APOCALISSE
Quindicesima Lettura
Lettura
Siamo sempre all'interno della sala dove si celebra la liturgia celeste. Dopo la triplice visione che ha accompagnato l'apertura del 6 sigillo, nel capitolo ottavo si spezza l'ultimo sigillo.
Ap 9, 1-211Il quinto angelo suonò la tromba: vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell'Abisso; 2egli aprì il pozzo dell'Abisso e dal pozzo salì un fumo come il fumo di una grande fornace, e oscurò il sole e l'atmosfera. 3Dal fumo uscirono cavallette, che si sparsero sulla terra, e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra. 4E fu detto loro di non danneggiare l'erba della terra, né gli arbusti né gli alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte. 5E fu concesso loro non di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il loro tormento è come il tormento provocato dallo scorpione quando punge un uomo. 6In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte fuggirà da loro.7Queste cavallette avevano l'aspetto di cavalli pronti per la guerra. Sulla testa avevano corone che sembravano d'oro e il loro aspetto era come quello degli uomini. 8Avevano capelli come capelli di donne e i loro denti erano come quelli dei leoni. 9Avevano il torace simile a corazze di ferro e il rombo delle loro ali era come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all'assalto. 10Avevano code come gli scorpioni e aculei. Nelle loro code c'era il potere di far soffrire gli uomini per cinque mesi. 11Il loro re era l'angelo dell'Abisso, che in ebraico si chiama Abaddon, in greco Sterminatore.12Il primo "guai" è passato. Dopo queste cose, ecco, vengono ancora due "guai".13Il sesto angelo suonò la tromba: udii una voce dai lati dell'altare d'oro che si trova dinanzi a Dio. 14Diceva al sesto angelo, che aveva la tromba: "Libera i quattro angeli incatenati sul grande fiume Eufrate". 15Furono liberati i quattro angeli, pronti per l'ora, il giorno, il mese e l'anno, al fine di sterminare un terzo dell'umanità. 16Il numero delle truppe di cavalleria era duecento milioni; ne intesi il numero. 17E così vidi nella visione i cavalli e i loro cavalieri: questi avevano corazze di fuoco, di giacinto, di zolfo; le teste dei cavalli erano come teste di leoni e dalla loro bocca uscivano fuoco, fumo e zolfo. 18Da questo triplice flagello, dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo che uscivano dalla loro bocca, fu ucciso un terzo dell'umanità. 19La potenza dei cavalli infatti sta nella loro bocca e nelle loro code, perché le loro code sono simili a serpenti, hanno teste e con esse fanno del male.20Il resto dell'umanità, che non fu uccisa a causa di questi flagelli, non si convertì dalle opere delle sue mani; non cessò di prestare culto ai demòni e agli idoli d'oro, d'argento, di bronzo, di pietra e di legno, che non possono né vedere, né udire, né camminare; 21e non si convertì dagli omicidi, né dalle stregonerie, né dalla prostituzione, né dalle ruberie.CommentoAl suono di tromba del quinto angelo un altro astro precipita sulla terra. Ma l'attenzione non si rivolge all'astro caduto ma all'angelo che riceve la chiave dell'Abisso infernale (in ebraico tehòm, cioè la sede delle acque caotiche che mettono in difficoltà il creato) qui rappresentato come un pozzo dal quale escono vapori e fumi. Questo pozzo ritornerà in scena nel cap. 20. La caduta della stella potrebbe anticipare la caduta del falso profeta, della bestia e di Satana che sarà descritto poi nel cap. 20. Appena tolto il coperchio dal pozzo escono fumi e vapori che inquinano l'atmosfera. Forse l'autore nella narrazione si ispira a Gen 19,28, il fumo che sale da Sodoma. Che significato potrebbe avere questa immagine? Nel mondo è presente il demoniaco ed è capace di danneggiare la creazione di Dio. Tutto però resta sempre sotto il controllo del Creatore, infatti è lui che ha le chiavi e permette questa apertura per mostrare i contorni mostruosi del male. Le cavallette che escono dal fumo rimandano all'ottava piaga d'Egitto (cfr. Es 10,12-15), un flagello endemico in oriente narrato anche da Gioele (capp. 1-2). Le cavallette che escono dal fumo hanno un profilo mostruoso e demoniaco; esse si scatenano sulla terra con tutta la loro forza distruttrice e velenosa (vv. 3-4). Le cavallette sono paragonate agli scorpioni simbolo del demonio. Ad esse viene data una consegna contro natura: passare da esseri erbivori a carnivori. Infatti devono aggredire gli uomini infedeli e peccatori e che non possiedono il sigillo divino. Sono strumenti del giudizio divino ma per un tempo limitato, cinque mesi (v. 5). La loro azione sarà terribile e provocheranno il desiderio della morte. È la disperazione di chi ha nausea e vergogna di una vita sulla quale incombe il giudizio di Dio e spera in una liberazione data dalla morte, che però non viene. Questo dramma si trova descritto anche nei classici antichi. Il narratore enfatizza la narrazione sulle cavallette, frutto della sua immaginazione e sembra dimenticarsi del contesto generale per fissarsi soltanto su questi animali portatori della punizione divina. Segue poi una menzione alla guerra e ad un generale che guida questo evento assiso sul suo cavallo. Siamo davanti al trionfo di un conquistatore, alla sua forza e al suo potere. Forse si allude ai Parti (cfr. 6,1-2). Anche l'attrezzatura descritta è in linea con la prospettiva militare. Le cavallette sembrano uno stuolo di carri in marcia o una squadriglia aerea. Qui si vuole sottolineare non tanto l'evento in sé ma la potenza distruttiva del demoniaco. In esse si può intravedere anche la tentazione della lussuria che incanta e seduce l'umanità. Nelle zanne leonine si può intravedere il simbolo della violenza. In questi animali si concentrano le mille sfaccettature del male. Ritorna poi lo scorpione simbolo per eccellenza del demoniaco in tutto l'Oriente. Le locuste con le loro code velenose diventano segno del male e dell'azione satanica che avvelena la vita e la coscienza. A capo di questa armata mostruosa c'è l'angelo dell'Abisso che porta un nome infernale espresso in ebraico e in greco, le due lingue della Bibbia. In ebraico Abaddon, un termine che deriva dal verbo distruggere e nell'AT ricorre 5 volte per designare gli inferi ed il regno dei morti. In greco il termine è Apollyon (con una allusione ad Apollo?) che significa sterminatore e richiama l'Angelo che stermina i primogeniti in Egitto (Es 12,23). Questo angelo della morte spirituale ci ricorda quanto dice il libro della Sapienza 2,24. Tuttavia il trionfo del male è limitato, non è totale e definitivo, dura solo 5 mesi un tempo circoscritto. Come era accaduto per il sesto sigillo così anche la sesta tromba che suona ha un rilievo particolare. Essa è accompagnata da una voce che esce dai corni dell'altare dell'incenso, già presentato in 8,3, all'interno del tempio celeste modellato sulla base di quello gerosolimitano. La voce invita a liberare i 4 angeli prigionieri sul fiume Eufrate. Forse vi è un rimando ai 4 re orientali che combatterono contro Abramo (cfr. Gen 14). In ebraico re melakim e angeli malakim hanno il suono simile. Al tempo in cui fu scritta l'Apocalisse l'Eufrate segnava il confine tra l'impero romano ed i parti. Era quindi un luogo di tensione e di possibili scontri. Gli angeli incatenati sono strumenti che incutono terrore e quindi vanno liberati. Essi liberati irrompono come una fiumana che tutto travolge. Essi però non sono autonomi come il male non è mai indipendente. Essi si scatenano soltanto su un terzo dell'umanità con un tempo circoscritto con ora, giorno, mese e anno (v. 15). L'ora delle tenebre fa parte di un progetto divino che è ben pianificato. Le forze del male sono poderose, ma questa enfatizzazione ha lo scopo di affermare che la potenza del male c'è nella storia ma superiore è la potenza divina che controlla. Ancora una volta si ricorda che il castigo divino è sempre limitato e mai totale. Con queste bocche infernali si vuole evocare la loro parola perversa, il loro discorso deleterio simile a fumo che asfissia. Infine il flagello della guerra è sempre demoniaco. L'umanità però non si converte e persevera nei suoi peccati (vv.21-22). Ma la più grave resta l'idolatria.
- nel mondo è all'opera il Maligno. Ne siamo consapevoli? Come ci difendiamo?
- Occorre convertirsi. Cosa significa convertirsi?
- Dio punirà chi fa il male.
La vitaCerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?