Lectio divina XX Domenica T.O. 2024

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 18 agosto 2024– XX Domenica TO - B

Eucaristia: carne e sangue donati per la vita eterna di tutti
Proverbi 9,1-6 • Salmo 33 • Efesini 5,15-20 • Giovanni 6,51-58

Lettura
Continua la lettura del capitolo sesto del vangelo di Giovanni, chiamato anche discorso del "pane di vita". Alla gente che lo cerca per interessi materiali, Gesù propone sé come pane che sfama e sazia ogni bisogno di vita. Oggi la liturgia presenta l'ultima parte del discorso di Gesù.

Gv 6,51-58
51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?". 53Gesù disse loro: "In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".

Commento
Il brano si apre con una dichiarazione di Gesù: "Io sono il pane vivo disceso dal cielo". Con questa immagine egli richiama la sua incarnazione, in quanto è Parola venuta dal Padre ed entrata nel mondo, e il suo essere dono per il nutrimento dell'umanità. Infatti come il pane anch'egli deve essere mangiato. Questa idea è esplicitata direttamente da Gesù quando dice: "se uno mangia di questo pane vivrà in eterno". Chi mangia il "pane vivo disceso dal cielo" partecipa all'eternità di Dio Padre. Gesù poi aggiunge che il pane da lui dato è la sua "carne per la vita del mondo". Poiché nel racconto giovanneo, a differenza dei sinottici, non sono riportate le parole del Signore sul pane e sul calice dell'ultima cena, sembra che in 6, 51 si ritrovi l'istituzione eucaristica secondo l'evangelista Giovanni. Le parole di Gesù non sono capite dai giudei, i quali restano stupiti davanti all'idea di mangiare la sua carne. A questo punto Gesù non fa nulla per eliminare la ripugnanza giudaica, al pensiero cannibalistico di mangiare la sua carne, ed accentua ulteriormente l'immagine aggiungendo anche la necessità di bere il suo sangue per avere la vita. Nella Bibbia, mangiare la carne di qualcuno è considerato metafora di azione ostile e bere il sangue è un'azione orrenda, proibita dalla Legge di Dio. I giudei, che ascoltano le parole di Gesù, si fermano nella loro interpretazione a questo livello. Esse hanno invece per il cristiano un significato positivo, che è colto soltanto se riferito all'Eucaristia istituita da Gesù. Nel v. 54 troviamo esplicitate le conseguenze nel credente che si nutre del pane di vita. Chi mangia la carne di Gesù ha la vita eterna adesso e riceve la promessa della resurrezione "nell'ultimo giorno". Questa diventa conseguenza della continua comunione con Gesù, espressa attraverso la categoria del dimorare: "chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui". La comunione con Gesù Cristo è realmente una partecipazione alla comunione intima che esiste tra Padre e Figlio: "come io vivo per il Padre, così colui che mangia di me vivrà per me". Chi vive in comunione con Gesù partecipa direttamente alla stessa vita di Dio Padre.
L'Eucaristia è il pane vivo donato da Gesù Cristo. Chi mangia l'Eucaristia si nutre di Gesù stesso: del suo corpo e del suo sangue. Attraverso questo alimento celeste si realizza la comunione col Figlio e, per mezzo di lui, col Padre. Infine la vita eterna, la vita di Dio Padre, e condivisa con gli uomini attraverso il sacramento eucaristico.

Collegamento fra le letture
L'immagine del banchetto, usata per esprimere la relazione vitale con Dio, collega le letture odierne. La prima lettura riporta le parole della Sapienza che, personificata, invita tutti a partecipare al banchetto preparato nella sua casa. Anche chi è privo di senno può partecipare al banchetto. Anzi costoro, mangiando il pane e bevendo il vino, preparati dalla Sapienza, abbandoneranno la stoltezza, avranno la vita, cammineranno diritti per la retta via. Anche Gesù nel vangelo si presenta invitando i suoi discepoli ad una mensa. Qui egli si dona come pane vivo disceso dal cielo, per essere mangiato, e come sangue da bere perché i suoi abbiano la vita eterna e risurrezione finale. La seconda lettura si inserisce in questo quadro con le esortazioni morali di Paolo ai cristiani di Efeso. Per partecipare adeguatamente al banchetto preparato da Gesù Cristo, dice l'apostolo, è necessario "vigilare attentamente", comportandosi "non da stolti, ma da uomini saggi". È pure utile capire bene la volontà di Dio, chiedere il dono dello Spirito Santo con la preghiera comunitaria e ringraziare Dio Padre per ogni cosa "nel nome del Signore Gesù Cristo".

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

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