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Lectio divina Domenica delle Palme

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Mincio
Goito 5 aprile 2020 domenica delle Palme

Lettura
Il racconto della passione e morte di Gesù di Matteo, pur articolandosi secondo lo schema caratteristico di Marco e Luca, presenta un orientamento proprio. È necessario quindi leggere con attenzione la narrazione perché dai fatti, dai personaggi, dai discorsi e dallo stile si evidenzia che tutto è costruito per una comunità di credenti che celebra, conosce e vive il mistero centrale della salvezza. La struttura del racconto può essere così articolata: la cena di addio 26, 14-29, l'agonia e l'arresto 26, 30-56; il processo davanti ai giudei 26, 57-27, 10; il processo davanti ai romani 27, 11-31; il calvario 27,32-54 e la tomba sigillata 27, 32-66. Ci soffermeremo soltanto sulla penultima parte, iniziando da quando Gesù, schernito e spogliato del mantello, va verso la crocefissione.

Matteo 26, 14-27, 66
...45A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "Elì, Elì, lemà sabactàni?", che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". 47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Costui chiama Elia". 48E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. 49Gli altri dicevano: "Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!". 50Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. 51Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, 52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. 53Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. 54Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio!".

Commento
La prima scena è costituita da un insieme di fatti che capitano durante il tragitto verso la crocefissione. Simone di Cirene porta la croce di Gesù; sul Golgota con la bevanda di vino mescolato a fiele e con lo spartirsi le vesti, tirandole a sorte, si concretizza quanto detto dai salmi 68,22 e 22,19. Gli aguzzini, che fanno la guardia al crocefisso ed ai due malfattori, innalzati accanto a Gesù, sottolineano che il "re dei giudei" è esposto alla pubblica infamia. La croce, come ogni mezzo di tortura, prima di annientare la vita fisica del condannato, lo espropria della sua dignità umana. La seconda scena presenta gli insulti indirizzati a Gesù dai passanti, dai sommi sacerdoti e dai concrocefissi. Tutti costoro, in sintonia con l'immagine del "giusto" sfidato dagli empi (cfr.Sal 22), chiedono che Gesù manifesti la sua grandezza evitando una morte ignominiosa e degradante. Egli invece sceglie di rivelare la sua identità di figlio di Dio, rimanendo fedele al Padre anche nella condizione di estrema impotenza e miseria, caratteristiche di molti uomini. L'ultima scena narra la morte di Gesù. Il quadro complessivo è dato dalla tenebra che ricopre tutta la terra da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio. Questo segno si collega con le tradizionali immagini bibliche della manifestazione di Dio. In mezzo alla tenebra Gesù, ispirandosi al salmo 22, lancia un grido che da un lato rivela la prova in cui giace l'orante e dall'altro indica la piena fiducia in uno sbocco positivo, anche se ci si trova in una situazione estrema. Alcuni dei presenti fraintendono il grido di Gesù cercano, con interventi umani di alleviare le sue sofferenze. Ma egli, lanciando un altro grido, muore. Alla sua morte seguono dei segni apocalittici. Il velo del tempio si spezza ed il terremoto annuncia la resurrezione dei morti, secondo la profezia di Ezechiele 37,12. La tenebra con gli altri segni muove la reazione del centurione e di coloro che erano con lui. Costoro, assieme alle donne, costituiscono il primo gruppo di persone che, pieni di timore religioso, riconoscono in Gesù il Figlio di Dio.

Concludendo si può dire che tutto quanto accade sul Calvario è il compimento delle Scritture, che Gesù ha seguito fedelmente per compiere con amore la volontà del Padre. Questa ha la preminenza anche nell'umiliazione della croce. Anche il lettore cristiano, che incontra gli insulti rivolti al crocefisso, nutre sempre più la certezza che il giusto è effettivamente liberato da Dio. Di conseguenza la morte di Gesù, con i segni ad essa collegati, diventa la dichiarazione ufficiale della fine del compito del tempio e di tutte le tradizioni antiche, perché da quel momento inizia, per mezzo di Gesù, la vittoria definitiva di Dio sulla morte e lui è il nuovo tempio. Allora chi incontra autenticamente la morte di Gesù, sperimentando la liberazione dal male, diventa iniziatore di un movimento di conversione e di fede per sé e per gli altri, destinato a diffondersi sempre più.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare,per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Se abbiamo la possibilità, prendiamo foglio e matita e scriviamo le nostre riflessioni. In questo modo si fissano meglio nel nostro cuore e avremo modo di rileggerle nella settimana.

Le lectio delle domeniche precedenti vengono salvate nella sezione Calendario - Archivio

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