende perché anche Lui ha avuto un Figlio incarnato che è morto ingiustamente. Un Dio che tace, che ti sta vicino rispettoso del tuo dolore perché non trova parole per consolarti, un Dio che sa attendere che si rimarginino un po’ le ferite per restituirti alla vita ricaricandoti di Speranza e di energia perché suo Figlio, dopo tre giorni è Risorto riaprendo anche a noi, morti con Lui, la strada della Speranza e della vita vissuta nella certezza di reincontrarci un giorno tutti insieme, vivi nella gioia di ricostituire l’unità della famiglia dei figli di Dio.
Ora qui, insieme, non ci rimane altro che pregare, come Maria sul calvario, perché si compia l’ultima parte del mistero di Cristo: il dono del suo Spirito, perchè solo sostenuti da questa forza , che ci viene data nutrendoci all’unico pane di vita, possiamo non solo credere nella vita in cui vive ora Anna con tutti i suoi genitori e fratelli ma anche trasformare il nostro dolore in fraternità e solidarietà. Per tutto questo, sebbene con il cuore molto addolorato per il distacco da questa madre, sorella, nonna e zia, vogliamo dire grazie di tutto a mia madre Anna perché la sua e nostra vicenda ci ha aiutato a riflettere, ci ha arricchito di umanità e ci ha parlato e ci parla di Dio.
A nome mio personale, di mio fratello Giovanni e della sua famiglia, della sorella Edda e di tutti i parenti, un grazie a tutti coloro che in questi giorni sono stati accanto alla nostra famiglia condividendo il nostro dolore.