APOCALISSE
Diciassettesima Lettura
Lettura
Siamo sempre all'interno della sala dove si celebra la liturgia celeste. Dopo la triplice visione che ha accompagnato l'apertura del 6 sigillo, nel capitolo ottavo si spezza l'ultimo sigillo. Siamo sempre nella cornica del suono della sesta tromba.
Ap 11, 1-141Poi mi fu data una canna simile a una verga e mi fu detto: "Àlzati e misura il tempio di Dio e l'altare e il numero di quelli che in esso stanno adorando. 2Ma l'atrio, che è fuori dal tempio, lascialo da parte e non lo misurare, perché è stato dato in balìa dei pagani, i quali calpesteranno la città santa per quarantadue mesi. 3Ma farò in modo che i miei due testimoni, vestiti di sacco, compiano la loro missione di profeti per milleduecentosessanta giorni". 4Questi sono i due olivi e i due candelabri che stanno davanti al Signore della terra. 5Se qualcuno pensasse di fare loro del male, uscirà dalla loro bocca un fuoco che divorerà i loro nemici. Così deve perire chiunque pensi di fare loro del male. 6Essi hanno il potere di chiudere il cielo, perché non cada pioggia nei giorni del loro ministero profetico. Essi hanno anche potere di cambiare l'acqua in sangue e di colpire la terra con ogni sorta di flagelli, tutte le volte che lo vorranno. 7E quando avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall'abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. 8I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sòdoma ed Egitto, dove anche il loro Signore fu crocifisso. 9Uomini di ogni popolo, tribù, lingua e nazione vedono i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non permettono che i loro cadaveri vengano deposti in un sepolcro. 10Gli abitanti della terra fanno festa su di loro, si rallegrano e si scambiano doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra. 11Ma dopo tre giorni e mezzo un soffio di vita che veniva da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi, con grande terrore di quelli che stavano a guardarli. 12Allora udirono un grido possente dal cielo che diceva loro: "Salite quassù" e salirono al cielo in una nube, mentre i loro nemici li guardavano. 13In quello stesso momento ci fu un grande terremoto, che fece crollare un decimo della città: perirono in quel terremoto settemila persone; i superstiti, presi da terrore, davano gloria al Dio del cielo. 14Il secondo "guai" è passato; ed ecco, viene subito il terzo "guai". CommentoIl brano che abbiamo davanti è complesso ed i verbi (greco) che lo sorreggono oscillano tra passato, presente e futuro. I primi due versetti fungono da introduzione e dopo aver divorato il rotolino a Giovanni viene consegnata una canna da geometra, unità di misura lineare (canone), simile ad uno scettro. Con la canna dovrà delineare i confini tra sacro e profano, tra bene e male, partendo dal tempio. Qui ci si riferisce al tempio di Gerusalemme costruito sul monte Sion ed abbellito da Erode il grande. L'immagine va molto oltre al tempio ed è Gesù che tramite il suo intermediario stabilisce ciò che è bene e ciò che è male (cfr. Ez 40,3.5; Zc 2,5-9). La missione dell'inviato di Dio è di definire e preservare le realtà più sante, il tempio ed i fedeli. Forse si allude alla chiesa, il tempio vivente di Dio, che è provata ed in difficoltà esterne (persecuzioni) ed interne (eresie). È necessario definire bene i confini tra bene e male perché il maligno si insinua nella realtà quotidiana vissuta dai giusti, ma il suo è un trionfo solo apparente e transitorio. Durerà soltanto quarantadue mesi lunari... un periodo limitato (cfr. Dn 7,25; 12,7 dove si indica la persecuzione di Antioco IV Epifane limitata). Il male è bloccato e imprigionato dal potere supremo di Dio. La scena centrale è strutturata attorno ai due testimoni (martyres in greco). È Cristo che parla e li introduce in scena con abiti penitenziali. Essi dovranno fare penitenza per tutto il tempo in cui il male sembra trionfare (v.3). il brano si ispira sicuramente a Zaccaria 4,2-14, qui si presentano due personaggi che guidano il ritorno di Israele dall'esilio babilonese: Giosuè e Zorobabele. Nel giudaismo si amava identificare con questi personaggi, simboleggiati attraverso l'olivo e la lampada (candelabro), i protagonisti dell'era messianica, una sorta di Messia-sacerdote e di re-Messia, verso i quali convergeva tutta la storia. Giovanni fa si che i due testimoni abbiano anche altri particolari appartenenti a figure bibliche. Nel v5 c'è un riferimento sl profeta Elia che per due volte fece scendere dal cielo il fuoco ad annientare i soldati che volevano catturare il profeta (2Re 1,10-14). Così i testimoni del testo si difenderanno da coloro che vogliono fare loro del male col fuoco. Come Elia i due testimoni non saranno fermati da nessun ostacolo perché Dio è con loro. Anche al v.6 si allude ad Elia quando si parla del potere di chiudere il cielo (1Re 17,1). Nello stesso v.6 c'è un rimando a Mosè e alla piaga delle acque del Nilo diventate sangue (Es 7,17-21; Ap 8,9). I due testimoni incarnerebbero la funzione profetica e legislativa che fu di Elia e di Mosè, come si vede anche nella trasfigurazione (Mt 17,3-4). Il significato dei due testimoni sarebbe la rappresentazione della chiesa che riprende l'antica profezia e ne è la continuazione, ma è anche nuova in Cristo con la sua risurrezione alla quale anch'essa partecipa. Essi compiranno la loro missione durante l'arco limitato della storia in cui opera anche il male, e saranno in due perché la testimonianza autorevole in Israele era data da due persone (Dt 19,15). A questo punto appare la bestia infernale, simbolo del male, che scatena l'offensiva terribile alla chiesa, simboleggiata dai testimoni (vv.7-8). Il martirio dei cristiani, tragica esperienza vissuta dalle comunità dell'Apocalisse, viene collegato alla stessa passione e crocifissione di Cristo. La città dove si consuma il martirio, potrebbe essere Babilonia che più avanti entra in scena, è la sede del potere e quindi la Roma imperiale. Oppure potrebbe essere anche Gerusalemme in quanto collegata con la vicenda di Cristo essa incarna il bene ed il male, la città terrena e quella celeste. Gerusalemme, mai citata, può nascondersi sotto le degenerazioni di Sodoma e dell'Egitto quando essa combatte Cristo e i cristiani. La chiesa testimone del vangelo è chiamata a seguire il suo maestro sulla via della croce. Spettatori del martirio dei personaggi sono tutti i popoli della terra (vv. 9-10). Questa umiliazione dura solo tre giorni (riferimento al sepolcro di Gesù?) quindi molto limitata. La morte e la tomba non sono l'ultima tappa dei due testimoni martiri. Come in Ezechiele (37,10) le ossa riprendono carne e vita sotto il soffio dello Spirito. La vicenda della chiesa ricalca quella di Cristo. La chiesa partecipa a tutte le fasi della vita di Cristo e quindi anche della risurrezione. Dopo la risurrezione si apre la gloria del cielo per i due testimoni. Alla fine c'è la presentazione del trionfo della chiesa.
- Come facciamo a definire oggi bene e male? Chi consultiamo per questa operazione?
- Il male ha vita limitata e quindi dobbiamo anche oggi avere fiducia in Dio e nella sua opera.
- Nella vita cristiana occorre mettere sempre in conto la difficolta interna ed esterna.
La vitaCerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?